lunedì 31 agosto 2015

La sindrome di Peter Pan



Ben trovati a tutti!
Eccomi di nuovo qui dopo un mese di assenza per le vacanze.
Voglio ricominciare partendo dall'approfondire alcuni argomenti che deduco siano fra i bisogni di conoscenza di chi mi legge, dato che ne trovo traccia fra le parole chiave digitate da chi arriva al mio blog.
Una di queste è “sindrome di Peter Pan” oppure nella variante “sindrome di Peter Pan femminile”.
Molto tempo fa vi ho parlato della sindrome di Wendy (qui) dove descrivevo l'atteggiamento e i bisogni inconsci della donna – ma non è da escludere che sia un processo solo femminile, anche se la cultura porta le bambine al prendersi cura più dei maschi – nel provvedere alle necessità di Peter, l'eterno partner-bambino che non cresce mai.

Questo mese ho riletto “Peter Pan e Wendy” di James M. Barrie, con uno sguardo che potesse cogliere dietro le metafore della narrazione, i significati profondi per comprendere un fenomeno.
La prima cosa che ho notato, e che dà l'incipit alla storia, è l'incontro di Peter con la mamma di Wendy, occasione in cui lui per sfuggire alla tata-cane dei bambini perde la sua ombra che rimane tra le fauci dell'animale.
L'ombra nella psicologia del profondo (ne abbiamo parlato qui) è la sede di tutte le pulsioni e contenuti rimossi alla coscienza, insieme di meccanismi che ci appartengono ma di cui non siamo consapevoli.

Il fatto che nella storia l'ombra di Peter resti tra le fauci del cane è significativo: la signora Darling nonostante sia un'adulta, si lascia comunque un po' abbagliare da Peter Pan che le fa una smorfia coi suoi dentini di latte, perché anche lei un tempo lo conosceva.
Questo particolare è pregnante: è come se la signora Darling, nel suo essere stata altrettanto sprovveduta da bambina, non sia in grado di mettere in guardia la figlia dai pericoli – l'ombra appunto – di quel ragazzino dall'immagine/maschera leggera e innocente.
Gli unici a percepire il pericolo sono il cane (simbolo degli aspetti più intuitivi della psiche) e il padre dei bambini (il maschile vigile e obiettivo)

sulle prime egli ne rise, ma si fece pensieroso alla vista dell'ombra. Non è di nessuno di mia conoscenza – disse, esaminandola attentamente – ma mi sembra quella di un furfante.”

La perdita dell'ombra da parte di Peter rappresenta ciò che avviene nella realtà di questi uomini-fanciulli: sono così inconsapevoli di se stessi che i loro lati ombra vengono agiti come difesa quando qualcosa o qualcuno ostacola questa immagine idealizzata del mondo e della vita.
L'ombra si manifesta con la freddezza emotiva, il distacco, l'incapacità di amare e rischiare di essere totalmente in una relazione. Così se contraddetti divengono scontrosi, mettono il muso, fanno sentire in colpa...
Ma a cosa è dovuto tutto questo?
Torniamo alla nostra storia e al dialogo fra i due bambini.

scusa – disse – volevo dire: qual è l'indirizzo che trovi sulle tue lettere?
io non ricevo lettere!
ma almeno dalla tua mamma...
- non ho una mamma – non l'aveva e non desiderava neppure averla. Le riteneva persone sopravvalutate. Così lui pensava, ma era proprio vero? Wendy sentì subito di trovarsi di fronte a una tragedia.

[...]

Credo di essere piuttosto giovane – disse – sono scappato di casa il giorno stesso in cui sono nato. […]
Fu colpa dei miei genitori – spiegò a bassa voce – sentii che parlavano di che cosa avrei fatto una volta uomo. Non voglio diventare un uomo. Voglio restare per sempre bambino e continuare a giocare.

La ferita originaria di Peter sta proprio nella scissione interiore rispetto alla figura della madre, alla quale segue la negazione del bisogno di lei verbalizzata, ma poi inconsciamente ricercata nei comportamenti.
Facendo il bambino non fa altro che elicitare la risposta di accudimento di Wendy, che in questo modo può giocare a essere la mammina, ma allo stesso tempo di fronte alle sollecite cure di lei, ecco che emerge l'ombra attraverso le esternazioni di noia, fatica, allontanamento.
Gli uomini-Peter Pan conservano nella loro interiorità questa scissione fra mamma buona e mamma cattiva e la proiettano sulla loro partner alla quale è riservato l'ingrato compito di dimostrare che si sbagliano.
Fare i bambini garantisce che ci sia sempre una madre buona che si prende cura di loro.
I problemi arrivano quando le partner chiedono responsabilità, quando hanno problemi che richiederebbero di essere in due e di potersi affidare a qualcuno, oppure quando esauste si creano spazi personali e di dedicano a loro stesse, stufe di dover sempre elemosinare attenzioni che arrivano solo attraverso lo scherzo, il gioco, la leggerezza.
Così facendo incarnano all'improvviso la madre cattiva e indisponibile, quella madre che lo stesso Peter nel romanzo ricorda con dolore:

- molto tempo fa anch'io la pensavo come te. Ero convinto che la mia mamma avrebbe lasciato aperta la finestra per me, così me ne stetti lontano molte lune prima di tornare. Ma la finestra era sbarrata. Mia madre mi aveva dimenticato e nel mio letto c'era un altro bambino – ora se fosse vero o no, è un'altra faccenda, ma in quel momento Peter era convinto di raccontare proprio la realtà.

Ecco perché il Peter Pan fugge dalle richieste e si dimentica qualsiasi cosa. Questo fa sì che ci sia chi lo fa al posto suo, e in questo modo si garantisce dalla propria compagna una presenza costante, assidua e confortante, al fine di sventare la paura inconscia dell'abbandono.
A volte queste coppie sono molto longeve, proprio perché anche la donna Wendy agisce inconsapevolmente il suo ruolo di piccola adulta che ripara le proprie ferite.
Altre volte finiscono quando la donna matura e come Wendy decide di crescere e lasciare Peter nella sua realtà illusoria.
Ed è quest'ultimo il finale migliore per questa storia.

Buona settimana
virginia