mercoledì 19 dicembre 2012

...E poi ci sono gli uomini "veri"



In un post di qualche tempo fa (lo trovi qui), un lettore commentava così:

pOTRESTE ANCHE SCRIVERE , QUALCHE VOLTA , DI UOMINI CHE SONO VERI UOMINI ... CIOè CHE AMANO LE LORO DONNE , LE RISPETTANO , LE GRATIFICANO ...CHE SOFFRONO , CHE NON HANNO PAURA DI FAR VEDERE LE LORO DEBOLEZZE ..CHE SI CURANO DA FERITE CHE SONO STATE LORO INFLITTE DA DONNE BRUTALI , ARRABBIATE E PROIETTIVE ... UOMINI CHE NON VEDONO L'ORA DI TORNARE A CASA LA SERA ... PER STARE CON I FIGLI E PER TENERE IN PIEDI UN AMORE E UNA FAMIGLIA CHE è TUTTO PER LORO !! NON SIAMO SEMPRE COSI' ... NOI UOMINI VERI !! GRAZIE
Allora gli promisi che presto avrei scritto qualcosa in proposito, ed ecco come è nato il post di oggi.

Uno degli obiettivi del nostro progetto associativo è stato fin dall'inizio quello di mettere in comunicazione le persone, di favorire e supportare il contatto fra il mondo maschile e quello femminile, troppo spesso lacerato da incomprensioni, errori e pregiudizi.

Il nostro prezioso lettore ha elencato molti aspetti fondamentali per la costruzione di un rapporto unico e solido.

In primis l'amore, sentimento troppo spesso dato per scontato, male interpretato all'interno di una routine fatta di cose da fare piuttosto che da sentire.

E poi la volontà di “tenere in piedi” questo amore, che presuppone la consapevolezza che non sempre è facile e immediato, che solo l'amore non basta, che ci vuole costanza, impegno e disponibilità a mettersi in gioco.

Mi piace la sincerità con cui quest'uomo si racconta, narrando squarci di vita che sicuramente cozzano con gli “uomini veri” dell'immaginario collettivo: sicuri, potenti, che non devono chiedere mai...

Ascolto nel mio studio non solo donne, ma anche molti uomini che soffrono, che stanno lentamente rimarginando ferite profonde, che sono stati abbandonati, offesi, usati: da loro ho imparato che le donne sanno essere crudeli tanto quanto i maschi quando vogliono umiliare e distruggere, perché infondo non è il genere che fa la differenza ma la persona, con la sua storia e le sue difficoltà che l'hanno resa disperata, bisognosa e impotente.

Dico al nostro lettore che le persone “sbagliate” che scegliamo, oltre alle ferite, una volta che le superiamo, ci permettono di conoscere parti di noi che altrimenti non emergerebbero.

Forse l'uomo che è oggi è potuto ri-nascere anche da quei rapporti con donne crudeli o arrabbiate, dalle quali si è finalmente affrancato.

Nei rapporti si è sempre in due, e se non si funziona, si è entrambi partecipi, magari in modi diversi ma collusivi in un progetto di distruzione.

Per fortuna c'è sempre modo di andare oltre.

Partendo dalle sue parole, allora, quali sono gli uomini veri?

Per me la parola “vero” significa autentico, in contatto con la propria essenza e unicità.

Una persona è vera quando può essere libera di esprimersi in tutte le sue sfaccettature senza mostrare maschere difensive, senza sentirsi in dovere di dimostrare di essere altro da quello che è.

Un uomo è vero quando non teme di mostrare i suoi bisogni profondi, quando riesce a essere vulnerabile, quando è capace di ascoltare, quando non giudica, quando è coerente, quando si prende la responsabilità di quello che pensa e che sente.

D'altro canto, accanto a lui ci vuole una donna vera che sappia fare altrettanto e lo accolga a pieno, che gli permetta di svelarsi e affidarsi, riposarsi fra le sue braccia (ho già trattato l'argomento qui).

Una persona vera è forte ma anche fragile, sa essere indipendente ma sceglie di affidarsi, è coraggiosa ma prova anche paura, sa risolvere i problemi ma sa anche chiedere aiuto.

Essere in due è un'affascinante avventura, densa di stimoli ma anche di ostacoli.

Possiamo decidere insieme se farli diventare una competizione individuale per stabilire un vincitore o prendersi per mano e saltare insieme.

E a volte anche fermarsi per aiutare l'altro che è caduto.


Un Grazie speciale al lettore che ci ha scritto e a tutti gli uomini che come lui sono presenti, coerenti, autentici e coraggiosi.  

virginia

mercoledì 12 dicembre 2012

Letto per voi (e commentato): Cinquanta sfumature di grigio


 
Da quest'estate tutti parlano di questo romanzo (anche Virginia ne ha parlato qui) per cui, mossa dalla curiosità, ho deciso di leggerlo: Cinquanta sfumature di grigio.

Il bel Christian, da un lato e l’ingenua Ana, dall’altro, tengono le lettrici con il fiato sospeso e in balia di una controversia di sentimenti: da un lato la dimensione bollente e passionale e dall’altro, lo sconcerto nel pensare che la protagonista accetti di impegnarsi in una relazione-contratto di quel tipo. E poi c’è la speranza che Ana riesca a far innamorare di sé il licantropo Christian.

L’incontro tra i due è, in primis, un incontro di fragilità.

Ana si sente un po’ bruttina, non molto soddisfatta di se stessa, poco attenta a curare la sua femminilità e molto concentrata a rifiutare le avances degli amici; è una giovane ragazza come tante.

Christian nella sua vita fa collezione di abbandoni affettivi. Credo sia centrale la sua affermazione, in quanto figlio adottivo, di sentirsi figlio imperfetto di una famiglia perfetta. Sembra che l’unico modo che gli consente di stare in relazione sia quello di immergersi in rapporti in cui lui possa averne il completo controllo sia sul piano delle situazione sia su quello dei sentimenti.

Che effetto fa pensare che una relazione prenda avvio dopo aver firmato un contratto in cui si definiscono le regole, i divieti, gli obblighi, i ruoli? Quanto, invece, il sapere da subito e in modo così esplicito cosa l’altro si attende facilità la scelta dell’immettersi o meno in un certo tipo di rapporto? Come scindere mente e sentimento?

Christian è uno che si nasconde dentro ai soldi, alla bellezza, all’educazione, all’attenzione per il sociale, al bisogno di dominare e di controllare. Ma chi è Christian? Forse ciò che Ana riesce a fare di differente è proprio quello di voler andare oltre, di voler entrare nell’intimità di quel ragazzo bello e dannato. Ma al tempo stesso ci si potrebbe chiedere: cosa spinge la giovane protagonista ad entrare dentro alla tana del lupo?

Leggendo questo romanzo ho pensato che Ana e Christian non sono, poi, una coppia tanto anomala. Non manca, alla televisione o nei quotidiani o nel racconto di amiche di sentire il racconto di donne innamorate di uomini che esibendo la loro sensualità hanno saputo sottometterle e tenerle in pugno per molto tempo. In esse entrano in gioco pensieri simili a quelli della giovane protagonista del romanzo:
  • crede di non valere un granché
  • ritiene che sia già una fortuna che un uomo abbia posato lo sguardo su di lei
  • immagina di poter cambiare le abitudini di quell’uomo nel tempo, conoscendolo di più e imparando a negoziare con lui
  • si sente responsabile delle violenze subite perché in qualche modo abbiamo contribuito ad istigarlo
  • rimane innamorata dei momenti fantastici passati insieme e nei quali il bel principe ha effettivamente mostrato di saper essere anche altro
Al termine della trattazione Ana riesce a lasciare Christian, seppure con grande sofferenza e con molto rammarico. Chissà se riuscirà a tollerare la sua lontananza o se, un nuovo avvicinamento potrà portare a dei cambiamenti importanti per la loro storia. A questo punto la protagonista si trova ad un bivio: cercare di dimenticarlo sapendo che in questo modo lo perderà per sempre, tornare sui propri passi consapevole che tornando da lui lui ne uscirà rinforzato è avrà il potere di tenere lui le redini del gioco. Chissà quante Ana si trovano in questa situazione in giro per il mondo.

A questo punto, per scoprire cosa accadrà ai protagonisti del romanzo non resta che leggere anche il secondo volume (presto vi dirò quali riflessioni mi ha suscitato).

Buona lettura a tutte voi!

Erika

lunedì 10 dicembre 2012

Dare energia al cambiamento


 
Questo titolo ha colto semplicemente la tua attenzione o ha toccato corde interiori bisognose di vibrare su nuove e stimolanti note?

E' riuscito a stuzzicare la tua curiosità o ha spaventato quella parte di te che ancora si ostina a rimanere vincolata a persone, eventi o situazioni ormai superati fuori, ma trattenuti dentro?

Stai forse attraversando un periodo difficile e doloroso o ne sei appena uscita e festeggi con gioia la tua vittoria? Oppure sei ancora lungo il cammino?

Qualsiasi sia il motivo che ti porta a leggere queste righe, forse questo post fa per te.

Oggi voglio parlarvi di un rimedio della floriterapia australiana: Bottlebrush.



La sua forma a scovolino ricorda quegli spazzolini usati per pulire bene fin negli interstizi più difficili da raggiungere... per questo viene usato per spazzar via il vecchio e affrontare il nuovo con diversa energia.

Soprattutto nei casi molto resistenti al cambiamento!


Ogni momento di passaggio porta con sé bilanci e riflessioni.

A volte sei così in sintonia con la tua volontà di mutamento che tutto scorre in maniera fluida, di modo che ti trovi a iniziare nuovi progetti con slancio e direzione.

Altre volte invece fai fatica a non voltarti indietro, a lasciare le vecchie scelte, interrogandoti, rimuginando, ripensando inevitabilmente a ciò che è stato, sentendoti persa nella nebbia di ciò che potrebbe essere, e che ti spaventa.
 
Anche quando tutto sembra andare per il verso giusto, qualche piccolo cambiamento è fondamentale per migliorare, avere nuovi stimoli e dare spazio a esperienze di crescita.

Il fiore del Callistemon è utile nei momenti di grande trasformazione, aiuta a liberarsi del passato che imprigiona e dona nuova speranza e fiducia nel futuro. Sostiene e aiuta anche quando il cambiamento è subìto e non agito in prima persona.

Bottlebrush con la sua energia purificatrice rimette in connessione con il proprio potenziale di accettazione ed elaborazione delle delusioni, per lasciare andare le inutili zavorre e passare oltre.

In questi giorni che si avvicinano alla fine dell'anno mi capita spesso di ascoltare i bilanci di molte esperienze e percepire la titubanza nel progettare nuove cose per l'anno che verrà... dunque, anche se senti di non essere nel grande guado...quale migliore momento per provare questo rimedio scoperto da Ian White?

Buona settimana!

virginia
(ps. I fiori australiani si prendono 7 gocce al mattino e 7 alla sera)

domenica 2 dicembre 2012

Sguardi e confini


Christina's world - A. Whyet


Ciò che è fuori è anche dentro;
e ciò che non è dentro non è da nessuna parte.
Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori.
E’ inutile andare a cercare nel mondo
quel che non si riesce a trovare dentro di sé.
T. Terzani – Un altro giro di giostra


Sono stata finalmente a vedere la mostra alla Basilica Palladiana “Da Raffaello a Picasso. Storie di sguardi, volti e figure”.

Le mie visite a musei e mostre temporanee suscitano sempre qualche spunto di scrittura e anche questa volta, tra opere di una bellezza incommensurabile, appese su un riposante color malva, c'è n'è stata qualcuna che ha fatto breccia più di altre: sono stati gli ultimi due quadri, a pochi passi dall'uscita, verso il meraviglioso loggiato che si affaccia su Piazza dei Signori.

Sono opere di un pittore americano scomparso recentemente, Andrew Whyet.

Chambered Nautilus - A. Whyet

Christina Olson - A. Whyet


Dove si posa lo sguardo di queste due donne?

Sono immobili ma sono altrove. Sono dentro ma anche fuori.

Inducono a porsi domande. Sono tese verso l'infinito.

Cosa vogliono? Cosa cercano? Che senso ha la loro vita?

Entrambe mi fanno pensare che siano assorte in una ricerca, di significato e di sogno.

Quante donne che ascolto sono in questo equilibrio precario.

Accompagno i loro sguardi e li vedo posarsi in molti luoghi.

Alcune stanche di essere dove sono, cercano nuovi lidi cui approdare.

Altre in cerca di senso, trovano punti fermi per restare.

Altre ancora si posano inquiete su interrogativi, per donare certezze alle maree interiori che da troppo tempo si infrangono sulle rive delle loro anime.

Poi ci sono quelle che portano sguardi altrui, lame taglienti che segnano confini.

In ogni caso i loro occhi non si limitano a posarsi solo su ciò che già hanno davanti.

Esplorano verità nascoste, oltre i limiti prestabiliti dalle convenzioni, dai pregiudizi, dai dover essere.

La mia stanza diventa così una finestra sul mondo, quello fuori, ma soprattutto quello dentro.

A volte ci si affaccia e non si scorge alcuna luce.

Altre volte si resta abbagliate.

Col tempo si impara a cercare, osservare, trovare.

Trovare conforto nel tiepido sole che scalda.

Lasciarsi inondare da una brezza sottile portatrice di liete novelle.

Scorgere la vita in un dettaglio fra quattro mura che fino ad allora sembrava nascosto.
 
Con lo sguardo puoi donare attenzione o toglierla. Riconoscere o riconoscerti.

Accettare che non tutto ciò che riluce è prezioso.

E non tutto quello che è ombra è dolore.

 
Buona settimana

virginia

[ps. Christina Olson era una vicina di Whyet che per una malattia non ha mai potuto camminare, ma si spostava trascinandosi  a terra con la forza delle braccia. L'altra donna era sua suocera, costretta a letto da una malattia. In entrambi i casi il pittore ci mostra la bellezza e la dignità di ogni vita, nel virtuosismo della verità così com'è, senza romanticismo.]

domenica 25 novembre 2012

solo la donna può aiutare la donna


 
In questo giornata, che mentre scrivo volge al termine, si celebrava la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

In questa giornata, io riemergo da quattro giorni di formazione in un corso A.I.M.I. (trovi qui tutte le informazioni), a stretto contatto con venti donne in cammino e ricerca, con mamme, neonati e qualche papà, un' atmosfera sospesa, fatta di sguardi, tocchi lievi e tanto amore.

Già da qualche tempo – in vista di questa data da celebrare – avevo preparato alcuni passi di un libro che sto leggendo, poche pagine alla volta, quello che mi consentono gli occhi alla sera, prima che le palpebre scendano grevi sotto il peso di un lungo giorno.
 

"- ma Beatrice, che importanza ha? Non ti capisco, è bella, è una vita e... poi è come noi, Beatrice! Ti prego non fare così!
- Sììì! Fai presto a parlare tu che hai avuto un maschio subito.
- Ma è lo stesso Beatrice! Io allora...
- Bugiarda! Me lo dici per consolarmi. Bugiarda!

Non la voglio odiare ma quel bugiarda che da giorni e giorni mi perseguita, mi costringe a riandare al passato, a riesumare dolorosamente tutte le frasi di madre Leonora, di Gaia, di mia madre, frasi che avevo preferito seppellire coi loro corpi morti.

Ma non seppellisci nessuno finché non hai capito fino in fondo quello che dicevano. E cosa dicevano? La donna è nemica della donna come e quanto l'uomo. (pag.246-247)

[…]

Storia di maschi, principessa, la fanno e la disfano a loro piacimento. Certo, Stella.

La fisso, ma non ha più incanto per me quella dolcezza e rassegnazione che prima scambiavo per saggezza... Prima... quando Bambolina non era fra noi. Ma ora che Bambolina comincia a correre dietro a Prando, perché la fermano e li dividono? Devo lasciare i miei libri e scendere. Nel prato piange disperata, mentre Prando sparisce felice, giù verso il bosco.
    - ma che c'è Stella, Elena, perché li dividete?
    - Ma correva come un maschiaccio, principessa! Si sporca il vestitino.
Ecco come comincia la divisione. Secondo loro Bambolina, a soli cinque anni, dovrebbe già muoversi diversamente, stare composta, gli occhi bassi, per coltivare in sé la signorina di domani.

Come in convento, leggi, prigioni, storia edificata dagli uomini. Ma è la donna che ha accettato di tenere le chiavi, guardiana inflessibile del verbo dell'uomo.

In convento Modesta odiò le sue carceriere con odio di schiava, odio umiliante ma necessario. Oggi è con distacco e sicurezza che difende Bambolina dai maschi e dalle femmine, in lei difende se stessa, il suo passato, una figlia che col tempo potrebbe nascerle... Ti ricordi Carlo, ti ricordi quando ti dissi che solo la donna può aiutare la donna, e tu nel tuo orgoglio di uomo non capivi? Ora capisci?

Ora che hai avuto una bambina, capisci?" (pag. 265-266)


Si tratta di “L'arte della gioia” di Goliarda Sapienza (Ed. Einaudi, 2008), a metà fra il romanzo di formazione e l'autobiografia. La protagonista attraversa coraggiosa tutto il '900, in una Sicilia che esalta il matriarcato ma allo stesso tempo non riesce ad accettare un personaggio femminile scomodo, come quello che lei incarna.

Perché ve ne parlo oggi? Perché nelle parole di Modesta, lungo tutto il dispiegarsi del libro c'è il filo conduttore della lotta alla violenza sulle donne in tutte le sue forme, a partire dalla sua vita di bambina stravolta da un episodio di crudeltà e abominio, ma soprattutto contro le sfaccettature insidiose di oppressioni che subdole si affacciano nel quotidiano e portano al boicottaggio della gioia, nella relazione con gli uomini, nel rapporto con i figli, nella realizzazione di sé.

Vi ho citato questo passaggio perché sono d'accordo con lei.

La donna può essere nemica della donna.

Perché sono le donne che portano le figlie a infibulare.

Sono le donne che a volte non difendono le figlie dai mostri che le violano.

Sono le donne che, nascoste nella folla, lapidano altre donne.

Sono le donne che danno le proprie bambine in spose quando dovrebbero solo giocare.

Sono le donne che imprigionano altre donne in cliché, stereotipi, pregiudizi.

Sono le donne che mettono in guardia i loro figli da certe donne.

Oggi però sono ottimista.

Guardando quelle mamme, il loro sguardo amorevole per i loro bambini, ho pensato quanto è importante riconoscere l'unicità e la bellezza di ogni piccolo essere che entra in questo folle ma meraviglioso mondo. Ognuna di noi può dare il proprio contributo.

È la donna che può aiutare la donna.

Sostenendosi l'una con l'altra, nelle difficoltà.

Condividendo esperienze, paure, emozioni.

Ribellandosi alle ingiustizie e denunciando.

Esprimendo le proprie opinioni con coraggio.

Crescendo figli e figlie nel rispetto, la tolleranza, l'accettazione.

Educando all'amore, all'apertura, alla pace.

Mostrando nella propria famiglia quanto è bello amare un uomo e lasciarsi amare.

Testimoniando l'importanza nella propria vita di essere se stesse. Sempre.


Buona settimana

virginia

domenica 18 novembre 2012

E se domani...

 

 
Ci penso domani...” “da domani farò, andrò, cambierò...” “questa è l'ultima volta...” “ho bisogno di pensarci ancora un po'...” “non è ancora il momento giusto...” “...e se poi cambio idea?”

Una irrinunciabile tendenza a procrastinare.

L'impossibilità di prendere una decisione una volta per tutte.

La paura di fare la scelta sbagliata.

Sono aspetti di noi che possono emergere in periodi particolari oppure far parte della nostra personalità da sempre.

Si tratta comunque di vissuti interiori che crediamo necessari, che paradossalmente danno sicurezza, perché a volte è più facile non scegliere che definire le cose.

I motivi per cui si arriva a comportarsi in questo modo sono molteplici, alcuni comprensibili in superficie, altri da cercare più in profondità, nelle strade inesplorate dell'inconscio...

Occorre dire che oggi più che mai la società ci porta a non scegliere mai o, all'opposto, a scegliere tutto.

La frustrazione di un bisogno è sempre meno tollerata, la rinuncia ormai è considerata parola d'altri tempi, (nonostante le contingenze politico-economiche non siano delle più rosee), ci sono sempre più impulsi interiori che chiedono comunque di essere soddisfatti.

Da un punto di vista evolutivo, la tendenza a far coesistere varie possibilità, anche e soprattutto in contraddizione fra loro, è tipica dell'adolescente: in questa fase di vita vi è la più grande tendenza alla dispersione, interiore ed esteriore.

Tutto è sogno, possibilità, immaginazione di mondi altri, tutto è accettato e tutto è negato.

Quando siamo adolescenti la sperimentazione permette la ricerca dell'identità. È come se di fronte a noi si aprissero contemporaneamente mille porte che schiudono realtà parallele, tutte vissute come plausibili.

Perché no? Sembra dire la ragazzina che si affaccia nel mondo, avida di vita ed esperienze.

Il non escludere nulla fa sentire onnipotente.

Da adulti, se non scegliamo, manteniamo l'illusione che qualcosa possa sempre cambiare, anche se nel profondo sappiamo che non sarà così.

Fare qualcosa oggi significa rinunciare a qualcos'altro.

Dire di sì a qualcuno significa dire no a qualcun'altro.

Schierarsi da una parte, significa esporsi e rinnegare la parte opposta.

Insomma, significa perdere un'opportunità, un'occasione, ma anche confrontarsi con la sofferenza di qualcuno, voltare definitivamente le spalle a un altro, rischiare di essere messi da parte, osteggiati o peggio, non più amati.

Nella non scelta ci difendiamo dal dolore, nostro o altrui, a volte fastidio, a volte voragine.

Quando nel qui e ora riusciamo a prendere una chiara posizione inevitabilmente dobbiamo affrontare una perdita, non importa se piccola o grande.

Così la mente tende a dare giustificazioni, a cercare motivi per cui è meglio aspettare.

Le emozioni oscillano fra la paura e la tristezza.

Il corpo partecipa irrigidendosi, bloccandosi, creando spasmi di muscoli stressati.

Tutto questo non è certo piacevole, ma necessario per poter creare ulteriori occasioni di crescita ed evoluzione. Quando non scegliamo restiamo uguali a noi stesse. Non soffriamo ma neppure gioiamo, paralizzate nell'immediato futuro del rimando.

Oggi è il momento per scegliere.

Questa settimana fai un piccolo elenco delle cose che hai tralasciato di decidere, dalle più ininfluenti a quelle che da troppo tempo giacciono nella sala d'attesa delle decisioni importanti.

Comincia dalla più piccola.

Osservati e chiediti che cosa ti impedisce di prendere una posizione.

Guarda in faccia le tue paure.

Trova soluzioni alternative per farvi fronte, non per scappare.

Poi scegli.

Assapora la leggerezza di aver fatto un passo importante e decisivo.

Scegli e diventa respons-abile, ovvero capace di donarti risposte che ti permetteranno di realizzare a piccoli passi, ma concretamente, la vita che desideri.


Buona settimana

virginia

ps. trovi ulteriori spunti di riflessione sul tema, su questo articolo di un po' di tempo fa

martedì 13 novembre 2012

Psicologia o parapsicologia?



Ieri sono andata a vedere il film Red Lights interpretato fra gli altri da Robert De Niro. 
La trama del film racconta di due ricercatori che scoprono gli imbrogli di alcuni guaritori, sensitivi o medium, salvo alla fine riconoscere l'esistenza di un Dio, comunque lo vogliamo chiamare, di una Vita oltre la morte, anche se indimostrabile secondo la scienza deterministica della causa-effetto.

Un mio carissimo amico plurilaureato, tra l' altro in psicologia e docente universitario mi ha confidato di essere andato da un guru che gli avrebbe ridato la propria energia primordiale e di avere avuto sensazioni corporee fortissime . Inoltre effettivamente mi diceva di non essersi mai sentito così bene. Il tutto al prezzo modico di qualche migliaia di euro per un paio di ore di seduta collettiva...
Una mia cliente proprio ieri mi ha chiesto se credo ai lavori energetici, tipo thetahealing,cristallo terapia ect...
Mia mamma si ascolta due rosari al giorno ed ha superato nella sua vita importanti prove...

Care amiche, io penso che tutto ciò che mi fa sentire meglio e va in direzione del benessere mio personale sia efficace per me. 
Chiaramente ciò che funziona per me può non sortire effetto per qualcun altro, perchè ognuno di noi è unico
Partendo dalla concezione narrativista, per cui, detta per somme esemplificazioni, ognuno di noi è chi si racconta di essere, ritengo di avere delle parti di me irrisolte. Nella tensione evolutiva o, se vogliamo divina, in cui ognuno è impegnato, penso che ognuno di noi cerchi di risolvere le sue parti irrisolte. Come?
Secondo Einsten la mente che ha creato il problema non può essere quella stessa che lo risolve o se vogliamo dirla in altro modo è necessario passare per un Io superiore per riuscire con uno stratagemma a modificare una convinzione o una storia raccontata dall 'io.
Quindi per risolvere una mia parte irrisolta, utilizzo degli stratagemmi. 
Alcuni sono scientificamente provati come la seduta dallo psicologo,altri non lo sono.
Tra chi utilizza metodi non scientifici esiste un' alta percentuale di imbroglioni, di persone che abusano della buona fede altrui.
Bisogna vederlo e saperlo.

Ma bisogna anche sapere che migliaia di persone vanno a Lourdes ogni anno , sperando di guarire, anche se la percentuale di guarigioni accertata dalla Chiesa è minima. 
Tuttavia coloro cha vanno a Lourdes, anche se non tornano guariti, ritrovano la forza per affrontare i loro malanni.
A me piace credere che esista un Dio nella mia accezione personale e comunque lo ritenga , una vita oltre la morte, che ci sia qualcosa al di là del determinismo causa-effetto che a livello scientifico si chiama fisica. Non so se questo Dio sia dentro di me o meglio nel mio superio o effettivamente sia fuori di me e abbia creato il mondo, ma mi fa star bene. È uno stratagemma che mi fa sentire bene .

Insomma care amiche tutto ciò che vi fa stare bene è da prendere, ma state molto attente perchè effettivamente, specie ora in questo momento di crisi e di paura,è per alcuni molto facile manipolare le debolezze altrui o le parti irrisolte e arricchirsi.
La giusta mediazione tra pancia e testa...
Con amore
evi

martedì 6 novembre 2012

memorandum...






Si è vero, ultimamente siamo prese da molti impegni e c'è poco tempo per scrivere - o per lo meno non quanto vorrei per potermi dedicare ai moltissimi argomenti che giacciono polverosi nella mia mente da un po' di tempo, in attesa di essere degnati di uno sguardo e trovar parole per uscire allo scoperto...

Però voglio comunque farvi dono di un'immagine deliziosa che ho trovato tempo fa e che sarebbe carina da stampare e mettere come promemoria in un posto ben visibile: ci ricorda i piccoli piaceri della vita quotidiana.



Un abbraccio a tutte e tutti voi,
che ci leggete ogni giorno e siete sempre di più.
virginia

[ps. per chi ha bisogno della traduzione eccola qui:
1. canta
2. enumera i doni della tua vita 
3. spera
4. mangia molto gelato
5. sorridi agli sconosciuti
6. continua ad imparare
7. sorridi
8. ama
..e ama ancora un po'.  ]

venerdì 2 novembre 2012

Le "vere" storie d'amore


 
 
In una delle mie soste di pausa in biblioteca mi sono imbattuta in un libro curioso e bizzarro, soprattutto perché vi si trovano, sparsi fra le righe scritte, divertenti disegnini fatti dall'autrice, che aiutano a fissare i concetti, esprimere verità e spiegare sensazioni.

Si tratta di “Dolcissime donne selvagge”di Sark (Ed. Sperling & Kupfer, 1999), una donna che è diventata famosa negli Stati Uniti pubblicando libri-diario ad ispirazione autobiografica e molto motivanti per il cammino femminile.

Questo colorato libretto è un inno all'espressione dell'autenticità che è in ciascuna, un invito a credere nelle proprie risorse e possibilità di farcela, nonostante tutto.

Ho deciso di riportare qui due pagine, nella loro versione originale, condensato di sagge ma semplici parole sull'amore e il suo processo, che, come in un ossimoro, comprende la gioia ma anche le difficoltà di incontrarsi nel profondo, necessarie per essere ancora più vicini.
 

  
che questi contenuti vi siano di ispirazione...
Buon week end
virginia

domenica 28 ottobre 2012

...Come d'autunno, sugli alberi, le foglie


 
Passeggiando in questi giorni ho pensato: “Che bella stagione l'autunno! E’ la stagione che più si addice a descrivere la vastità e la diversità di ciascuno di noi!”

Pensiamo agli alberi.

In autunno i giardini e i viali si riempiono di mille colori. Ogni foglia, per quanto simile a quella che le sta vicino, appare diversa. Come sono belli questi alberi variopinti!

Guardando le loro foglie si può descrivere l'andamento della vita.

Ci sono foglie giovani, più piccole delle altre dalle tonalità che ancora richiamano il verde, altre che stanno crescendo e acquistano dei bei colori vivaci: chi si tinge di giallo, chi di rosso; e poi ci sono quelle che si stanno seccando e si apprestano a cadere.

E tutte stanno ben ancorate quel ramo che da' loro vita, linfa, sicurezza.

E non sono molto diverse da noi le foglie. Dopotutto anche noi ci comportiamo come le foglie quando ci aggrappiamo:

- ai nostri genitori , affinché ci aiutino a crescere,

- ai nostri ideali, ai nostri desideri, ai nostri progetti o alla nostra fede per avere un sentiero da seguire quando emerge il nostro bisogno di autonomia e di identità

- ai nostri compagni, fidanzati, mariti quando capiamo che la vita può essere più dolce se vissuta in coppia
In autunno, poi, compare il vento, le giornate si accorciano, arriva la pioggia.

Il vento sa essere un buon compagno di viaggio quando è dolce e delicato, e ci dà la spinta ad andare avanti e a guardare oltre; sa essere un elemento di disturbo quando, invece, si imbatte con irruenza e ci coglie impreparati. La sua potenza ci fa sentire vulnerabili. E noi la fragilità non piace tanto: in alcuni casi reagiamo a lui opponendoci e aggrappandoci ancora più forte a ciò in cui crediamo, in altri casi ci lasciamo sopraffare e rimaniamo inerti. Spesso il forte vento porta con sé la pioggia e con essa la malinconia. Le giornate si dipingono di grigio, i colori si attenuano e lasciano spazio a rimpianti, pensieri e delusioni. I pensieri che si accumulano nella testa diventano pressanti come quelle nubi nero-grigie che vediamo nel cielo.

Ma alla fine, per fortuna, spunta il sole. E per quanto, in questa stagione, il suo calore possa essere flebile è sempre un sole che riscalda il cuore e da’ quell’energia e quella speranza necessarie per andare avanti.
erika