lunedì 30 gennaio 2012

Domande e risposte



Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde” (A. Baricco – Castelli di rabbia, 1991)
Questa frase me la inviò moltissimi anni fa una delle mie più care amiche, in un momento particolare e difficile della mia vita. Gliene sono sempre stata grata. 
Il libro l'ho letto qualche anno dopo e ne sono rimasta affascinata, come sempre avviene di fronte a quella prosa poetica che sono i testi di Baricco (adesso sul mio comodino, in attesa, c'è l'ultimo,  Mr Gwyn).
Quella frase però mi è sempre rimasta dentro, ed è tornata prepotentemente alla memoria, l'altro giorno, quando ho trovato un'altra frase che le somiglia un po' “Ci sono anni che fanno domande e anni che rispondono” (Z.N. Hurston).
Da piccoli ci insegnano che quando ci viene fatta una domanda occorre rispondere, quindi ci aspettiamo che anche quando facciamo domande a noi stessi ci dobbiamo risposte immediate e risolutive. E se invece non fosse così?
A volte, accadono cose che sono come domande, accadono eventi piccoli o grandi che siano, che ci mettono di fronte a esperienze verso le quali non siamo preparati e che ci colgono alla sprovvista, quindi nessuna risposta è pronta per mettere a tacere l'ansia, per porre fine a quell'interrogativo che ci fa stare sul filo dell'incertezza. Ci diamo lo stesso affanosamente da fare per trovare risposte.
Ma LA Risposta, quella che aggiusta e consola, che placa e dona significato, non arriva.
A volte la risposta non c'è.
Non può esserci in quel momento.
Non è ancora stata vissuta, sofferta, maturata o gioita.
Perché per certe risposte è necessario un processo.
Un percorso interiore ed esteriore, perché spesso abbiamo bisogno di attraversare ulteriori esperienze per poter dare un senso a quello che ci è accaduto.
È la vita che risponde. Sono gli anni, il tempo.
A volte ci obbligano a rivedere risposte affrettate, altre volte ci concedono l'illuminazione di una interpretazione inimmaginata.
È così che all'improvviso, mentre stavi facendo tutt'altro, mentre mai e poi mai ti saresti aspettato un'onda anomala emotiva, questa ti colpisce all'improvviso, ti travolge e allo stesso tempo ti riempie di senso, quello sperduto, che credevi di non poter più trovare.
È sorpresa.
È piacere e dolore insieme.
È un qualcosa che si spezza dentro.
Incrina certezze, costruite per necessità, per difesa, per paura.
Col senno di poi, vaghi a ritroso e ti accorgi che i sentori di quel cambiamento di prospettiva erano già nell'aria da un po'... ma li avevi sottovalutati, non ascoltati oppure scacciati, per timore che riaprissero porte ormai chiuse.
Adesso invece tutto è lì, tutto il male, tutto il bene, gli sbagli, le cose belle, tutto insieme inserito in un disegno più ampio, che apre e non limita, che include e non rifiuta.
Quando la vita risponde, è un momento magico.
Quando la vita risponde, possiamo semplicemente partecipare e dirle grazie.  

virginia

giovedì 26 gennaio 2012

Non dimentichiamo...



"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali, in dignità e diritti”,
 (articolo 1 "Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo")

Oggi ricorre la giornata della memoria. E anche noi per non dimenticare abbiamo voluto dedicare la pagina del nostro blog in ricordo di  quegli uomini, donne e bambini vittime di tutte quelle crudeltà che ben conosciamo.
E vogliamo anche rivolgere un pensiero a tutti coloro che, a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati, affinchè il loro coraggio possa essere per noi tutti da esempio in questo mondo in cui troppo spesso ci si dimentica di guardare al di là proprio naso.
Dedico a tutti questa poesia meravigliosa di Anna Frank, che ci ricorda quanto è bella la vita nei piccoli e semplici frammenti quotidiani.
Aprile
Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere Felice.
                                                                
Erika

martedì 24 gennaio 2012

Punti di vista sul maschile...



Sono tornata a Firenze di recente, e in occasione di Pitti Uomo, la piazza della Repubblica era stata allestita con un enorme cubo, cavo all'interno e ospitante dei murales, dipinti da diversi artisti, ispirati a testate giornalistiche, maschili e non.
Fra tutti, mi ha colpito quella di Camilla Falsini, che ha creato per la rivista Io Donna, un opera astratta vestita di rosa, beige, grigio, bianco e rosso, adornata di frasi celebri tratte da interviste a donne famose, che hanno dato il loro punto di vista sul maschile e sul rapporto uomo-donna.
Vi riporto qui di seguito le foto che ho fatto... (mi dispiace, nella fretta ho solo dei particolari!)






Che ne pensate?
Sono molto diverse fra loro... forse come diverse e contrastanti sono in questo momento le vostre opinioni al riguardo.
Non è semplice ridurre in un solo pensiero un bisogno che si è costruito giorno per giorno nell'arco di un tempo variabile per ciascuna e differente per tipo di esperienza e di vita.
Ognuna di queste donne intervistate esprime in un tempo un'opinione sugli uomini ma anche un bisogno reale, ovvero avere vicino un uomo sicuro di sé oppure capace di accettare le sconfitte o addirittura talmente diverso da sé, per poterci andare daccordo.
Quando “scegliamo” qualcuno, le cose che ci piacciono di lui, spesso rappresentano nostri bisogni nascosti, o parti di noi che ancora dobbiamo scoprire: nell'altro possiamo rispecchiarci, non limitandosi all'immagine esteriore ma vedendoci dentro, se vogliamo...
Jung diceva che nella fase dell'innamoramento, ovvero quando incontriamo qualcuno che ci corrisponde e ci piace (perché in realtà lo cerchiamo inconsciamente proprio così) si manifesta la proiezione dell'Animus, l'archetipo simbolo del maschile interiore che ogni donna si porta nell'inconscio e che è dovuto alle esperienze precoci col padre e agli altri modelli maschili che la donna ha avuto nella propria vita. [Ovviamente accade lo stesso anche nell'uomo, che proietta l'archetipo femminile dell'Anima]
Il discorso è un po' complesso da spiegare, ma per quelle di voi che vogliono avventurarsi nel suo approfondimento, suggerisco un libro piacevole e abbastanza semplice: L'amore possibile, di G. Corneau.
Intanto a me piace immaginare che a Milla Jovovich piaccia l'uomo sicuro di sé, perché la fa sentire protetta e al sicuro, cosa di cui sente la necessità; che la Allende desideri un uomo totalmente diverso perché entrambi possano scambiarsi esperienze e nutrirsi dei saperi l'uno dell'altro, (o forse perché non vuole intromissioni nella sua vita professionale?) E ancora immagino che la Amanda Seyfred voglia vicino un uomo che  sappia gioire anche delle piccole cose, non solo delle grandi mete, cui votare un'esistenza, perdendo di vista tutto il resto.
Quindi mie care ragazze, ogni volta che siete attratte da un certo tipo di uomo, chiedetevi quale vostro bisogno soddisfa, potreste scoprire molto di più di quello che sapete già su di voi!

virginia

domenica 22 gennaio 2012

365 giorni al femminile: buon compleanno!


Un anno di donneincontatto.
È già passato un anno dalla pubblicazione del primo post del nostro blog (lo trovi qui), dove vi invitavo a cominciare “con un angolino”, uno spazio tutto per voi, dove coltivare giorno dopo giorno la consapevolezza di bisogni, desideri, riflessioni, letture, che come semini potessero germogliare negli animi. 
Era un invito per voi, ma allo stesso tempo è stato importante anche per me, perché mi ha permesso di scrivere su argomenti che mi stanno a cuore, di scoprire e riscoprire punti di vista diversi, di pormi delle domande e darmi delle risposte, insomma, molti passi per conoscere e conoscermi sempre di più.
E' stata una grande emozione seguire passo passo il crescere del grafico che ci mostra quante siete a seguirci, vedere anche nascere i primi commenti ai post, scoprire con sorpresa che condividete i nostri scritti su facebook.
Non è sempre semplice trovare argomenti di cui parlare, così come occorre volontà per ritagliare il tempo di scrivere, ma poi – può essere grazie a una frase, una canzone, un film, uno stralcio di conversazione, un'immagine, un suggerimento di un'amica – ecco che le parole prendono forma, si snodano veloci riga dopo riga, concretizzando pensieri e stati d'animo.
Mi piace pensare all'effetto che avranno su ciascuna di voi: saranno di conforto, stimoleranno l'approfondimento, oppure provocheranno reazioni inattese, o addirittura moti di irritazione... comunque sia, il desiderio è quello di donarvi un attimo di sospensione, lo spazio di una lettura che esuli dai luoghi abituali e vi porti direttamente nelle immense regioni dell'anima, misteriosa compagna di viaggio e preziosa amica da interrogare, per crescere tutta la vita.
Auguriamoci sempre di poter realizzare nella nostra vita quanto affermano le parole di Louise Driscoll: nel profondo del cuore, conserva un luogo quieto e segreto, dove possano raccogliersi i sogni.
Spero di avervi dato in quest'anno, alcuni suggerimenti per poterlo fare. 
Quali piantine sono nate dai semini che abbiamo piantato insieme? Fatemi sapere...

Auguri a noi e grazie a voi, per la vostra presenza costante e discreta,
buona settimana
virginia 

giovedì 19 gennaio 2012

Andare oltre...

Lo specchio - M. Chagall


Chissà quante volte ci siamo guardate allo specchio con la speranza che l'immagine riflessa ci aiutasse a capire qualche cosa in più di noi, ci aiutasse a dar nome e forma alle nostre perplessità, ci portasse a sentirci un po' più padrone di noi stesse. E chissà quante volte avvicinandoci allo specchio abbiamo visto qualche cosa di noi che non avevamo mai notato prima e che ci spinge ad avvicinarci un po' di più allo specchio stesso, incuriosite del nuovo particolare trovato. Lui si limita a riflettere la realtà che poi  ciascuno vede e interpreta a modo suo. Basti pensare che a seconda della luce riflessa  e del nostro umore percepiamo in maniera differente quanto lui ci mostra; differente a tal punto da ritenerlo in certe occasioni un buon amico mentre in altre un temibile avversario. E se pensassimo allo specchio come passepartout per accedere al nostro mondo interiore?         
Il dipinto che compare sopra s'intitola "Lo Specchio" ed è stato realizzato da Marc Chagall, nei primi anni del '900.  Raffigura uno specchio che riflette una lampada ad olio, mentre una piccola figura femminile (in basso a sinistra) è china con il capo sul tavolo e gli occhi chiusi.
Sono rimasta molto colpita la prima volta che l'ho visto. Non sono una studiosa di opere d'arte ma nel veder questo dipinto ho avuto l'impressione che esso ben si sposasse con quanto detto fin'ora: la postura della donna porta a pensare che lasciandosi abbandonare è possibile accedere ad una realtà altra, onirica. E' come se lo specchio fosse la chiave di accesso  per esplorare un altro mondo: l'interiorità di ciascuno. E anche le dimensioni degli oggetti che vengono rappresentati mi incuriorisce. La donna appare come una minuscola sagoma all'interno della stanza e quasi passa inosservata di fronte alla grandezza dello specchio. Esso lascia intuire la presenza di uno spazio ignoto e sembra che l'autore voglia ricordarci che la realtà che possiamo spiegare, studiare, interpretare è solo una parte di quella esistente.
Com' è grande il mondo che rimane inesplorato... e che bella avventura scoprirlo.  

erika

mercoledì 11 gennaio 2012

Le separazioni dovute a Facebook o Twitter ? Dubbi sinceri…



Dopo che Stati Uniti e Inghilterra anche i matrimonialisti italiani denunciano che  in Italia  almeno il 20% delle separazioni giudiziali che arrivano in Tribunale sono causate da Facebook (80% del totale) e da Twitter (20%)…
Le infedeltà riguardano coppie di tutte le età, anche quelle sposate da trent'anni e più.
Facebook è virtuale solo all'inizio  del rapporto ma è poi occasione di incontri veri e propri ( secondo il Centro Studi dell'AMI il 70% sono scappatelle, il 30% diventano storie durature e parallele).
In Tribunale sono portate le prove di messaggi compromettenti scambiati sui social network. E qui tuttavia attenti : se il messaggio è stato portato violando la segretezza della corrispondenza, il coniuge tradito rischia tuttavia  di essere perseguito penalmente. Altro lavoro per lo studio legale….
E' fiorente ma del tutto illegale il commercio di software per risalire alla password del coniuge iscritto su Facebook o Twitter. Quindi state attenti!
Anche il semplice tradimento virtuale può essere causa di divorzio e di addebito, qualora venga dimostrato che si  trascurano in modo costante e continuativo i propri obblighi coniugali per dedicarsi a internet e ai social network.
Insomma ,come andrà a finire poi la causa dopo anni di litigi, non si sa , ma di certo, cari amici, sarete più poveri !
Consiglio : se notate che preferite le amiche o gli amici di facebook o twitter alla moglie o al marito, magari prima decidete di rivolgervi a qualcuno che vi possa aiutare come coppia o famiglia e poi se vi separerete, separatevi con intelligenza e buon senso  , ma non date la colpa a facebook o a twitter! Almeno assumetevi la Vostra responsabilità e capite il senso di questa “esperienza”…Magari avete il cuore come un condominio e basta che Voi lo sappiate e informate chi vi frequenta di essere un inquilino in una multiproprietà, magari avete un complesso infantile da risolvere, magari e più semplicemente il rapporto si è usurato , ma non date la colpa a facebook o a twitter !!!
Facebook e twitter sono solo degli strumenti di socializzazione, dipende sempre come uno li usa e perché li usa in quel modo….  
Un coltello può servire per uccidere o per tagliare la carne ….
Con amore                                                            
Evi

martedì 10 gennaio 2012

L'amore è fatica



Titolo provocatorio, eh?!
Purtroppo non è mio, ma tratto dal tredicesimo capitolo di un illuminante libriccino di Mathias Jung , “Il piccolo principe in noi” che mi sono ritrovata fra le mani, spolverando la libreria e approfittando per rispolverare una lettura di qualche tempo fa... (non trovate delizioso, riaprendo a caso un libro già letto,  riscoprire passaggi intensi o frasi che colpiscono al cuore e notare la sincronicità che vi spinge ad aprire proprio quella pagina in quel momento della vostra vita?).
In questo testo l'autore ripercorre le tappe del viaggio del meraviglioso personaggio di Saint- Exupéry, e su ognuna opera una riflessione, grazie anche alla sua esperienza come terapeuta.
Oggi vi riporto per intero questo passaggio, perché riprende un tema che abbiamo già trattato altre volte (lo trovi qui e qui..) e ci porta a dare la possibilità di un sempre nuovo significato alle nostre relazioni. 

[…] ogni amore – chi non lo sa? – è messo in pericolo anche dalla nostra immaturità e dalle nostre debolezze, da un errore di valutazione iniziale o dall'evolversi dei due partner su percorsi differenti. […] Amare è rischioso. Si deve imparare ad amare, altrimenti si precipita. L'amore è, come ha detto Bertold Brecht, “una produzione”. È lavoro.
Il piccolo principe ha perduto la sua rosa. Poiché ama si sente particolarmente solo. Sta vivendo in realtà, come tutti gli amanti, la fase del disinganno. Che cosa vuol dire?
Significa che all'inizio dell'amore, nella luna di miele dei nostri rosei sogni, noi proiettiamo sulla persona che amiamo tutto ciò che c'è di eccitante, nobile, bello e profondo. Siamo noi a idolatrarla, a porla come assoluto. Mettiamo in scena una grossa illusione, un miraggio psicologico e naturalmente, nel farlo, idealizziamo anche noi stessi, trasformandoci in nobili castellane e intrepidi cavalieri. […] Trasformiamo la preda del nostro amore nella donna, o nell'uomo, dei nostri sogni, assolutamente senza macchia. Ed è bene che sia così. Questo ci stimola a grandiose prestazioni, a superare noi stessi. Ci consente di sgomberare il cammino da tutti gli ostacoli e di costruire il nido per il nostro amore. Alla fine di questa felicità che ci ha reso ebbri però, è necessario tornare sobri. A volte ciò può essere doloroso come il risveglio dopo una brutta sbornia. Può infatti capitare, improvvisamente, di scoprire nel nostro partner diversi aspetti negativi. Ed è qui, nel processo illuminante del disinganno, che deve affermarsi la realtà del nostro amore, la sua robustezza, la sua capacità di crescere nel confronto e la sua resistenza alle crisi. […]
Spesso, è proprio in questa fase di disinganno che si decide se il rapporto resisterà.
[…] Della fase di disinganno, e dunque del processo di maturità dell'amore, fa parte un altro esame, che ha a che fare con la polarità di legame e libertà.
Il nostro piccolo principe, dopo aver camminato a lungo fra la sabbia, le rocce e le nevi, scopre una strada che, come tutte le strade, porta agli uomini.
“Buongiorno” disse.
Era un giardino fiorito di rose.
“Buongiorno” dissero le rose.
Il piccolo principe le guardò.
Assomigliavano tutte al suo fiore.
“chi siete?” domandò loro stupefatto il piccolo principe.
“siamo delle rose” dissero le rose.
“Ah!” fece il piccolo principe, e si sentì molto infelice. Il suo fiore gli aveva raccontato che era il solo della sua specie in tutto l'universo. Ed ecco che ce n'erano cinquemila, tutte simili, in un solo giardino.   
Proprio questa verità ci capita di scoprire, prima o poi.
[…] in realtà, ci diciamo all'improvviso amaramente, il nostro partner è simile alle altre persone come una rosa alle altre rose, non è altro che “un uomo o una donna normale”.
Che cos'è l'amore se potremmo potenzialmente amare innumerevoli donne, o uomini? Allora alla nostra prima difficoltà ci sentiamo come il piccolo principe.
“mi credevo ricco di un fiore unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa. Lei e i miei tre vulcani che mi arrivano alle ginocchia e di cui uno, forse, è spento per sempre, non fanno di me un principe molto importante...” E seduto nell'erba, piangeva.
La crisi del piccolo principe dovrebbe indurci a riflettere sui rapporti. Le coppie giunte a questo punto critico farebbero bene a indagare il segreto della scelta del partner. […] Le motivazioni della scelta del partner, nella loro segreta drammaturgia, sono tanto estreme quanto inesauribili. Ogni individuo ha nelle proprie origini una buona dote, ma anche un'ipoteca. Pensa di essere completamente libero nella scelta del partner, ma in realtà dipende fino ad un certo punto dal proprio inconscio. […] Tutto ciò va considerato per padroneggiare la crisi e mettere in moto un processo di crescita personale e di rivoluzione nella coppia. […]
Per la fine di un rapporto esistono validi criteri diagnostici: fondamenta carenti, scarsa disponibilità ad impegnarsi, slealtà, oppressione del partner, mancanza di rispetto e attenzione, decisioni prese senza consultare l'altro, progetti tenuti segreti, forti differenze nella pianificazione della vita, scarsi interessi comuni, mancanza di ironia, distanza fisica, avarizia.
Se gli amanti al contrario crescono insieme in una cultura del confronto, se si danno reciprocamente fiducia, se trovano impegno comune, tenerezza, generosità, umorismo e gioia di vivere, se padroneggiano anche le crisi derivanti, per esempio, da una storia al di fuori della coppia, dagli insuccessi professionali e dalle preoccupazioni per i figli, allora nasce tra loro una nuova, invisibile qualità. Ecco che cosa rivela al piccolo principe la volpe nel punto culminante del racconto.
“Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.”
“L'essenziale è invisibile agli occhi” ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
“è il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”
E' il tempo a legarci all'altro, ma non il semplice continuum fisico degli anni trascorsi, bensì il tempo riempito, quello in cui abbiamo, come afferma Bonhoeffer “vissuto come esseri umani, fatto esperienze, imparato, creato, goduto, sofferto”. La qualità invisibile, ma essenziale del nostro amore può essere vista solo con il cuore. Ecco la fatica dell'amore, la lotta per ciò che ci unisce.
Rendere costruttiva l'aggressività, chiarire i rapporti, confrontarsi per trovare un accordo anche sulle noie quotidiane dei lavori domestici. Discutere dei problemi quotidiani con i figli, lasciarli andare per la loro strada quando è il momento, affrontare in modo creativo l'invecchiamento comune. Dobbiamo operare una rivoluzione e una sintesi di coppia a livelli sempre nuovi.
[…] Il piccolo principe deve gettare nell'immondizia la sua sciocca campana e la rosa deve ritrarre le sue spine pronte a pungere. […]
Va' a rivedere le rose – consiglia la volpe al piccolo principe – capirai che la tua è unica al mondo. Ora il piccolo principe ha capito perché ama la rosa, essa è il suo fiore.
Ora può andare dalle rose e dire quello che nessuno di noi dovrebbe dimenticare.
“voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente” disse “nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ora è per me unica al mondo”.
E le rose erano a disagio.
Persino le stupidaggini del nostro amore sono una sua espressione e segnano la sua elevata qualità soggettiva.
“voi siete belle, ma siete vuote” disse ancora “non si può morire per voi. Certamente un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiato. Perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi. Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi e vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa”

L'amore è fatica. Senza opere di manutenzione va in rovina come una casa disabitata.
(M. Jung “Il piccolo principe in noi”, Ed. Ma-Gi 2002)

Dedicato a tutte voi, e alla vostra rosa.
virginia 

venerdì 6 gennaio 2012

W le streghe!


Oggi è il giorno della Befana, (la vecia o la stria, come dicono qui in Veneto) e in ogni paese viene organizzato un rogo dove un fantoccio che la rappresenta viene bruciato, con scintille e scoppi di luce che lambiscono il cielo, in un'atmosfera magica piena di bambini a bocca aperta e di grandi assorti nella luce del fuoco. Lo scorso anno ho assistito per caso a questa usanza (da dove vengo io non è così frequente) e devo dire che mi ha un po' inquietata... mi son detta, “sarà che la mia parte ancestrale di strega si ribella a un tale spettacolo?” :-)
Mi sono informata sulle radici di questa usanza e ho trovato che “la tradizione delle pire di fuoco ha origini celtiche e la loro accensione era un rito che allontanava gli influssi malefici invocando la benevolenza delle divinità. La vecchia befana che rappresenta la personificazione della festa, non è altro che la vecchia stagione che deve morire portandosi via i guai e i problemi di tutti. Nella festa c'è quindi il desiderio di iniziare la nuova stagione con l'abbondanza di beni e “purificati”. […] si nota il convivere della tradizione pagana con quella religiosa 
Questa notizia l'ho trovata in un libro che ho a casa: Streghe? Una ricerca in Toscana di Ippolita Franciosi.
È un libro pieno di immagini stupende in bianco e nero, foto che ritraggono donne senza tempo, che ancora abitano le campagne o montagne toscane, che curano il malocchio o la paura, il fuoco di Sant'Antonio, “segnano” i vermi ai bambini, pregano. Umilmente raccontano la loro storia, che quasi per tutte inizia da una trasmissione di formule e preghiere di una persona in punto di morte, cosicché la tradizione non andasse perduta. Aiutano e non speculano su questo loro “potere”.
Resto affascinata, ogni volta che lo apro, quel libro.
Spesso si tratta di semplici rituali molto antichi, basati su una “preghierissima” - come racconta una di loro –   tramandati di generazione in generazione e usati per dare sollievo a qualcuno.
Dai loro racconti traspare la semplicità di svolgere qualcosa per conto di Qualcuno che sta sopra di noi, sono storie di giovanette che si imbarazzavano di andà a segna' - mentre da anziane è tutto più semplice – ma senza perdere di vista i lavori quotidiani come andare a raccoglier la legna nel bosco, metafore meravigliose di se stesse come scopa (mentre Dio è lo spazzino) e la consapevolezza sincera di farlo per il bene della gente, con una punta di titubanza “Oh, non mi pigliate per strega, eh?! Io non sono niente! (ride)”.
Mi chiedo, proprio come l'autrice, se fossero di questo tipo le streghe (circa centomila) che sono state condannate, torturate e bruciate nel secolo dell'Inquisizione...  Mi viene la pelle d'oca al pensiero che donne semplici, generose, protettrici di tradizioni e gentilezze popolari, donne con i poteri guaritori dell'amore e della preghiera, possano essere state brutalmente violentate da una cultura repressiva e crudele.
Come si racconta anche nel libro, spesso si tratta di un intreccio sapiente, come solo il tempo sa fare, di ritualità pagane (e quindi celebranti la gioia, la vita, e la pienezza dell'essere in tutte le sue forme) e quelle religioso-cristiane, che, in ambienti ufficiali, per un lungo periodo si sono arrogate il diritto di condannare tutto ciò che non rispondeva ai canoni, mentre in ambiente contadino hanno mantenuto il messaggio originale di compassione e aiuto verso il prossimo.
Se vi va di leggere un romanzo superbo che parla di tutto questo, ripescate un libro dal passato, che racconta la storia di Antonia, la strega di Zardino, raccontata da Vassalli ne “La Chimera” (Einaudi, 1990).
Intanto, oggi che si celebra la Befana, voglio dare un pensiero affettuoso alla strega che ognuna si porta dentro, vi invito a riconoscerla e farci la pace, se ci siete in lotta.
Io dedicherò ancora un po' di tempo a risfogliare e leggere il mio libro sulle streghe, regalatomi da mia mamma, aspettando che un giorno, prima o poi, insegni anche a me a “segnare i vermi ai bambini” come ha fatto la mia bisnonna con lei.

Un abbraccio stregato... ;-)
virginia


mercoledì 4 gennaio 2012

Il ruolo dei nonni nelle separazioni


La l.54/2006  prevede un diritto dei minori, figli di genitori separati, di mantenere rapporti significativi con gli ascendenti ed i parenti di ciascun ramo genitoriale.
Ci si è chiesti allora se  anche i nonni potessero intervenire direttamente nella cause di separazione perché il Giudice potesse regolare anche le loro visite con i bambini. 
La sentenza n. 28902 del 27 dicembre 2011 ha decretato che ciò non è possibile in quanto i nonni «non sono titolari di una posizione soggettiva direttamente tutelabile».
Spiega la prima sezione civile, che la legge 54/06  "nel prevedere il diritto dei minori, figli di coniugi separati, di conservare rapporti significativi con gli ascendenti ed i parenti di ciascun ramo genitoriale, affida al giudice un elemento ulteriore di indagine e di valutazione nella scelta e nell'articolazione di provvedimenti da adottare in tema di affidamento, nella prospettiva di una rafforzata tutela del diritto ad una crescita serena ed equilibrata, ma non incide sulla natura e sull'oggetto dei giudizi di separazione e di divorzio e sulle posizioni e i diritti delle parti in essi coinvolti, e non consente per tanto di ravvisare diritti relativi all'oggetto o dipendenti dal titolo dedotto nel processo che possano legittimare un intervento dei nonni o di altri familiari, ai sensi dell'art. 105 cod. proc. civ., ovvero un interesse degli stessi a sostenere le ragioni di una delle parti, idoneo a fondare un intervento "ad adiuvandum", ai sensi dell'art. 105, comma secondo, cod. proc. civ". 
In altri termini la nuova legge non contiene alcun riferimento alla «posizione soggettiva degli ascendenti e degli altri parenti». Il loro interesse «indiretto», di natura morale o affettiva, affinché sia realizzato il diritto dei minori a conservare quei rapporti di natura familiare certamente indispensabili sul piano psicologico «non ottiene, quindi, una valorizzazione tale da farlo assurgere a posizione soggettiva direttamente tutelabile, e quindi in alcun modo è ipotizzabile un intervento principale o litisconsortile». 

I nonni invece se chiamati a testimoniare nel giudizio di separazione tra coniugi non possono appellarsi alla facoltà di astensione . Così ha stabilito una recente pronuncia.

Insomma che dire…che al di là delle complicate e controverse sentenze della Suprema Corte, io credo che debba in ogni caso prevalere la “ Buonsensica” .
Perché far pagare ai bambini il prezzo dei nostri fallimenti ?
Con amore
Evi