Ben trovati a tutti!
Eccomi
di nuovo qui dopo un mese di assenza per le vacanze.
Voglio
ricominciare partendo dall'approfondire alcuni argomenti che deduco
siano fra i bisogni di conoscenza di chi mi legge, dato che ne trovo
traccia fra le parole chiave digitate da chi arriva al mio blog.
Una
di queste è “sindrome di Peter Pan” oppure nella variante
“sindrome di Peter Pan femminile”.
Molto
tempo fa vi ho parlato della sindrome di Wendy (qui) dove descrivevo
l'atteggiamento e i bisogni inconsci della donna – ma non è da
escludere che sia un processo solo femminile, anche se la cultura
porta le bambine al prendersi cura più dei maschi – nel provvedere
alle necessità di Peter, l'eterno partner-bambino che non cresce
mai.
Questo
mese ho riletto “Peter Pan e Wendy” di James M. Barrie, con uno
sguardo che potesse cogliere dietro le metafore della narrazione, i
significati profondi per comprendere un fenomeno.
La
prima cosa che ho notato, e che dà l'incipit alla storia, è
l'incontro di Peter con la mamma di Wendy, occasione in cui lui per
sfuggire alla tata-cane dei bambini perde la sua ombra che rimane tra
le fauci dell'animale.
L'ombra
nella psicologia del profondo (ne abbiamo parlato qui) è la sede di
tutte le pulsioni e contenuti rimossi alla coscienza, insieme di
meccanismi che ci appartengono ma di cui non siamo consapevoli.
Il
fatto che nella storia l'ombra di Peter resti tra le fauci del cane è
significativo: la signora Darling nonostante sia un'adulta, si lascia
comunque un po' abbagliare da Peter Pan che le fa una smorfia coi
suoi dentini di latte, perché anche lei un tempo lo conosceva.
Questo
particolare è pregnante: è come se la signora Darling, nel suo
essere stata altrettanto sprovveduta da bambina, non sia in grado di
mettere in guardia la figlia dai pericoli – l'ombra appunto – di
quel ragazzino dall'immagine/maschera leggera e innocente.
Gli
unici a percepire il pericolo sono il cane (simbolo degli aspetti più
intuitivi della psiche) e il padre dei bambini (il maschile vigile e
obiettivo)
“sulle prime egli ne
rise, ma si fece pensieroso alla vista dell'ombra. Non è di nessuno di mia
conoscenza – disse, esaminandola attentamente – ma mi sembra
quella di un furfante.”
La
perdita dell'ombra da parte di Peter rappresenta ciò che avviene
nella realtà di questi uomini-fanciulli: sono così inconsapevoli di
se stessi che i loro lati ombra vengono agiti come difesa quando
qualcosa o qualcuno ostacola questa immagine idealizzata del mondo e
della vita.
L'ombra
si manifesta con la freddezza emotiva, il distacco, l'incapacità di
amare e rischiare di essere totalmente in una relazione. Così se
contraddetti divengono scontrosi, mettono il muso, fanno sentire in
colpa...
Ma
a cosa è dovuto tutto questo?
Torniamo
alla nostra storia e al dialogo fra i due bambini.
– scusa
– disse – volevo dire: qual è l'indirizzo che trovi sulle tue
lettere?
– io
non ricevo lettere!
– ma
almeno dalla tua mamma...
- non
ho una mamma – non l'aveva e non desiderava neppure averla. Le
riteneva persone sopravvalutate. Così lui pensava, ma era proprio
vero? Wendy sentì subito di trovarsi di fronte a una tragedia.
[...]
Credo
di essere piuttosto giovane – disse – sono scappato di casa il
giorno stesso in cui sono nato. […]
Fu
colpa dei miei genitori – spiegò a bassa voce – sentii che
parlavano di che cosa avrei fatto una volta uomo. Non voglio
diventare un uomo. Voglio restare per sempre bambino e continuare a
giocare.
La
ferita originaria di Peter sta proprio nella scissione interiore
rispetto alla figura della madre, alla quale segue la negazione del
bisogno di lei verbalizzata, ma poi inconsciamente ricercata nei
comportamenti.
Facendo
il bambino non fa altro che elicitare la risposta di accudimento di
Wendy, che in questo modo può giocare a essere la mammina, ma allo
stesso tempo di fronte alle sollecite cure di lei, ecco che emerge
l'ombra attraverso le esternazioni di noia, fatica, allontanamento.
Gli
uomini-Peter Pan conservano nella loro interiorità questa scissione
fra mamma buona e mamma cattiva e la proiettano sulla loro partner
alla quale è riservato l'ingrato compito di dimostrare che si
sbagliano.
Fare
i bambini garantisce che ci sia sempre una madre buona che si prende
cura di loro.
I
problemi arrivano quando le partner chiedono responsabilità, quando
hanno problemi che richiederebbero di essere in due e di potersi
affidare a qualcuno, oppure quando esauste si creano spazi personali
e di dedicano a loro stesse, stufe di dover sempre elemosinare
attenzioni che arrivano solo attraverso lo scherzo, il gioco, la
leggerezza.
Così
facendo incarnano all'improvviso la madre cattiva e indisponibile,
quella madre che lo stesso Peter nel romanzo ricorda con dolore:
-
molto tempo fa anch'io la pensavo come te. Ero convinto che la mia
mamma avrebbe lasciato aperta la finestra per me, così me ne stetti
lontano molte lune prima di tornare. Ma la finestra era sbarrata. Mia
madre mi aveva dimenticato e nel mio letto c'era un altro bambino –
ora se fosse vero o no, è un'altra faccenda, ma in quel momento
Peter era convinto di raccontare proprio la realtà.
Ecco
perché il Peter Pan fugge dalle richieste e si dimentica qualsiasi
cosa. Questo fa sì che ci sia chi lo fa al posto suo, e in questo
modo si garantisce dalla propria compagna una presenza costante,
assidua e confortante, al fine di sventare la paura inconscia
dell'abbandono.
A
volte queste coppie sono molto longeve, proprio perché anche la
donna Wendy agisce inconsapevolmente il suo ruolo di piccola adulta
che ripara le proprie ferite.
Altre
volte finiscono quando la donna matura e come Wendy decide di
crescere e lasciare Peter nella sua realtà illusoria.
Ed
è quest'ultimo il finale migliore per questa storia.
Buona
settimana
virginia