lunedì 4 giugno 2012

L'erba voglio...


...non cresce nemmeno nel giardino del re.

Questo è quello che ci dice la tradizione popolare sotto forma di proverbio.

Doveva servire a stare con i piedi per terra, a non volere oltre le proprie possibilità, a non osare desiderare quello che non sarebbe stato possibile ottenere.

È ancora così valido oggi, questo proverbio?

Quella in cui viviamo è una società dove vengono continuamente elicitati nuovi e più ampi bisogni, per portare ciascuno a volere sempre di più e di meglio, di nuovo, trasformando l'impossibile in possibilità.

Se questo da una parte ci fa sentire ogni giorno più ricchi di opportunità, dall'altro può portare ad avere una gran confusione in testa: cosa davvero vogliamo? O meglio, c'è ancora un processo decisionale oppure ci troviamo sulla scia dell'appagamento senza neppure chiedersi se abbiamo bisogno o voglia di quella cosa, di quella persona, di quella situazione?

Mi sono trovata da poco a dover comprare un telefonino nuovo, perché il mio non funzionava più molto bene, e ci ho pensato e ripensato un sacco...finché ho potuto sfruttare al massimo quello vecchio facevo fatica a pensarmi con un altro.

La mia logica era “adesso non ne ho bisogno”.

Trovandomi dentro un mega store di telefonia mi sono accorta che la mia logica è veramente agée , sorpassata. La giovanissima commessa che mi ha edotta su funzioni, giga e cose tipo pixel ecc.. mentre mi spiegava i modelli all'ultima moda, mi guardava con aria interrogativa, rispondendo forse alla mia faccia spaesata e persa.

Eppure sono abbastanza tecnologica, infondo il blog lo gestisco io tutto da sola, non son proprio digiuna di funzionamenti informatici...e alla fine ho optato per un telefono con tante funzioni belline, che mi permette di leggere mail, di cercare un'informazione su internet ma con un costo ridotto (dovrei dire ridottissimo se comparato con quelli della mela famosa!), insomma una sana “via di mezzo”. ;-)

Sono uscita e per un paio di giorni devo dire che mi sono anche divertita a scoprire le cose nuove che potevo fare con quel piccolo aggeggio che si muoveva al solo sfioramento di dita... poi mi sono fermata. O forse è meglio dire annoiata?

Semplicemente sono tornata a usare il telefono per quello che mi è sempre servito: sentire la voce di qualcuno o scrivere short messages per abbreviare i tempi di comunicazione.

Immagino che, a parte chi necessita di certe funzioni per lavoro... il resto è davvero solo bombardamento mediatico legato alla moda del momento.

Perché vi ho raccontato questo?

Perché mi rendo conto del nostro essere dipendenti dalle cose, dagli oggetti, dalle mode che ogni giorno ci rendono più schiavi.

Ogni volta che ci compriamo un oggetto (abito, tecnologia o accessorio) abbiamo un'impennata di novità che ci fa sentire diversi e ci permette di sperimentare qualcosa. Questo però ha la durata come di un giocattolo per i bambini: entusiasmo, godimento, abbandono.

Ci sentiamo “ganzi” come si dice a Firenze, ci viene anche un sorrisetto sulle labbra che ci permette di osare e magari provare ad essere qualcosa di diverso dal solito.

E poi?

E poi, se non siamo ganzi dentro, è inutile riempirsi di cosine ganze fuori.

In realtà, se siamo appagate e soddisfatte, lo si è anche con un telefono che fa ridere perché attaccato insieme con lo scotch, siamo belle anche in pigiama con la faccia stropicciata, dentro una casa che non ha mobili di design ma racconta pezzo dopo pezzo chi siamo...

lo stile non ha nulla a che fare col denaro. Chiunque può cavarsela col denaro. La vera arte è cavarsela con quattro soldi” ha detto Tom Hogan.

Siamo noi a dar valore alle cose, non loro a darlo a noi.

Una volta capito questo, l'erba voglio è perenne, nel giardino della nostra anima.

Buona settimana
virginia

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