venerdì 27 aprile 2012

Per amore...


Lo strumento delle Costellazioni familiari mi permette ogn volta di meravigliarmi rispetto alla FORZA DELL' AMORE. Nel campo morfogenico si spiegano forze ataviche , legami forti, non detti, segreti, vittime e carnefici...eppure tutto avviene per amore...un amore miope, cieco, mal posto, irretito, non in ordine...ma per amore.
E mi spiego con qualche esempio..
La classica eredità contesa tra due fratelli, dove morto il padre la madre agevola uno solo dei figli...di solito il tutto finisce in una squallida aula di tribunale davanti ad un giudice annoiato ..Nel campo morfogenico della costellazione la rappresentazione tridimsionale della famiglia potrà fornire una rappresentazione della realtà altra...in una recente costellazione che ho condotto il fratello “derubato” dalla madre e dal fratello scopre che il fratello è in realtà fratello di sola madre...La madre sta proteggendo il suo cucciolo figlio di un amore fedigrafo...perchè non si venga a sapere...
O ancora  ...l'amore per il primo fidanzato, l'escluso, mai dimenticato fa sì che la figlia di una signora trovi lavoro proprio nel comune di residenza di questo suo primo amore...
O ancora, l'amore mal posto di un bambina, che morta la nonna , va ad occupare il posto lasciato dalla  nonna …
O il posto di quel fratello morto..di quell'avo dimenticato morto in guerra...o il figlio che morto il padre dimentica di essere marito, e fa invece il marito della mamma
Nessuno è escluso dal campo..tutti ne fanno parte …

Ogni volta che ho l'onore di condurre le costellazioni mi stupisco della Forza dell'amore, perchè anche il peggiore dei delitti in famiglia si fa per amore...
E se ciò non può e non deve essere una giustificazione mi piace pensare che se aiutato a crescere questo amore , a non essere miope, mal posto, irretito sarà la nostra salvezza , perchè credetemi ha una forza infinita.
E quindi se questo AMORE sarà unito alla consapevolezza questa diade porterà l'uomo alla sua evoluzione più elevata..
Mi piace pensare quindi all'amore, parlarne, osservarlo, scriverne, leggerne, ma vi invito a viverlo, viverlo con consapevolezza, perchè è tutto lì il segreto...
buona vita
evi

mercoledì 25 aprile 2012

Donne coraggiose



Il 25 aprile  è un giorno molto importante per la storia del nostro paese. É la festa della liberazione dell'Italia dal nazifascismo.
Nel commemorare questo giorno va ricordato anche il contributo che molte donne “normali” diedero alla resistenza.  Nei libri di storia non si sente molto parlare di quelle madri, mogli, figlie, sorelle che hanno preso parte attiva e che hanno scelto di lottare per la democrazia. 
Le vogliamo ricordiamo attraverso una poesia di Giuseppe Bartoli

Una farfalla di cenere

Sarà festa grande
al taglio del maggese
per coriandoli di farfalle innamorate
libere dalle culle
dell’amore agreste
Voleranno
verso la vela
tenera del cielo
tra grida pulite
di bambini
frammenti ansiosi
d’albe serene
nati dalla brace
della carne accesa
E tornerà puntuale
il ricordo
della bimba di Bologna
che sognava
una farfalla di fiordaliso
da chiudere
nella gabbia del cuore
Vedo la sua immagine
dibattersi prigioniera
fra i rovi delle schegge
come rosa di macchia
nella siepe
Ogni anno
- per non dimenticare -
un filo di calendule d’oro
illuminerà
il sentiero di cenere
grigio
come la dolcezza
d’un settembre
Angela
non rivedrà più
gronde di luna
né si scalderà
all’abbaino del sole
con occhi
di passero sperduto
Di lei resta solo
un volo immenso
di cenere
che si posò leggero
sui suoi capelli
“come solinga
lampada di tomba”

buona giornata di festa a tutte
Erika

giovedì 19 aprile 2012

Donne si diventa


Donne non si nasce, si diventa
Cara Simone de Beauvoir, grazie di averci lasciato una frase tanto densa di significati, nella quale possiamo osservare i nostri processi interiori con orgoglio.
Non si sa quando, ma arriva un momento in cui cominci a sentirti una donna diversa, o forse, più semplicemente, finalmente una Donna.
Quella D maiuscola non è solo un vezzo femminista, rappresenta una fierezza di essere, di vivere, di irradiare fuori quello che faticosamente hai conquistato dentro.
Avviene quando ti riappropri della tua natura, di quella luce incontaminata che rappresenta solo il tuo essere e ti distingue da chiunque altra.
Avviene quando ti guardi allo specchio e invece di soffermarti sui difetti, ti colpisce quello sguardo pieno e vivo, quando non hai paura di mostrarti così come sei, senza trucco, senza acconciatura.
Avviene quando per strada ti senti padrona del mondo, quando cammini e ti viene da sorridere alle persone, quando ti godi il sole ma prendi il positivo anche della pioggia.
Avviene quando le cose che gli altri ti dicono non hanno il potere di abbatterti ma ti indicano una possibilità di miglioramento, quando ringrazi le avversità perché anche loro hanno qualcosa da insegnare.
Accade e forse non sai neanche tu il perché, o forse si.
Sai che non è successo in un giorno, è qualcosa che si è fatto spazio nel tempo, costruito su delusioni e dolori, oltre che su gioie e vittorie.
È una dimensione intima che da interiore diviene esteriore, man mano che smetti di opporre resistenza al cambiamento in atto.
È quando non ti riconosci più per quella che eri, ma invece che prostrarti questo ti solleva.
È quando scopri parti di te che mai avresti pensato di possedere, o che fino ad oggi hai giudicato pesantemente, mentre adesso senti la necessità impellente di riappropriartene per andare avanti, e magari scoprirne altre.
È anche quando, finalmente, riesci a specchiarti in maniera limpida nello sguardo di un uomo e vedere per la prima volta la Donna che sei, attraverso i suoi occhi pieni di ammirazione e desiderio.
E se non è ancora avvenuto?
Non demordere, il percorso a volte è lungo e tortuoso, ma con coraggio e determinazione puoi arrivare anche a tu a diventare la Donna che sei.

un abbraccio incoraggiante
virginia

mercoledì 11 aprile 2012

Il marito deve sempre pagare?


Ci sono due sentenze nuove della Cassazione a favore dei mariti che voglio evidenziare in quanto manifestano un nuovo orientamento della Cassazione .
La Suprema Corte con sentenza del 22 marzo 2012 n.4571 ha stabilito che l’ex coniuge casalinga può vedersi ridotto l’assegno di mantenimento se ha una potenziale capacità lavorativa. Quando, infatti, si accerta che la beneficiaria è dotata di una specifica qualifica professionale e che il soggetto obbligato ha avuto una diminuzione patrimoniale, è perfettamente legittima la richiesta dell’ex marito di “risparmiare” sul mantenimento.
La Cassazione ha respinto il ricorso di una donna che si era vista ridurre l’assegno perché, pur essendo impossidente e priva di alcuna fonte di reddito, aveva la qualifica di insegnante. Secondo i giudici di merito questa professionalità potenziale le avrebbe consentito di dare lezioni private o collaborare con scuole pubbliche o provate e di non gravare per intero sull’ex coniuge.
La Cassazione ha confermato la decisione sostenendo che la donna, sebbene priva di mezzi economici, non si doveva considerare “pure priva per ragioni oggettive di qualsiasi residua capacità lavorativa lucrativa, essendo anche dotata di specifica qualifica professionale

Un’altra sentenza a favore di un padre, stanco di versare ogni mese 400 euro per il figlio maggiorenne - un trentenne con minilaurea che prosegue gli studi in ingegneria ed è assunto dal 2005 alla Fiat con stipendio di 1500 euro al mese - La Cassazione non è rimasta insensibile al quesito e ha disposto nuovi accertamenti. In primo luogo, la Suprema Corte - con la sentenza 4555 - ha sottolineato, a favore del padre, che la circostanza che il figlio, Davide R., prosegua gli studi non è di per sè «un dato esaustivo» per affermare, come avevano fatto in primo e secondo grado i giudici di merito, il dovere del padre, Roberto R., a proseguire nel versare l'assegno.
La Cassazione ha ordinato alla Corte di Appello di Lecce abbandonare la tesi per cui il proseguimento degli studi imporrebbe sempre l'obbligo del mantenimento, e accertare, piuttosto, se il Davide sia veramente indipendente rispetto «al percorso di studi intrapreso, alle aspirazioni professionali perseguite, all'entità della retribuzione, alle condizioni economiche della famiglia». Invece i giudici di merito avevano detto che siccome Davide si era iscritto alla specializzazione «non poteva ritenersi che avesse conseguito una collocazione adeguata nel corpo sociale». L'obbligo di versare il contributo per i figli maggiorenni - ricorda la Cassazione - cessa quando «il genitore obbligato provi che essi abbiano raggiunto l'indipendenza, percependo un reddito corrispondente alla professionalità acquisita in relazione alle normali condizioni di mercato, o se provi che i figli si sottraggono volontariamente allo svolgimento di un lavoro adeguato.
Per ordine della Cassazione, la Corte di Appello dovrà anche rivedere il diritto della ex moglie di Roberto R. a rimanere nella casa coniugale di Lecce, assegnatale dopo la separazione in forza del fatto che il figlio, nonostante abitasse a Torino, aveva mantenuto lì la residenza e andava a trovarla di tanto in tanto. Per la Suprema Corte, la ex moglie non ha diritto a tenersi la casa solo per ospitare il figlio di tanto in tanto.

E quindi …ad ognuno la propria responsabilità!!!!

Avv. Evi Fongaro

martedì 10 aprile 2012

Vola solo chi osa



In questi giorni mi è tornato sotto mano il libro della “Gabbianella e il gatto” di Luis Sepulveda.

E' una storia per bambini che narra le vicende di una  gabbiana che come ogni anno con uno stormo di suoi simili e altri uccelli migra verso i paesi più caldi in cerca di cibo. Una volta in mare si tuffa per prendere del pesce e viene contaminata dagli scarti di una petroliera. Con le sue ultime forze,  raggiunge la città e affida il suo uovo ad un gatto che le promette di prendersi cura della piccola che sta per nascere. E così il gatto Zorba si ritrova a dover insegnare a volare ad una gabbianella

Nel ripescare questo racconto mi sono venuti alla mente numerosi pensieri perché', come spesso accade, i racconti per bambini in realtà servono più a noi adulti.
La piccola gabbianella cresce convinta di essere un gatto finché ad un certo punto scopre che in realtà non è così. Cade in uno sconforto grandissimo dovuto al non sapere più chi è: non sa a chi appartiene.
Che grande verità! Quanto è importante per noi sentirsi parte di qualcosa o di qualcuno. Noi stessi costruiamo la nostra identità in relazione all'appartenere ad una certa famiglia, ad una certa cultura, ad un certo ceto, ….  Quanta fatica facciamo per crescere in questo modo. Il senso si appartenenza è ciò che permette di andare alla ricerca delle proprie radici. Ci plasma a condividere ideali, pensieri, modi di vivere e di essere non solo per noi ma anche in funzione del gruppo . Ci stimola ad accentuale le similarità tra gli appartenenti al gruppo e le differenze di chi non vi fa parte. Il non rispettare le regole, le norme, le tradizioni del gruppo, poi,  è causa di  delusioni, malumori, rotture.
E se ad un certo punto ci venisse detto che non siamo realmente appartenenti a quella famiglia, o a quel gruppo?
In ambito professionale non mi è inusuale sentire storie di bambini, ormai cresciuti e diventati adolescenti, che scoprono di essere figli adottivi; o storie di genitori che hanno adottato un bimbo e che si trovano  in difficoltà a comunicargli che non è figlio loro per  paura che ciò inneschi la curiosità di andare alla ricerca della sua terra.
Per non pensare ai bambini che vivono l'esperienza dell'affido familiare e che si trovano a vivere contemporaneamente tra due famiglie, sperimentando  costantemente una doppia appartenenza che ha come rischio il non poter in realtà appartenere realmente a nessuno dei due nuclei per timore di ferire l'altro e venire da questo rifiutato.
Alla fine del racconto la gabbianella impara a volare e si unisce ad uno stormo di gabbiani. Spiccare il volo non è  facile: che paura volare quando hai sempre tenuto i piedi per terra. Volare significa mettersi in gioco, rilanciarsi, credere nuovamente in se stessi, nelle proprie capacità e in chi ti sta intorno. Significa avere la forza di fare un nuovo tentativo e di rialzarsi se si inciampa prendendo la rincorsa. Ma, poi, che meraviglia vedere il mondo dall'alto e scoprire che dopotutto era la tua natura; eri veramente tagliato per fare quella cosa.... Ma per capirlo bisogna avere il coraggio di provare. Ecco allora che, vola solo chi osa.

erika

venerdì 6 aprile 2012

Un'arcobaleno di emozioni



Spesso ci mancano le parole per esprimere quello che abbiamo dentro e ci serviamo di metafore, perché meglio rendono giustizia al multiforme susseguirsi di stati d'animo che sfuggono a qualsiasi incasellamento mentale.
Le nostre emozioni sono come le note di una musica, sono simili ai cambiamenti atmosferici, sono in sintonia con le sfumature dei colori della natura.
Molti anni fa, Max Luscher ci ha dimostrato come le corde del nostro stato emotivo, entrino in risonanza con i colori, bypassando gli schematismi mentali che si difendono dal sentire.
Ogni colore manifesta una frequenza vibratoria che viene percepita a livello cerebrale e rielaborata dal sistema limbico, responsabile anche della connotazione delle nostre emozioni.
Oggi vi racconto i colori, le loro influenze su di noi, ma lo faccio attraverso delle immagini, trasformando in parole il colore, arricchendolo di significati, che spero vi siano utili.
Nel farlo mi sono rifatta alla qualificazione di Luscher ma anche ad altre tradizioni come quella della corrispondenza chakra-colori.
Una volta che avete letto, chiedetevi a quale colore vi sentite più affini, quale vi risuona dentro, quale vi suscita rifiuto... poi domandatevi il perché. Anche questi sono spunti per conoscersi meglio. 

Bianco: è l'accecante neve che riluce in una tersa giornata invernale, facendoci sentire un pungente bisogno di nitidezza e candore. E' il cotone sospeso delle nuvole, trascinate su invisibili percorsi aerei, soffice sentire di innocente zucchero filato. È la purezza della vergine e dello spirito. 
Nero: la mancanza di luce, una frustata di diniego e opposizione. Durezza ostentata e desiderio di potere, distaccato bon ton per difendersi dal mondo, contrarietà espressa in un'espressione dura, senza indulgenza. È la notte che tutto nasconde ed ovatta.
Rosso: sangue e pomodoro, segnale di pericolo e ironico naso di clown;  eccitazione diretta a uno scopo. Provocatorio drappo davanti al toro dell'autocontrollo, potente richiamo alla sessualità intensa, vissuta dalle viscere. Il rosso chiama all'appello le energie e le mette in tensione, pronte a schizzare gocce di vitalità, spremute dall'adrenalina.
Verde: tenacia e resistenza di piante secolari, valori portanti e solidi che rendono stabile il cammino; il coraggio fiero del filo d'erba che nasce e svetta verso l'aria, l'apertura alla fertilità e l'amore per la vita. 
Giallo: tonificante vibrazione di energia, la fugace sensazione sul palato di aspri cedri siciliani, la libertà delle vacanze estive, la rivoluzione di qualcosa che ha fatto il suo tempo e necessita di cambiamento; momenti d'euforia della durata di allegre primule d'aprile.  
Blu: intenso velluto dei flutti marini, silenzioso cielo artico; un raccolto spazio di preghiera e contemplazione, la necessità di riposo e tranquillità affondando in un soddisfatto benessere. Leggera e fresca brezza a primavera.
Viola: misteri zuccherini di violette candite, il processo che trasforma, sublima ed eleva, come l'ultima sfumatura di una fiamma; una spiritualità terrena che va oltre l'immagine talare, la ricerca di identità di un'adolescente e la gioia camaleontica di una mamma col pancione.
Rosa: un sognato giardino all'inglese, con tanti boccioli ma senza spine; il barbapapà così grande e avvolgente e i tre porcellini educatori di impegni e fatiche;  la sensualità di un lembo scoperto di pelle, il profumo del talco della nonna. 
Arancio: ricordi di india e spezie, penetrante misticismo quotidiano, fossili insetti ambrati  nel calore di luglio, senso di espansione nella pancia al risveglio con un'energizzante spremuta di vita.  
Marrone: radici nella terra, la fisicità che prende forma e occupa il suo spazio senza vincoli estetici. La cioccolata calda in un pomeriggio di dicembre, un bastoncino di legno liquirizia che dipinge la lingua, il rifiuto animale regalato alla terra, possibilità di rinnovata fertilità.
Grigio: gente d'ufficio, livrea di camerieri o di uno sposo di giorno, un certo equilibrio sobrio oppure un tono melange di sport e sudore. Le lenti dell'obiettività e la mezza misura, capacità di chi vede sfumature e non oppone resistenza.

Auguro a tutte voi una Pasqua di gioia e rinascita, dai colori dell'arcobaleno
virginia

lunedì 2 aprile 2012

Specchio specchio delle mie brame...

Qualche tempo fa ho trovato in un libro di Sarah Ban Breathnach (“Semplice Abbondanza” 1997) il riferimento a un tipo di  meditazione particolare, che può aiutare ciascuna donna a entrare in contatto con la propria vera essenza.
L'ho un po' rielaborata e adesso la propongo anche a voi:

Immagino di essere in una stanza tutta per me... è la mia stanza preferita...può essere reale o immaginaria... so che lì posso essere me stessa... e godere della mia compagnia...
in una parete di questa stanza c'è un grande specchio, con una stupenda cornice dorata...
tutto intorno è circondato da una luce bianca, piacevole e iridescente...
quella luce è l'Amore, e mentre mi guardo nello specchio, mi circonda, mi abbraccia, avvolge e protegge...
nello specchio vedo il riflesso di una donna straordinaria... è bella e raggiante...
ha occhi scintillanti e mi sorride affettuosamente... possiede un aurea forte, sana, vibrante...
chi è quella donna? ho la sensazione di conoscerla da sempre...
ed è così... quella donna è il mio Io Autentico...
trascorro qualche momento con lei e sento che mi trasmette energia e gioia...
osservo com'è vestita...cosa sta facendo... come lo sta facendo... cosa mi colpisce di lei...cosa mi dice...
resto in sua compagnia, e so che posso venire a trovarla quando voglio...
lei aspetta solo di aiutarmi a trovare la strada nel mio viaggio alla scoperta di me stessa...
Pian piano lascio svanire quell'immagine...
la trattengo nel ricordo, come nobile riflesso della mia anima... l'incarnazione della donna perfetta che risiede in me...e mi manda amore per illuminare il mio cammino...
Io sono quella donna... Io sono quella donna...

Quando l'ho proposta come esercizio in un gruppo al femminile, alcune mi hanno fatto notare che nella loro visualizzazione quello specchio non era come io lo descrivevo, ma dico anche a voi come a loro, che sia stato d'oro, d'argento, di legno...non fa molta differenza.
L'importante è il suo contenuto.
Non è neppure tanto importante che ci siamo viste proprio dentro lo specchio: occorre notare tutti i particolari con i quali ci siamo rappresentate nell'immagine visualizzata, anche se solo nel contesto di una stanza o in una sua parte.
Il nostro inconscio quando lo stimoliamo a produrre immagini può risultare un po' anarchico, quindi non sempre obbedisce alla lettera alle indicazioni che gli diamo!
Dobbiamo però registrare in memoria i piccoli ma densi suggerimenti che ci aiutano a capire quali parti di noi aspettano di essere espresse e agite nel mondo per la nostra piena autorealizzazione.
Come Sherlock Holmes in gonnella possiamo mettere uno accanto all'altro i vari segnali che l'inconscio ci dà sotto forma di simboli e immagini e dedicarsi ad uno alla volta, per dipanarne il senso nella nostra vita quotidiana.
Possono essere qualità, aspetti lasciati un po' in disparte, desideri o sogni, limiti da superare.
In ogni caso si tratta di indizi che ci possono condurre alla realizzazione della donna meravigliosa che siamo destinate ad essere.
Roberto Assagioli diceva che “ognuno di noi può e deve fare del materiale vivente della sua personalità, non importa se sia argilla, marmo o oro, un oggetto di bellezza, attraverso cui possa manifestarsi adeguatamente il suo Sé transpersonale”.
Il nostro Sé non è altro che il progetto di vita col quale siamo giunti su questa terra: il principio che ci anima e ci rende radiose nel mondo, perché quando agiamo sulla scia delle sue indicazioni siamo felici ed appagate, perché ci realizziamo a pieno, con tutte noi stesse.
Non ha a che fare con le attività o i possedimenti. È qualcosa che si manifesta dall'interno verso l'esterno, ma senza dover dimostrare niente a nessuno. È ciò che ci fa sentire apposto con noi stesse. È ciò che ci fa vibrare l'anima. È la donna archetipa che ci abita e guida i nostri passi: ciascuna a suo modo.
Perché ognuna di noi è unica e irripetibile. Meravigliosa e stupefacente energia che si irradia.
Tutto questo non è facile da portare avanti giorno per giorno, faticoso renderle onore sempre,  avete ragione.
Ci sono momenti di sconforto, eventi che ci sembrano più grandi di noi, persone che tentano di sopraffarci, ma l'importante diventa non perdere mai di vista la donna in quello specchio. La sua luce e il suo calore a volte può essere la sola lucciola che ci illumina la strada nel buio sconfinato di un percorso ad ostacoli. È ciò che ci fa sperare e sentire che quella via, anche se difficoltosa è l'unica che ci porta fuori, via lontano, ma finalmente di nuovo “a casa”.

“Voglio restare obliqua, spiazzata, confinante, incerta.
Né saprei dove altro mettermi, dove altro stare se non in questa sempre incerta collocazione, l'unica che mi consenta di restare fedele a me stessa.
Di restare, nonostante gli sconfinamenti e la confusione, le continue reinvenzioni e la solitudine, il dolore e la fatica,
una donna.”   
                                (I.Caputo, “Di cosa parlano le donne quando parlano d'amore”. 2001)


virginia