La
settimana scorsa sulla pagina fb del Progetto Wonder Woman ho avuto
modo di scambiare alcune riflessioni con un nostro follower a partire
da questo post sull'uso stereotipato (anche) del corpo maschile nella
pubblicità.
Il
nostro confronto si è esteso al significato che certe immagini
possono avere per i bambini o adolescenti che sono ormai bombardati
da modelli estetici di un solo tipo, con a volte le tragiche
conseguenze dell'incorrere in età sempre più precoci nei disturbi
alimentari o in disagi dell'autostima.
Il
nostro lettore, scherzando mi chiedeva se in proposito volessi
proporre il bollino rosso anche per le pubblicità, così da uno
scambio all'altro, ho pensato di ordinare i pensieri in un post
sull'educazione al genere.
Come
ci faceva notare il nostro amico su fb, sicuramente nel mondo reale
ci sono uomini e donne di tutte le tipologie, quindi può essere
opportuno non distinguere fra uomini e donne “veri” - quelli che
incontriamo ogni giorno – da donne e uomini “falsi” ovvero
quelli della tv e dei media, ma ritengo che il nucleo su cui fondare
una educazione alle immagini non sia il divieto di alcune di esse,
bensì lo sguardo critico con cui si possono guardare.
Avere uno sguardo
critico però non significa demonizzare la pubblicità, né mettere
bollini rossi.
Anche
se qui apro una parentesi: in un laboratorio sulle emozioni in
seconda elementare qualche tempo fa ho usato delle riviste dove far
ritagliare ai bambini le immagini che evocassero in loro i diversi
stati d'animo e poi fare un cartellone da appendere in classe.
Alcuni
bambini e bambine avevano ritagliato per rappresentare la “paura”
delle immagini di modelle in passerella o in un servizio fotografico
in costume, con pose molto provocanti.
Questo
ci deve far capire che le foto hanno un forte impatto emotivo su tutti noi e che i piccoli possono non avere i nostri stessi strumenti per
filtrarle, con la conseguenza che ne restano sovra-stimolati e
incapaci di assegnargli un significato nel loro abbozzato sistema di
valori.
Riprendendo
il filo del discorso, ritengo sia doveroso insegnare ai ragazzi molto
precocemente ad avere risorse per poter elaborare i messaggi
stereotipati che ricevono ogni volta che accendono la tv, navigano su
internet o aprono una rivista.
I
giovani sono alla continua ricerca di modelli, per cui se ciò che
vedono è di un solo tipo non potranno mai operare una vera scelta: è
una realtà che a casa abbiano genitori che possono non essere
esteticamente perfetti, amici e amiche lontani dal mondo patinato, ma
tenderanno sempre a guardare chi – ai loro occhi – c'è riuscito,
è arrivato ad essere famoso, chi detta le mode e promuove i loro
oggetti del desiderio.
Se
i personaggi e i corpi delle donne e degli uomini sono usati alla
stregua degli oggetti stessi, loro non potranno fare altro che
assimilare quel messaggio: posso usare il mio corpo per attirare
l'altro verso di me.
Il
problema è che prendendo alla lettera il messaggio, pensano di poter
e dover usare solo quello.
È
per questo che la nostra società sta volgendo sempre di più verso
il narcisismo imperante: stiamo iper-investendo sulla forma e sempre
meno sulla sostanza.
E
chi non riesce a stare al passo viene considerato un perdente.
Il
nostro lettore, sottolineava che le ferite all'autostima arrivano
comunque... è vero, ed è giusto e normale che si ricevano dei no,
che qualcuno possa rifiutare i primi tentativi di seduzione con un
“non mi piaci” e che non tutti i desideri possano essere
esauditi.
Ma
se un giovane non è abituato a valutare la sua personalità a tutto
tondo, se aderisce allo stereotipo imposto sentendosi mai all'altezza
e poi gli viene detto non ti voglio perché sei troppo grasso/troppo
magro, troppo alto/troppo basso, con poco seno/con troppo seno ecc...
allora lo stigma sociale può prendere il sopravvento e creare disagi
molto profondi.
Soprattutto
in adolescenza, quando tutta l'attenzione è rivolta al mondo fuori
dalla famiglia: i valori familiari possono essere i migliori ma
prevarrà il bombardamento mediatico.
Per
questo stanno sempre più nascendo progetti nelle scuole che facciano
riflettere in modo obiettivo su tutto quello che i media propongono,
perché le nuove generazioni possano comunque guardare a ciò che li
circonda con consapevolezza e criterio, nella speranza che anche chi crea le pubblicità diventi più sensibile a questi temi.
Il
ruolo fondamentale di questi tipi di educazione vuole essere quello
di permettere l'accesso ai vissuti introspettivi, a porsi domande
piuttosto che accettare risposte preconfezionate su cosa è bello e
cosa no, su cosa è giusto e cosa no, soprattutto nelle relazioni fra
uomini e donne.
Ai
figli chiedete cosa ne pensano di ciò che osservano e li circonda,
perché non è mai troppo presto per educare al rispetto e alla
diversità.
I
bambini vanno aiutati ad includere ciò che vivono e vedono nella
loro esperienza e non a separare o tacere, cercando ovviamente
significati da adattare alle varie età o fasi di vita.
A
tal proposito vi lascio con questo illuminante video girato in una
scuola elementare di Pistoia, testimonianza che se ai bambini viene
dato spazio per riflettere, trovano dentro di loro quelle risorse che
possono aiutarli a essere adulti maturi e in continua ricerca di
senso.
Domani
è la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne,
dunque
dedico questo post agli adulti del futuro, perché la violenza per
loro sia solo un triste ricordo del passato
buona settimana
virginia
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