giovedì 30 ottobre 2014

parole per l'anima #40


Ciò che pratichiamo ogni giorno 
è quello su cui costruiamo la vita. 
Pratichiamo quindi pace, amore e gentilezza.







Puoi riprogrammare il tuo cervello per essere felice 
semplicemente richiamando alla mente tre cose di cui
sei grata ogni giorno per 21 giorni. 




Buon week end 
virginia 

(fonte immagini: Pinterest) 


martedì 28 ottobre 2014

il tradimento a portata di mouse



Qualche settimana fa una mia assidua lettrice mi ha scritto qualche riga interrogandomi su un comportamento molto diffuso, tanto che comincia a entrare nei racconti di molte persone che si siedono sul mio divano:

Cosa ne pensi del fatto che uomini con relazioni anche importanti si intrattengano in storie di sesso virtuali...e' pericoloso per la coppia? E la moglie che lo scopre come si dovrebbe sentire e cosa dovrebbe fare?

Dall'esigenza di dare risposta a queste domande nasce il post di oggi, con una premessa però: a tradire online sono sia gli uomini che le donne.
Dunque cercherò di dare spazio a riflessioni che esulino solo dal discorso di genere e approfondiscano uno spaccato di realtà che vede protagonisti non solo i mariti ma anche le mogli.
Lo farò in due parti, una oggi con considerazioni più generali e l'altra la settimana prossima più dedicata alle conseguenze sulla coppia.

Il tradimento è un agito che è nato con il concetto di coppia; ha da sempre rappresentato un'alternativa a una situazione vissuta da qualcuno come statica o insoddisfacente, mentre per altri è un comportamento come tanti, cui non rinuncerebbero, nonostante non mettano in discussione il loro rapporto di coppia.
Il tradire ha subito adattamenti e trasformazioni in base alla società, una volta agito solo dagli uomini e incassato dalle donne, successivamente atteggiamento condiviso da ambo i sessi e da un po' di anni vissuto nel mondo della possibilità per eccellenza: internet.
Partirò quindi da alcune caratteristiche del mondo virtuale della rete per spiegare quali meccanismi può favorire e alimentare nella psiche di chi vuol tradire.

1) Come ormai ognuno di noi può sperimentare ogni giorno, ogni computer apre milioni di connessioni e potenzialità di conoscenza, relazione, contatti.
Il tutto in un tempo che non ha più nulla a che fare con quello dell'attesa, cui eravamo abituati qualche decennio fa.
Adesso tutto è veloce e disponibile.
E soprattutto accessibile.

Voglio portarvi un esempio.
Prima di internet se una persona voleva iniziare una relazione extra-coniugale, doveva conoscere qualcuno/a che gli piacesse, cominciare ad instaurare un dialogo, approfondire la conoscenza e cercare di capire se anche l'altra persona fosse interessata a quel tipo di relazione e così via... (luoghi per eccellenza erano – e sono ancora – il posto di lavoro o la palestra, proprio perché lì si trovano molte persone più accessibili alla conoscenza rispetto a estranei che si incontrano per strada).
Oggi online basta andare in una qualunque chat dove, dietro garanzia – almeno all'inizio – dell'anonimato, la persona in questione sa già che troverà qualcuno che cerca qualcosa di simile a lui/lei, secondo un linguaggio muto celato dalle etichette “nuovi amici”, “single” “over 50”, “lui/lui o lei/lei” ecc..
Ci sono molti passaggi già saltati.
E inoltre, la possibilità di scelta è sempre più vasta: non solo il piccolo ufficio o palestra di provincia ma tutta l'Italia e anche di più.
Le persone nelle chat passano subito su un piano di conoscenza diretta, a volte parlano con un'intimità che spesso non concedono neppure al loro partner...
Le frasi più frequenti al riguardo sono: “con lui/lei posso essere davvero me stess0/a... dico cose che non ho mai detto a nessuno... mi posso aprire completamente... mi capisce come mai nessuno ha fatto...”
Sperimentare questa libertà, fa prendere lucciole per lanterne.
Non è detto che chi si trova di là dal video sia davvero comprensivo e aperto. A volte più semplicemente risponde alla proiezione di un bisogno, diventa un po' contenitore e un po' specchio di chi scrive.
Che si illude di essere in un dialogo e invece sta svolgendo un monologo.


2) Nel mondo di internet tutto è possibile.
Ormai usiamo internet come alter ego della nostra funzione immaginativa, purtroppo non sempre nella sua forma creativa ma in quella più sterile, la fantasia fine a se stessa.
Nelle chat ciascuno si racconta all'altro secondo un avatar che corrisponde a un modello idealizzato di sé, oppure come dicevo prima, magari svelando parti della propria personalità che non vengono mostrate al mondo reale, ma in questo caso significa che l'avatar-maschera viene agito nella vita di tutti i giorni a scapito della vera essenza.
La chat è seducente perché permette di vivere aspetti diversi del proprio modo di essere, dando spazio a desideri che non trovano spazio altrimenti.
Scrivendo e descrivendosi, le persone entrano in una dimensione affabulatoria dove realtà e fantasia si compenetrano e dove le illusioni narcisistiche di onnipotenza trovano largo spazio.
Questo processo è molto affascinante e crea dipendenza, soprattutto in quelle persone che hanno un bisogno continuo di nutrire il proprio ego con rinforzi di autostima esterni, che nel tempo vengono preferiti alla vita reale che diventa scialba e priva di colore in confronto. Pensiamo anche agli effetti sui ragazzi di questo aspetto: i “mi piace”, il numero di followers, i commenti a catena, inorgogliscono ma finiscono poi per diventare l'unico metro di paragone del valore di sé che quando si scontra con la realtà frustrante del quotidiano crea confusione e smarrimento.
È questo il motivo per cui le persone che si iscrivono alle chat e conoscono qualcuno e “si innamorano” sentono una compulsione irrefrenabile all'essere sempre connessi e in contatto, tutto il resto perde di valore, come nella dipendenza da qualsiasi sostanza stupefacente. È la continua ricerca del momento di estasi per fuggire dal quotidiano.

3) On line anche il corpo è narrato, dunque il tradimento virtuale può riparare dai sensi di colpa e dai pericoli reali legati alla salute sessuale.
Dato che psichicamente si tratta di un mondo di fantasia, può esservi l'illusione che in realtà non si stia facendo nulla di male (“infondo scrivo solo ad un amico/a... mica ci siamo visti e incontrati... non è successo nulla di fisico...” le scuse più addotte).
In una piccola “folie à deux” anche il rapporto erotizzato viene vissuto sul piano del racconto, o anche se agito in web cam, è un'immagine sullo schermo, come fosse un film hard core, quindi più simile alla masturbazione che a un reale incontro di due individui che fanno sesso.
Questo può indurre le persone a essere più indulgenti con se stesse e dare spazio così a comportamenti che nella vita di tutti i giorni non agirebbero, anche se resta sempre pressante la curiosità di spingere il limite oltre il conosciuto, trasformando il rapporto virtuale in un incontro reale.
Ma di questo parleremo lunedi prossimo.

buona settimana
virginia


sabato 25 ottobre 2014

Insta-book *2*


Questo mese, insta-book è dedicato a libri divertenti, scritti da psicologi o sugli psicologi e le loro disavventure. 
Perché l'umorismo e l'autoironia sono qualità importanti da non sottovalutare!




Trovate queste immagini e molte altre 
sul profilo instagram di donneincontatto (qui

giovedì 23 ottobre 2014

parole per l'anima #39


Qualcuno che ho amato molto, 
una volta mi ha dato 
una scatola piena di tenebre.
Mi ci sono voluti anni per capire 
che anche questo è stato un regalo.
                                              - Mary Oliver 

 Visto che abbiamo parlato di buio lunedi (qui) il post di oggi segue il filo conduttore delle analogie lasciando spazio a immagini che ci danno l'impressione delle tenebre ma comunque mostrano qualcosa ai nostri occhi, capaci di cogliervi significati. 
Un bambino che era nel mio gruppo durante il "Dialogo nel buio" ha chiesto a Rosanna "ma tu cosa vedi?" e lei ha risposto "quello che vedi tu con un gomito" - a significare che per loro questo senso non esiste, non c'è nemmeno nella loro percezione ciò che noi chiamiamo buio. 
Quello che noi definiamo assenza di luce per loro non esiste, perché non ne conoscono l'opposto (salvo il caso di ipovedenti o persone che comunque non sono nate cieche e per un periodo hanno potuto fare esperienza in tal senso). 

La frase che ho scelto oggi parla forse dell'altro tema di cui abbiamo parlato lunedi, ovvero il trovare significati diversi a ciò che ci accade, attraverso un percorso personale. 
Mi capita spesso di sentire al termine di una terapia la stessa persona -  che era arrivata maledicendo quei sintomi o odiando la persona che l'aveva ferita -  arrivare a dire che grazie a quell'evento negativo finalmente era arrivata a comprendere aspetti di sé che mai avrebbe immaginato, scoperto bisogni inascoltati da troppo tempo, finendo per vedere come un dono quella "scatola piena di tenebre" con la quale era arrivata e dentro la quale si era coraggiosamente avventurata insieme a me. 
Grazie a questa frase inoltre ho scoperto questa superba poetessa americana, che ha fatto della natura la metafora perfetta per esprimere i contraddittori aspetti dell'animo umano (trovate qui e qui alcune sue poesie) 








Ho chiuso i miei occhi e ho parlato con te
in mille modi silenziosi 







conoscere la propria ombra 
è il miglior metodo 
per affrontare le ombre delle altre persone
                                                                 - C.G.Jung 


buon week end
virginia 

(fonte immagini: Pinterest qui

lunedì 20 ottobre 2014

Non occorre guardare per vedere lontano




Questo week end siamo partiti alla volta di Milano.
La giornata è stata dedicata a due tipi di mostre completamente agli antipodi.
Una dove gli occhi sono stati protagonisti (Chagall – Una retrospettiva 1908-1985) l'altra dove tutti gli altri sensi sono passati al primo posto, perché si trattava di un percorso completamente nelle tenebre.
Di Chagall vi parlerò prossimamente, mentre oggi voglio dedicare qualche riflessione al “Dialogo nel buio”, (tutte le info qui) un'esperienza unica e difficile da esprimere a parole, che sono sempre il tramite più immediato per chi – come la maggioranza di noi – le può usare come filtro di elaborazione di una realtà esperita con lo sguardo.



Il percorso al buio si svolge presso l'Istituto dei Ciechi, in uno spazio che ripropone vari ambienti della nostra vita quotidiana, da vivere per più di un'ora senza fare affidamento sugli occhi.

Appena entrati lo smarrimento è potente.
Non vi è più alcun punto di riferimento, nessun appiglio.
Tranne una guida non vedente che accompagna il piccolo gruppo lungo tutto il cammino.
Man mano che si procede, alcuni “confini” o strumenti per muoversi cominciano a diventare familiari, ma ogni stanza rimette in forse le piccole certezze conquistate.
È un percorso a tappe, dove ciascuno fa un'esperienza personale e allo stesso tempo comune, che muove riflessioni e lascia molti interrogativi.
Alcuni di questi possono essere condivisi, altri metteranno radici e potranno dar luogo a piccole o grandi trasformazioni anche successivamente.

Io non ho potuto fare a meno di fare un'analogia con il mio lavoro.
Quel buio è come il buio dell'inconscio.
E quando qualcuno chiede il mio aiuto, io sono come Rosanna, la nostra guida cieca.
Per me è “normale” muovermi in quell'ambiente, riesco ad orientarmi e non temo ciò che possiamo trovare.
Ma per la persona che si affida a me tutto quel nero è spaventoso.
Per di più perché non ha deciso di sua iniziativa di entrarvi, bensì ci si è trovato/a catapultato/a suo malgrado.
Nella sofferenza accade questo: si perdono le certezze e anche le cose che prima erano conosciute e familiari (persone, oggetti, emozioni, pensieri), adesso sembrano estranee e lontane.
In quanto terapeuta io posso esserci e attraversare insieme con la persona quel tratto di cammino, come la nostra guida ha fatto sapientemente con noi.
Come lei ci spiegava, occorre sentire chi ha semplicemente bisogno di essere sostenuto con la voce, chi di un segnale corporeo di incoraggiamento, chi invece deve essere preso per mano e accompagnato passo per passo.
Ogni persona ha la sua modalità.
Dentro il dialogo nel buio e dentro la stanza di terapia.

Perché si tratta comunque di stabilire un rapporto umano, che va oltre le differenze, oltre le diverse abilità.
Si tratta di costruire una relazione, ed è quella che “cura”, al di là di ogni tecnica o sapere.

Ecco il mio segreto. È molto semplice:
non si vede bene che col cuore.
L'essenziale è invisibile agli occhi.

(A. De Saint Exupery – Il Piccolo principe, Cap. XXI)

O come aveva detto molti anni fa un giovane paziente al mio didatta:

dottore, io voglio essere guarito
non con le medicine
ma con l'amore e con la gioia”

(cit. in A. Alberti “Psicosintesi. Una cura per l'anima”)

Non vi racconto di più dell'esperienza al buio, perché diventi per ciascuno unica e irripetibile.

Buona settimana
virginia

(fonte immagine: Pinterest qui

giovedì 16 ottobre 2014

parole per l'anima #38



Nel mio studio di Vicenza ho una gabbietta di legno, di quelle orientali, piene di riccioli e curve... un piccolo castello per uccellini. 
Incuriosisce chi entra e spesso lo uso come metafora per spiegare come si sentono alcune persone che arrivano a sedersi di fronte a me. 
La porta della gabbietta è aperta. 
Dentro ci sono tre uccellini: uno di pietra, che guarda dalla parte opposta della porticina. Rappresenta quando siamo dentro a una situazione difficile, immobili e congelati, senza nemmeno accorgersi che c'è una via d'uscita. 
Qualcuno magari si sente in un castello, ma è pur sempre una gabbia. 
Un altro uccellino è colorato e sosta sulla porticina. E' sulla soglia, fermo e in osservazione. Non è ancora pronto per volare ma sta scoprendo che là fuori c'è un mondo diverso da quello che ha vissuto fino a oggi. 
Il terzo uccellino è sopra la porticina aperta, con le ali spiegate e sta per spiccare il volo. E' pronto a  rischiare e lasciare le vecchie abitudini per cercare la sua strada.




Oggi vi ho raccontato questa storia perché sulla scia del post di lunedi (qui), spero che sempre più donne lancino quel sasso e trovino la loro libertà.  














Non sono un uccello; 
non c'è rete che possa intrappolarmi: 
sono un essere umano libero
con una volontà indipendente




la Libertà è essere te stessa 
senza il permesso di nessuno




Buon week end
virginia 

(ps. trovate questo post e tanti altri prossimamente anche sul blog di Donna Nuova

(fonte immagini: Pinterest qui)




lunedì 13 ottobre 2014

"Donna Nuova" : lo spazio per le donne



Voglio dedicare il post di questo lunedì a un nuovo progetto che mi sta molto a cuore. 
L'apertura di uno Sportello Donna a Valdagno (VI). 

Stasera abbiamo fatto il primo incontro del corso per volontarie sul tema della violenza, perché proprio di questo si occuperà principalmente lo spazio "Donna Nuova": sarà un luogo di accoglienza del disagio delle donne, soprattutto quelle che vivono la paura nelle loro relazioni, quelle che sono soggiogate in rapporti malsani, che sono intrappolate in dipendenze affettive che non permettono loro di scappare e salvarsi. 

Proprio come la luna che a un certo momento del suo ciclo si fa buia per poi risvegliare nuove energie per cominciare un'altra fase, la nostra speranza è che tutte le donne che afferiscono al nostro gruppo, possano sperimentare dentro di sé la rinascita e la trasformazione. 

Il 24 novembre in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere, ci sarà la presentazione del progetto a Valdagno, presso la Sala Marzottini, durante la quale parleremo delle "Fasi di vita della donna: fra sfide, risorse e opportunità". 
Da gennaio 2015 partirà l'attività di consulenza gratuita da parte di donne psicologhe e avvocati (ci saremo anche io e Evi), su appuntamento. 

Questa sera è stato bello essere in tante, di tutte le età, diverse eppure legate da un desiderio comune: poter condividere e mettere in cerchio i nostri obiettivi per portare un aiuto alle altre in difficoltà. 

Ma "Donna Nuova" non sarà solo questo. 
E' già una fucina di idee per la promozione del benessere di tutte le donne. 
Sarà laboratori creativi - a proposito, non perdetevi domenica 23  novembre il mercatino dei saperi femminili  "La scarpa rossa" (trovi maggiori info qui su fb) - corsi, gruppi di condivisione e tanto altro... 
che dire ancora?
Non vi resta che seguirci sul blog 
donnanuovavaldagno.blogspot.it   

a tutte una serena settimana
virginia 

giovedì 9 ottobre 2014

parole per l'anima #37


meditare,
perché non tutte le domande 
possono essere chieste 
a Google

Oggi riflettevo in pausa pranzo sul tema da scegliere per la rubrica del giovedì.
Ci sono due modi attraverso cui lo faccio. 
Ci sono volte in cui trovo una frase in un libro, la riporto nel mio quadernino da borsa e in base a quella cerco poi le immagini. 
Altre volte apro Pinterest e cerco frasi che mi ispirano fra le numerosissime che affollano le bacheche di tante persone in ogni parte del mondo.
Oggi è toccato alla prima opzione. 
E subito in home page ho trovato la frase di apertura. 
Può sembrare un'ovvietà, ma l'ho trovata molto attuale e spunto di grande riflessione. 
Ormai siamo abituati a trovare qualsiasi cosa in rete. 
Anche io che scrivo qui, chissà quante persone raggiungerò...
Dalle parole chiave di ricerca di chi arriva sul blog, posso vedere che nella maggior parte dei casi i miei visitatori non sono tutti intenzionali: c'è chi cerca un'informazione, chi digita il titolo di un libro, chi addirittura postula una vera e propria domanda al motore di ricerca più famoso del mondo. 
Noi ci facciamo continuamente domande. 
Le risposte invece, non sono sempre immediate (ne ho parlato qui tantissimo tempo fa).
Necessitano di un percorso, di uno sguardo dentro più che fuori. 
Quindi è bello cercare stimoli nel web, ma vi invito poi a fare vostri, dare una lettura personale e ponderata di tutto ciò che trovate.
Anche di queste frasi, che potete usare come occasione per una arricchente meditazione riflessiva. 












Buon week end 
virginia 

(fonte immagini: Pinterest)