giovedì 29 ottobre 2015

parole per l'anima #29

Una volta che hai accettato i tuoi difetti
nessuno potrà usarli contro di te

Qual è la percezione che avete di voi stessi? 
Come dice l'immagine qui sotto "che cosa realmente vedete di voi"? 
Se vi chiedessi in questo momento di descrivervi con tre aggettivi, quali scegliereste?


vi sono venuti in mente limiti o virtù? 
e in entrambi i casi, con gli occhi di chi vi siete guardati? 
Chi vi definisce (o vi ha definito sempre) in quel modo?
Oppure in quali aree della vostra vita sentite di poter applicare quelle caratteristiche? Le esprimete ovunque oppure vi limitate a essere tali solo in alcuni ambienti o con determinate persone? 

Qualche anno fa vi avevo già parlato delle false immagini di sé (qui) di cui è importante liberarsi per poter accedere al proprio modello ideale - obiettivo realistico della propria autorealizzazione. 
Essere in contatto con i propri difetti e cominciare a osservarli in modo obiettivo è il primo passo verso la liberazione di cliché comportamentali che spesso impediscono di poter essere se stessi. 
L'obiettività permette di porre rimedio in due modi: 
1 - libera dai condizionamenti imposti, perché magari aiuta a scoprire che quello che consideravate difetto in realtà lo era solo agli occhi di chi ha provato a modificare la vostra natura, semplicemente perché diversa e vissuta "pericolosa" (troppo lontana e aliena da modelli familiari/sociali conservatori).



2 - concede di vedere le conseguenze che quel plausibile difetto genera nella nostra vita e in tal caso permette di calmierarlo o integrarlo con altre qualità che lo rendano più armonico, senza necessariamente abolirlo. 

Dobbiamo ricordare che tutto il nostro materiale psichico è prezioso e lo dobbiamo portare con noi durante la nostra vita per esprimerci in tutte le sfaccettature che ci appartengono. 


E non dimentichiamo che, in ogni caso, quando guardiamo a noi stesse, una buona dose di auto-ironia non guasta mai... :-)


"Ragazza-Ansia" 
Capace di saltare alle conclusioni peggiori in un solo balzo

Per finire, vi suggerisco un  nuovo mantra da recitare mattina e sera:


Io mi accetto per chi sono e per ciò in cui credo...
Non è mia responsabilità il fatto che tu mi accetti...
Questo è un tuo problema.

buon week end
virginia

(fonte immagini: Pinterest)

giovedì 22 ottobre 2015

parole per l'anima #28



Nelle ultime settimane non ho avuto tempo da dedicare alla scrittura, così le "parole per l'anima" di oggi saranno un compromesso fra la rubrica che conoscete e il post del lunedì.
Ecco che mi è venuto in mente di usare una vignetta – immagine e parole dunque – che mi ha inviato una mia amica qualche giorno fa, che rappresenta una delle battute del sagace Snoopy, cagnolino saggio interprete delle avventure dei suoi amici umani (a proposito, conoscete il libro “Su con la vita, Charlie Brown” di Abraham Twerski?).

Molte donne dopo la fine di una storia si sentono prostrate e a pezzi, spesso mi descrivono le loro sensazioni anche su un piano fisico “mi sento come se mi fosse passato sopra uno schiacciasassi” “mi è passato sopra un tir” “sono uno straccio usato...” “mi guardo allo specchio e non mi riconosco più...” e quindi spesso finiscono per evitare situazioni di contatto col mondo, per non incontrare la persona che le ha fatte soffrire, per non cadere preda della tristezza o della disperazione alla prima domanda allusiva al loro stato d'animo.

Il processo del lutto per la fine di una relazione – ma il processo lo si può estendere a qualsiasi fine – è diverso e soggettivo, sia nei modi che nei tempi, quindi questa alterazione percettiva della propria persona può rappresentare un momento difficile e necessario da attraversare per riuscire ad elaborare l'evento che ci colpisce.
Con la persona da cui ci separiamo, se ne vanno parti di sé intimamente legate a quella relazione, quindi si tratta davvero di morire a se stesse per poi rinascere.

È questo il significato profondo delle parole di Snoopy.
Non si tratta di creme antirughe da applicare sui segni del tempo, iniezioni di botox che riempiano l'espressione rifiutando il proprio volto, né di un guardaroba nuovo.
Significa lenire le ferite con pazienza e umiltà, infondersi fiducia e coraggio attraversando il dolore (e quello sì, guardandolo in faccia) e riscoprire aspetti vitali dentro di sé, che irradierete all'esterno (eccola lì la bellezza!) vestendovi di una rinnovata luce, per muovere i primi passi nella nuova fase di vita che verrà.


Buon week end
virginia 

giovedì 8 ottobre 2015

parole per l'anima #27


Le bambine che hanno sogni
diventano donne con una visione prospettica

Ci sono termini inglesi che è difficile rendere in italiano con una parola sola. 
Vision è una di queste. 
Di solito si usa in ambito aziendale,  identificando un piano prospettico che non racchiude solo obiettivi, ma li contempla all'interno di uno sguardo più ampio che include valori, ideali e aspirazioni, che poi guideranno le scelte dell'azienda stessa.
E' per questo che ho scelto questa frase della nostra rubrica settimanale. 
I sogni che facciamo - da piccole, ma a qualsiasi età - possono non restare soltanto sterili divagazioni di fantasie ad occhi aperti. 
Possono diventare immagini attive che portano a realizzare i nostri desideri. 
Occorre nutrirle di dettagli e particolari per renderle più efficaci, innaffiarle di motivazioni per superare le difficoltà e curarle con la perseveranza per non disperderle nel tempo. 
Restando poi in linea con quanto detto lunedì (qui) è fondamentale ricordare che dentro ciascuna donna adulta o matura, restano sempre gli occhi della bambina che è stata, ancora capaci di vedere lontano, di riassaporare il piacere della scoperta e di concedersi qualche piccola follia. 






Se non fai cose folli mentre sei giovane
non avrai niente di cui sorridere quando sarai vecchio





La giovinezza non  ha età



buon week end
virginia 

(fonte immagini: Pinterest)

lunedì 5 ottobre 2015

L'anima delle donne



Questo week end ho visitato una piccola mostra temporanea al Museo degli Eremitani di Padova: “Il giovane Casorati” (qui), dove erano raccolte alcune opere degli esordi del pittore, più famoso per i suoi quadri successivi, esempio di linee pure ed essenziali.

In queste sale invece ho potuto ammirare opere molto intense e profonde, soprattutto per lo studio dei personaggi ritratti, in prevalenza donne.
Come riportato in uno dei pannelli esplicativi:

prima di comporre degli insiemi, delle scene collettive, conduceva una intensa ricerca su ogni singolo volto, ogni soggetto, ogni età.
Trasformando un “tipo” (ad es. la vecchietta, la bambina o la giovane donna) in un personaggio, lo caricava di suggestioni espressive, di interrogativi, di attese che ruotavano intorno all'identità, all'interiorità.


Sono rimasta incantata di fronte a due dipinti in particolare, che si guardano, quasi a specchiarsi, perché situati su due pareti opposte.
Come apparentemente agli antipodi sembrano le fasi di vita raffigurate.
In uno“Le bambine” (1909) , nell'altro “Le vecchie comari” (1908).





Spostando lo sguardo dall'uno all'altro ero catturata dall'espressione di quei volti, dalle emozioni che trasparivano ora dall'una ora dall'altra.
E dagli occhi zampillanti di vita dell'anziana signora passavo al volto triste della bambina e poi di nuovo dalle sopracciglia aggrottate di un'altra piccola, allo sguardo fiero della saggia vecchietta. La vita appena nata e la vita che si avvia al declino di spalle.
Sembravano le stesse donne in fasi diverse della propria esistenza.

Non ho potuto fare a meno di pensare a un libro della Pinkola Estés, che recita così:

"L’anima di ogni donna è vecchia al di là del tempo e il suo spirito è sempre giovane. Questi aspetti compongono il concetto di essere giovani da vecchi e vecchi da giovani. Ecco l’obiettivo: vivere insieme l’anima vecchia e lo spirito giovane in piena consapevolezza. "
(C.P. Estes – La danza delle grandi madri, 2006)

Incontro ogni giorno nella stanza di terapia, quelle vecchiette e quelle bambine.
Sono spesso donne provate dalla vita, per le quali la sofferenza è stata una maestra quotidiana; sono bambine diventate sagge troppo presto, sono donne mature che non hanno perso la capacità di giocare; sono le donne che in alcuni momenti mi permettono di vedere la scintilla che non le abbandona mai, che nonostante tutto le fa andare avanti, che non temono di rimettersi in gioco, che non smettono di sperare nel futuro.

Forse sei giunta qui perché sei interessata a vivere in modo tale da essere benedetta dal miracolo, come lo definisco io, di essere giovane da vecchia e vecchia da giovane, ovvero essere ricolma di una graziosa varietà di paradossi in stabile equilibrio.
(C.P. Estes – La danza delle grandi madri, 2006)

Auguro a tutte voi di poter vivere armoniosamente l'ossimoro che vi abita
buona settimana
virginia

venerdì 2 ottobre 2015

parole per l'anima #26


Se qualcosa non ti sfida
non potrà cambiarti

Come abbiamo visto lunedì (qui) quando un sintomo all'improvviso irrompe nella nostra vita - come accade per gli attacchi di panico - si può scegliere di soccombere a questo importante segnale del nostro corpo in molti modi:
ad esempio facendo finta di non percepire che siamo arrivati al limite di sopportazione di una situazione e con l'acqua alla gola interrogarci da dove venga questa vaga sensazione di umidità...  


o facendo finta di non vedere ciò che ci è di fronte e proseguire come se niente fosse finché un muro non fermerà i nostri passi... 


O altrimenti cominciare a interrogarsi sui significati e le opportunità che questo evento può fornire, approfondendo l'analisi interiore alla ricerca di risposte


E magari cominciando a sollevare coltri che appesantiscono l'esistenza, 
frutto di condizionamenti personali, familiari o sociali


Per riaprire lo sguardo a nuovi e più ampi orizzonti 


E grazie a piccoli passi quotidiani 


 Innamorarsi (per la prima volta, o di nuovo) di sé stessi


buon week end
virginia 

(fonte immagini: Pinterest)