Credo che uno dei "mali di vivere", per dirla citando un noto poeta italiano, che ci troviamo a fronteggiare sia quello di ACCETTARE I LIMITI. Ebbene sì, credo si faccia sempre più fatica ad accettare che la vita non è sempre come l'avremmo voluta; gli altri non sono sempre come ci saremmo aspettati; noi non siamo perfetti come vorremmo; i nostri figli non sono dei geni o degli esemplari per gli altri. Ogni ambito della vita quotidiana a cui sto pensando mentre scrivo mi porta a credere che siamo spinti sempre a voler superare qualchel limite.
Ma
cos'è il limite?
Se
si dà un occhio al dizionario emergono molte sfaccettature del
limite:
Linea
di demarcazione, confine; livello o punto estremo a cui può giungere
qualcosa; confine. Credo
che fin qui tutto possa andar bene e non ci sia molto da dire. Ma il
dizionario aggiunge anche un'altra accezione a questa parola:
Manchevolezza,
insufficienza.
Almeno due le riflessioni si possono fare a proposito
Nel primo caso il limite non è più un
semplice linea di demarcazione ma diventa uno spartiacque che
ricorda che ciò che non sono/non posso/non valgo/non ho.
Viviamo in una società in cui ci viene
chiesto di essere perfetti e capaci di far tutto; in un mondo in cui
siamo molto più portati alla competitività piuttosto che alla
collaborazione. Il limite diventa pericoloso perchè è espressione
delle carenze. Mostrando limiti e difetti si corre il rischio di
essere derisi/ non accettati/sostituiti. Ma la stessa cosa si applica
anche in senso contrario: se si coglie i limiti altrui ci si può
mostrare migliori agli occhi di ... e trarne vantaggio. Il rischio
che si corre all'interno di questo gioco è quello di non aver
scrupoli nel cercare di raggiungere a tutti i costi l'obiettivo;
anche se questo potrebbe implicare il ricorrere a tecniche sleali o
mettere a repentaglio la propria vita. In questo primo caso di vive
una vita di apparenza alla ricerca e alla rincorsa di una meta ambita
che una volta raggiunta non lascia spazio alla quiete e
all'assaporare il traguardo ma impone di fare un altro passo e poi un
altro e un altro ancora.
Ma
il limite può essere anche altro. Come cambia la prospettiva se si
permettesse al limite di rappresentare la chiave di lettura per
conoscere se stesso e accettarsi per quello che si è. La persona
perfetta non esiste. Ciò che esiste è l'unicità di ogni essere
umano, e credo che questo valga più della perfezione. Nella misura
in cui si accetta la propria imperfezione diventa più semplice
anche fare i conti con i limiti che essa comporta. E' imparando ad
accettarsi come sì è che si vive serenamente e pienamente. Forse in
questo modo si potrà avere anche più disponibilità a capire il
limite; alcuni di essi potranno essere affrontati e superati e
mentre altri si impararerà ad accettarli. Ciò che dovremo imparare
a fare è prenderci a cuore la nostra vita e vivere con
responsabilità. Imparare dagli errori e non temere di sbagliare.
Anche l'errore potrebbe essere visto sotto altra luce: non come un
peccato
ma come un atto di coraggio
per metter alla prova se stesso nel tentativo di essere una persona
migliore.
Erika
Erika
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