domenica 28 ottobre 2012

...Come d'autunno, sugli alberi, le foglie


 
Passeggiando in questi giorni ho pensato: “Che bella stagione l'autunno! E’ la stagione che più si addice a descrivere la vastità e la diversità di ciascuno di noi!”

Pensiamo agli alberi.

In autunno i giardini e i viali si riempiono di mille colori. Ogni foglia, per quanto simile a quella che le sta vicino, appare diversa. Come sono belli questi alberi variopinti!

Guardando le loro foglie si può descrivere l'andamento della vita.

Ci sono foglie giovani, più piccole delle altre dalle tonalità che ancora richiamano il verde, altre che stanno crescendo e acquistano dei bei colori vivaci: chi si tinge di giallo, chi di rosso; e poi ci sono quelle che si stanno seccando e si apprestano a cadere.

E tutte stanno ben ancorate quel ramo che da' loro vita, linfa, sicurezza.

E non sono molto diverse da noi le foglie. Dopotutto anche noi ci comportiamo come le foglie quando ci aggrappiamo:

- ai nostri genitori , affinché ci aiutino a crescere,

- ai nostri ideali, ai nostri desideri, ai nostri progetti o alla nostra fede per avere un sentiero da seguire quando emerge il nostro bisogno di autonomia e di identità

- ai nostri compagni, fidanzati, mariti quando capiamo che la vita può essere più dolce se vissuta in coppia
In autunno, poi, compare il vento, le giornate si accorciano, arriva la pioggia.

Il vento sa essere un buon compagno di viaggio quando è dolce e delicato, e ci dà la spinta ad andare avanti e a guardare oltre; sa essere un elemento di disturbo quando, invece, si imbatte con irruenza e ci coglie impreparati. La sua potenza ci fa sentire vulnerabili. E noi la fragilità non piace tanto: in alcuni casi reagiamo a lui opponendoci e aggrappandoci ancora più forte a ciò in cui crediamo, in altri casi ci lasciamo sopraffare e rimaniamo inerti. Spesso il forte vento porta con sé la pioggia e con essa la malinconia. Le giornate si dipingono di grigio, i colori si attenuano e lasciano spazio a rimpianti, pensieri e delusioni. I pensieri che si accumulano nella testa diventano pressanti come quelle nubi nero-grigie che vediamo nel cielo.

Ma alla fine, per fortuna, spunta il sole. E per quanto, in questa stagione, il suo calore possa essere flebile è sempre un sole che riscalda il cuore e da’ quell’energia e quella speranza necessarie per andare avanti.
erika

domenica 21 ottobre 2012

Il dono del panico


Pan consola Psiche - E.Klimt 
 
In un museo a Vienna sono rimasta incantata di fronte a questo quadro, ai più sconosciuto, attribuito a Ernst Klimt, fratello del più famoso Gustav.

Si intitola “Pan consola Psiche” e si riferisce all'episodio, narrato nelle Metamorfosi di Apuleio, nel quale Psiche, addolorata per la perdita dell'amato Eros, tenta di gettarsi nel fiume per togliersi la vita.

Psiche è in preda alla paura, teme di non riuscire più a essere di nuovo felice come un tempo, quindi si lascia andare alle correnti del fiume, che però, devote a Pan, attraverso un'onda, la depositano a terra su un prato fiorito dove il dio si trova in compagnia delle ninfe dei boschi.

È allora che avviene lo scambio di parole che condurrà Psiche a intraprendere il cammino di evoluzione di sé attraverso il superamento di numerose prove fino al ricongiungimento col suo compagno di vita.

L'intervento di Pan – testimoniato da questo quadro poetico – è fondamentale perché la protagonista, da ingenua fanciulla si trasformi in una donna consapevole e responsabile della sua vita.

Se qualcuna è interessata a tutta la storia, vi suggerisco la rilettura in chiave psicologica di Neumann in “Amore e Psiche” (Ed. Astrolabio).

Qui invece voglio partire proprio dal quadro.

La fanciulla è in piedi, guarda con un'espressione fra il mesto e il curioso questo strano essere, metà fauno e metà uomo e non sembra per niente spaventata dalle sue sembianze caprine, né tantomeno intimorita dall'essere seminuda di fronte a lui.

Lo ascolta come un maestro, un vecchio saggio a cui ci si rivolge per avere un consiglio sul da farsi. Lui d'altra parte sembra spiegarle qualcosa di molto serio e profondo, tende la mano verso di lei, nel modo che si usa quando in realtà si cerca di esprimere qualcosa di ovvio, di palese, mostrandolo nei gesti. Le mani di lei sono intrecciate, ferme ma nervose.

Psiche è rappresentata come una ragazzina, di una fisicità splendida, con ali appena abbozzate, che paiono aver bisogno di tempo per permettere di essere usate. Tutto in lei riluce di quel bianco abbagliante, smorzato però dalla sua espressione interrogativa, riluttante e triste. Si sostiene il velo in una posizione in piedi che denota un disagio lieve, rispetto all'ambiente che la circonda... di contrasto a Pan, pienamente a suo agio, seduto in quella natura che gli cinge addirittura la testa con rami di edera, intrecciati ai lunghi capelli e la barba.

Anche lei ha un drappo che le cinge il capo e tiene insieme la sua acconciatura, invece perfetta e raccolta.

Cosa potrà apprendere di tanto importante questa eterea ragazza da un essere animalesco come lui?

Ricordiamoci che Pan è il dio cui ci si riferisce indirettamente quando si parla di attacchi di pan-ico: una potente invasione di sensazioni ed emozioni che fanno provare mancanza di respiro, alterazione cardiaca, terrore di morire o di impazzire.

Il panico si presenta la prima volta senza avvertimenti, semplicemente irrompe nella quotidianità di un momento qualunque, senza apparenti ragioni. Proprio come avveniva nel mito, quando il dio Pan, abitante dei boschi, si divertiva a spaventare a morte con urla terrificanti coloro che si avventuravano nei suoi territori, o comunque come quando qualcuno lo incontrava e restava scioccato dal suo aspetto animale e dalla sua bruttezza.

In questo quadro per la prima volta si assiste all'incontro di una figura femminile che non scappa, bensì si lascia “consolare” dalla potenza numinosa del dio.

L'immagine ci racconta la necessità per la nostra psiche di entrare in contatto con gli aspetti più istintuali e considerati “brutti” nella nostra interiorità, quelli che troppo spesso vengono repressi e negati, relegati chissà dove nel nostro inconscio.

Può trattarsi di aspetti di sé che proprio malgrado si sono dovuti ripudiare, perché non accettati dal mondo intorno, oppure bisogni, desideri e necessità criticate e giudicate dal proprio censore interiore, o ancora reazioni di insoddisfazione misconosciute perché impossibili da far convivere con uno status quo duro a disfarsi...

Pan invece urla, picchia a terra gli zoccoli, se ne frega delle buone maniere, dei bisogni dell'altro, vuole, pretende, prende ciò che vuole in modo brusco e brutale, manda a quel paese chi non gli va a genio, ride a crepapelle, si diverte a scorrazzare libero per i boschi, senza conoscere il senso del dovere, vuole unirsi carnalmente per il puro piacere di godere, si libera di catene inutili che lo imprigionano, sa perdere la testa...

Quando a questi aspetti naturali e spontanei non viene dato spazio nella nostra vita, c'è la possibilità che reclamino espressione e lo facciano nella modalità più immediata, ovvero prorompano come energia vulcanica mandando in frantumi l'apparente ordine di quando in qualche modo ce la raccontiamo (spesso senza esserne neppure consapevoli).

Ecco, è tutto questo che Pan racconta a Psiche, consolandola e magari scusandosi per le modalità usate per risvegliarla dal torpore della sua vita “perfetta”: Pan invita a scompigliare i capelli, a intrecciare un fiore fra i ciuffi ribelli, a sporcare quel candore con la vita vera, invita ad osare, rischiare, sbagliare e riprovare, sbattere porte e riaprirle, allontanarsi da quello che inaridisce l'anima.

Mi ha colpito che sullo sfondo, dietro a Psiche ci sia un Iris.

Nel repertorio dei fiori californiani, l'essenza di questo bulbo viene suggerita per chi si sente oppresso dalle consuetudini sociali, quando si è incapaci di considerare il proprio Io e le proprie potenzialità con una nuova visione creativa, per recuperare il senso di bellezza ed artistico che ci abita.

È l'essenza per coloro che si sentono incapaci di agire in accordo con la loro ispirazione e intuizione.

Psiche, senza l'energia potente e trasformativa di Pan si inaridisce, si espone alla possibilità di rimanere intrappolata, perché contrariamente a quanto si pensa, il vero problema non è l'attacco di panico – che arriva come messaggio che qualcosa preme per essere espresso – ma la mancanza di coraggio nel seguire i propri bisogni e desideri, per rendere la vita più piena e creativa.

Lasciamo che un po' di sana follia ci scompigli i capelli ogni tanto...

Buona settimana

virginia

mercoledì 10 ottobre 2012

A cosa dare valore?

 
Erri De Luca, da “Opera sull’acqua e altre poesie”
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

Care Amiche,
dopo aver letto questi versi penso di aver poco da dire. Ma voglio provocare: il valore può essere anche il male oltre al bene, perché non esiste bene senza male, l’odio oltre all’amore, una bugia al posto di una verità ?
E ciò che è bene in un momento può essere male un attimo dopo per me, perché variano le circostanze?
Il valore per me è qualunque cosa mi abbia fatto nascere un sorriso, un anelito, mi abbia fatto stare bene. Il mio benessere a volte non è coinciso con il benessere di un altro ma è così. L’amare se stessi o l’amare gli altri?
Per la mia esperienza quando ho cominciato ad amarmi veramente e a prendere consapevolezza di me ho cominciato ad amare gli altri, astenendomi dai giudizi verso di loro e accettando il loro destino …
Insomma CONSIDERO VALORE IL MIO BENESSERE
Egoista forse ma sto bene e chi sta con me sta bene e quindi…
Accetto suggerimenti , proposte, idee…
Con amore
Evi

domenica 7 ottobre 2012

Accade che...


 
Accade che...

entri smarrita/o e non sai da che parte cominciare

Accade che emozioni in conflitto facciano tentennare il percepirsi tutti d'un pezzo

Accade che la paura è tanta e la felicità smarrita per strada

Accade che certi segreti si svelino e alcune bugie si rivelino

che i dolci sorrisi che sempre abitano il tuo volto si facciano amari e si trasformino in salate lacrime o che le lacrime a lungo trattenute, sgorghino improvvise, come da fontane riarse e abbandonate, al centro di una antica piazza di paese

Accade che non riesci più a fermarle e per la prima volta pensi che questo è bellissimo

Accade anche che le risate invadano la stanza, cristalline e inaspettate, e l'aria greve si rinfreschi come quando una folata di vento spalanca una finestra

Accade che l'immobile silenzio narri più delle mille parole che abitualmente si rincorrono giù dal pendio scosceso, che va dalla testa alle labbra

Accade che il dolore sia così forte che non sai se ce la farai a sopravvivere 
 
Accade che i minuti siano ore e le ore minuti 

Accade che la coriacea corazza abilmente costruita per difendersi dal mondo lasci trapelare fili di invisibile pulviscolo di fiducia , che in un attimo cadano difese

oppure accade che si innalzino mura invalicabili di negazione, perché ancora è troppo presto per cedere

Accade che il significato prenda forma dove prima c'era un indistinto caos

che si rivalutino i personaggi della propria storia, ristabilendo equilibri necessari a far passi in avanti, senza più essere sbilanciati all'indietro, in zavorranti rivendicazioni

Accade che la voce subisca un'impennata di rabbia, quando è troppa la pressione di mandar giù tutto come sempre e che si osi dire qualcosa alla persona che ti ascolta in quella stanza, primo passo per trasformare le relazioni che sono fuori

Accade che i sogni raccontino desideri nascosti, i disegni parlino di bisogni bambini e uno scarabocchio celi ricordi sommersi

Accade poi che il corpo sia in tensione per la paura di soffrire e infine si rilasci quando finalmente sussurri verità inconfessate

accade pure che continui a mentire, perché troppo difficile ammettere ciò che tormenta

accade che trattieni il respiro, ti chiudi in un muto parlare del più e del meno, riempi il tempo di noia per non sentire le urla dell'anima ferita

accade che le belle notizie assumano un senso pieno e fecondo mentre le brutte notizie trovino uno spazio contenitivo di sfogo e sostegno

Accade che la commozione suggelli momenti indimenticabili

Accade che

Esci esausta/o e ti sembra di aver fatto la maratona

Esci e ti chiedi "ma cosa sono venuta/o a fare?"

Esci e ti senti più leggera/o

Esci e non vedi l'ora di tornare

Esci e non vuoi tornare più

Esci un'ultima volta, fiera/o di quella che sei diventata/o.


Tutto questo accade alle persone che entrano nella mia stanza e anche di più...

...o forse, semplicemente, accade la Vita.

Buona settimana

virginia

lunedì 1 ottobre 2012

Il mio uomo ideale?.....quello sposato.


 
 
Qualche settimana fa mi è capitato di fare zapping in tv e di trovare un programma in cui si parlava della tendenza da parte di alcune donne di essere attratte dagli uomini sposati. Ciò che in particolare mi ha colpito della trasmissione è il contributo di un'ospite che giustificava il fatto lasciando trapelare che ciò è una cosa accettabile e possibile perchè l'amore eterno non esiste più.

Ho pensato un po' a cosa potrei pensare io di tale argomento e voglio condividere con voi le mie riflessioni.

Non voglio entrare in merito a moralismi e dire se è giusto o è sbagliato. Certo è che da che mondo è mondo ciò che non si può avere fa sempre scattare voglia di superare certi limiti. Non è andata così anche per Adamo ed Eva che tra tutto quello che il giardino dell'Eden offriva hanno preferito assaggiare il frutto dell'albero proibito?

Il mio pensiero è andato verso quelle donne che ricercano solamente relazioni di questo tipo. Mi chiedo cosa ci sia sotto a tale desiderio;

Forse il pensare che se quell'uomo è stato scelto da un'altra allora significa che qualcosa di buono ce l'avrà?

O forse l'ambivalenza tra l'impegnarsi in una relazione e il non prenderla sul serio fino in fondo?

O addirittura il fascino trapelato dal bello e impossibile?

Mentre nella testa mi frullavano questi pensieri mi chiedevo anche che caratteristiche potrebbe avere una donna attratta solo da questo tipo di relazione?

Ovviamente parlo di donne perché il nostro blog ha come target la donna, ma le stesse riflessioni calzano bene anche per gli uomini.

Mi sono immaginata una donna, in fondo, profondamente vulnerabile e con poca stima di sé. Sono convinta che, se quella donna - indipendentemente che stia cercando una relazione stabile, un'avventura, una storia senza impegnarsi troppo riuscirebbe ad averla con molti altri uomini. Eppure, è attratta soltanto da quelli sposati. Quanto conta in lei il pensiero che un uomo è disposto a mandare all'aria il suo matrimonio per stare con lei, lei che, magari, sente di valere così poco? Che esperienza di amore avrà avuto nella sua storia o famiglia per cercare e legittimare soltanto un amore travagliato e clandestino?

Ricercare solo questo tipo di relazioni è rischioso sia se la si considera un'avventura che lascia il tempo che trova, sia se ci si butta dentro a capofitto investendo tutta se stessa. Nel primo caso non si può dimenticare che si mette scompiglio nella vita di un'altra persona e della sua famiglia ; nel secondo non si può sposare il pensiero che l'amore è bello finché dura e che in amore si può solo soffrire.

Poi va aggiunto un particolare importantissimo: per ogni donna che cerca un uomo sposato, c'è un uomo sposato che si lascia trovare. A volte questo particolare fugge via, per cui sembra che sia la donna a scippare il marito di un'altra. Improvvisamente l'uomo tanto conteso sembra diventare un burattino che si fa fregare dalla prima che gli dà delle attenzioni. Non è che magari il punto è proprio questo? Una donna che gli dedica attenzione. Dico questo perché per iniziare una relazione bisogna comunque essere in due. Probabilmente la relazione coniugale aveva delle componenti - più o meno consapevoli da parte dei due - che hanno determinato che lo sguardo di quest'uomo, si posasse su una donna diversa dalla moglie.

Che sia chiaro: non voglio dire che tutte le relazioni extraconiugali sono avventure o "spazi di decompressione". In alcuni casi, infatti, questa attrazione proibita si trasforma in un amore romantico che porta verso una relazione stabile e felice.

Questo tema è un tema molto delicato e mi sento un po' in imbarazzo nel trattarlo perché immagino che tra voi, care lettrici, ci possano essere donne tradite, donne che hanno tradito e donne che hanno avuto relazioni con uomini sposati. Non voglio emettere sentenze ma solo proporre un articolo un po' piccante augurando a tutte le donne di trovare stabilità nella propria vita di coppia perché se è vero che l'amore è eterno finché dura è altrettanto vero che è la coppia a dover rilanciarsi giorno per giorno e investire nella relazione per riuscire a far sì che il finale della propria storia d'amore sia ... e vissero per sempre felici e contenti.

Buon cammino.
erika