giovedì 27 gennaio 2011

Buongiorno Principessa: l'amore, oltre tutti gli orrori

Avanziamo ora nell'oscurità, inciampando sulle grandi pietre attraverso pozzanghere lunghe dei metri, che costellano la strada d'accesso. Le sentinelle non smettono di urlare e ci spingono avanti col calcio dei fucili. Chi ha piedi coperti da troppe ferite, si appoggia al braccio del vicino, i cui piedi sono meno dolenti. Non parliamo, quasi; il gelido vento dell'alba lo sconsiglia. La bocca nascosta dal bavero rialzato della giacca, il compagno che cammina accanto a me sussurra d'un tratto: “Tu, se le nostre mogli ci vedessero ora...! Spero che nei loro Lager stiano meglio di noi. Vorrei che non sospettassero neppure che cosa ci succede”. Improvvisamente, ho di fronte l'immagine di mia moglie. Mentre inciampiamo per chilometri, guardiamo la neve o scivoliamo su lastre ghiacciate, sempre sorreggendoci a vicenda, aiutandoci gli uni con gli altri e trascinandoci avanti, nessuno parla più, ma sappiamo bene che ognuno di noi pensa a sua moglie. Di tanto in tanto guardo il cielo, dove impallidiscono le stelle, o là, dove comincia l'alba, dietro una scura cortina di nubi: ma il mio spirito è ora tutto preso dalla figura che si racchiude nella mia fantasia straordinariamente accesa, e della quale non ho mai avuto sentore prima, nella vita normale. Parlo con mia moglie. La sento rispondere, la vedo sorridere dolcemente, vedo il suo sguardo, e – corporeo o meno – il suo sguardo brilla più del sole che si leva in questo momento.
D'un tratto, un pensiero mi fa sussultare: per la prima volta nella mia vita, provo la verità di ciò che per molti pensatori è stato il culmine della saggezza, di ciò che molti poeti hanno cantato; sperimento in me la verità che l'amore è, in un certo senso, il punto finale, il più alto al quale l'essere umano possa innalzarsi. Comprendo ora il senso del segreto più sublime, che la poesia, il pensiero umano ed anche la fede possano offrire: la salvezza delle creature attraverso l'amore e nell'amore! Capisco che l'uomo, anche quando non gli resta niente in questo mondo, può sperimentare la beatitudine suprema – sia pure solo per qualche attimo – nella contamplazione interiore dell'essere amato. Nella situazione esterna più misera che si possa immaginare, nella condizione di non potersi esprimere attraverso l'azione, quando la sola cosa che si possa fare è sopportare il dolore con dirittura, sopportarlo a testa alta, ebbene, anche allora, l'uomo può realizzarsi in una contemplazione amorosa, nella contemplazione dell'immagine spirituale della persona amata, che porta in sé. […]
“Alt!” Siamo arrivati al cantiere. “Ognuno vada a prendere i suoi arnesi; ognuno prenda piccone e badile”. E tutti si precipitano in una capanna buia, per riuscire a prendere una vanga maneggevole e un solido rampone. “Vi decidete a far presto, porci?” Di lì a poco siamo nel fosso, ognuno al suo posto di ieri. […]
In quell'attimo mi turba un pensiero: non so affatto se mia moglie vive! E capisco una cosa – l'ho imparata in questo momento: l'amore non si riferisce affatto all'esistenza corporea di una persona, ma intende con profondità straordinaria l'essere spirituale della persona amata: il suo “essere così” (come dicono i filosofi). […]
In quell'attimo scoprii la verità di quelle parole del Cantico dei Cantici:

Mettimi come sigillo sopra il tuo cuore
............................................
poiché forte come la morte è l'amore
(VIII, 6)

(tratto da V.E. Frankl Uno psicologo nei lager, pagg. 73-76)


virginia

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