Nel mio studio di Vicenza ho una gabbietta di legno, di quelle orientali, piene di riccioli e curve... un piccolo castello per uccellini.
Incuriosisce chi entra e spesso lo uso come metafora per spiegare come si sentono alcune persone che arrivano a sedersi di fronte a me.
La porta della gabbietta è aperta.
Dentro ci sono tre uccellini: uno di pietra, che guarda dalla parte opposta della porticina. Rappresenta quando siamo dentro a una situazione difficile, immobili e congelati, senza nemmeno accorgersi che c'è una via d'uscita.
Qualcuno magari si sente in un castello, ma è pur sempre una gabbia.
Un altro uccellino è colorato e sosta sulla porticina. E' sulla soglia, fermo e in osservazione. Non è ancora pronto per volare ma sta scoprendo che là fuori c'è un mondo diverso da quello che ha vissuto fino a oggi.
Il terzo uccellino è sopra la porticina aperta, con le ali spiegate e sta per spiccare il volo. E' pronto a rischiare e lasciare le vecchie abitudini per cercare la sua strada.
Oggi vi ho raccontato questa storia perché sulla scia del post di lunedi (qui), spero che sempre più donne lancino quel sasso e trovino la loro libertà.
Non sono un uccello;
non c'è rete che possa intrappolarmi:
sono un essere umano libero
con una volontà indipendente
la Libertà è essere te stessa
senza il permesso di nessuno
Buon week end
virginia
(ps. trovate questo post e tanti altri prossimamente anche sul blog di Donna Nuova)
(fonte immagini: Pinterest qui)
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