lunedì 14 marzo 2016

Vie d'uscita



Il tempo che posso dedicare alla scrittura negli ultimi tempi è sempre più ristretto, quindi mi scuso se la mia presenza sul blog si fa un po' desiderare.
Ma ieri facendo una pulizia di foto sul telefono ho trovato questa vignetta di Cavez



che mi ha fatto venire in mente la tendenza tutta umana a voler sapere prima e con certezza dove ci porteranno certe scelte.
A volte si tratta di decisioni prese nostro malgrado perché la situazione è insostenibile, altre volte sono subite dolorosamente, altre ancora studiate per mesi o anni, alla ricerca del modo migliore o della via migliore.
Il fatto è che quando tutto diventa incerto e vacillante è normale che cerchiamo appigli su tutto ciò che è conosciuto e definito.
Spesso però il “conosciuto e definito” coincide con quel qualcosa o qualcuno che è nocivo psichicamente o emotivamente per noi: una relazione insoddisfacente, un lavoro opprimente, una famiglia limitante...
Un po' di anni fa vi avevo parlato della comfort zone (qui) ovvero quell'area psichica fatta di azioni, sensazioni, emozioni, comportamenti, la cui ripetizione ci fa sentire sicuri, nella quale la dimensione del rischio è pressoché nullo.
In quanto esseri tendenti all'equilibrio, vorremmo che mai nulla modificasse questa sorta di base sicura – anche se parti di noi la vivono stretta o scomoda o addirittura superata.
Il conflitto fra le parti rinnovatrici e quelle conservatrici è una delle lotte interiori più faticose da sostenere: c'è chi tende a ignorare i segnali di insoddisfazione chi invece li esalta e condivide, ma può essere comunque che in entrambi i casi, prima di arrivare a un cambiamento concreto, la strada sia lunga e tortuosa.
Così, per aiutarvi a definire e chiarire le vostre resistenze alla trasformazione e allo stesso tempo definire gli aspetti positivi e propulsivi, vi chiedo di prendervi qualche minuto tutto per voi e definire mentalmente una situazione in cui vorreste avere una via d'uscita.
Una volta delineata, chiudete gli occhi e dopo un breve rilassamento (trovi qui una base) o anche rispondendo direttamente senza filtrare troppo alle domande di seguito, provate a immaginare una possibile via d'uscita per questa realtà:
Cosa vedete?
Una strada? Una porta? (o qualsiasi immagine vi appaia)
Che tipo di strada o che tipo di porta (o che tipo di via di uscita?)
Vi ricorda qualcosa di familiare?
C'è qualche particolare che colpisce la vostra attenzione?
Cosa temete e cosa sperate se la attraversate?
Se la imboccate riuscite a vedervi una volta fuori?
Cosa vi aspettate di trovare?
Quale vostra qualità può guidarvi in questo cammino?
Quale scoperta potete fare?
Quale limite potete superare?
Riuscite a immaginarvi fra qualche anno, quando tutto questo sarà un ricordo?

Poi tornate al qui e ora e riflettete su ciò che è emerso.
A volte si pensa di dover cambiare tutto, stravolgere la propria esistenza mentre è importante saper cogliere i piccoli mutamenti nel quotidiano, fonte inesauribile di momenti significativi di pienezza.
Vi lascio a un'altra vignetta



Ricordando che quando è il momento, bisogna avere il coraggio di guardarsi meglio e magari scoprire che non si deve uscire fisicamente da qualche parte bensì uscire dalle vecchie modalità di vedere se stessi e gli altri, perché spesso i più grandi passi si compiono dentro ancora prima che fuori.

Buona settimana
virginia

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