mercoledì 31 agosto 2011

Il piacere della Resa...alla Vita !!!




In questa notte insonne a causa di una spalla dolente che altro non è che il sintomo fisico di qualcosa altro , Vorrei parlarVi, care Amiche e cari Amici,del Piacere della Resa. Nel lontano 2003 quella grande mente di Attilio Piazza, dopo avermi fatto una costellazione familiare mi parlò “ in generale” della “sindrome di onnipotenza” che caratterizza i bambini molto piccoli i quali credono che tutto, ma proprio tutto, giri intorno a loro- non a caso la pubblicità della Vodafone..il mondo intorno a te - e sono quindi anche convinti di poter cambiare tutto.
Ci sono tuttavia cose eventi fatti che non possiamo cambiare ..la scelte di alcune persone care o molto più influenti o importante di noi, la morte, la malattia, la guerra in Libia, la finanziaria, la mattanza delle foche in Canada, la stupidità di alcuni comportamenti umani....cose, fatti ed eventi che non dipendono da Noi e quindi...ad impossibilia nemo tenetur dicevano i latini. Ovvero è inutile sprecare energia laddove nulla puoi fare...è meglio arrendersi a ciò che è o prendere atto...Quindi la domanda nuova è “ Dove ripongo la mia energia affinchè abbia un risultato efficace ? “Quali cose, eventi, fatti nella mia vita posso cambiare?”Di certo non posso cambiare gli altri, dal marito al cliente, al Presidente.
Posso solo cambiare io nei loro confronti, ossia il mio atteggiamento, il mio modo di pormi o di essere nei loro confronti: li devo accettare così come sono e solo una volta accettati così come sono posso decidere io che mossa fare ..restare, restare con degli stratagemmi o prendere le distanze.
Non posso cambiare la vita che è sempre in mutamento proprio perchè è vita e quindi invece che resistere al mutamento mi conviene adeguarmi al movimento e seguire il flusso.
Non posso cambiare la morte perchè arriva per tutti e non posso fare altro che accettare e vedere la malattia e da lì decidere cosa poter fare....
Il problema di fondo è resistere a ciò che è, canta il mio amico Franco Dessì nelle sue canzoni che fanno bene al cuore...Sempre Franco canta di “Problemi che nascondono grandi opportunità “
E ora veniamo al dolore della mia spalla, iniziato a fine maggio in un seminario tenuto da un'anima molto accogliente e amorevole quale il Dott. Mancaniello - ndr parlo di anima in quanto il corpo del Dott. Mancaniello non è più con noi- e dalla sua splendida moglie Mary Rose.
L'ultima esperienza corporea che ci ha fatto provare Leopoldo è stato appunto un esercizio di resistenza alla caduta del fisico a terra, ossia dovevamo resistere alla caduta a terra fino a che stremati non saremmo caduti. Lo scopo era appunto assaporare il piacere , una volta caduti, della resa a ciò che è, e notare come fosse naturale cadere e invece quanta energia inutile fosse stata sprecata per resistere …Chiaramente io ho resistito molto alla caduta...
Da allora la mia spalla è dolente e a volte non mi fa dormire..E' forse un sintomo fisico di quella bambina “ in generale” che soffre di sindrome di onnipotenza....???
E non nego a volte che da strega quale sono mi ribello a ciò che è ...perchè ….fa parte di me, del mio essere strega e credere alla magia delle enormi potenzialità dell'uomo e ..quanto ai limiti...beh me li ricorda la mia spalla dolente …
Ma domani provo un'altra terapia , l'ennesima ...l'agopuntura ..non mi arrendo...
Caro Leopoldo- detta proprio come viene in questa notte di fine agosto insonne a causa di una spalla- certo che come ultimo regalo me ne potevi fare uno di meno doloroso...ma a caval donato non si guarda in bocca...e quindi finchè non avrò imparato la lezione mi terrò il mio mal di spalla , Doc!
Perchè...sapete ho visto un posto che mi piace che si chiama mondo dove vivo e dove ogni giorno è una nuova meravigliosa avventura , anche se con una spalla dolente in una notte insonne di fine agosto...


Grazie Leo per la lezione , grazie Attilio per le tue lezioni “in generale” e per esserci, grazie Franco Dessì per le Tue canzoni che fanno bene al cuore e grazie alla Vita!
Grazie a Voi amiche e un bacio a Virginia, la psicotoscanaccia sposata a un valdagnese...
Evi

lunedì 29 agosto 2011

Resilienza: sostantivo singolare, ma soprattutto... femminile!



Riflettevo in questi giorni di vacanza sul fatto che fra i miei pazienti, circa il 90% sono donne. Mi sono chiesta se questo dipendesse solo dal mio interesse per le tematiche di genere o se in realtà fosse indice di un più generale andamento descrittivo della tendenza tutta femminile a scandagliare se stesse alla ricerca di significati.
Qualche sagace maschietto potrebbe dedurne la giustificazione alle sue teorie che tutte le donne sono “da curare”, ma a lui e gli altri rispondo che ci vuole un gran coraggio, una buona dose di consapevolezza e “due palle così” (mi si perdoni il francesismo... ;-), per iniziare un percorso di sostegno o psicoterapia, dunque che si mettano l'animo in pace e accettino di buon grado che qualsiasi donna che intraprenda questa strada dimostra proprio di saper prendere in mano il proprio destino e voler risolvere le cose che la affliggono, una volta per tutte (ovviamente questo vale anche per gli uomini, quando si decidono a varcare la porta del mio studio!).
Qualsiasi sia l'evento che ci porta a fare i conti con noi stesse, sia individuale o relazionale, ci dona una grossa opportunità, ma non ne siamo subito consapevoli.
Quando la persona si siede sul mio divano, fra cuscini colorati e parole intimorite, si sente travolta dagli eventi, percepisce di non potercela fare da sola e umilmente chiede un aiuto. Questo è il primo passo di una grandissima trasformazione.
Non ci si nasconde più a se stesse, non si negano i problemi, anzi, li si vuol vedere e affrontare per uscirne diverse, libere, cambiate.
Per questo mi è venuta in mente questa parola sconosciuta ai più, che la psicologia ha preso in prestito dall'ingegneria, ovvero la resilienza (proprietà di un metallo di resistere a urti improvvisi senza spezzarsi).
Una persona resiliente è invece colei che è capace di affrontare, superare e uscire più forte e trasformata dalle avversità della vita, perché si sa riorganizzare dando un senso a ciò che è accaduto.
Questa capacità umana può essere innata e legata all'ambiente di vita dove la persona è cresciuta, ma anche appresa nel tempo grazie a modelli significativi e di supporto, che aiutino a superare un momento critico fornendo strumenti riutilizzabili poi in autonomia, in tempi successivi e in situazioni simili.
Per me la terapia è questo: aiutare le persone a scoprire dentro di loro risorse finora sconosciute, che le rendano di nuovo autonome lungo il percorso delle loro vite.
Secondo me tutte le persone sono resilienti in nuce, perché dentro di noi esiste una parte inattaccabile dalle avversità (quello che Assagioli chiama il Sé Transpersonale) da scoprire o riscoprire, sede delle nostre qualità e potenzialità, la splendida promessa che siamo e verso la quale tendiamo, nonostante i problemi e gli eventi negativi.
Le caratteristiche essenziali della resilienza sono: la capacità di introspezione, di rapportarsi agli altri, l'iniziativa e l'indipendenza, la creatività, il senso morale/altruistico, il senso dell'umorismo e l'autostima.
Come noterete, alcune di esse fanno già parte del vostro bagaglio di vita, (alcune poi sono più spiccatamente femminili!) ma magari non ci avete mai pensato in termini di possibile applicazione di fronte alle avversità della vita.
Da questa settimana ne prenderemo in dettaglio una per una e vedremo come declinarle nelle sfumature arcobaleno delle nostre giornate, quindi.... Continuate a seguirci!

A tutte voi una luminosa settimana
virginia

mercoledì 24 agosto 2011

La badante sposa


Care Amiche,
allora oggi ci occupiamo di una questione alquanto spinosa…
Del nonno che si sposa la giovane badante.
Per qualcuno è un’emergenza sociale, per molte famiglie una fonte infinita di guai che finiscono con guerre a colpi di carta bollata.
I matrimoni tra badanti dell’Est e anziani pensionati, ma anche improvvise donazioni ed eredità che cambiano indirizzo a sorpresa, sono un fenomeno in grossa ascesa che trova nelle aule di tribunale la conferma di convivenze felici per i diretti interessati ma piene di spine per i parenti. Guardando le fasce d’età tra gli sposi ad esempio, si scopre che per la sola città di Modena il divario tra i coniugi italiani è di 2-3 anni, mentre nelle unioni miste è di 8-10 anni. A favore di chi? Sempre dei neomariti, decisamente più anziani delle loro spose. È quanto si ricava dalla lettura delle statistiche che riportano però solo la media dell’età dei coniugi, e quindi non tengono conto delle punte estreme del fenomeno. Se nel 2008 e nel 2009 la differenza tra maschi e femmine portava queste ultime a essere in media più giovani di nove anni, vuol dire che differenze di 15 - 20 anni sono più che comuni, in cui le badanti fanno la parte del leone.
A ruoli invertiti, quando lei è italiana e lui è straniero, il divario d’età è praticamente azzerato, variando da meno di un anno a un anno e mezzo.
Negli ultimi tempi il fenomeno si va allargando a macchia d’olio.
Nel 2002 l’età media di lei era di 29,3 anni e di 36,4 per lui, arrivando a 30 e 38 due anni dopo e nel 2009 si arriva addirittura a 34 e 43. Bastano queste ultime due cifre, depurate dalla media statistica, per far capire quanto siano frequenti i matrimoni con i capelli bianchi, almeno quando a sposarsi è un uomo.
Per chi si sposa per una seconda volta tutto questo è un dettaglio, vuoi per i precetti della Chiesa cattolica che impediscono il rito ai divorziati, vuoi perchè cambiano le scelte morali di chi decide di metter su famiglia. A partire dal 2002, da quando cioè il matrimonio in Comune ha superato quello davanti a un sacerdote, il numero dei primi è sempre aumentato. L’importante è avere il certificato d’anagrafe in regola con le leggi italiane che vuol dire anche la pensione di reversibilità e una quota dell’eredità in caso di morte, senza tener conto di ricongiungimenti famigliari sempre possibili con fratelli, sorelle, genitori anziani e, perchè no?, con figli, generi e nuore con nipoti. E tutto senza passare dalle forche caudine dell’immigrazione clandestina.
Nei matrimoni civili si tocca con mano il calo di vocazione, visto il boom delle convivenze, ma è tangibile anche la passione e la tradizione per l’anello al dito.
Una riprova? A Modena i divorziati (uomini) si risposano con percentuale tre volte superiore alle ex compagne. Un caso? Forse la conferma impietosa di quanto le donne sognino il matrimonio ma solo prima di viverlo da vicino. “Più lo conosci e più lo eviti” come diceva uno slogan pubblicitario, e in questo i maschi si rivelano più romantici e rassegnati, pronti a reinventarsi una vita (e magari un nuovo divorzio).
Cosa fare se capitasse?
1)Esiste una norma penale che parla di circonvenzione di incapace. E’ quindi opportuno fare un esposto alla Procura indicando con specificità i fatti che inducono i parenti a pensare che si stia raggirando il nonnetto
L’art. 643 del Codice Penale, recante “Circonvenzione di persone incapaci”, stabilisce che
chiunque, per procurare a sé o a altri un profitto, abusando dei bisogni, delle passioni o della inesperienza di una persona minore, ovvero abusando dello stato d’infermità o deficienza psichica di una persona, anche se non interdetta o inabilitata, la induce a compiere un atto, che importi qualsiasi effetto giuridico per lei o per altri dannoso, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 206 a euro 2.065.

2) Sulle pensioni di reversibilita' arriva la norma anti badante. La bozza della manovra di finanza pubblica prevede che dal 2012 una riduzione della pensione di reversibilita' nei casi in cui il matrimonio sia stato contratto da uno dei coniugi dopo i 70 anni con una differenza di eta' di oltre 20 anni. La riduzione non scatta se dall'unione sono nati figli (e sono minori, studenti o disabili) e se il matrimonio e' stato contratto da almeno dieci anni, altrimenti l'assegno viene decurtato del 10% per ogni anno mancante dai dieci. Lo spirito della norma dovrebbe essere quello di scoraggiare alcuni matrimoni di convenienza che vedono l'unione con badanti.

 
E allora …l’insegnamento qual è?
Imparate donne, imparate…
Baci Evi

lunedì 15 agosto 2011

Il danno da vacanze rovinate



Care amiche,
parliamo di vacanze rovinate… e ci mancava pure quello in tempo di crisi..
Eppure..
Il 21/6/2011 e' entrato in vigore il cosiddetto "codice del turismo", il nuovo testo unico che abroga e riunisce tutte le leggi precedentemente emanate nel settore "turismo".

Vengono definite in modo dettagliato, nell'ambito di esercizio di impresa, tutte le varie attivita' di ricezione turistica (albergo, campeggio, etc.), con divieto per gli esercenti di utilizzare denominazioni non corrispondenti ai servizi resi;


Un'ulteriore iniziativa e' la creazione dello Sportello del turismo al quale il turista potra' rivolgersi sia per ottenere informazioni ed assistenza sia per presentare reclami, per la cui gestione pero' si deve attendere un decreto attuativo.

Il codice ha anche riformato parte del codice del consumo. In particolare: * le norme relative ai pacchetti viaggio
vengono abrogate e assorbite dal Codice del turismo, con poche modifiche sostanziali alle regole di base, una delle quali pero' "pesante": nei contratti firmati a distanza o fuori dalle sedi commerciali del venditore puo' essere prevista l'esclusione del diritto di recesso. Per questi contratti viene pero' finalmente messo "nero su bianco" il concetto di "danno da vacanza rovinata", riferendolo al danno "correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso e all'irrepetibilita' dell'occasione perduta" conseguente ad un inadempimento grave del tour operator.* le norme relative alla multiproprieta' restano invece nel codice del consumo ma vengono riformate secondo i dettami della Direttiva 2008/122/CE, recepita dal nuovo codice. Tra le nuove regole: nuovo concetto di multiproprieta' (esteso a tutte le varie forme di godimento a periodi fissi di beni mobili o immobili), creazione di nuove forme contrattuali affiancate alla multiproprieta', estensione del diritto di recesso a 14gg, e nuove tutele per il turista (come i prospetti precontrattuali predefiniti che i potenziali clienti devono sempre ricevere prima di firmare).

Questa la classificazione del codice:STRUTTURE ALBERGHIERE E PARALBERGHIERE
Alberghi: esercizi ricettivi aperti al pubblico, a gestione unitaria, che forniscono alloggio, eventualmente vitto ed altri servizi accessori in camere ubicate in uno o più stabili o in parti di stabile.Motel: alberghi particolarmente attrezzati per la sosta e l’assistenza delle autovetture o delle imbarcazioni, che assicurano alle stesse servizi di riparazione e di rifornimento di carburanti.Villaggi-albergo: esercizi dotati dei requisiti propri degli alberghi e/o degli alberghi residenziali, caratterizzati dalla centralizzazione dei servizi in funzione di più stabili facenti parte di uno stesso complesso e inseriti in area attrezzata per il soggiorno e lo svago della clientela.Residenze turistico alberghiere: esercizi ricettivi aperti al pubblico, a gestione unitaria, ubicate in uno o più stabili o parti di stabili, che offrono alloggio e servizi accessori in unità abitative arredate, costituite da uno o più locali, dotate di servizio autonomo di cucina.Alberghi diffusi: strutture ricettive caratterizzati dal fornire alloggi in stabili separati, vicini tra loro, ubicati per lo più in centri storici e, comunque, collocati a breve distanza da un edificio centrale nel quale sono offerti servizi di ricevimento, portineria e gli altri eventuali servizi accessori.Residenze d’epoca alberghiere: strutture ricettive alberghiere ubicate in complessi immobiliari di particolare pregio storico–architettonico, dotate di mobili e arredi d’epoca o di particolare livello artistico, idonee ad un’accoglienza altamente qualificata.Bed and breakfast organizzati in forma imprenditoriale: strutture ricettive a conduzione ed organizzazione familiare, gestite da privati in modo professionale, che forniscono alloggio e prima colazione utilizzando parti della stessa unità immobiliare purché funzionalmente collegate e con spazi familiari condivisi.Residenze della salute – beauty farm: esercizi alberghieri dotati di particolari strutture di tipo specialistico proprie del soggiorno finalizzato a cicli di trattamenti terapeutici, dietetici ed estetici.
STRUTTURE EXTRALBERGHIERE

Affittacamere: strutture ricettive composte da camere ubicate in più appartamenti ammobiliati nello stesso stabile, nei quali sono forniti alloggio ed eventualmente servizi complementari.Attività ricettive a conduzione familiare - bed and breakfast: strutture ricettive a conduzione ed organizzazione familiare, gestite da privati in forma non imprenditoriale, che forniscono alloggio e prima colazione utilizzando parti della stessa unità immobiliare purché funzionalmente collegate e con spazi familiari condivisi.Case per ferie: strutture ricettive attrezzate per il soggiorno di persone o gruppi e gestite, al di fuori di normali canali commerciali, da enti pubblici, operanti senza fine di lucro per il conseguimento di finalità sociali, culturali, assistenziali o sportive, nonché da enti o aziende per il soggiorno dei propri dipendenti e loro familiari. Nelle case per ferie possono altresì essere ospitati dipendenti e relativi familiari, di altre aziende o assistiti dagli enti di cui al presente comma con i quali sia stata stipulata apposita convenzione.Unità abitative ammobiliate ad uso turistico: case o appartamenti, arredati e dotati di servizi igienici e di cucina autonomi, dati in locazione ai turisti, nel corso di una o più stagioni, con contratti aventi validità non inferiore a sette giorni e non superiore a sei mesi consecutivi senza la prestazione di alcun servizio di tipo alberghiero. Le unità abitative ammobiliate a uso turistico possono essere gestite:
a) in forma imprenditoriale;
b) in forma non imprenditoriale, da coloro che hanno la disponibilità fino ad un massimo di quattro unità abitative, senza organizzazione in forma di impresa;
c) con gestione non diretta, da parte di agenzie immobiliari e società di gestione immobiliare turistica che intervengono quali mandatarie o sub-locatrici, nelle locazioni di unità abitative ammobiliate ad uso turistico sia in forma imprenditoriale che in forma non imprenditoriale, alle quali si rivolgono i titolari delle unità medesime che non intendono gestire tali strutture in forma diretta; l’esercizio dell’attività di mediazione immobiliare relativamente a tali immobili è compatibile con l’esercizio di attività imprenditoriali e professionali svolte nell’ambito di agenzie di servizi o di gestione dedicate alla locazione.Strutture ricettive - residence:
complessi unitari costituiti da uno o più immobili comprendenti appartamenti arredati e dotati di servizi igienici e di cucina autonomi, gestiti in forma imprenditoriale, dati in locazione ai turisti, con contratti aventi validità non inferiore a tre giorni.Ostelli per la gioventù: strutture ricettive per il soggiorno e il pernottamento, per periodi limitati, dei giovani e dei loro accompagnatori, gestite, in forma diretta o indiretta, da enti o associazioni.Attività ricettive in esercizi di ristorazione: strutture composte da camere, ciascuna con accesso indipendente dagli altri locali, gestite in modo complementare all'esercizio di ristorazione dallo stesso titolare e nello stesso complesso immobiliare.Alloggi nell’ambito dell’attività agrituristica: locali siti in fabbricati rurali gestiti da imprenditori agricoli come agriturismo. Ricordiamo che l'agriturismo e' disciplinato a parte, dalla legge 96/2006.
Attività ricettive in residenze rurali (country house): sono le strutture localizzate in ville padronali o fabbricati rurali da utilizzare per l'animazione sportivo-ricreativa composte da camere con eventuale angolo cottura, che dispongono di servizio di ristorazione aperto al pubblico.Foresterie per turisti:
strutture ricettive normalmente adibite a collegi, convitti, istituti religiosi, pensionati e, in genere, tutte le altre strutture pubbliche o private, gestite senza finalità di lucro che offrono ospitalità a persone singole e a gruppi organizzati da enti e associazioni che operano nel campo del turismo sociale e giovanile, per il conseguimento di finalità sociali, culturali, assistenziali, religiose e sportive, al di fuori dei normali canali commerciali.Centri soggiorno studi: strutture ricettive, gestite da enti pubblici, associazioni, organizzazioni sindacali, soggetti privati operanti nel settore della formazione dedicati ad ospitalità finalizzata all'educazione e formazione in strutture dotate di adeguata attrezzatura per l'attività didattica e convegnistica specializzata, con camere per il soggiorno degli ospiti.Residenze d'epoca extralberghiere: strutture ricettive extralberghiere ubicate in complessi immobiliari di particolare pregio storico e architettonico, dotate di mobili e arredi d'epoca o di particolare livello artistico, idonee ad una accoglienza altamente qualificata.Rifugi escursionistici: strutture ricettive aperte al pubblico idonee ad offrire ospitalità e ristoro ad escursionisti in zone montane ubicate in luoghi favorevoli ad ascensioni, servite da strade o da altri mezzi di trasporto ordinari, anche in prossimità di centri abitati ed anche collegate direttamente alla viabilità pubblica.Rifugi alpini: strutture ricettive ubicate in montagna, ad alta quota, fuori dai centri urbani. I rifugi alpini sono predisposti per il ricovero, il ristoro e per il soccorso alpino e devono essere custoditi e aperti al pubblico per periodi limitati nelle stagioni turistiche. Durante i periodi di chiusura i rifugi alpini devono disporre di un locale per il ricovero di fortuna, convenientemente dotato, sempre aperto e accessibile dall’esterno anche in caso di abbondanti nevicate e durante il periodo di apertura stagionale il servizio di ricovero deve essere comunque garantito per l'intero arco della giornata.
STRUTTURE RICETTIVE ALL'APERTO

Villaggi turistici: strutture ricettive aperte al pubblico, a gestione unitaria, allestite ed attrezzate su aree recintate destinate alla sosta ed al soggiorno di turisti in allestimenti minimi, in prevalenza sprovvisti di propri mezzi mobili di pernottamento. I villaggi turistici possono anche disporre di piazzole di campeggio attrezzate per la sosta ed il soggiorno di turisti provvisti di propri mezzi mobili di pernottamento.Campeggi: strutture ricettive aperte al pubblico, a gestione unitaria, allestite ed attrezzate su aree recintate destinate alla sosta ed al soggiorno di turisti in prevalenza provvisti di propri mezzi mobili di pernottamento. In alternativa alla dizione di campeggio può essere usata quella di camping. I campeggi possono anche disporre di unità abitative mobili, quali tende, roulotte o caravan, mobilhome o maxicaravan, autocaravan o camper, e di unità abitative fisse, per la sosta ed il soggiorno di turisti sprovvisti di propri mezzi mobili di pernottamento.Campeggi nell’ambito delle attività agrituristiche: aree di ricezione all’aperto gestite da imprenditori agricoli nell'ambito di un agriturismo (disciplinato a parte dalla legge 96/2006.
Parchi di vacanza: campeggi, a gestione unitaria, in cui è praticato l’affitto della piazzola ad un unico equipaggio per l’intera durata del periodo di apertura della struttura.
Nelle strutture ricettive all’aperto sono assicurati:

- sorveglianza continua della struttura ricettiva durante i periodi di apertura;
- la continua presenza all'interno della struttura ricettiva del responsabile o di un suo delegato;
- la copertura assicurativa per i rischi di responsabilità civile a favore dei clienti.
LE STRUTTURE RICETTIVE DI MERO SUPPORTO
Sono strutture allestite dagli enti locali per coadiuvare il campeggio itinerante, escursionistico e locale. Comprendono quindi le aree di sosta, aperte al pubblico, destinate alla sosta temporanea di turisti provvisti di mezzi di pernottamento autonomo. GLI STANDARD MINIMI QUALITATIVI
Verranno stabiliti da un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) a livello nazionale. Le Regioni poi potranno migliorarli o particolareggiarli.

A livello nazionale verra' anche stabilito un sistema di rating, associabile alle stelle, che consenta di misurare e valutare la qualita' del servizio. Le strutture potranno aderire a questo sistema volontariamente.
LE AGENZIE DI VIAGGIO
Il codice chiarisce il ruolo delle agenzie di viaggio.
Le agenzie di viaggio possono esercitare, congiuntamente o meno, attivita' di produzione, organizzazione e vendita (come intermediari) di servizi turistici (viaggi, soggiorni, pacchetti viaggio, etc.) e/o prestare servizi di accoglienza e assistenza ai turisti.
Rientrano nella categoria anche le imprese che organizzano trasporti (via terra, aerea, mare, fluviale, etc.) quando ad essi sono abbinati servizi aggiuntivi rispetto a quelli strettamente legati al trasporto (crociere, gite, escursioni), nonche' le imprese che svolgono attivita' locali di noleggio di mezzi di trasporto.
Non rientrano nella categoria le imprese che svolgono mera attivita' di vendita o distribuzione di biglietti di viaggio, oppure di cofanetti regalo o voucher regalo che permettano la fruizione di servizi turistici, anche disaggregati.

Rispetto a tali attivita', la denominazione sociale di ciascuna impresa non deve trarre in inganno il consumatore: quindi le parole "agenzia di viaggio", "agenzia di turismo", "tour operator", etc., vanno usate appropriatamente rispetto all'attivita' effettivamente svolta, altrimenti le imprese sono passibili di multa stabilita a livello regionale.
Dal 21/6/2011 le imprese hanno un anno di tempo per adattarsi a quanto sopra, eventualmente cambiando o integrando la propria denominazione.
-I PACCHETTI VIAGGIO

Il codice "assorbe" la normativa prima contenuta nel Codice del Consumo, apportando poche modifiche sulle regole base, una delle quali pero' "pesante": nei contratti firmati a distanza o fuori dalle sedi commerciali del venditore puo' essere prevista l'esclusione del diritto di recesso.

In senso positivo viene invece messo "nero su bianco" il concetto di "danno da vacanza rovinata", riferendolo al danno "correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso e all'irrepetibilita' dell'occasione perduta" conseguente ad un inadempimento grave del tour operator.
"MARCHI" DI QUALITA'
Con prossimi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) verranno fissate le modalita' di assegnazione di alcuni riconoscimenti di qualita' in ambito turistico, introdotti dal codice:
- attestazione di eccellenza turistica "Maestro di cucina italiana", da attribuire annualmente;
- attestazione di eccellenza turistica "Maestro dell'ospitalita' italiana" , da attribire annualmente;
- "Medaglia al merito del turismo per la valorizzazione dell'immagine dell'Italia";
- "Medaglia al merito del turismo per gli italiani all'estero".

I riconoscimenti ottenuti dalle imprese potranno essere utilizzati nella pubblicita', per un biennio, per poi inserirla nel proprio logo o nella denominazione.

LO SPORTELLO DEL TURISTA
Il codice prevede che a livello istituzionale, tramite il Dipartimento per il turismo, venga data assistenza al turista tramite:
- istituzione di un call center per informazioni e assistenza
- istituzione dello "Sportello del Turista" per proporre istanze e reclami nei confronti delle
imprese turistiche che non rispettano la legge.

Al reclamo segue un'istruttoria, durante la quale il Dipartimento puo' chiedere documenti, notizie e dati al turista e all'impresa oggetto del reclamo, con risposta entro 30 giorni.
Salvo i casi in cui vi sia necessita' di reperire ulteriori informazioni, entro 45 giorni dalla ricezione del reclamo il Dipartimento deve dare risposta al turista reclamante. Il termine massimo di gestione del reclamo non dovra' in ogni caso superare i 60 giorni.

L
a procedura di gestione dei reclami dovra' essere fissata da un decreto (DPCM) e dovrebbe poter essere accessibile telematicamente, dal sito http://www.governo.it/Presidenza/DSCT/index.html

CONTESTAZIONI, CONCILIAZIONE E (eventuale) CAUSA
A prescindere dalla possibilita' di rivolgersi allo Sportello del Turista (quando sara' attivo) per l'invio del reclamo, e' consigliabile contestare i disservizi o il mancato rispetto delle leggi direttamente all'impresa turistica, tramite invio di una raccomandata a/r di messa in mora.

Nel caso di mancata o insoddisfacente risposta, il passo successivo possibile e' il tentativo di conciliazione, fattibile davanti al giudice di pace o presso uno degli organismi iscritti nell'elenco dei mediatori tenuto presso il Ministero della Giustizia, tra i quali le camere di commercio, ai sensi di quanto previsto dal D.lgs. 28/2010.
E' possibile anche attivare forme di conciliazione dette "paritetiche", frutto di accordi tra imprese turistiche e alcune associazioni di consumatori.

Per quanto rigurada il danno da vacanza rovinata vi riporto un esempio, ossia quanto ha stabilito la Suprema Corte in una recente sentenza del 2008 n. 10651.
Va risarcito il danno patito dagli acquirenti di un pacchetto turistico “tutto compreso” se, in caso di vacanza compromessa dall’impraticabilità del mare, il tour operator non abbia fornito alternative idonee durante il viaggio. D.Lgs. n. 111 del 1995, art. 12, comma 4, che ha recepito nell’ordinamento italiano la direttiva comunitaria n. 314/1990/CEE. Secondo tale disposizione normativa, nel caso in cui, dopo la partenza, una parte dei servizi previsti dal contratto di viaggio “tutto compreso” non può essere effettuata, l’organizzatore è tenuto a predisporre adeguate soluzioni alternative per la prosecuzione del viaggio programmato oppure a rimborsare il consumatore nei limiti della differenza fra le prestazioni originariamente previste e quelle effettuate, salvo il risarcimento del danno. Nella specie il Tribunale ha riscontrato che l’operatore turistico non aveva adempiuto all’obbligo di attivarsi per offrire al cliente soluzioni alternative nè aveva offerto una parziale restituzione del prezzo.
Due turisti avevano acquistato da un tour operator un pacchetto viaggio “all inclusive” per un soggiorno in un villaggio presso l’isola di Djerba in Tunisia. Purtroppo durante il soggiorno le condizioni del mare venivano gravemente compromesse dallo scarico abusivo di una petroliera al largo della costa ove era sito il villaggio. Ciò nonostante, l’organizzatore non aveva adempiuto all’obbligo di attivarsi per offrire ai clienti soluzioni alternative, né aveva offerto una parziale restituzione del prezzo.


Tutto ciò che ho detto non vale invece in ipotesi di Trasporto Aereo
Il danno da "vacanza rovinata" ha natura contrattuale e non può essere utilizzato nel caso di contratto di trasporto aereo, poiché quest'ultimo non applica la disciplina del Codice del consumo. Quindi, per le valigie perdute e danneggiate può essere risarcito solo il danno così come inteso dalla Corte di giustizia europea nella sentenza 7/5/2010 n. 451243. Con il contratto di trasporto, infatti, il vettore assume l'obbligo a trasferire le persone e i loro bagagli da un luogo ad un altro, non rilevando in alcun modo la finalità del viaggio, mentre nei contratti stipulati con i tour operator la motivazione di svago e di vacanza rientra nel contenuto del contratto, costituendo la causa in concreto di esso, caratterizzando, altresì, l'obbligazione del venditore, che deve garantire la fruizione della vacanza pena l'inadempimento ed il consequenziale risarcimento del danno.

E ora…buone vacanze
Con leggerezza
Evi

mercoledì 10 agosto 2011

La rabbia e altre emozioni "appiccicose"...



Come altre volte è successo in queste pagine virtuali, il tema del giorno nasce da riflessioni provvisorie, durante un mio spostamento in auto, sotto la pioggia della doccia di casa, la visione distratta di un cartellone pubblicitario o l'ascolto di una canzone in radio... proprio come qualche giorno fa, soffermandomi sul titolo del nuovo pezzo degli Hooverphonic “Anger never dies” - la rabbia non muore mai.



Le emozioni che, sdrammatizzando, chiamo “appiccicose”, sono quelle che quando arrivano fai fatica ad allontanare, quelle che hai la sensazione che qualsiasi cosa tu faccia loro rimangono lì tenaci e resistenti, attaccate a noi, impedendoci di essere obiettive e guardare in maniera distaccata alle situazioni o alle persone.
Sto parlando della rabbia, la gelosia, il rancore... le conoscete?
Impossibile non conoscerle, non averle incontrate nel nostro cammino, volenti o nolenti.
Non sono ospiti piacevoli e neppure gradevoli compagne di viaggio, ma spesso, nostro malgrado, ci accompagniamo a loro, che sembrano all'inizio avere una funzione ben precisa, possono addirittura sembrare utili, ma in realtà poi non fanno altro che ostacolarci.
Quando qualcuno ci ferisce, ci fa del male, quando siamo frustrate in qualche bisogno importante, è normale provarle e viverle a fondo, ma dopo?
Bisogna reprimerle oppure lasciare che agiscano in noi? Chi stabilisce il giusto modo e tempo per dar loro spazio e libertà?
Questo tipo di emozioni esigono espressione, inutile volerle imbrigliare in recinti di soppressione perché comunque riuscirebbero ad uscire in altri modi, prendendo la via del corpo e della somatizzazione oppure dell'irritabilità senza scopo o ancora della sfiducia verso nuove relazioni...
Occorre prenderne atto e invece che sopprimerle riconoscerle, perché solo così si possono dirigere verso mete più costruttive.
Se non le riconosciamo, non le chiamiamo col loro nome e assegnamo loro un identità, allora ci perseguiteranno, facendoci consumare molte e molte energie per tener loro testa o perdere del tempo prezioso per andare avanti, obbligandoci a restare sempre con uno sguardo al passato, dove il danno è stato perpetrato.
Ricordiamoci sempre che le nostre emozioni sono una forma di energia: quando noi siamo arrabbiate, colleriche, gelose o piene di rancore, stiamo investendo gran parte delle nostre energie in un progetto, che in quel momento ci lega a quella persona o situazione verso la quale proviamo tutto ciò, tanto quanto ci legava a lei l'amore, la devozione, l'affetto – che hanno solo cambiato il segno, da positivo in negativo.
La chiave di volta per uscire dal circolo vizioso ed essere di nuovo in grado di vivere liberamente è riuscire a recidere quel vincolo di pesanti catene emotive che ancora ci zavorrano a quel progetto scaduto.
Come si fa?
Come vi dicevo prima, innanzitutto occorre riconoscere di essere in quella condizione, andare a fondo a tutte le emozioni vischiose che sembrano una seconda pelle e in questo modo riuscire a prenderne le distanze, ricostruendone la comparsa, contestualizzandole e vivere il dolore che le segue (perché spesso restano a lungo proprio per mascherarlo).
Bisogna guardare in faccia la sofferenza che quei gesti ci hanno provocato, ma una volta per tutte, senza scuse, perché soffrire fa parte del processo per elaborare un disastro emotivo, e lasciarselo poi alle spalle.
Poi occorre una scelta coraggiosa: perdonare.
Il magico unguento che scioglie quelle appiccicose emozioni non è altro che il perdono , l'unica occasione per essere di nuovo libere.
Ma, come dice nel suo bel libro Piero Ferrucci* “perdono non significa condono”: non è semplicemente mettere una pietra sopra e far finta che non sia successo nulla, anzi, è proprio il contrario, ovvero “ho ben chiaro il danno che mi è stato fatto e mi premunisco affinché non si ripeta”.
Quindi come sempre si tratta di un processo, un percorso di crescita a tappe da elaborare, senza lasciare nulla al caso, impegnandosi nel trasformare ciò che sembra solo fastidioso in qualcosa di propulsivo e nuovamente vitale, perché come giustamente ci ricordano anche gli Hooverphonic “la rabbia non muore mai” perché “è parte della vita.. è parte di te”.

virginia

* P. Ferrucci "La forza della Gentilezza" Ed. Mondadori

giovedì 4 agosto 2011

Bellissime..con i fiori



Abbiamo parlato del nostro rapporto col corpo (se hai perso il post lo trovi qui), così mi sono venuti in mente dei rimedi floreali che ci possono aiutare in situazioni particolari per recuperare il contatto con il principio transpersonale della Bellezza, che trascende la sola espressione attraverso il corpo fisico, ma ci mette in contatto con quella luce interiore che può trasparire dalla nostra persona, per nutrire l'altro e non accecarlo, come specchietto per le allodole.
Vi voglio descrivere due rimedi, appartenenti ai sempre più conosciuti repertori floreali californiano e australiano.
PRETTY FACE, come dice il suo delizioso nome, è un fiore californiano utilissimo ogniqualvolta ci si identifica troppo con il proprio aspetto esteriore, attribuendogli un'eccessiva importanza, rischiando di essere condizionate, nella valutazione di sé, dai canoni estetici imposti dall'esterno. Quando siamo in questo stato d'animo, se per qualche motivo, il fisico non risponde più a questi criteri considerati oggettivi, si finisce per sentirci inadeguate, insicure e provare vergogna o rifiuto per il proprio corpo. Utilissimo per le persone che non accettano i cambiamenti dell'immagine legati al passare del tempo, ma anche quando ci si sente brutti, inadeguati dal punto di vista fisico.
FIVE CORNERS è il fiore australiano indirizzato all'apprendimento delle lezioni universali dell'autostima e dell'accettazione di sé, perché aiuta a sentirsi sicuri della propria bellezza interiore ed esteriore, a tutti i livelli, non solo quelli dei canoni estetici. Fra le situazioni per cui è indicato questo rimedio, mi preme segnalare quella in cui la persona fa di tutto per non apparire, per non mostrarsi perché non si sente all'altezza, non si piace: questo può avvenire con una chiusura in sé stessi ma anche con un abbigliamento scialbo, incolore, con poca cura di sé, accompagnata da pensieri del tipo “inutile che mi metta carina, tanto non serve a niente perché me non mi noterà mai nessuno...”.
A tal proposito, Ian White nel suo libro, suggerisce un esercizio molto interessante da fare ciascuna a casa sua, per liberare le energie di bellezza respresse in ciascuna di noi, che chiama “la tecnica della borsa allegra e dei fazzoletti”. Consiste nel mettersi di fronte alle ante aperte del nostro armadio e cominciare ad eliminare tutti i capi che ci imbruttiscono, quelli che usiamo per infagottarci, ma anche quelli comprati per tempi migliori (tipo quando avrò perso tot. Chili...) - e quindi ci fanno sentire inadeguate – o che facciamo fatica a buttare perché “chissà, prima o poi torneranno di moda”- e invece ci fanno restare inchiodate a un'immagine di noi che non esiste più e ci impedisce di vedere la bellezza che sprigioniamo oggi. Ecco che allora potremo creare spazio per nuovi capi coi quali sentirci bene, una borsa allegra di colori e nuova vitalità. Vi starete chiedendo: e i fazzoletti? Servono per le lacrime, vere o interiori, versate per elaborare il lutto di una parte di noi che ha fatto il suo tempo, che non ha più ragione di esistere e deve cedere il posto al nuovo.
Come si usano, questi fiori di cui vi ho parlato, se ritenete di averne bisogno? Potete usare uno o l'altro, a seconda di dove vi rivedete di più.
I californiani si usano nella medesima posologia dei fiori di Bach, ovvero 4 gocce per 4 volte al giorno, mentre l'australiano si usa 7 gocce al mattino e 7 la sera.

Liberate tutta la bellezza che c'è in voi,
buon fine settimana!
virginia

lunedì 1 agosto 2011

Dallo sforzo alla forza nelle relazioni professionali



Oggi "ospitiamo" fra le nostre pagine, le parole di Marco, formatore e consulente, che insieme a Evi si occupa di Costellazioni Aziendali, condividendo con tutte noi il lavoro di crescita personale svolto in un'ottica di incontro e confronto, piuttosto che di conflitto:  

 Spesso nella mia professione di formatore e consulente incontro persone impiegate nei contesti professionali più diversi: dalla scuola all'università, dagli enti pubblici a quelli privati, dalle aziende alle imprese no-profit.
Si tratta di persone accomunate da obiettivi e difficoltà simili: gli obiettivi sono di migliorare la quantità e la qualità del proprio lavoro per soddisfare bisogni personali e dell'organizzazione con cui collaborano. Le difficoltà più frequenti sono quelle di fare fronte a problemi di tipo relazionale e di trovare soluzioni efficaci e problemi che ciclicamente si ripresentano.
Noto come nell'esperienza con i clienti mi aiuta un atteggiamento di accettazione delle difficoltà di cui ciascuno è portatore; il primo passo è il riconoscimento della persona e dei problemi sentiti come freni al proprio sviluppo personale e professionale. Il secondo passo è quello di porre una domanda “come meglio di così?” questa apertura porta il piano della relazione sui binario della ricerca di soluzioni piuttosto che indugiare sul problema.

La relazione formativa e di coaching è orientata allo sviluppo delle potenzialità e delle risorse di cui ogni persona è portatrice. Spesso il problema reale non è nella mancanza di risorse o soluzioni ma nell'abitudine di guardare ad una situazione sempre e soltanto in una maniera, quella che ha generato il problema.
Un altro tema cardine è promuovere la consapevolezza di chi sceglie di rivolgersi a noi per una consulenza, il percorso breve o lungo che sia, si fonda sull'intento di rendere autonomo il cliente di sperimentarsi protagonista del cambiamento che ha scelto di iniziare.

Una metodologia in perfetta sintonia con questo modello di lavoro sono le Costellazioni Aziendali, si tratta di vere e proprie simulazioni dal vivo, in gruppi più o meno ampi viene scelto un tema professionale, la persona proponente viene invitata dal conduttore a scegliere tra le persone presenti dei rappresentanti per i soggetti coinvolti, ad esempio il capo con cui ho difficoltà di comunicazione, il collega con cui ho un rapporto di forte conflittualità e così via.
Per rendere l'idea uso le parole di Lorenzo Campese, un caro amico con cui collaboro per queste attività di formazione e consulenza evolutiva. Si tratta di parole rivolte a chi non ha mai sentito parlare di costellazioni...“ Immagina la bellezza di poter simulare le relazioni con le persone professionalmente importanti senza doverle coinvolgere direttamente...immagina di avere un gruppo di persone a tua disposizione per osservare e comprendere i nodi relazionali e trovare le opportune situazioni”
Le costellazioni aziendali ci permettono di esplorare diversi temi della nostra vita professionale, di dare corpo alle nostre difficoltà, di cominciare a vedere le soluzioni ai problemi ci orientano ad una dimensione professionale in cui sostituire lo sforzo sterile che ci demotiva, con la forza, con la consapevolezza di essere in grado di scegliere e migliorare la propria storia professionale.

In questi campi è più facile passare all'azione che parlarne, quindi l'invito è di sperimentare l'efficacia di questo ed altri strumenti, lasciandosi ispirare, guidare da un piccolo sorriso che spontaneamente nasce quando entriamo in contatto con qualcosa di interessante per noi stessi.

Buon proseguimento,
con l'augurio di trovare la vostra “frequenza professionale” preferita.
Marco Marson