lunedì 12 settembre 2011

Parola alle mamme...


Nascono sempre di più in rete blog tenuti dalle mamme per le mamme, dove le parole condivise fanno sentire un po' meno le difficoltà di questa avventura chiamata figli. Perché diciamolo, la vita del genitore non è tutta rosea come appare nelle immagini stereotipate che ci circondano.... Io stessa collaboro con un blog che si chiama Mamma Imperfetta (lo trovi qui), dove Silvia coraggiosamente, qualche anno fa, ha cominciato a rivendicare la possibilità di riconoscere che anche le mamme sbagliano, che non sanno sempre e subito qual è la cosa giusta da fare, che vivono momenti di stanchezza e desideri di libertà, il tutto in un quotidiano costellato di felicità immense condensate in un sorriso senza un dentino, nell'abbraccio di un minuto che ti sembra un ora e nei primi traguardi di quel piccolo esserino che più lo guardi e più non ti sembra vero...
Insomma, la maternità riesce a dar vita a una grande risma di contraddizioni, domande e ricerca spasmodica di risposte, sul da farsi, sul che pensare, su come esprimere, su quello che è giusto e quello che non lo è... e capita a volte di farsi travolgere, di cedere a certe parti egoiche, insaziabili di perfezione e bisogni di conferme da non rendersi conto che forse, si sta perdendo di vista quella (chimera?) del giusto mezzo e dell'umiltà che dovrebbe guidare i nostri passi... beh, capita... la tentazione è grande, li vorremmo premiare per ogni successo, tutelare da ogni frustrazione, proteggere da tutti i mali del mondo... ma non è solo così che si impara a crescere. Non è solo risaltando i successi che si accresce l'autostima di un bambino, occorre fargli capire che ognuno di noi è unico e speciale, diverso anche nell'imperfezione, anche se non riesce a fare la stessa cosa che per un altro è così semplice, bisogna fargli conoscere che esistono anche le sconfitte, i rifiuti, le cadute, insegnandogli a rialzarsi e continuare ad andare avanti... passo dopo passo.
Tutto questo lo possiamo fare solo se già lo abbiamo accettato su noi stesse e per noi stesse e, si sa, non è così immediato...
Vi segnalo in proposito delle importanti e incisive parole scritte da Camila Raznovich su Io Donna, nella sua rubrica che ho scoperto solo qualche settimana fa e alla quale mi sono subito affezionata. Si intitola “M'ammazza” e già il nome mi ha fatto sorridere...lasciando poi spazio a intense riflessioni di una mamma, una donna, che come altre ha avuto il coraggio di riflettere a voce alta su temi quotidiani ma mai banali.
Questo è il link, a seguire l'articolo che ho scelto per voi e se preferite la carta, ogni sabato su Io Donna, in allegato al Corriere della Sera.
"Quanto è bravo il mio bambino
Non puoi capirla finché non la sperimenti sulla tua pelle. Mai immagineresti che la parola competizione possa avere qualcosa a che fare con la maternità e con il piccolo essere che sta crescendo sotto i tuoi occhi. Eppure… Eppure si insinua nella tua vita, senza che tu te ne accorga, quando ancora hai il pancione. Guardi le altre madri, fai paragoni: tu sei ingrassata e loro no, ma loro hanno le smagliature, tu no. E più tardi: tu hai latte, qualcuna no, però quella è tornata in forma subito, tu dopo un anno stai ancora cercando di smaltire i quattro chili che ti sono rimasti addosso. E la cosa peggiore è che questa gara a chi è la madre perfetta continua a oltranza e invade ogni aspetto della vita del bambino: «Mio figlio si è tolto il pannolino da solo a un anno e da allora mi chiede sempre il vasino: non ha bagnato le mutandine e il lettino neppure una volta» (???). Oppure: «Sì, mia figlia ha solo due anni, ma parla perfettamente e sa già scrivere il suo nome» (wow!). O ancora: «Davvero Viola non dorme al pomeriggio? Pensa che mio figlio di notte dorme dodici ore di fila da quando è nato e, dopo pranzo, un altro paio di ore… ovviamente senza ciuccio». Ma dove sbaglio io? Ci sono alcune madri che hanno la capacità di farti sentire una nullità, una perdente a vita. Davvero non capisco quale sia il problema nell’ammettere che il proprio bambino se la fa addosso, che non mangia secondo il galateo, e che no, non suona il piano di ritorno dall’asilo! Perché vogliamo a tutti costi avere dei figli geni, e comunque più geni degli altri già “abbastanza” geni??? Perché non riusciamo a trattarli come bambini, a lasciarli sbagliare, crescere, tentare, cadere, senza metterli in competizione tra loro (e noi con loro)? Alla fine è colpa nostra – proprio così, è sempre colpa delle mamme – e delle nostre insicurezze se i figli crescono con l’ideale della vittoria a ogni costo, invece che del rispetto per gli altri."

virginia

Nessun commento: