mercoledì 27 luglio 2011

La chiave dell'Amore


“ Con la Chiave dell'Amore tutto ciò che è chiuso sarà aperto e tutto ciò che va tenuto chiuso sarà custodito al sicuro. La chiave stessa sa che cosa è necessario fare ...quando .. e perchè”

Da “Forte è la Donna” Di Clarissa Pinkola Estès


Molte volte sono stata chiusa fuori, mandata via e qualcuno mi ha detto “qui non c'è posto per Te”.
A volte l'Universo sembrava avermi detto, quando stavo seduta a interrogarlo con paura,
“qui non c'è risposta per Te”
A volte il Destino mi ha chiuso le porte in faccia giocando a dadi con la mia vita o con quella dei miei cari.
Come ricorda la Estès , anche nella tradizione cristiana ciò è accaduto a Maria , era al nono mese di gravidanza , ma non c'era posto in nessuna locanda per Lei e per il Suo bambino..Le porte erano chiuse ….
Ma come Maria ha trovato rifugio dopo aver cercato a lungo, nell'ultima casa , così io mi ritrovo, dopo aver attraversato il buio, con la luce negli occhi e il ritmo dell'amore nel cuore .
La ricerca ha il senso di fare pulizia nelle stanze interne della mente, nei propri punti di vista personali, del proprio spirito, ciascuno a modo suo , con le proprie domande , sbloccando l'impazienza , la tensione, le aspettative, le proiezioni, i rancori, i ritmi frenetici …
Bisogna lasciar posto, dare un rifugio ... all' Amore
E concludo questo mio scritto, liberamente tratto dal libro della Estès, proprio con la preghiera della “Posada” ivi riportata

Da tempo immemorabile
forze oscure salgono dal buio
e vomitando ovunque sabbia nera
tentano di spegnere la Luce del Mondo
di distruggere i figli e le figie della Luce.

A volte, anche mendicando di porta in porta
è l'unico modo per ritrovare un riparo al Sacro.
Anche se tante porte si chiudono,
una infine si aprirà
e la Luce del Fuoco che arde là dentro trapasserà le tenebre di fuori
così che la Luce incontri la Luce
come l'acciaio affina l'acciaio
Ma se ancora tutte le porte restano chiuse,
se anche nessuno viene ad aprire,
nessuno essere umano cioè..
Non disperate perchè Angeli
verranno poi ..
e con la chiave dell'Amore
tutte le porte si spalancheranno
o si chiuderanno tutelari proteggendo tutti quanti sono dentro
tutto questo per Voi
anziché contro di Voi,
Voi proprio Voi
così come siete
ad un tempo umani e colmi di anima
tutti figli di Maria .

Con amore
Evi

lunedì 25 luglio 2011

Vietato invecchiare (?!)



Nella nostra società campeggia lo slogan: vietato invecchiare.
Perché nelle nostre società in cui le aspettative di vita sono sempre più alte e la natalità sempre più bassa, l'unica possibilità data dalla vecchiaia è di rinnegare se stessa, e allora il vecchio è tollerato se posa da giovane, se sembra giovane, se fa finta di essere giovane.
[…] quel che il tempo aggiunge ai maschi – fascino, prestigio, status – a noi, ancora, sottrae. Il passare del tempo, […] invece di evocare sapienza, esperienza, valore, ci rende invisibili.
Ma la carne è merce deperibile, e nel mercato del desiderio scade presto: ci sarà sempre chi , più giovane di te di un giorno, o di cinque minuti, ne avrà più fresca da esibire.
[…] ormai bisogna andare in Africa o in Oriente, in uno di quei cosiddetti terzi mondi ancora preservati dallo scempio del nostro consumismo per trovare delle donne che parlano del loro corpo con amore e non come manutenzione.
(I. Caputo “Le donne non invecchiano mai” 2009, pagg. 9-49)

Comincio così, con le parole di una donna che sa esprimere in maniera esemplare nel suo libro, le luci e ombre di un argomento così delicato per il mondo femminile.
Occorre prendere atto che il tempo con noi sembra più tiranno che mai, soprattutto perché siamo, nostro malgrado, immerse in una cultura che esalta a tutti i costi forse l'avvenenza fisica più che la giovinezza e basta.
Mi fa male parlare così, vorrei che le priorità fossero altre, ma poi mi ritrovo anche io, a volte, davanti lo specchio e mi chiedo: che cosa succederà dopo?
Ho i miei difetti, (chi non ne ha?) ma ho deciso già da un po' di tempo che la mia bellezza non può essere solo quello che si vede, ma diventare quello che traspare.
Mi dico che se ho incontrato l'amore, è stato perché ho rinunciato a identificarmi con questo bell'involucro che la natura ha voluto donarmi, per farmi scoprire – non il seno, le gambe o altro – ma piuttosto nelle mie paure, insicurezze, strambe idee e voli pindarici, desiderio d'amore e di poesia.
Perché in ognuna si annidano insicurezze, ma paradossalmente è da lì che possiamo costruire la nostra forza. È lo svelamento dell'anima che costruisce vere relazioni, non l'ostentazione dei corpi.
Ha ragione la Caputo, “ci sarà sempre chi, più giovane di te di un giorno, o di cinque minuti, ne avrà più fresca da esibire”... oggi a te, domani a me.
Vero, ma solo se si è costruito il rapporto, fra noi e il nostro corpo, fra noi e gli altri, sulle sabbie mobili delle lancette incantate del tempo, che esistono solo nelle favole.
Mi trovo spesso a guardare con meraviglia e non con invidia le ragazze adolescenti, così belle nei loro corpi raggianti, che sprizzano vitalità da ogni poro: mi fanno pensare a un'altra me, a una fase della vita in cui semplicemente porti in giro quella bellezza con leggera inconsapevolezza, come se potesse durare per sempre.
Non è il corpo che dobbiamo obbligare a restare immutabile nel tempo, sottoponendolo a torturanti esercizi, impacchi di speranza e applicazioni di gioventù.
È la nostra consapevolezza che deve cambiare, è il nostro sistema di valori, il nostro modo di guardarci e giudicarci implacabilmente.
Non è semplice. Siamo ancora molto vulnerabili, perché l'occhio maschile si posa sempre su un fatuo fiore in boccio e raramente sulla pianta longeva che ha attraversato mille intemperie.
In realtà, è proprio quel prendere coscienza di essere quella pianta, salda, forte, con radici profonde che solcano la terra, e la maestosa chioma protesa verso il cielo, che ci può salvare e farci saltare agli occhi la stupenda Donna che siamo.
Solo se la vediamo noi, potranno vederla anche gli altri, a tutte le età.

Buon Lunedì.
virginia

venerdì 22 luglio 2011

Se tutte le donne...



Se tutte le donne andassero a scuola.
Se tutte le donne si laureassero.
Se tutte le donne smettessero di guardare i programmi televisivi dove le donne sono svilite.
Se tutte le donne non comprassero più i prodotti che fanno pubblicità usando il corpo delle donne.
Se tutte le donne imparassero a usare i contraccettivi.
Se tutte le donne denunciassero ogni violenza subita.
Se tutte le donne votassero solo le donne.
Se tutte le donne pretendessero dai mariti una divisione equa dei compiti familiari.
Se tutte le donne lavorassero.
Se tutte le donne che lavorano chiedessero di essere pagate di più.
Se tutte le donne imparassero una lingua straniera.
Se tutte le donne spiegassero alle figlie come funziona il loro corpo.
Se tutte le donne insegnassero ai figli come si stira una camicia.
Se tutte le donne imparassero a usare il computer.
Se tutte le donne aiutassero le altre donne.
Se tutte le donne si organizzassero.
Se tutte le donne facessero sentire la loro voce.
Se tutte le donne sapessero il potere che hanno.

(tratto da un articolo di G. De Mauro, su "L'Internazionale")

un buon week end a tutte,
virginia

martedì 19 luglio 2011

La Sindrome di Alienazione Parentale


Secondo il noto psichiatra Richard Gardner la Pas, ovvero Sindrome di Alienazione Parentale, insorge quando in seguito a separazione o divorzio,un genitore collocatario istiga con la manipolazione i figli contro l’altro genitore La Pas è quindi un disturbo per il quale sono ossessionati dalla disapprovazione e del biasimo di un genitore e quindi disprezzano o temono o rifiutano qualsiasi rapporto con l’altro genitore
Quando i genitori riescono nel loro intento possono indurre nei figli la PAs che si manifesta con otto sintomi principali:
  1. La messa in atto di campagna denigratoria contro l’altro genitore, per cui il bambino risulta ossessionato dall’odio nei suoi confronti
  2. Motivazioni futili, deboli e assurde della svalutazione dell’altro genitore
  3. La mancanza di ambivalenza da parte del bambino nei confronti del genitore alienante, laddove un genitore diventa completamente positivo e l’altro completamente negativo
  4. I bambini rivendicano come propri i sentimenti di avversione verso l’altro genitore ( cosiddetto fenomeno del pensatore indipendente )
  5. L’assenza di sentimento di colpa nel rapporto con il genitore alienato ( es. affermazioni del tipo “non merita di vedermi”)
  6. Appoggio istintivo del genitore alienante nel conflitto genitoriale
  7. Accuse verso il genitore alienato con espressioni dell’altro genitore (cosidetta programmazione)
  8. Denigrazione anche nei confronti della famiglia di origine del genitore alienato ( zii, nonni, cugini)
La Pas può manifestarsi in tre livelli : lieve, moderata e grave.
Negli States Davis, Hops, Alpert, Sheeber nel 1998 e Jocobvitz e Busch nel 1996 hanno studiato gli effettivi negativi in soggetti adulti che da bambini erano stati “usati” dai genitori in sede di separazione conflittuale
Tali esiti sono stati applicati a soggetti che si riconoscono vittime di genitori alienanti ma molto probabilmente ce ne sono altri che non hanno coscienza di essere stati manipolati.
Gli adulti manifestavano detti sintomi
nel 26,65 % dei casi avevano scarsa autostima
Nel 28,70% dei casi soffrivano di depressione grave
Nel 14,35 % avevano problemi di droga e alcool
Nel 16,40% nutrivano mancanza di fiducia nel prossimo
Nel 14,50 % erano a loro volta soggetti alienanti
Nel 23,57% divorziavano
Alla luce dei suddetti risultati, la mediazione familiare si inquadra quindi come servizio preventivo a un disagio sociale che comporterà spese gravanti sul SSN.
Evi

lunedì 18 luglio 2011

La donna scheletro, metafora dell'Amore



Care amiche, siamo giunte, nel nostro percorso a tappe fra le pagine del libro Donne che corrono coi lupi, alla storia che ognuna di noi dovrebbe portare sempre con sé, custodirne il segreto nel proprio animo e ricordarsela ogni volta che c'è un problema, ogni volta in cui siamo tentate di lasciar perdere, perché la relazione con l'altro è complicata, perché ci richiede attenzione consapevole e impegno, perché ci obbliga a fare i conti con le nostre ombre e quelle dell'altro.
Questa è una storia da leggere appassionatamente con il vostro compagno, per avere un confronto adulto e maturo sul significato di essere in due e di che cosa significhi sentirsi una coppia, in una relazione fra anime che trascende la visione romantica e attraversa quella concreta delle rispettive ferite di vita, per essere maggiormente uniti e complici, una volta usciti dal guado, perché “per creare un amore duraturo, la Donna Scheletro dev'essere ammessa nel rapporto e abbracciata da entrambi gli amanti”.
Quella che racconta le vicende del pescatore e della Donna Scheletro è una narrazione intensa e carica di pathos, un po' diversa dalle altre storie del libro, dove si avvicendano eventi e sorprese, aspetti magici e rituali. Qui la vera magia è l'incontro, quello vero, libero da proiezioni, dove la paura nelle sue mille sfaccettature ci accompagna fino all'ultima riga, per sciogliersi in una commozione senza eguali.
La storia comincia così:
Aveva fatto qualcosa che suo padre aveva disapprovato, sebbene nessuno più rammentasse cosa. Il padre l'aveva trascinata sulla scogliera e gettata in mare. I pesci ne mangiarono la carne e strapparono gli occhi. Sul fondo del mare, il suo scheletro era voltato e rivoltato dalle correnti.” (trovi la storia completa qui)
Sono sicura che molte di voi, solo in queste poche righe abbiano provato un sussulto interiore... da qualche parte queste parole hanno trovato emozioni in risonanza, perché il nostro essere donna oggi ha spesso radici lontane nel rapporto con i nostri padri.
Questo è vero soprattutto quando lo sguardo paterno non ha accettato certe parti di noi, e così le abbiamo cambiate, o esasperate, o rimosse, il tutto per essere amate, in qualche modo.
Ed è lì che ha inizio il processo verso la donna scheletro, portatrice di ferite passate, entrate a far parte del nostro repertorio di essere, ma sul piano inconscio.
Il pescatore che ignaro, prende con il suo amo, non un grosso pesce come crede, ma la donna scheletro che giace infondo al mare, rappresenta l'innamorato nella fase iniziale, colui che crede di aver trovato la situazione perfetta che possa durare sempre uguale a se stessa, in un idillio senza fine... finché non vede davvero l'oggetto della sua preda.
Non è un pesce grosso che gli garantirà nutrimento e ricchezza, ma il teschio calvo di una donna raccapricciante, che lo obbliga a fare i conti anche con le sue parti sommerse dall'inconsapevolezza.
La prima reazione è quella della fuga: nella storia il pescatore fugge dallo scheletro che essendo attaccato alla lenza pare inseguirlo in una corsa senza fine, mentre nella nostra vita questo significa fuggire dall'impegno, dall'intimità, dalla necessaria visione dell'altro così com'è, senza il filtro dei nostri bisogni e proiezioni di ciò che vogliamo vedere in lui/lei.
È in questa fase che appaiono in noi frasi del tipo “non voglio rinunciare a...” “forse con un altro/a potrebbe andare meglio...” “non sono pronto/a a cambiare la mia vita...” “non voglio cambiare se non ho garanzia che la cosa andrà in un certo modo...” e così via.
Vorremmo tutto il bello dell'amore, ma rinnegando la sua parte ombra, rendendolo così un'immagine stereotipata, da cambiare quando non ci corrisponde più.
Il problema è che, intesa in questo senso, la nostra visione dell'amore sarà sempre destinata a essere vissuta “a termine”, perché l'idillio ha necessariamente una scadenza.
Poi deve lasciare il posto alla realtà e al compito fondamentale di guardarla in faccia, anche nei suoi aspetti che più ci inquietano.
Quanto più il pescatore scappa, tanto più ha l'impressione di essere inseguito dallo scheletro, non accorgendosi che in realtà, quel filo invisibile che lega la donna alla sua canna da pesca, è parimenti il filo del desiderio di conoscenza della verità, è la via al cambiamento, che lo può portare verso la radicale trasformazione di sé e del rapporto con l'altro.
Nessuno di noi è mai veramente pronto a fare questo, perché non esiste il momento giusto per farlo: è qualcosa che accade e deve essere preso al volo, con volontà e coraggio.
Ma qual è il “non-bello” dell'Amore?
È il riconoscere la nostra segreta fame di essere amati, la nostra negligenza quanto a lealtà […] i nostri bitorzoli psicologici, le inadeguatezze, gli equivoci e le fantasie infantili
è comprendere che amore non è tutto un luccichio di candeline...”
Per questo si afferma che la donna scheletro rappresenta la natura Vita/Morte/Vita del rapporto a due.
Noi ci lasciamo spaventare dall'aspetto terrifico dell'ombra dell'altro, pensiamo che una volta entrati in contatto con questa, il processo sarà irreversibile e porterà verso la fine, invece occorre comprendere che sbrogliando la donna scheletro si comincia a spezzare l'incantesimo, la paura di essere consumati, resi per sempre morti e si apre la strada ogni volta a una fase nuova di rapporto, basata su altri presupposti, sempre più intimi e saldi.
Vedere i limiti propri e dell'altro, le mancanze, gli errori, non significa perdere tutto quello che si è costruito finora, ma piuttosto rendergli onore in modo diverso, rendendoli pietra d'angolo di nuove modalità di relazione.
In questa lettura delle cose, la fiducia non dipende più dalla certezza che l'amato non ci ferirà. Si tratta di una fiducia più ampia verso la vita, è la fiducia che qualunque ferita si riceva essa potrà essere curata, perché una nuova vita segue la vecchia e le cose possono essere trasformate, insieme, se vogliamo. [stiamo attente però a non voler far questo tutto da sole... è un processo che, per essere vero e duraturo va fatto in due, altrimenti non è altro che una delle mille trappole di Barbablù]
La storia narra inoltre, che durante la notte, il pescatore produce una lacrima che viene bevuta dalla donna scheletro: e questo è il nuovo inizio.
Il contatto da parte della donna col dolore e le ferite dell'uomo, che gli permette di avvicinarle, di avere un contatto profondo con le parti di sé più fragili, che per pudore non ha mostrato mai a nessuno.
Solo così il processo di fiducia è innescato.
Grazie alla donna, anche l'uomo è in contatto col suo dolore e le sue ferite e non le teme più, perché adesso non è da solo ad affrontarle e non se ne vergogna.
Solo adesso può davvero aprirle il suo cuore e permettere che lei lo usi come tamburo per intonare il suo canto di vita. Quando un uomo si apre completamente alla sua donna, significa che la accetta in tutti i suoi aspetti e le permette di rinascere a nuova vita: così come lo scheletro della storia si ricopre di carne e capelli e gioia, così nella propria vita la donna si scopre più vera, completa, capace di donarsi e di amore infinito, per colui che l'ha vista e riconosciuta senza filtri e giudizi.
È il ciclo Vita/Morte/Vita che si compie, fino al prossimo passo insieme, lungo il cammino di crescita a due che non finisce mai.
Amare significa abbracciare e nel contempo sopportare molte molte fini e molti molti inizi – il tutto nella stessa relazione. La donna scheletro dimostra che vivere insieme accrescimenti e decrescimenti, conclusioni e inizi, crea un amore impareggiabile.

Vi auguro una serena settimana
virginia

martedì 12 luglio 2011

La valigia delle donne



Periodi di partenze, di arrivi e di ritorni.
In ogni caso – soprattutto nel nostro caso – mai senza una valigia (o più) a riempire l'idea di non lasciare nulla al caso.
Vi siete mai interrogate su che cos'è che caratterizza il vostro bagaglio?
Quali oggetti, quali abiti, quali accessori, oggetti e parti di voi decollano verso lidi lontani?
Il contenuto della valigia dipende dal tipo di viaggio che andrete a fare oppure possedete una costante lista di cose che non vi abbandona mai, indipendentemente dalla meta?
Portereste con voi il baule immenso delle bisnonne, adornato di cappelliere, che tutto conteneva, oppure siete fedeli al vostro minimale zaino da avventura?
Con gli anni è cambiato il vostro modo di preparare la partenza, ma soprattutto, quel vuoto di una scatoletta su ruote da riempire, ha avuto sempre gli stessi oggetti stipati oppure questi sono mutati con voi?
Una mia amica si porta sempre con sé un borsone vuoto, da riempire di cultura e sapori della sua destinazione ed è proprio quel vuoto iniziale che dà un senso a parte del viaggio: è un'esperienza unica anche il trovare testimonianze di altri mondi, da riportare nel proprio, grazie a una frusciante stoffa, un colore intenso, un profumo leggero o un'immagine che abbellirà un angolo dimenticato.
Un'altra non parte mai senza qualcosa che invece le ricordi la sua dimora... nonostante il desiderio di partire, un oggetto che sa di casa, la fa sentire più al sicuro.
Una terza, anche se si sta accingendo ad andare nella giungla, non può fare a meno di trovare un angolino per un abito da sera, perché non si sa mai...
E poi quanti modi di preparare e organizzare gli stessi spazi! Gettare tutto alla rinfusa, in un arcobaleno di oggetti e tessuti, che per chiuderlo occorre sedercisi sopra, o meticolosamente incasellare, tipo il famoso gioco di tetris, ogni più piccolo dettaglio, per ottimizzare il tutto al centimetro quadrato... tu a quale tipo appartieni?
Negli aereoporti mi incuriosisce sbirciare nelle valigie che subiscono controlli, e restano come a bocca aperta, sui banconi davanti alla polizia di frontiera, a rivelare i loro tesori, ma resto anche affascinata dalle immagini rubate a un metal detector, che tutto osserva secondo una visione sua, che interpreta gli oggetti come su una pellicola a rovescio.
Quanto parlano di noi i nostri equipaggiamenti da viaggio!
Una volta, tanti anni fa, mi è successa una cosa bruttissima: mi hanno rubato tutti i bagagli nella bauliera della macchina. Da quel giorno mi sono riproposta di non portarmi dietro tutta la casa (si, ammetto che ero sul modello “baule della bisnonna” anche per un week end) e ho scoperto con piacere che si può davvero viaggiare più libere e senza pesi inutili!
L'intuizione per questo post è arrivata perché mi sono lasciata trasportare dalla scia di libere associazioni, nate dall'ascolto dell'ultima canzone di Luciano Ligabue.



Mi ha fatto riflettere sul fatto che, proprio come accade a volte quando ci allontaniamo dalla nostra casa e ci portiamo appresso cose inutili che rimangono impacchettate fino al nostro ritorno, così durante la nostra vita, immagazziniamo in un bagaglio virtuale che ci portiamo dietro, mille esperienze, emozioni, storie, pensieri cristallizzati... che non sempre però hanno ragion d'essere o di rimanere.
Spesso siamo così attaccate a certi ricordi, o certi oggetti (o anche persone!) che però rischiano di rappresentare inutili pesi che ci zavorrano e ci impediscono di volare.
Così come ogni viaggio rappresenta la possibilità di lasciare a casa alcuni aspetti di noi e provare a viverne altri, così ogni fase della vita, ogni nuovo incontro o esperienza, può essere l'occasione per aprire quella valigia piena di passato e magari accorgersi che ci sono solo quelle quattro farfalle...
Infondo, sono daccordo con Marcel Proust : “L'unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell'avere nuovi occhi”.

Vi auguro un affascinante processo di liberazione da vecchi stereotipi e un avventuroso viaggio di scoperta di nuovi mondi. 
virginia  

mercoledì 6 luglio 2011

Figli legittimi e figli naturali : proposta di legge per far cadere ogni discriminazione


La Camera ha approvato il testo unificato dei progetti di legge in tema di riconoscimento dei figli naturali (C 2519 Mussolini + abbinati), che riconosce che tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico; sostituisce le parole “figli legittimi” e “figli naturali” ovunque ricorranno, con la parola “figli”; estende il vincolo della parentela a tutti i figli; consente alla madre e al padre anche se già uniti in matrimonio con altra persona all’epoca del concepimento di riconoscere il figlio, anche congiuntamente; delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi di modifica delle disposizioni vigenti in materia di filiazione e di dichiarazione dello stato di adottabilità per eliminare ogni discriminazione tra i figli, anche adottivi, nel rispetto dell’articolo 30 Cost., etc.
La situazione ora è la seguente
È legittimo il figlio concepito da genitori uniti in matrimonio e quindi si presume che il marito sia il padre del figlio concepito durante il matrimonio e si ritiene concepito nel matrimonio il figlio nato non prima di 180 giorni e non dopo 300 dal scioglimento del matrimonio
Dallo status di figlio legittimo derivano per il figlio
Il diritto ad essere educato, istruito e mantenuto,
il diritto di successione
il diritto agli alimenti
l’instaurazione di rapporti di parentela con i parenti dei genitori
E’ naturale il figlio nato da due genitori non uniti in matrimonio
Il figlio naturale può essere riconosciuto dal padre o dalla madre anche se già uniti in matrimonio con altra persona
Il riconoscimento è un atto formale che viene effettuato davanti all’Ufficiale stato civile o in atto pubblico o in testamento
Con il riconoscimento il figlio acquista lo status di figlio naturale nei confronti di chi lo ha riconosciuto
E ciò comporta:
Il diritto ad essere educato, istruito e mantenuto,
il diritto di successione
diritto alimenti
Ora i figli legittimi hanno la cosidetta facoltà di commutazione ossia possono commutare in denaro o in beni immobili la porzione del figlio naturale estromettendolo dalla comunione ereditaria
la filiazione naturale non fa sorgere rapporti di parentele tra il figlio naturale nella famiglia legittima di uno dei due genitori .
Con questa nuova proposta di legge ci saranno solo figli. La distinzione tra figli naturali e figli legittimi cade. Con voto unanime la Camera ha approvato la proposta di legge che modifica il diritto di famiglia: ora i figli, compresi quelli adottati, avranno tutti gli stessi diritti e pari dignità. Così, nel codice civile le parole: "figli legittimi" e "figli naturali" saranno sostituite, ovunque ricorranno, dalla parola: "figli". "Tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico", recita il primo articolo.
Su 477 presenti  in Aula hanno votato in 476, c'è stato un solo astenuto, maggioranza 239, 476 i sì. Nessun voto contrario.
La proposta "Modifiche al Codice civile in materia di riconoscimento e di successione ereditaria dei figli naturali", relatrice Alessandra Mussolini, è bipartisan e ora è pronto a passare all'esame del Senato. Con un emendamento del Pd si è inoltre stabilito che il figlio naturale può assumere il cognome del padre aggiungendolo a quella della madre, se la paternità è stata riconosciuta successivamente. Il cognome della madre, comunque, non potrà mai essere sostituito da quello del padre.

La nuova legge si compone di quattro articoli che modificano il codice civile. Il primo articolo concerne "disposizioni in materia di filiazione" e propone di sostituire l'articolo 74 del codice civile con il seguente: "la parentela è il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione 
è avvenuta all'interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio è adottivo". Non solo: "il figlio nato fuori del matrimonio può essere riconosciuto, nei modi previsti dall'articolo 254, dalla madre e dal padre, anche se già uniti in matrimonio con altra persona all'epoca del concepimento. Il riconoscimento può avvenire tanto congiuntamente quanto separatamente". E ancora: "tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico" e con la legge viene introdotto uno specifico articolo (315-bis c.C.) sui diritti e doveri del figlio.

"Il figlio - si legge - ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni. Il figlio ha diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti". Poi il principio forse più innovativo sul piano del costume:" Il figlio minore, che ha compiuto i 12 anni, e anche di età inferiore se capace di discernimento, ha il diritto di essere ascoltato in tutte le questioni e le decisioni che lo riguardano. Il figlio deve rispettare i genitori e deve contribuire, in relazione alle proprie capacità, alle proprie sostanze e al proprio reddito, al mantenimento della famiglia finché convive con essa".

Il secondo articolo ("delega al governo per la revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione") conferisce una delega all'esecutivo per la modifica delle disposizioni vigenti in materia di filiazione e di dichiarazione dello stato di adottabilità al fine di adeguarle al principio dell'unicità dello stato giuridico dei figli. Il terzo articolo prevede le "modifiche alle norme regolamentari in materia di stato civile" e il quarto la "clausola di invarianza finanzaria" per cui dalla legge non deriveranno nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

"Con il testo approvato - ha commentato Alessandra Mussolini, presidente della commissione parlamentare per l'infanzia e parlamentare del Pdl - la legge riconosce finalmente a tutti i figli, anche quelli naturali, un solo status giuridico e i bambini nati fuori dal matrimonio potranno avere nonni, zii, fratelli, e più in generale vincoli parentali che prima gli venivano negati in assenza di legittimazione. Altro punto fondamentale, che segna un cambiamento culturale e sociale dovuto, riguarda il cognome: la madre che riconosce per prima il figlio, non vedrà cancellato il proprio cognome se in un secondo momento il bambino verrà riconosciuto dal padre".

Si tratta di un passo avanti in grado di cancellare "secoli di arretratezza culturale, sociale e giuridica del nostro Paese",. "Il 20% dei bambini in Italia nasce fuori dal matrimonio (circa 100mila all'anno). Occorre perciò cancellare definitivamente ogni discriminazione anche di carattere terminologico abolendo la categoria di figli naturali e figli legittimi.
Evi

lunedì 4 luglio 2011

Quale uomo, per quale donna?

Magritte - Gli amanti


Se le donne vogliono farsi davvero conoscere dagli uomini, devono indottrinarli nella conoscenza profonda. Alcune dicono di essere stanche, di aver già fatto fin troppo.
Umilmente suggerisco che forse hanno cercato di insegnare a un uomo a cui non interessava affatto imparare.” (C. Pinkòla Estés)

Questa l'introduzione a un'altra affascinante storia di Donne che corrono coi lupi, storia interessante perché narra delle donne, ma soprattutto perché indirettamente parla agli uomini, aiutandoli a trovare risposta alla domanda che da sempre attanaglia le loro menti: che cosa desidera davvero una donna?
Le avventure di Manawee, per conquistare due splendide sorelle, le trovate nel dettaglio qui (approfitto per ringraziare il sito donn(ol)a del prezioso lavoro di trascrizione!).
Attraverso l'interpretazione analitica del racconto scopriamo che le sorelle non sono altro che i due aspetti irrinunciabili della psiche femminile: ciò che si mostra fuori e ciò che invece sta dentro, al riparo, perché “per conquistare il cuore della donna selvaggia, un compagno deve saper comprenderne sempre meglio la naturale dualità” e inoltre, essere lui stesso in contatto con la sua parte istintuale, rappresentata dal fido cagnolino di Manawee.
Noi donne, come abbiamo scoperto nei post precedenti (vedi qui), abbiamo poteri eccezionali quando riconosciamo consciamente i nostri aspetti duali – la luce e l'ombra che ci caratterizza – e li eleviamo in una sintesi di bellezza e unità. Ciò avviene quando ci riconosciamo in tutti i nostri elementi e caratteristiche, quando accettiamo i nostri limiti, le nostre parti fragili, trasformandole in aspetti di potenziale ricchezza.
Spesso nella nostra vita incontriamo delle tipologie di uomo (che abbiamo visto incarnati nel personaggio di Barbablù) che non tollerano la dualità, che ricercano un modello di donna perfetto, immutabile e irraggiungibile, così ci sentiamo sbagliate, mai a posto, mai all'altezza di colui che ci vorrebbe diverse e non ci accetta in tutti i nostri aspetti (perché in realtà non accetta nemmeno le stesse parti dentro di sé), che dice di amarci “a condizione che...”.
Concordo con la Pinkola Estes: “se vi capita di incontrare un tipo simile, correte a gambe levate, nella direzione opposta”!
Contrariamente a Barbablù (che si presenta sotto i panni di un ricco principe), Manawee è un selvaggio, per questo è attratto dal numinoso mistero della doppia natura del femminile, agente nella donna selvaggia. Solo un uomo che non si ferma all'apparenza, che è mosso dalla curiosità e dal desiderio di conoscere senza preconcetti quale e quante donne si celano dietro la donna che si trova davanti a lui, può arrivare a conquistarla nel profondo. Ma questo non basta: nella storia il giovane e il suo cagnolino sono messi alla prova in numerose occasioni, per dimostrare che vogliono davvero le due donne.
Non basta essere curiosi, occorre darsi da fare e perseverare nella conoscenza, senza lasciarsi adulare dalle mille tentazioni che si possono trovare lungo la strada (bisogna essere consapevoli che di allettanti alternative, a volte anche più semplici, è piena la vita!) restando fedeli alla volontà di andare fino in fondo.
È singolare il fatto che, nella storia, il cagnolino, ogni volta che si lascia tentare, si scordi i nomi delle due donne (simbolo della loro identità più vera) e così debba ricominciare da principio nella sua ricerca di significati, mentre quando lotta contro l'ombra nera (il maschile predatore che vuole la donna come mera proprietà) non solo continua il suo percorso verso il padrone, ma ricorda benissimo tutto, perché con tenacia ha seguito il suo bisogno profondo.
Quindi:
Se una donna vuole un compagno sensibile, deve rivelargli il segreto della sua dualità. Deve parlargli della donna interiore, che aggiunta a sé fa due. E lo farà insegnando al suo compagno a porle due semplicissime domande che la faranno sentire guardata, ascoltata e conosciuta.
Che cosa vuoi?” Quasi tutti pongono una qualche versione di questa domanda, come fosse di ordinaria amministrazione. Ma c'è una domanda ancora più essenziale: “che cosa desidera il tuo io più profondo?”.
Chiedere, in questo caso, corrisponde a far emergere, anche bisogni e desideri che la donna ha lasciato sopiti, o che non ha mai avuto il coraggio di condividere.
Questo all'uomo può far paura, perché “quando la natura selvaggia risale dalle profondità e comincia ad affermarsi, spesso la donna ha interessi, sentimenti e idee molto diversi da quelli che esprimeva prima”, dimostrando anche di non essere quella creatura (solo) innocente e ingenua che l'uomo vedeva.
Questo però non deve essere un processo a senso unico, poiché “per intessere in modo sicuro una relazione, la donna deve porre le stesse due domande al suo compagno” ed essere pronta a ricevere le risposte, figlie della dualità che è propria anche dell'altro.
Non possiamo pretendere di essere comprese a fondo se non siamo pronte a fare altrettanto, a non giudicare, se non riusciamo ad amare l'uomo che abbiamo accanto in tutti i suoi aspetti, limiti e virtù.
Ricordiamo che “l'amante più prezioso […] è colui che desidera imparare […] che continua a tornare per capire, e non si lascia scoraggiare.” Questo vale sia per noi che per loro.
L'amante prezioso è colui che non abusa di quello che conosce per impadronirsi dell'altro e della sua libertà, ma piuttosto lascia che la forza ed energia che ha scoperto, ricadano su di lui e lo sorprendano, scoprendo insieme alla sua anima gemella che ne usciranno entrambi arricchiti e più vicini che mai.

A tutte voi una splendida settimana
virginia