Pan consola Psiche - E.Klimt
In
un museo a Vienna sono rimasta incantata di fronte a questo quadro,
ai più sconosciuto, attribuito a Ernst Klimt, fratello del più
famoso Gustav.
Si
intitola “Pan consola Psiche” e si riferisce all'episodio,
narrato nelle Metamorfosi di Apuleio, nel quale Psiche, addolorata
per la perdita dell'amato Eros, tenta di gettarsi nel fiume per
togliersi la vita.
Psiche
è in preda alla paura, teme di non riuscire più a essere di nuovo
felice come un tempo, quindi si lascia andare alle correnti del
fiume, che però, devote a Pan, attraverso un'onda, la depositano a
terra su un prato fiorito dove il dio si trova in compagnia delle
ninfe dei boschi.
È
allora che avviene lo scambio di parole che condurrà Psiche a
intraprendere il cammino di evoluzione di sé attraverso il
superamento di numerose prove fino al ricongiungimento col suo
compagno di vita.
L'intervento
di Pan – testimoniato da questo quadro poetico – è fondamentale
perché la protagonista, da ingenua fanciulla si trasformi in una
donna consapevole e responsabile della sua vita.
Se
qualcuna è interessata a tutta la storia, vi suggerisco la rilettura
in chiave psicologica di Neumann in “Amore e Psiche” (Ed.
Astrolabio).
Qui
invece voglio partire proprio dal quadro.
La
fanciulla è in piedi, guarda con un'espressione fra il mesto e il
curioso questo strano essere, metà fauno e metà uomo e non sembra
per niente spaventata dalle sue sembianze caprine, né tantomeno
intimorita dall'essere seminuda di fronte a lui.
Lo
ascolta come un maestro, un vecchio saggio a cui ci si rivolge per
avere un consiglio sul da farsi. Lui d'altra parte sembra spiegarle
qualcosa di molto serio e profondo, tende la mano verso di lei, nel
modo che si usa quando in realtà si cerca di esprimere qualcosa di
ovvio, di palese, mostrandolo nei gesti. Le mani di lei sono
intrecciate, ferme ma nervose.
Psiche
è rappresentata come una ragazzina, di una fisicità splendida, con
ali appena abbozzate, che paiono aver bisogno di tempo per permettere
di essere usate. Tutto in lei riluce di quel bianco abbagliante,
smorzato però dalla sua espressione interrogativa, riluttante e
triste. Si sostiene il velo in una posizione in piedi che denota un
disagio lieve, rispetto all'ambiente che la circonda... di contrasto
a Pan, pienamente a suo agio, seduto in quella natura che gli cinge
addirittura la testa con rami di edera, intrecciati ai lunghi capelli
e la barba.
Anche
lei ha un drappo che le cinge il capo e tiene insieme la sua
acconciatura, invece perfetta e raccolta.
Cosa
potrà apprendere di tanto importante questa eterea ragazza da un
essere animalesco come lui?
Ricordiamoci
che Pan è il dio cui ci si riferisce indirettamente quando si parla
di attacchi di pan-ico: una potente invasione di sensazioni ed
emozioni che fanno provare mancanza di respiro, alterazione cardiaca,
terrore di morire o di impazzire.
Il
panico si presenta la prima volta senza avvertimenti, semplicemente
irrompe nella quotidianità di un momento qualunque, senza apparenti
ragioni. Proprio come avveniva nel mito, quando il dio Pan, abitante
dei boschi, si divertiva a spaventare a morte con urla terrificanti
coloro che si avventuravano nei suoi territori, o comunque come
quando qualcuno lo incontrava e restava scioccato dal suo aspetto
animale e dalla sua bruttezza.
In
questo quadro per la prima volta si assiste all'incontro di una
figura femminile che non scappa, bensì si lascia “consolare”
dalla potenza numinosa del dio.
L'immagine
ci racconta la necessità per la nostra psiche di entrare in contatto
con gli aspetti più istintuali e considerati “brutti” nella
nostra interiorità, quelli che troppo spesso vengono repressi e
negati, relegati chissà dove nel nostro inconscio.
Può
trattarsi di aspetti di sé che proprio malgrado si sono dovuti
ripudiare, perché non accettati dal mondo intorno, oppure bisogni,
desideri e necessità criticate e giudicate dal proprio censore
interiore, o ancora reazioni di insoddisfazione misconosciute perché
impossibili da far convivere con uno status quo duro a disfarsi...
Pan
invece urla, picchia a terra gli zoccoli, se ne frega delle buone
maniere, dei bisogni dell'altro, vuole, pretende, prende ciò che
vuole in modo brusco e brutale, manda a quel paese chi non gli va a
genio, ride a crepapelle, si diverte a scorrazzare libero per i
boschi, senza conoscere il senso del dovere, vuole unirsi carnalmente
per il puro piacere di godere, si libera di catene inutili che lo
imprigionano, sa perdere la testa...
Quando
a questi aspetti naturali e spontanei non viene dato spazio nella
nostra vita, c'è la possibilità che reclamino espressione e lo
facciano nella modalità più immediata, ovvero prorompano come
energia vulcanica mandando in frantumi l'apparente ordine di quando
in qualche modo ce la raccontiamo (spesso senza esserne neppure
consapevoli).
Ecco,
è tutto questo che Pan racconta a Psiche, consolandola e magari
scusandosi per le modalità usate per risvegliarla dal torpore della
sua vita “perfetta”: Pan invita a scompigliare i capelli, a
intrecciare un fiore fra i ciuffi ribelli, a sporcare quel candore
con la vita vera, invita ad osare, rischiare, sbagliare e riprovare,
sbattere porte e riaprirle, allontanarsi da quello che inaridisce
l'anima.
Mi
ha colpito che sullo sfondo, dietro a Psiche ci sia un Iris.
Nel
repertorio dei fiori californiani, l'essenza di questo bulbo viene
suggerita per chi si sente oppresso dalle consuetudini sociali,
quando si è incapaci di considerare il proprio Io e le proprie
potenzialità con una nuova visione creativa, per recuperare il senso
di bellezza ed artistico che ci abita.
È
l'essenza per coloro che si sentono incapaci di agire in accordo con
la loro ispirazione e intuizione.
Psiche,
senza l'energia potente e trasformativa di Pan si inaridisce, si
espone alla possibilità di rimanere intrappolata, perché
contrariamente a quanto si pensa, il vero problema non è l'attacco
di panico – che arriva come messaggio che qualcosa preme per essere
espresso – ma la mancanza di coraggio nel seguire i propri bisogni
e desideri, per rendere la vita più piena e creativa.
Lasciamo
che un po' di sana follia ci scompigli i capelli ogni tanto...
Buona
settimana
virginia