lunedì 17 novembre 2014

Cosa vuol dire condividere la vita



Come promesso lunedì scorso (se lo hai perso lo trovi qui) anche questa settimana continuiamo le riflessioni sul significato profondo dell'amore romantico.
Partiamo sempre da una frase di Branden:

Forse uno dei requisiti essenziali per far funzionare una relazione romantica è che sia basata sulla realtà, cioè sulla capacità e la volontà di vedere il partner per quello che è, con i suoi difetti oltre che le sue virtù, invece di tentare di alimentare l'amore con la fantasia.
( N. Branden “La psicologia dell'amore romantico” pag. 139)

E partiamo da qui perché questa è l'illusione più diffusa.
Spesso le persone, più che innamorarsi di un altro da sé, si innamorano dei propri bisogni insoddisfatti, incarnati in una persona in un certo momento, e su quelli poi creano il resto.
È come costruire una casa senza fondamenta, accontentandosi di aver visto in superficie che il terreno “tiene”.
Per semplificare, immaginiamo una persona X con una ferita di abbandono da parte di una persona Y, subita e mai elaborata.
Quando X incontrerà Y2 – ovvero un partner che gli ricorda il primo per alcune caratteristiche così che ai suoi occhi la vera identità è come se non ci fosse – potrà scoccare la scintilla e il desiderio di cominciare una storia nuova, ignorando totalmente che quell'Y2 è soltanto un aspetto di una persona Z, molto diversa dalla prima.
Forse escluso l'aspetto Y2, X e Z hanno davvero poco in comune, così quando la proiezione cadrà, X si ritroverà a dire “non ti riconosco più... tu non mi ami... o non sei quello/a che voglio per me”.
Dunque, per vivere un amore autentico, occorre riuscire a scorgere tutto dell'altro, non solo ciò che fa comodo o appaga desideri insoddisfatti.

Questo è romanticismo realistico, non romanticismo da fiaba.
Quando la passione e la realtà sono integrate, l'amore può fiorire.
(ibidem, pag. 140)

Come mantenerlo?
Il discorso si fa sempre più complesso.
Le relazioni di coppia sono uniche e irripetibili, perché fatte da persone con la propria storia e vissuto emotivo, ma possiamo qui gettare alcune basi fondamentali per costruire in maniera sana un rapporto durevole.
Nella prima fase di ogni rapporto i partner sono più disponibili ad aprirsi, condividere, scambiare opinioni ma anche scoprire aspetti dell'altro ancora sconosciuti.
Col tempo sembra che questa attitudine si inaridisca lentamente e inesorabilmente...
qualcuno adduce il problema del tempo che manca, qualcun altro si lamenta che vengono sempre prima i bisogni dei figli, delle mansioni quotidiane da svolgere, altri si limitano a dire semplicemente che ormai ci si conosce e non c'è più niente da scoprire...
E il legame scivola in un'alienazione che lo impoverisce giorno dopo giorno.

La possibilità di salvezza nasce dalla consapevolezza di sé, dall'opportunità che ciascuno può darsi di rimettere in circolo la comunicazione.
Ma non una comunicazione qualsiasi.
Si tratta di raccontare di nuovo cosa succede dentro, di raccontarsi e creare un atmosfera dove anche l'altro possa sentirsi libero di farlo.
Il primo passo però è personale e intrapsichico.
Chiediti ora: sono libera di ammettere i miei sentimenti e farne esperienza?
Se l'espressione dei sentimenti è condizionata dalla paura, dall'inibizione, dai sensi di colpa (tutte cose che possono affondare le radici nella storia della vostra vita) allora sarà difficile poterle mettere in relazione nella coppia.

Se abbiamo imparato a rimproverare noi stessi e tenerci ramanzine per i sentimenti, le emozioni e le reazioni “inappropriate”, tratteremo nello stesso modo anche gli altri. […]
Incoraggeremo la persona che amiamo a mettere in pratica lo stesso disconoscimento e la stessa auto-alienazione che usiamo noi. È uno dei tanti modi in cui uccidiamo l'amore e anche la passione.
Quindi dobbiamo chiederci: sono capace di creare un contesto in cui il mio partner si sente libero di condividere sentimenti, emozioni, pensieri e fantasie senza timore che io lo condanni, lo attacchi, lo rimproveri o mi ritragga? E il mio partner crea per me un contesto simile?
(ibidem, pag. 144)

Vi lascio nel far risuonare dentro di voi queste domande fondamentali
e vi auguro una serena settimana

virginia

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