giovedì 27 novembre 2014

parole per l'anima #44



Questa settimana, dedicata alla lotta alla violenza e femminicidio, voglio condividere con voi non una semplice frase ma una poesia di una scrittrice africana che è stata nominata membro del Tribunale Internazionale per i crimini contro le donne, a Bruxelles. 

La voglio dedicare a tutte coloro che nella disperazione trovano il coraggio di chiedere aiuto.
A coloro che osano sfidare usi, costumi e a volte anche leggi, che permettono di trattare le donne come oggetti o proprietà. 
A coloro che trovano il coraggio di denunciare, nonostante tutto e tutti.
A coloro che non rinunciano a sperare, anche quando sembra un'utopia.
E la dedico anche a quelle che ancora sopportano, subiscono, cedono.
Infine anche a quelle che non ce la fanno e non ce l'hanno fatta, 
perché la loro vita non sia perduta invano.  






Finisco con un video che avevo creato qualche anno fa, (trovi l'articolo originale qui).
Le parole che scorrono sono un'altra poesia dedicata alle donne della mia cara amica Stefania Romano, tratta dalla sua raccolta "Filamenti d'anima". 



buon week end 
virginia

lunedì 24 novembre 2014

Come spiegare la pubblicità ai bambini?



La settimana scorsa sulla pagina fb del Progetto Wonder Woman ho avuto modo di scambiare alcune riflessioni con un nostro follower a partire da questo post sull'uso stereotipato (anche) del corpo maschile nella pubblicità.
Il nostro confronto si è esteso al significato che certe immagini possono avere per i bambini o adolescenti che sono ormai bombardati da modelli estetici di un solo tipo, con a volte le tragiche conseguenze dell'incorrere in età sempre più precoci nei disturbi alimentari o in disagi dell'autostima.
Il nostro lettore, scherzando mi chiedeva se in proposito volessi proporre il bollino rosso anche per le pubblicità, così da uno scambio all'altro, ho pensato di ordinare i pensieri in un post sull'educazione al genere.
Come ci faceva notare il nostro amico su fb, sicuramente nel mondo reale ci sono uomini e donne di tutte le tipologie, quindi può essere opportuno non distinguere fra uomini e donne “veri” - quelli che incontriamo ogni giorno – da donne e uomini “falsi” ovvero quelli della tv e dei media, ma ritengo che il nucleo su cui fondare una educazione alle immagini non sia il divieto di alcune di esse, bensì lo sguardo critico con cui si possono guardare.
Avere uno sguardo critico però non significa demonizzare la pubblicità, né mettere bollini rossi.

Anche se qui apro una parentesi: in un laboratorio sulle emozioni in seconda elementare qualche tempo fa ho usato delle riviste dove far ritagliare ai bambini le immagini che evocassero in loro i diversi stati d'animo e poi fare un cartellone da appendere in classe.
Alcuni bambini e bambine avevano ritagliato per rappresentare la “paura” delle immagini di modelle in passerella o in un servizio fotografico in costume, con pose molto provocanti.
Questo ci deve far capire che le foto hanno un forte impatto emotivo su tutti noi e che i piccoli possono non avere i nostri stessi strumenti per filtrarle, con la conseguenza che ne restano sovra-stimolati e incapaci di assegnargli un significato nel loro abbozzato sistema di valori.

Riprendendo il filo del discorso, ritengo sia doveroso insegnare ai ragazzi molto precocemente ad avere risorse per poter elaborare i messaggi stereotipati che ricevono ogni volta che accendono la tv, navigano su internet o aprono una rivista.
I giovani sono alla continua ricerca di modelli, per cui se ciò che vedono è di un solo tipo non potranno mai operare una vera scelta: è una realtà che a casa abbiano genitori che possono non essere esteticamente perfetti, amici e amiche lontani dal mondo patinato, ma tenderanno sempre a guardare chi – ai loro occhi – c'è riuscito, è arrivato ad essere famoso, chi detta le mode e promuove i loro oggetti del desiderio.
Se i personaggi e i corpi delle donne e degli uomini sono usati alla stregua degli oggetti stessi, loro non potranno fare altro che assimilare quel messaggio: posso usare il mio corpo per attirare l'altro verso di me.
Il problema è che prendendo alla lettera il messaggio, pensano di poter e dover usare solo quello.
È per questo che la nostra società sta volgendo sempre di più verso il narcisismo imperante: stiamo iper-investendo sulla forma e sempre meno sulla sostanza.
E chi non riesce a stare al passo viene considerato un perdente.

Il nostro lettore, sottolineava che le ferite all'autostima arrivano comunque... è vero, ed è giusto e normale che si ricevano dei no, che qualcuno possa rifiutare i primi tentativi di seduzione con un “non mi piaci” e che non tutti i desideri possano essere esauditi.
Ma se un giovane non è abituato a valutare la sua personalità a tutto tondo, se aderisce allo stereotipo imposto sentendosi mai all'altezza e poi gli viene detto non ti voglio perché sei troppo grasso/troppo magro, troppo alto/troppo basso, con poco seno/con troppo seno ecc... allora lo stigma sociale può prendere il sopravvento e creare disagi molto profondi.
Soprattutto in adolescenza, quando tutta l'attenzione è rivolta al mondo fuori dalla famiglia: i valori familiari possono essere i migliori ma prevarrà il bombardamento mediatico.
Per questo stanno sempre più nascendo progetti nelle scuole che facciano riflettere in modo obiettivo su tutto quello che i media propongono, perché le nuove generazioni possano comunque guardare a ciò che li circonda con consapevolezza e criterio, nella speranza che anche chi crea le pubblicità diventi più sensibile a questi temi. 
Il ruolo fondamentale di questi tipi di educazione vuole essere quello di permettere l'accesso ai vissuti introspettivi, a porsi domande piuttosto che accettare risposte preconfezionate su cosa è bello e cosa no, su cosa è giusto e cosa no, soprattutto nelle relazioni fra uomini e donne.
Ai figli chiedete cosa ne pensano di ciò che osservano e li circonda, perché non è mai troppo presto per educare al rispetto e alla diversità.
I bambini vanno aiutati ad includere ciò che vivono e vedono nella loro esperienza e non a separare o tacere, cercando ovviamente significati da adattare alle varie età o fasi di vita.
A tal proposito vi lascio con questo illuminante video girato in una scuola elementare di Pistoia, testimonianza che se ai bambini viene dato spazio per riflettere, trovano dentro di loro quelle risorse che possono aiutarli a essere adulti maturi e in continua ricerca di senso.


Domani è la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne,
dunque dedico questo post agli adulti del futuro, perché la violenza per loro sia solo un triste ricordo del passato 

buona settimana
virginia 

giovedì 20 novembre 2014

parole per l'anima #43


L'autenticità è 
il non aver bisogno 
di approvazione esterna 
per sentirsi bene 
nelle proprie azioni 

Lunedì abbiamo parlato delle basi per avere un rapporto duraturo e allo stesso tempo romantico (se hai perso i due post li trovi qui e qui). 
Possiamo dedurre in una parola sola che l'autenticità sia la chiave di volta che permette la creazione di un rapporto profondo e vero. 
Per questo oggi dedichiamo le immagini a risvegliare la parte più vera di ognuno, affondando il ricordo nell'infanzia, quando la spontaneità di essere se stessi era il filo rosso di ogni azione, passando per quelle azioni bizzarre dove gli altri vi hanno detto "non si deve, non si fa, non è opportuno..." fino a riconoscere che infondo, essere finalmente se stessi una volta superate le resistenze (proprie e altrui) porta a una calma interiore senza pari. 













Buon week end 
virginia 

ps. se siete in zona Valle dell'Agno domenica 23 novembre non perdetevi i due eventi "Stendi la Violenza" ad Arzignano (qui su Fb)  e il mercatino "La Scarpa Rossa" a Valdagno (qui)


(fonte immagini: Pinterest) 

lunedì 17 novembre 2014

Cosa vuol dire condividere la vita



Come promesso lunedì scorso (se lo hai perso lo trovi qui) anche questa settimana continuiamo le riflessioni sul significato profondo dell'amore romantico.
Partiamo sempre da una frase di Branden:

Forse uno dei requisiti essenziali per far funzionare una relazione romantica è che sia basata sulla realtà, cioè sulla capacità e la volontà di vedere il partner per quello che è, con i suoi difetti oltre che le sue virtù, invece di tentare di alimentare l'amore con la fantasia.
( N. Branden “La psicologia dell'amore romantico” pag. 139)

E partiamo da qui perché questa è l'illusione più diffusa.
Spesso le persone, più che innamorarsi di un altro da sé, si innamorano dei propri bisogni insoddisfatti, incarnati in una persona in un certo momento, e su quelli poi creano il resto.
È come costruire una casa senza fondamenta, accontentandosi di aver visto in superficie che il terreno “tiene”.
Per semplificare, immaginiamo una persona X con una ferita di abbandono da parte di una persona Y, subita e mai elaborata.
Quando X incontrerà Y2 – ovvero un partner che gli ricorda il primo per alcune caratteristiche così che ai suoi occhi la vera identità è come se non ci fosse – potrà scoccare la scintilla e il desiderio di cominciare una storia nuova, ignorando totalmente che quell'Y2 è soltanto un aspetto di una persona Z, molto diversa dalla prima.
Forse escluso l'aspetto Y2, X e Z hanno davvero poco in comune, così quando la proiezione cadrà, X si ritroverà a dire “non ti riconosco più... tu non mi ami... o non sei quello/a che voglio per me”.
Dunque, per vivere un amore autentico, occorre riuscire a scorgere tutto dell'altro, non solo ciò che fa comodo o appaga desideri insoddisfatti.

Questo è romanticismo realistico, non romanticismo da fiaba.
Quando la passione e la realtà sono integrate, l'amore può fiorire.
(ibidem, pag. 140)

Come mantenerlo?
Il discorso si fa sempre più complesso.
Le relazioni di coppia sono uniche e irripetibili, perché fatte da persone con la propria storia e vissuto emotivo, ma possiamo qui gettare alcune basi fondamentali per costruire in maniera sana un rapporto durevole.
Nella prima fase di ogni rapporto i partner sono più disponibili ad aprirsi, condividere, scambiare opinioni ma anche scoprire aspetti dell'altro ancora sconosciuti.
Col tempo sembra che questa attitudine si inaridisca lentamente e inesorabilmente...
qualcuno adduce il problema del tempo che manca, qualcun altro si lamenta che vengono sempre prima i bisogni dei figli, delle mansioni quotidiane da svolgere, altri si limitano a dire semplicemente che ormai ci si conosce e non c'è più niente da scoprire...
E il legame scivola in un'alienazione che lo impoverisce giorno dopo giorno.

La possibilità di salvezza nasce dalla consapevolezza di sé, dall'opportunità che ciascuno può darsi di rimettere in circolo la comunicazione.
Ma non una comunicazione qualsiasi.
Si tratta di raccontare di nuovo cosa succede dentro, di raccontarsi e creare un atmosfera dove anche l'altro possa sentirsi libero di farlo.
Il primo passo però è personale e intrapsichico.
Chiediti ora: sono libera di ammettere i miei sentimenti e farne esperienza?
Se l'espressione dei sentimenti è condizionata dalla paura, dall'inibizione, dai sensi di colpa (tutte cose che possono affondare le radici nella storia della vostra vita) allora sarà difficile poterle mettere in relazione nella coppia.

Se abbiamo imparato a rimproverare noi stessi e tenerci ramanzine per i sentimenti, le emozioni e le reazioni “inappropriate”, tratteremo nello stesso modo anche gli altri. […]
Incoraggeremo la persona che amiamo a mettere in pratica lo stesso disconoscimento e la stessa auto-alienazione che usiamo noi. È uno dei tanti modi in cui uccidiamo l'amore e anche la passione.
Quindi dobbiamo chiederci: sono capace di creare un contesto in cui il mio partner si sente libero di condividere sentimenti, emozioni, pensieri e fantasie senza timore che io lo condanni, lo attacchi, lo rimproveri o mi ritragga? E il mio partner crea per me un contesto simile?
(ibidem, pag. 144)

Vi lascio nel far risuonare dentro di voi queste domande fondamentali
e vi auguro una serena settimana

virginia

giovedì 13 novembre 2014

parole per l'anima #42


C'è una ragione per cui 
due persone stanno insieme.
Si danno l'un l'altro qualcosa 
che nessun altro può dare.







Relazione per fato o destino;
 la forza vincolante tra due persone.





buon week end 
virginia 

(fonte immagini: Pinterest) 


lunedì 10 novembre 2014

L'amore romantico: utopia o realtà?



Qualsiasi sia il motivo che porta le persone a sedersi sul mio divano, prima o poi si finisce per parlare d'amore.
Anche se la richiesta di aiuto e sostegno è individuale, nel tempo pure il partner viene portato in questa stanza, attraverso i racconti e gli episodi, i conflitti e le incomprensioni; e se non c'è un partner, allora viene portata quell'assenza, e il desiderio o le paure.
Nella schermata di gestione del blog, alla voce “parole chiave della ricerca”, (ovvero le parole impostate su google, che hanno fatto poi arrivare le persone a visitare il mio sito), troviamo al primo posto assoluto in questi quattro anni, proprio la parola “Amore”.
Forse non vi stupirà sapere che la terza parola è “felicità”.
Nell'uso comune diamo per scontato il legame consequenziale fra queste due parole: se amiamo e siamo amati allora siamo felici.
In realtà, i due termini, così evocativi ma di difficile coniugazione quotidiana, possono aprire a nuove e inusuali interpretazioni.

Oggi vi invito a rifletterci partendo da questa frase che ho letto in un libro di Nathaniel Branden

Perché una relazione sentimentale cresca bisogna saper riconoscere che la felicità è un nostro diritto. Se la sento come un fatto normale e naturale, posso lasciarle spazio, posso essere aperto nei suoi confronti, posso abbandonarmi a essa. Non provo l'impulso di sabotarla e distruggerla. Se accetto la mia felicità, l'amore romantico cresce. Se ne ho paura, l'amore romantico tende a morire.

( “Psicologia dell'amore romantico” 
pag. 135 - Ed.Corbaccio, 2010 )

Spesso è proprio così.
Solo se si accetta di poter essere felici nella vita reale, non ci sarà il bisogno di vivere una storia d'amore infelice, per poter poi vivere la felicità fra parentesi (vedi relazioni extra-coniugali, fughe nella fantasia, sogni a occhi aperti...).
Secondo Branden, le ragioni di questa “scelta” sono inconsce e da ricercare nel modello di coppia – conflittuale o disfunzionale - dato dai genitori e dal messaggio sotteso e appreso da piccoli: “da sposato non sarai più felice di quanto siamo stati noi.”
In altre parole, essere infelici non è altro che un modo per restare fedeli alla famiglia d'origine.
Ma questo significa solo una cosa. 
Che nell'approcciarsi all'amore, siamo ancora bambini e quindi fedeli ai dictat parentali.

Mentre “l'amore romantico è per gli adulti, non per i bambini” perché “le persone autonome non hanno più bisogno di dimostrare a nessuno di essere bravi bambini o brave bambine, e non hanno bisogno di trovare nel coniuge o nel loro partner sentimentale anche un padre o una madre. In alcuni momenti possono gradire che il loro partner assuma questo ruolo, ed è una cosa del tutto normale, purché non sia l'essenza del loro rapporto.” (pag. 136-37)

Inserisco qui tutta la pagina del libro, perché è così densa e vera da meritare di essere letta per intero.



Nei prossimi lunedì parleremo degli altri aspetti che permettono di poter realizzare nella coppia un amore autentico e reale, pur nel riconoscimento delle diversità.

Buona settimana
virginia 

giovedì 6 novembre 2014

parole per l'anima #41


A volte le persone 
con un passato difficile 
possono creare il futuro più bello 

Sulla scia dei post sul tradimento (qui e qui), oggi dedichiamo le parole evocatrici al poter costruire ancora progetti, perché non è mai troppo tardi per  volgere lo sguardo oltre il dolore e muovere i primi passi in una nuova esistenza, più spontanea e autentica. 








vecchi modi 
non apriranno 
nuove porte 



buon week end 
virginia 

(fonte immagini: Pinterest)

mercoledì 5 novembre 2014

il tradimento a portata di mouse_parte 2



Eccoci di nuovo a parlare di tradimento virtuale (se hai perso la prima parte la trovi qui) e soprattutto delle conseguenze sul rapporto di coppia.
Innanzitutto pare che su internet, l'accellerazione dei tempi coinvolga anche la scoperta dei misfatti: insomma, online le bugie hanno le gambe ancora più corte.
Sarà il coinvolgimento intenso e repentino che porta a cambiamenti importanti nelle abitudini (la necessità di trascorrere connessi la maggior parte del tempo libero) sarà anche che tutto sul pc lascia tracce concrete e basta una disattenzione (ma sarà poi tale o solo il desiderio inconscio di venire scoperti?) a far uscire alla ribalta, la triste verità.

Il fenomeno del tradimento è molto complesso e non esiste una spiegazione univoca che metta a tacere le mille domande che chi viene tradito vorrebbe porre al traditore.
Anche le reazioni di chi subisce sono diverse e le più imprevedibili.
Ci può essere chi continua a fare finta di niente, dicendosi che “in fondo, se non c'è un coinvolgimento fisico, è come se non ci fosse nulla” chi invece mette in discussione il rapporto, la fiducia, le motivazioni dello stare insieme... chi vuole arrivare in fondo e legge fino all'ultima riga dei dialoghi rimasti salvati inconsapevolmente in una remota cartella di sistema... chi invece non vuole sapere e si fa bastare la cancellazione dal sito incriminato.

Da parte loro, i traditori si giustificano o rinnegano, gestiscono al meglio l'inevitabile, ammettono le loro colpe e promettono redenzioni future...

Perché vi dico tutto questo?
Per dimostrarvi che – come in tutte le azioni – una possibile spiegazione dipende sempre da chi è la persona che le compie.
Non esiste “il” motivo che può spingere qualcuno a tradire qualcun altro.
Soprattutto in questo ambito si è spesso tentati di generalizzare, in un'ottica di genere, dicendo che gli uomini rispondono a istintualità innate e le donne lo fanno per amore, ma l'esperienza diretta mi fa dire che non è sempre così semplicistico.

Quando una delle due persone tradisce è comunque un segnale che il rapporto non funziona o non funziona più secondo i vecchi modi di essere e necessita di nuovi equilibri, che a volte possono anche risultare in una separazione, ma non sempre.

La coppia è un sistema che per funzionare ha bisogno di entrambi i partner.
Però questo sistema viene messo alla prova dal tempo, da certe fasi di passaggio della vita, da eventi critici (a volte anche bellissimi ma stressanti, come ad esempio il matrimonio o la nascita di un figlio) dalle interazioni e relazioni con altre persone fuori dal sistema stesso.
I due partner devono essere in una grande sintonia e soprattutto saper comunicare in maniera profonda e sincera, per poter affrontare indenni le tempeste della vita a due.

Il tradimento si insinua nelle crepe, affonda le radici nei desideri nascosti, trova terreno fertile nei non detti, negli aspetti di sé che non sono accettati dal partner, nutrendosi nella trascuratezza e nei rifiuti.

Come dicevamo lunedì scorso, è fin troppo facile trovare online una persona che faccia da specchio alle mancanze e faccia sentire un dio o una dea, perché ha la stessa esigenza di salire nell'Olimpo, grazie alle attenzioni altrui.

Piuttosto che dirvi cosa porta a tradire, proverò a dare parole ad alcune motivazioni che ho ascoltato, invitandovi ad astenersi dal giudizio e provando a cogliere le possibili motivazioni e bisogni di ciascuna di queste persone:

  • col nuovo lavoro non lo riconoscevo più. Era sempre assente, altrove. Tutto orientato a risolvere i problemi degli altri e mai disposto ad ascoltare i nostri. “Non mettertici anche tu per favore...” mi diceva. E io tacevo, finché non ho iniziato a parlare con un altro.
  • Non facevamo più l'amore da molti mesi, troppi. Ogni volta una scusa. Il bambino piange, il bambino ha fame, il bambino non riesce a dormire se non nel lettone. Dove era finita la donna che avevo sposato? Ora era solo una mamma. E io mi sono sentito solo.
  • Volevo una compagna con cui condividere la vita e mi sono ritrovato con una manager che doveva scrivere sull'agenda quando incontrarmi. Io venivo sempre dopo, perché dovevo capire che per lei il suo lavoro era tutto, dopo così tanti sacrifici. Per un uomo non è facile accettare di non essere la priorità.
  • Sono un traditore seriale, so che non la lascerò mai ma non posso fare a meno di conoscere altre donne. So di sbagliare ma non posso fare altrimenti. Penso di essere un buon padre per i miei figli, anche un buon marito per lei, fatta eccezione per questa mia pecca, ma ho bisogno di avere i miei spazi anche per poter essere tutto questo.
  • Non ho mai trasgredito a nulla in vita mia. Adesso sono stufa di fare la brava bambina. Questa era solo un'occasione per mettermi alla prova, mi sono lasciata prendere dal gioco ed era terribilmente affascinante; non ce l'ho fatta a fermarmi.

Potrei andare avanti così per molte pagine...
ma l'aspetto importante sono le reazioni che queste parole hanno provocato in voi: forse vi siete identificati, forse arrabbiati o magari avete colto qualcosa che vi era sfuggito perché queste parole ne richiamavano altre dette da qualcuno qualche tempo fa...

Per rispondere alla domanda della mia lettrice “E la moglie che lo scopre come si dovrebbe sentire e cosa dovrebbe fare?”

Dipende.
Da chi è la moglie, da chi è il marito e da qual è la coppia.
Nel caso di traditori seriali, c'è da chiedersi perché il partner si ostini a voler restare, nonostante tutto il dolore e l'umiliazione.
Nel caso di mancanze e bisogni inascoltati, ma anche di nuovi ruoli che mettono in crisi quelli vecchi, è possibile instaurare un dialogo che faccia emergere le criticità, e successivamente scegliere.

Se le parole, qualsiasi siano, riescono a creare dei ponti, allora la coppia, con un lavoro di consapevolezza e ascolto, può ricrearsi su nuove basi, nonostante il tradimento.
Se invece le parole creano distanze, se chi le profferisce non ha la minima intenzione di sanare le ferite inferte, ecco che allora la coppia è già macerie, non più risanabili.
In questo caso, auguro a chi vi si trovi invischiato di riuscire con coraggio a trarsi in salvo.

Dai grandi tradimenti hanno inizio i grandi rinnovamenti.
Vasilij Rozanov

buona settimana
virginia