martedì 24 maggio 2016

Narcisismo perverso: quando la violenza è psicologica



Qualche tempo fa ho postato questa foto sul mio profilo instagram e osservandola mi è venuta in mente una associazione fra il fiore del papavero e la figura del narcisista perverso.
In un certo senso, si usa questo tipo di connotazione per quelle persone affette da disturbo narcisistico di personalità che si caratterizzano per una sorta di piacere nel manipolare e rendere gli altri sottomessi, ferendoli con le parole e colpendo i punti deboli che li rendono vulnerabili e dipendenti.
Colui o colei che possono fregiarsi di questo aggettivo acquistano potere (realtà cui ambiscono più che l'amore) e si sentono importanti in maniera direttamente proporzionale alla loro capacità di rendere il partner (ma in generale coloro che gli sono vicini) sottomesso, bisognoso e insicuro.
Non si tratta tanto di limitazioni esterne, quanto di un condizionamento interiore, uno stato di confusione e incertezza, quasi a dire “senza di me non sei niente”.
La loro grandiosità (scambiata dal partner per sicurezza e autostima) si nutre dell'inadeguatezza degli altri, come un vampiro che per vivere ha bisogno del sangue di una vittima.

Perché – direte voi – lo associo al papavero?
1 – perché il narcisista di primo impatto ha la stessa capacità del papavero di farsi notare, di sedurre col suo aspetto o modo di fare, risultando una spanna sopra agli altri.
2 – perché l'effetto che questo tipo di persona ha sugli altri è narcotizzante, proprio come l'oppio che si ricava da questo fiore . In un crescendo di complimenti, parole accattivanti, capacità di cogliere i bisogni altrui, comincia ad entrare nel mondo interiore del partner e dapprima adempierne i desideri, diventando l'uomo o la donna ideale, poi pian piano cominciando a instillare dubbi e critiche, incarnandone i pensieri più giudicanti, facendogli credere di essere sempre nel giusto. Ovviamente la “preda” scelta – in maniera cosciente o meno – possiede già un insieme di ferite che si sposano perfettamente con il modo sadico di relazionarsi del narcisista perverso.
3 – perché è infestante e cattura l'attenzione di chi vi posa lo sguardo, proprio come il narcisista ha bisogno di piacere a tutti indistintamente e farà di tutto per ottenerlo.
Per cercare di spiegarvi questi processi ho inventato questa storia, che prende le mosse dalla stessa foto di partenza


Lo sai che i papaveri sono alti alti alti – cantava Nilla Pizzi doppiata da mia nonna, che usava incosciente questa canzone per addormentarmi ogni pomeriggio – e tu sei piccolina, e tu sei piccolina... sei nata paperina, che cosa ci vuoi far?
Lei non poteva prevedere che mi sarei davvero sentita un brutto anatroccolo, da lì a una decina d'anni e per sempre.
Me la cantava con affetto, io ero la sua nipotina-paperina, ma a nulla sarebbero valsi i complimenti e i suoi sguardi amorevoli quando mi accorsi la prima volta che non ero abbastanza alta, abbastanza magra, abbastanza alla moda, abbastanza carina... insomma abbastanza degna per ricevere uno sguardo desiderante di uno qualsiasi dei miei compagni di scuola.
Per questo quando Lui mi ha guardata la prima volta mi sono sentita una reginetta.
Lui che era invece troppo: troppo affascinante, troppo colto, troppo sicuro, troppo uomo, per me che al suo cospetto mi trasformavo in una adolescente alle prime armi. E invece avevo 35 anni, poche esperienze e una gran voglia di essere amata.
Lui lo vedevo perfetto, riusciva ai miei occhi a svettare sopra qualsiasi altro, emergeva col suo savoir faire in ogni ambiente, sapientemente riusciva ad accattivarsi le simpatie di qualsiasi sconosciuto, adattandosi amabilmente ad ogni circostanza, anche la più avversa.
Quando c'era Lui, tutto il resto diventava sfondo: situazioni, persone, persino la mia vita e i miei bisogni.
All'inizio mi sentivo parte di quel primo piano, improvvisamente protagonista su un palcoscenico sconosciuto, ma in realtà, proprio lì si consumavano i primi segnali della tragedia.
Di fronte alle luci della ribalta mi proteggeva, incoraggiava a instaurare relazioni e dialoghi che mi serviva su portate d'argento, ma poi, nell'ombra della sua casa, tornavo improvvisamente una cenerentola senza principe: non perdeva occasione per umiliarmi, sottolineando quanto poco ero stata alla sua altezza, come avevo potuto uscirmene con quella frase? E poi non avevo altro vestito da mettermi stasera?
Sei nata paperina, che cosa ci vuoi far? - cantava Nilla Pizzi nella mia testa.
Dunque ero io quella sbagliata e Lui quello perfetto.
È andata avanti così per quindici anni.
Fuori una coppia invidiata, dentro uno stillicidio di violenza psicologica.
E nonostante tutto, credevo di non farcela senza di lui.
Mi aveva abituata a guardarlo, e in questo modo non vedevo me.
Lui era il mio specchio, che però rifletteva sempre la sua immagine.
Lui in primo piano e io sempre più nelle retrovie.
Finché un giorno ho capito.
Se Io smettevo di guardarlo, lui perdeva tutta la sua forza.
Lui esisteva solo se Io esistevo.
Ma non bastava. Lui era forte solo se io ero alla sua mercé.
Le sue radici affondavano nel mio terreno.
Stava in piedi grazie a me.
Così un altro giorno ancora l'ho reciso.
Ed è successo l'inevitabile.
In un attimo ha perso tutto il suo charme.
Insieme ai suoi abbaglianti petali in equilibrio precario. Come tutti i papaveri.
Questo la nonna si è sempre dimenticata di dirmelo.


buona settimana
virginia

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Virginia, grazie veramente tanto, ho riconosciuto delle dinamiche che conosco e ora so come staccare le mie radici....

Anonimo ha detto...

Hai fatto proprio centro. Se riuscissi a trovare il sistema per recidere solo le SUE radici senza compromettere altro....

Comunque, vampiro, non avrei il mio sangue!!!!!

Nelle orecchie risuonano le parole dette "troppi" anni fa. Come potrei ignorarle, mamma?????