lunedì 10 novembre 2014

L'amore romantico: utopia o realtà?



Qualsiasi sia il motivo che porta le persone a sedersi sul mio divano, prima o poi si finisce per parlare d'amore.
Anche se la richiesta di aiuto e sostegno è individuale, nel tempo pure il partner viene portato in questa stanza, attraverso i racconti e gli episodi, i conflitti e le incomprensioni; e se non c'è un partner, allora viene portata quell'assenza, e il desiderio o le paure.
Nella schermata di gestione del blog, alla voce “parole chiave della ricerca”, (ovvero le parole impostate su google, che hanno fatto poi arrivare le persone a visitare il mio sito), troviamo al primo posto assoluto in questi quattro anni, proprio la parola “Amore”.
Forse non vi stupirà sapere che la terza parola è “felicità”.
Nell'uso comune diamo per scontato il legame consequenziale fra queste due parole: se amiamo e siamo amati allora siamo felici.
In realtà, i due termini, così evocativi ma di difficile coniugazione quotidiana, possono aprire a nuove e inusuali interpretazioni.

Oggi vi invito a rifletterci partendo da questa frase che ho letto in un libro di Nathaniel Branden

Perché una relazione sentimentale cresca bisogna saper riconoscere che la felicità è un nostro diritto. Se la sento come un fatto normale e naturale, posso lasciarle spazio, posso essere aperto nei suoi confronti, posso abbandonarmi a essa. Non provo l'impulso di sabotarla e distruggerla. Se accetto la mia felicità, l'amore romantico cresce. Se ne ho paura, l'amore romantico tende a morire.

( “Psicologia dell'amore romantico” 
pag. 135 - Ed.Corbaccio, 2010 )

Spesso è proprio così.
Solo se si accetta di poter essere felici nella vita reale, non ci sarà il bisogno di vivere una storia d'amore infelice, per poter poi vivere la felicità fra parentesi (vedi relazioni extra-coniugali, fughe nella fantasia, sogni a occhi aperti...).
Secondo Branden, le ragioni di questa “scelta” sono inconsce e da ricercare nel modello di coppia – conflittuale o disfunzionale - dato dai genitori e dal messaggio sotteso e appreso da piccoli: “da sposato non sarai più felice di quanto siamo stati noi.”
In altre parole, essere infelici non è altro che un modo per restare fedeli alla famiglia d'origine.
Ma questo significa solo una cosa. 
Che nell'approcciarsi all'amore, siamo ancora bambini e quindi fedeli ai dictat parentali.

Mentre “l'amore romantico è per gli adulti, non per i bambini” perché “le persone autonome non hanno più bisogno di dimostrare a nessuno di essere bravi bambini o brave bambine, e non hanno bisogno di trovare nel coniuge o nel loro partner sentimentale anche un padre o una madre. In alcuni momenti possono gradire che il loro partner assuma questo ruolo, ed è una cosa del tutto normale, purché non sia l'essenza del loro rapporto.” (pag. 136-37)

Inserisco qui tutta la pagina del libro, perché è così densa e vera da meritare di essere letta per intero.



Nei prossimi lunedì parleremo degli altri aspetti che permettono di poter realizzare nella coppia un amore autentico e reale, pur nel riconoscimento delle diversità.

Buona settimana
virginia 

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