mercoledì 19 dicembre 2012

...E poi ci sono gli uomini "veri"



In un post di qualche tempo fa (lo trovi qui), un lettore commentava così:

pOTRESTE ANCHE SCRIVERE , QUALCHE VOLTA , DI UOMINI CHE SONO VERI UOMINI ... CIOè CHE AMANO LE LORO DONNE , LE RISPETTANO , LE GRATIFICANO ...CHE SOFFRONO , CHE NON HANNO PAURA DI FAR VEDERE LE LORO DEBOLEZZE ..CHE SI CURANO DA FERITE CHE SONO STATE LORO INFLITTE DA DONNE BRUTALI , ARRABBIATE E PROIETTIVE ... UOMINI CHE NON VEDONO L'ORA DI TORNARE A CASA LA SERA ... PER STARE CON I FIGLI E PER TENERE IN PIEDI UN AMORE E UNA FAMIGLIA CHE è TUTTO PER LORO !! NON SIAMO SEMPRE COSI' ... NOI UOMINI VERI !! GRAZIE
Allora gli promisi che presto avrei scritto qualcosa in proposito, ed ecco come è nato il post di oggi.

Uno degli obiettivi del nostro progetto associativo è stato fin dall'inizio quello di mettere in comunicazione le persone, di favorire e supportare il contatto fra il mondo maschile e quello femminile, troppo spesso lacerato da incomprensioni, errori e pregiudizi.

Il nostro prezioso lettore ha elencato molti aspetti fondamentali per la costruzione di un rapporto unico e solido.

In primis l'amore, sentimento troppo spesso dato per scontato, male interpretato all'interno di una routine fatta di cose da fare piuttosto che da sentire.

E poi la volontà di “tenere in piedi” questo amore, che presuppone la consapevolezza che non sempre è facile e immediato, che solo l'amore non basta, che ci vuole costanza, impegno e disponibilità a mettersi in gioco.

Mi piace la sincerità con cui quest'uomo si racconta, narrando squarci di vita che sicuramente cozzano con gli “uomini veri” dell'immaginario collettivo: sicuri, potenti, che non devono chiedere mai...

Ascolto nel mio studio non solo donne, ma anche molti uomini che soffrono, che stanno lentamente rimarginando ferite profonde, che sono stati abbandonati, offesi, usati: da loro ho imparato che le donne sanno essere crudeli tanto quanto i maschi quando vogliono umiliare e distruggere, perché infondo non è il genere che fa la differenza ma la persona, con la sua storia e le sue difficoltà che l'hanno resa disperata, bisognosa e impotente.

Dico al nostro lettore che le persone “sbagliate” che scegliamo, oltre alle ferite, una volta che le superiamo, ci permettono di conoscere parti di noi che altrimenti non emergerebbero.

Forse l'uomo che è oggi è potuto ri-nascere anche da quei rapporti con donne crudeli o arrabbiate, dalle quali si è finalmente affrancato.

Nei rapporti si è sempre in due, e se non si funziona, si è entrambi partecipi, magari in modi diversi ma collusivi in un progetto di distruzione.

Per fortuna c'è sempre modo di andare oltre.

Partendo dalle sue parole, allora, quali sono gli uomini veri?

Per me la parola “vero” significa autentico, in contatto con la propria essenza e unicità.

Una persona è vera quando può essere libera di esprimersi in tutte le sue sfaccettature senza mostrare maschere difensive, senza sentirsi in dovere di dimostrare di essere altro da quello che è.

Un uomo è vero quando non teme di mostrare i suoi bisogni profondi, quando riesce a essere vulnerabile, quando è capace di ascoltare, quando non giudica, quando è coerente, quando si prende la responsabilità di quello che pensa e che sente.

D'altro canto, accanto a lui ci vuole una donna vera che sappia fare altrettanto e lo accolga a pieno, che gli permetta di svelarsi e affidarsi, riposarsi fra le sue braccia (ho già trattato l'argomento qui).

Una persona vera è forte ma anche fragile, sa essere indipendente ma sceglie di affidarsi, è coraggiosa ma prova anche paura, sa risolvere i problemi ma sa anche chiedere aiuto.

Essere in due è un'affascinante avventura, densa di stimoli ma anche di ostacoli.

Possiamo decidere insieme se farli diventare una competizione individuale per stabilire un vincitore o prendersi per mano e saltare insieme.

E a volte anche fermarsi per aiutare l'altro che è caduto.


Un Grazie speciale al lettore che ci ha scritto e a tutti gli uomini che come lui sono presenti, coerenti, autentici e coraggiosi.  

virginia

mercoledì 12 dicembre 2012

Letto per voi (e commentato): Cinquanta sfumature di grigio


 
Da quest'estate tutti parlano di questo romanzo (anche Virginia ne ha parlato qui) per cui, mossa dalla curiosità, ho deciso di leggerlo: Cinquanta sfumature di grigio.

Il bel Christian, da un lato e l’ingenua Ana, dall’altro, tengono le lettrici con il fiato sospeso e in balia di una controversia di sentimenti: da un lato la dimensione bollente e passionale e dall’altro, lo sconcerto nel pensare che la protagonista accetti di impegnarsi in una relazione-contratto di quel tipo. E poi c’è la speranza che Ana riesca a far innamorare di sé il licantropo Christian.

L’incontro tra i due è, in primis, un incontro di fragilità.

Ana si sente un po’ bruttina, non molto soddisfatta di se stessa, poco attenta a curare la sua femminilità e molto concentrata a rifiutare le avances degli amici; è una giovane ragazza come tante.

Christian nella sua vita fa collezione di abbandoni affettivi. Credo sia centrale la sua affermazione, in quanto figlio adottivo, di sentirsi figlio imperfetto di una famiglia perfetta. Sembra che l’unico modo che gli consente di stare in relazione sia quello di immergersi in rapporti in cui lui possa averne il completo controllo sia sul piano delle situazione sia su quello dei sentimenti.

Che effetto fa pensare che una relazione prenda avvio dopo aver firmato un contratto in cui si definiscono le regole, i divieti, gli obblighi, i ruoli? Quanto, invece, il sapere da subito e in modo così esplicito cosa l’altro si attende facilità la scelta dell’immettersi o meno in un certo tipo di rapporto? Come scindere mente e sentimento?

Christian è uno che si nasconde dentro ai soldi, alla bellezza, all’educazione, all’attenzione per il sociale, al bisogno di dominare e di controllare. Ma chi è Christian? Forse ciò che Ana riesce a fare di differente è proprio quello di voler andare oltre, di voler entrare nell’intimità di quel ragazzo bello e dannato. Ma al tempo stesso ci si potrebbe chiedere: cosa spinge la giovane protagonista ad entrare dentro alla tana del lupo?

Leggendo questo romanzo ho pensato che Ana e Christian non sono, poi, una coppia tanto anomala. Non manca, alla televisione o nei quotidiani o nel racconto di amiche di sentire il racconto di donne innamorate di uomini che esibendo la loro sensualità hanno saputo sottometterle e tenerle in pugno per molto tempo. In esse entrano in gioco pensieri simili a quelli della giovane protagonista del romanzo:
  • crede di non valere un granché
  • ritiene che sia già una fortuna che un uomo abbia posato lo sguardo su di lei
  • immagina di poter cambiare le abitudini di quell’uomo nel tempo, conoscendolo di più e imparando a negoziare con lui
  • si sente responsabile delle violenze subite perché in qualche modo abbiamo contribuito ad istigarlo
  • rimane innamorata dei momenti fantastici passati insieme e nei quali il bel principe ha effettivamente mostrato di saper essere anche altro
Al termine della trattazione Ana riesce a lasciare Christian, seppure con grande sofferenza e con molto rammarico. Chissà se riuscirà a tollerare la sua lontananza o se, un nuovo avvicinamento potrà portare a dei cambiamenti importanti per la loro storia. A questo punto la protagonista si trova ad un bivio: cercare di dimenticarlo sapendo che in questo modo lo perderà per sempre, tornare sui propri passi consapevole che tornando da lui lui ne uscirà rinforzato è avrà il potere di tenere lui le redini del gioco. Chissà quante Ana si trovano in questa situazione in giro per il mondo.

A questo punto, per scoprire cosa accadrà ai protagonisti del romanzo non resta che leggere anche il secondo volume (presto vi dirò quali riflessioni mi ha suscitato).

Buona lettura a tutte voi!

Erika

lunedì 10 dicembre 2012

Dare energia al cambiamento


 
Questo titolo ha colto semplicemente la tua attenzione o ha toccato corde interiori bisognose di vibrare su nuove e stimolanti note?

E' riuscito a stuzzicare la tua curiosità o ha spaventato quella parte di te che ancora si ostina a rimanere vincolata a persone, eventi o situazioni ormai superati fuori, ma trattenuti dentro?

Stai forse attraversando un periodo difficile e doloroso o ne sei appena uscita e festeggi con gioia la tua vittoria? Oppure sei ancora lungo il cammino?

Qualsiasi sia il motivo che ti porta a leggere queste righe, forse questo post fa per te.

Oggi voglio parlarvi di un rimedio della floriterapia australiana: Bottlebrush.



La sua forma a scovolino ricorda quegli spazzolini usati per pulire bene fin negli interstizi più difficili da raggiungere... per questo viene usato per spazzar via il vecchio e affrontare il nuovo con diversa energia.

Soprattutto nei casi molto resistenti al cambiamento!


Ogni momento di passaggio porta con sé bilanci e riflessioni.

A volte sei così in sintonia con la tua volontà di mutamento che tutto scorre in maniera fluida, di modo che ti trovi a iniziare nuovi progetti con slancio e direzione.

Altre volte invece fai fatica a non voltarti indietro, a lasciare le vecchie scelte, interrogandoti, rimuginando, ripensando inevitabilmente a ciò che è stato, sentendoti persa nella nebbia di ciò che potrebbe essere, e che ti spaventa.
 
Anche quando tutto sembra andare per il verso giusto, qualche piccolo cambiamento è fondamentale per migliorare, avere nuovi stimoli e dare spazio a esperienze di crescita.

Il fiore del Callistemon è utile nei momenti di grande trasformazione, aiuta a liberarsi del passato che imprigiona e dona nuova speranza e fiducia nel futuro. Sostiene e aiuta anche quando il cambiamento è subìto e non agito in prima persona.

Bottlebrush con la sua energia purificatrice rimette in connessione con il proprio potenziale di accettazione ed elaborazione delle delusioni, per lasciare andare le inutili zavorre e passare oltre.

In questi giorni che si avvicinano alla fine dell'anno mi capita spesso di ascoltare i bilanci di molte esperienze e percepire la titubanza nel progettare nuove cose per l'anno che verrà... dunque, anche se senti di non essere nel grande guado...quale migliore momento per provare questo rimedio scoperto da Ian White?

Buona settimana!

virginia
(ps. I fiori australiani si prendono 7 gocce al mattino e 7 alla sera)

domenica 2 dicembre 2012

Sguardi e confini


Christina's world - A. Whyet


Ciò che è fuori è anche dentro;
e ciò che non è dentro non è da nessuna parte.
Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori.
E’ inutile andare a cercare nel mondo
quel che non si riesce a trovare dentro di sé.
T. Terzani – Un altro giro di giostra


Sono stata finalmente a vedere la mostra alla Basilica Palladiana “Da Raffaello a Picasso. Storie di sguardi, volti e figure”.

Le mie visite a musei e mostre temporanee suscitano sempre qualche spunto di scrittura e anche questa volta, tra opere di una bellezza incommensurabile, appese su un riposante color malva, c'è n'è stata qualcuna che ha fatto breccia più di altre: sono stati gli ultimi due quadri, a pochi passi dall'uscita, verso il meraviglioso loggiato che si affaccia su Piazza dei Signori.

Sono opere di un pittore americano scomparso recentemente, Andrew Whyet.

Chambered Nautilus - A. Whyet

Christina Olson - A. Whyet


Dove si posa lo sguardo di queste due donne?

Sono immobili ma sono altrove. Sono dentro ma anche fuori.

Inducono a porsi domande. Sono tese verso l'infinito.

Cosa vogliono? Cosa cercano? Che senso ha la loro vita?

Entrambe mi fanno pensare che siano assorte in una ricerca, di significato e di sogno.

Quante donne che ascolto sono in questo equilibrio precario.

Accompagno i loro sguardi e li vedo posarsi in molti luoghi.

Alcune stanche di essere dove sono, cercano nuovi lidi cui approdare.

Altre in cerca di senso, trovano punti fermi per restare.

Altre ancora si posano inquiete su interrogativi, per donare certezze alle maree interiori che da troppo tempo si infrangono sulle rive delle loro anime.

Poi ci sono quelle che portano sguardi altrui, lame taglienti che segnano confini.

In ogni caso i loro occhi non si limitano a posarsi solo su ciò che già hanno davanti.

Esplorano verità nascoste, oltre i limiti prestabiliti dalle convenzioni, dai pregiudizi, dai dover essere.

La mia stanza diventa così una finestra sul mondo, quello fuori, ma soprattutto quello dentro.

A volte ci si affaccia e non si scorge alcuna luce.

Altre volte si resta abbagliate.

Col tempo si impara a cercare, osservare, trovare.

Trovare conforto nel tiepido sole che scalda.

Lasciarsi inondare da una brezza sottile portatrice di liete novelle.

Scorgere la vita in un dettaglio fra quattro mura che fino ad allora sembrava nascosto.
 
Con lo sguardo puoi donare attenzione o toglierla. Riconoscere o riconoscerti.

Accettare che non tutto ciò che riluce è prezioso.

E non tutto quello che è ombra è dolore.

 
Buona settimana

virginia

[ps. Christina Olson era una vicina di Whyet che per una malattia non ha mai potuto camminare, ma si spostava trascinandosi  a terra con la forza delle braccia. L'altra donna era sua suocera, costretta a letto da una malattia. In entrambi i casi il pittore ci mostra la bellezza e la dignità di ogni vita, nel virtuosismo della verità così com'è, senza romanticismo.]