lunedì 31 gennaio 2011

Le mamme lo sanno...



Oggi voglio condividere con voi la bellezza di un libro, che parla di un argomento delicato da trattare, perché oggetto di delicati equilibri soggettivi, legati all'esperienza e alla pazienza dei giorni.
Si tratta di "Una madre lo sa " di Conchita De Gregorio.

Stupenda l'introduzione, dove si fa spazio il concetto della contemporanea maternità "fuori norma", intesa come fatto eccezionale, diverso dal filo logico (e naturale) delle cose che andavano una volta...
I vari capitoli sono storie, tratte da interviste o da esperienze di vita, dove viene narrata con umiltà e semplicità ogni sfaccettatura dell'essere madre.
Non c'è elogio né esaltazione, non c'è giudizio né biasimo... tutto è narrato, anche ciò che nessuno vuol vedere o sapere... al lettore la libertà di scegliere la propria riflessione nella sua intimità.
Ed ecco che allora si accavallano tumultuose milioni di emozioni e reazioni: attenzione, rifiuto, tenerezza, invidia, sorrisi leggeri e lacrime di tristezza, commozione profonda, disincanto... volano le ore e sei ancora lì con gli occhi incollati alle parole che raccontano parti di ognuna di noi.

Il libro parla proprio di questo "di quanti siano i modi di essere madre, o di non esserlo affatto. Di quante ombre sia pieno l'amore perfetto, quello tra madri e figli, e di quante risorse inattese. Di quante strade esistano per accogliere quello che viene, quello che c'è. Tanti modi così diversi e tutti senza colpa: i modi che ciascuno trova. Certi drammatici, certi altri invece lievi e pieni di allegria. Dalle donne passa la vita, sempre. Dalla pancia, dalla testa, dalle mani, dai ricordi. Dalla capacità, dal desiderio di tener dentro, e a volte anche dall'impossibilità di farlo. E una madre tutto questo lo sa" (Tratto dal risvolto di copertina).
virginia

venerdì 28 gennaio 2011

Su Autostima e dintorni...



Non so bene perché, ma non ho mai avuto molta affinità d'uso con la parola “autostima”: forse perché la reputo riduttiva e anche un po' freddina, a dire il vero, rispetto a quella molteplicità di senso e di significati cui il suo svelamento rimanda.
Non parliamo poi di tutte le circonvoluzioni linguistiche usate per spiegarla: il processo soggettivo di valutazione e autopercezione in base al valore che ci diamo.
Troppo mentale e didascalica per i miei gusti.
Così ho pensato di snocciolare pensieri in libertà, facendo emergere ciò che ho appreso sulla mia pelle.

Autostima a me fa pensare alla favola del Brutto Anatroccolo e alla Bella e la Bestia.
La prima ci ricorda che non siamo noi sbagliati, ma spesso in compagnia delle persone sbagliate (per approfondire clicca qui); la seconda rammenta che è solo quando siamo visti nel profondo dell'anima, al di là delle corazze difensive che ci siamo costruiti (o che, come coriacee scorie, ci hanno ricoperto nostro malgrado), ci possiamo davvero abbandonare all'amore, con fiducia e libertà.

Autostima è conoscere  i propri bisogni, prima ancora che amarsi e accettarsi in ogni manifestazione di sé. “Se non sono me stesso, chi lo sarà per me? E se non ora, quando?” recita il Talmud, ma per poter essere se stessi occorre essere in contatto con la linfa vitale dei nostri bisogni, necessari per l'autorealizzazione. Scriveva Roberto Assagioli che “il risultato della soddisfazione delle esigenze superiori è Gioia”, poiché ciascuno ha la propria via per appagare l'anima, il proprio Sé, l'essenza immutevole rispetto alla personalità. Quando sono in armonia con la mia strada, lungo la quale posso diventare ciò per cui io trovo senso e significato, sono immune dall'opinione altrui, sono a posto con me stessa, felice.

Autostima è semplicemente osservarsi: un'osservazione obiettiva della multiforme realtà dell'animo umano, con lo stupore che caratterizza i bambini, non con il giudizio dello sguardo cinico e distruttivo del peggiore adulto.

Autostima è il coraggio di vedere e toccare con mano le proprie ferite e rendere loro onore. E' mettere sotto il cono di luce le nostre ombre, soffrire e resistere alla voglia di fuggire via lontano, ma poi perseverare e infine esultare perché ci liberiamo di inutili zavorre che ci impediscono di andare avanti.

E ancora, autostima è legata al concetto di libertà di espressione.
Quando sono consapevole della mia molteplicità, e la vivo come ricchezza, non mi vergogno di manifestarmi in tutte le mie parti, conscia che non subirò una depotenziazione di valore, nonostante alcune possano essere fastidiose o criticabili, col pensiero sempre rivolto alla possibilità della trasformazione.

Autostima è quando un'altra donna ti dice “sei bellissima”, ma non perché stai indossando l'abito che tutte vorrebbero o le scarpe all'ultimo grido, sei appena stata dal parrucchiere o dall'estetista...no, semplicemente perché irradi una luce e un'energia che fa bene a chi sta intorno, perché sei in pace con te stessa e sprigioni calore umano.
virginia

giovedì 27 gennaio 2011

Buongiorno Principessa: l'amore, oltre tutti gli orrori

Avanziamo ora nell'oscurità, inciampando sulle grandi pietre attraverso pozzanghere lunghe dei metri, che costellano la strada d'accesso. Le sentinelle non smettono di urlare e ci spingono avanti col calcio dei fucili. Chi ha piedi coperti da troppe ferite, si appoggia al braccio del vicino, i cui piedi sono meno dolenti. Non parliamo, quasi; il gelido vento dell'alba lo sconsiglia. La bocca nascosta dal bavero rialzato della giacca, il compagno che cammina accanto a me sussurra d'un tratto: “Tu, se le nostre mogli ci vedessero ora...! Spero che nei loro Lager stiano meglio di noi. Vorrei che non sospettassero neppure che cosa ci succede”. Improvvisamente, ho di fronte l'immagine di mia moglie. Mentre inciampiamo per chilometri, guardiamo la neve o scivoliamo su lastre ghiacciate, sempre sorreggendoci a vicenda, aiutandoci gli uni con gli altri e trascinandoci avanti, nessuno parla più, ma sappiamo bene che ognuno di noi pensa a sua moglie. Di tanto in tanto guardo il cielo, dove impallidiscono le stelle, o là, dove comincia l'alba, dietro una scura cortina di nubi: ma il mio spirito è ora tutto preso dalla figura che si racchiude nella mia fantasia straordinariamente accesa, e della quale non ho mai avuto sentore prima, nella vita normale. Parlo con mia moglie. La sento rispondere, la vedo sorridere dolcemente, vedo il suo sguardo, e – corporeo o meno – il suo sguardo brilla più del sole che si leva in questo momento.
D'un tratto, un pensiero mi fa sussultare: per la prima volta nella mia vita, provo la verità di ciò che per molti pensatori è stato il culmine della saggezza, di ciò che molti poeti hanno cantato; sperimento in me la verità che l'amore è, in un certo senso, il punto finale, il più alto al quale l'essere umano possa innalzarsi. Comprendo ora il senso del segreto più sublime, che la poesia, il pensiero umano ed anche la fede possano offrire: la salvezza delle creature attraverso l'amore e nell'amore! Capisco che l'uomo, anche quando non gli resta niente in questo mondo, può sperimentare la beatitudine suprema – sia pure solo per qualche attimo – nella contamplazione interiore dell'essere amato. Nella situazione esterna più misera che si possa immaginare, nella condizione di non potersi esprimere attraverso l'azione, quando la sola cosa che si possa fare è sopportare il dolore con dirittura, sopportarlo a testa alta, ebbene, anche allora, l'uomo può realizzarsi in una contemplazione amorosa, nella contemplazione dell'immagine spirituale della persona amata, che porta in sé. […]
“Alt!” Siamo arrivati al cantiere. “Ognuno vada a prendere i suoi arnesi; ognuno prenda piccone e badile”. E tutti si precipitano in una capanna buia, per riuscire a prendere una vanga maneggevole e un solido rampone. “Vi decidete a far presto, porci?” Di lì a poco siamo nel fosso, ognuno al suo posto di ieri. […]
In quell'attimo mi turba un pensiero: non so affatto se mia moglie vive! E capisco una cosa – l'ho imparata in questo momento: l'amore non si riferisce affatto all'esistenza corporea di una persona, ma intende con profondità straordinaria l'essere spirituale della persona amata: il suo “essere così” (come dicono i filosofi). […]
In quell'attimo scoprii la verità di quelle parole del Cantico dei Cantici:

Mettimi come sigillo sopra il tuo cuore
............................................
poiché forte come la morte è l'amore
(VIII, 6)

(tratto da V.E. Frankl Uno psicologo nei lager, pagg. 73-76)


virginia

mercoledì 26 gennaio 2011

Da ricordare...


                                                                   Le cortesie più piccole
                                                                  piantano sorrisi come semi
                                                                   che germogliano nel buio
                                                                              (Emily Dickinson)

martedì 25 gennaio 2011

Corpo: questo ostentato sconosciuto

Magritte "Le Viol" (1934)


Inevitabile parlare del corpo in questo periodo di grandi polemiche: oltre alle continue bagarres pseudo-politiche degli ultimi giorni, si sta facendo largo già da un pezzo una nuova consapevolezza tutta al femminile che denuncia l'uso, anzi, l'abuso del corpo delle donne come oggetto, feticcio, merce di scambio (su questo rimando ai numerosi blog e siti citati in altri post) rispetto ai prodotti pubblicizzati che magari non appaiono neppure nell'immagine incriminata.
Il discorso però si fa per me più ampio, voglio provare ad andare all'origine di questa pandemia di sensualità e sessualità a tutti i costi, che si trasmette attraverso lo sguardo che si posa su un cartellone pubblicitario, sfogliando le pagine di una rivista o semplicemente guardando la tv. E parlando proprio con un addetto ai lavori qualche giorno fa, mi è stato confermato che ciò che si ricerca nelle azioni promozionali, a prescindere quasi dal prodotto, è il rimando al sesso o comunque a un messaggio scioccante, forte, invadente “purché se ne parli...” (vedi l'ultima trovata di Oliviero Toscani).
È per questo motivo che ho scelto come immagine d'apertura di questo post il famoso quadro di Magritte “le viol” (1934) ovvero “lo stupro” che rappresenta la sostituzione del volto di una donna con i suoi caratteri sessuali secondari.
Ormai il nudo ha sostituito quei volti sorridenti e, andando ancora più indietro anche rassicuranti, delle pubblicità di una volta, dove veniva trasmesso anche un messaggio di tipo emotivo (si associava un valore o un'emozione positiva al prodotto, che diventava appetibile), lasciando adesso solo uno stimolo, più o meno allusivo, di tipo erotico (anche le fotografie dove le modelle sono vestite, spesso celano posture che lasciano poco spazio all'immaginazione), lasciando intendere che forse – inserisco la dubitativa per sperare che non sia un processo irreversibile e universale – la trasgressione del sesso (ma davvero ormai il sesso è davvero trasgressivo??) sia l'unico messaggio che riesce a catturare il consumatore.
Io credo che, al di là della deprecabile associazione corpofemminile (ma anche maschile)=oggetto, ormai siamo talmente abituati a vedere corpi nudi che non hanno più alcun effetto davvero stupefacente: occorre aumentare la dose e la carica di trasgressione, perché in realtà ne siamo assuefatti, perché ne siamo bombardati, perché purtroppo la nudità è “indossata” come una maschera, già a partire dalle ragazzine che mostrano orgogliose le loro foto su facebook, mezze nude e in pose provocanti. E' questo il vero problema: il modello che inevitabilmente viene imitato.
Non voglio essere moralista né tantomeno bacchettona, sono la prima che resta ammirata di fronte a un quadro o  foto di nudo artistico  giocato sulle luci e le ombre, su linee ed equilibri sapienti, ma resto sospesa di fronte all'ostentazione di un corpo che in realtà non è vissuto, incarnato, sentito come sacra unione di carne e di sangue, abitato da istinti e pulsioni ma anche emozioni, storie, portatore quindi di un'identità...Abbiamo tutti un corpo, ma non siamo solo quello: certi corpi invece sono percepiti come portatori del tutto, delle mere figure, vuoti simulacri a due dimensioni di un'immagine che si vuol dare al mondo, più simile alla impalpabile carta patinata che alla tridimensionalità della forma reale. Da lì ai disturbi alimentari il passo è breve...per non parlare poi della svendita di sé come mezzo per entrare in relazione, che sia dietro compenso o meno.
Sono sempre le ricadute nella vita reale a essere le più disastrose: è lo stupro delle anime ancor più di quello dei corpi a lasciare segni indelebili.
virginia 

lunedì 24 gennaio 2011

Cosa significa essere una donna forte?


Vuol dire essere una donna che, nel senso migliore del termine, si è emancipata. […] quella che ho in mente è una donna attraente, con una vita sessuale attiva, capace di cavarsela da sola senza dover aspettare che un uomo la porti in salvo, che ride facilmente, ama il proprio corpo e quello degli uomini e ha una cerchia di buoni amici, che è curiosa di sapere quel che la vita ha in serbo per lei, che è capace di sostenere il proprio punto di vista e sa come far valere i propri interessi; una donna che guadagna, con una personalità armoniosamente sviluppata e quindi in grado di dare un tocco personale alla propria vita, che sfrutta le conquiste raggiunte dalle femministe per vivere in modo più completo rispetto alla propria madre e alla propria nonna, e che ama gli uomini, che ricoprono un ruolo importante”
Ormai, mie care lettrici, vi sarete accorte della mia "vocazione" a voler risvegliare le potenzialità nascoste in ciascuna, quelle qualità in nuce, delle quali siamo spesso portatrici inconsapevoli (si, perché anche se a noi non sembra, le nostre parti più splendide, sono lì, desiderose solo di essere scoperte e portate alla luce!).
Ecco che allora, anche oggi vi racconto di un libro, uno di quelli da leggere con attenzione e molta pazienza, perché, al contrario di altri più snelli e propositivi fin da subito, questo ci mette di fronte non solo a quelli che sono gli aspetti di luce ma anche a tutte le ombre che occorre attraversare per poter esprimerci al meglio, una volta integrati gli uni e gli altri in un processo che non sempre risulta semplice...
A quante di voi è successo di dover fare i conti con uomini che si sono allontanati dicendo che voi eravate troppo indipendenti, autonome, sicure, intelligenti... oppure uomini che in silenzio hanno preferito rinunciare all'incontro vero con la vostra anima, perché hanno deciso di fermarsi all'apparenza di una immagine di donna forte, non bisognosa, piena di grinta e in grado di prendersi cura di sé? Sono sempre di più le donne che mi raccontano questa realtà (soprattutto le giovanissime) ma sempre di più anche le donne mature che, dopo una vita in cui hanno dovuto manifestarsi nel mondo come dipendenti e fragili, (“accomodanti” è l'aggettivo più usato, quasi a dire che la consapevolezza di essere altro c'è sempre stata ma è stata relegata in attesa di tempi migliori) adesso ritrovano in sé identità dimenticate e faticano ad allineare la propria esistenza su queste note dominanti, ostacolate da compagni che, spaesati, non le riconoscono e preferiscono che rimangano quelle che erano, anche a costo di farle soffrire... e allora i matrimoni si sfasciano, non sempre perché finisce l'amore, ma forse perché cambiare e crescere insieme non è facile... E allora che succede? Succede che spesso siamo noi a modificarci per il bene di entrambi, a tornare sui nostri passi, a chiedere scusa se abbiamo provato a volare con le nostre ali, ripiegandole in noi stesse, privandoci della nostra libertà, che non è quella di andare ma quella di essere...in primo luogo essere riconosciute e poi amate, accettate, onorate, per quello che siamo e non per un immagine spenta e incolore, bisogno di proiezioni altrui. A questo punto sarebbe spontaneo dire (come spesso facciamo!) che la colpa è tutta degli uomini, che non sono all'altezza, che non ci capiscono, che sono loro quelli sbagliati e così via...ma, ahimé, occorre spezzare una lancia in loro favore, perché l'Incontro fra anime, quello vero con la I maiuscola, è possibile, all'interno però di un percorso di vita che si fa in due, con coraggio e devozione reciproca, un passo dopo l'altro, accettando che anche noi possiamo mettere un piede in fallo e avanzare pretese impossibili...
Questa lotta uomo-donna, che la Storch paragona a quella della tigre col suo domatore, in realtà alla lunga è fine a se stessa, perché da entrambe le parti in realtà c'è un pudico desiderio d'amore, di intimità e complicità, di potersi sentire “a casa” l'uno nelle braccia dell'altro, e non solo nella fase del primo innamoramento, anzi, soprattutto poi, quando davvero ci si può abbandonare con fiducia all'altro, perché conosce ogni nostra più piccola sfumatura e stonatura, ma ama anche quella ed è ricambiato nelle proprie.
Beh, mie care, il discorso si fa complicato...spero di avervi donato qualche spunto di riflessione e aver stimolato la curiosità per leggere questo bellissimo testo, che sono sicura riuscirà a districare tutti gli interrogativi che io vi ho messo.
Il titolo è "Donne Forti, deboli con gli uomini forti" di Maja Storch, Edizioni Magi 
Un abbraccio grande.
virginia

venerdì 21 gennaio 2011

Cosa rende felice una donna?


C'era una volta un re che amava molto la sua regina. Ma la regina cominciò a un tratto a dimagrire e sciuparsi, e nessun manicaretto dei cuochi di corte bastava a richiamare in lei appetito e forza. Viveva allora nel regno un ciabattino poverissimo, la cui moglie fiorente il re vedeva passare ogni giorno sotto le proprie finestre, diretta al mercato per acquistare il pochissimo pane che i magri guadagni del marito le consentivano. Conoscendone la condizione di ristrettezza e colpito dal rigoglio della sua bellezza, il re chiese al ciabattino cosa le desse da mangiare. “pane e lingua”, dichiarò il ciabattino, ridendo e stringendosi nelle spalle. Allora il re chiamò i cacciatori e cuochi, chiedendo agli uni le lingue degli animali più rari e agli altri di realizzare le ricette migliori per cucinarle. I cacciatori tornavano con il loro bottino, i cuochi cucinavano, i servi imbandivano la tavola: con scarso appetito la regina mangiò, giorno dopo giorno, quanto le veniva propinato, ma il suo aspetto non migliorò, anzi peggiorò sensibilmente. A quel punto il re che era molto innamorato ma pur sempre il re, impose al ciabattino uno scambio: lui, il re, si sarebbe presa la ciabattina fiorente, dando in cambio al suddito la sfiorita regina. Detto, fatto. E subito la regina cominciò a rifiorire, e subito la ciabattina fiorente cominciò a sfiorire. Furioso, il re chiese al ciabattino quale fosse la magia di cui aveva nutrito quelle donne, visto che oltre al pane nient'altro si era visto entrare in casa sua, minacciandolo di morte se non avesse finalmente svelato il suo segreto. In ceppi, tremante, il ciabattino si disperava, ignaro lui stesso delle possibili risposte. Irato, il re alla fine ricordò quelle parole “pane e lingua” e ne chiese spiegazione: “ho dato alle mie mogli lingue di pappagallo e lingue di cobra, lingue di ermellino e lingue di rondine: qual è la lingua tua che le fa fiorenti?”. Allora il ciabattino rise, e stringendosi nelle spalle dichiarò “pane e parole, maestà, pane e parole”  (da Caputo I. "Di cosa parlano le donne quando parlano d'amore" 2001)


Alla base di un rapporto solido occorre dialogo e voglia di imparare dall'altro chi è nel profondo, senza lasciarsi spaventare da ombre e incongruenze, che una volta affrontate insieme si dissolvono come neve al sole..
virginia

giovedì 20 gennaio 2011

Coraggio e Consapevolezza al femminile_parte 2

Coraggio e Consapevolezza al Femminile_ parte 1

Segnaliamo questo coraggioso e consapevole blog tutto al femminile: da non perdere di vista, per contenuti e informazioni che invitano a riflettere

Donne per il D-Day: Monti di Venere, calendari di donne in difesa dell...: "Sono MONTI DI VENERE, in verità.. luoghi della Dea dell'Amore; non semplici vagine. Comunque, ecco.. il nostro calendario è pronto (occhio..."

...Si comincia con un angolino


si comincia con un angolino di spazio virtuale...perché a volte è difficile ritagliarsi anche quello, mentre ingaggi lotte contro il tempo fra i mille impegni quotidiani, le richieste incessanti del mondo fuori che incalza e delle persone intorno che ti chiedono continua presenza e attenzione.
A volte "mettersi in un angolo" diventa una necessità per respirare e godere della compagnia di noi stesse.. o al massimo di qualche amica fidata e capace di rispettare i nostri bisogni.
Molte di noi sentono la necessità di spazi propri, che non sempre però sono possibili da ritagliare all'esterno..ecco che allora può essere un inizio il ricavare uno spazio interiore, da nutrire, coccolare..pian piano "arredare" con germogli  di consapevolezza che col tempo daranno i loro frutti.
Speriamo con questo spazio di regalarvi tanti preziosi "semini" che riescano a donarvi spunti di riflessione ed evocare tutta l'energia di cui siete portatrici!
virginia

Energia Femminile

                                          

L'energia femminile che ciascuna si porta dentro sfugge a qualsiasi incasellamento o necessità definitoria... a volte  è qualcosa che si svela con pudore, altre volte esplode all'improvviso, altre ancora necessita di stimoli per essere vista e  riconosciuta, di un lavoro paziente e discreto, perché troppo a lungo è rimasta inespressa.
Ognuna però è in grado di riconoscerla, al momento opportuno, perché, anche se misconosciuta,  c'è sempre stata, fa parte di quel bagaglio ancestrale che ci porta a essere quelle che siamo: esseri sensibili e intuitivi, con una grande forza e capacità di resistenza, adattamento, curiosità e creatività, accoglienti e comprensive ma anche coraggiose e temerarie, libere,  protettive e curatrici, portatrici di vita.
Mi piace molto l'immagine che ne dà Clarissa Pinkola Estes: "la natura selvaggia" [...] "quando ne ritroviamo le tracce, è tipico delle donne mettersi a correre forte per riguadagnare il tempo perduto, liberare la scrivania, liberarsi dal rapporto, svuotare la mente, voltar pagina, insistere su un intervallo, una pausa, rompere le regole, fermare il mondo, perché mai più faremo a meno di lei".
A prima vista può sembrare un uragano, un invito a rivoluzionare la propria vita...in realtà è l'invito a recuperare la nostra parte più intima e vera, ad agire con essa, per rendere piena e soddisfacente la nostra esistenza, a partire dalle piccole cose, tutto ciò che nella nostra quotidianità non ci corrisponde e ci impedisce di crescere.
Può essere un pensiero o una convinzione disturbante, un'emozione che agisce indisturbata, una parola, una frase malcelata, qualcosa che preme per essere detto..o fatto...
La nostra vita è piena di piccoli passi, grandi occasioni,  con i quali iniziare un lungo viaggio..verso "la splendida promessa di ciò che possiamo  diventare" (R.Assagioli).
Buona partenza a tutte!
virginia

Welcome women

Donne in Contatto è un spazio per tutte le donne.
L'idea nasce dalla nostra  passione-vocazione di permettere alle potenzialità di ogni donna di riuscire ad emergere e venire espresse, per arricchire la propria vita ma anche quella di coloro che le ruotano attorno...
Donne in Contatto  è un mondo che accoglie, comprende, coopera, sogna, desidera, progetta, orienta, supporta e sostiene, in maniera flessibile, morbida, tenera, costante, determinata, unica... perché unica è ogni donna che vi si rivolge.
Tutto questo rappresenta un servizio in nuce, da sviluppare, coltivare e al quale dedicarsi con impegno e passione...
questi sono i suoi primi passi... noi vogliamo che non rimanga solo un sogno, e voi? ;-)