domenica 21 ottobre 2012

Il dono del panico


Pan consola Psiche - E.Klimt 
 
In un museo a Vienna sono rimasta incantata di fronte a questo quadro, ai più sconosciuto, attribuito a Ernst Klimt, fratello del più famoso Gustav.

Si intitola “Pan consola Psiche” e si riferisce all'episodio, narrato nelle Metamorfosi di Apuleio, nel quale Psiche, addolorata per la perdita dell'amato Eros, tenta di gettarsi nel fiume per togliersi la vita.

Psiche è in preda alla paura, teme di non riuscire più a essere di nuovo felice come un tempo, quindi si lascia andare alle correnti del fiume, che però, devote a Pan, attraverso un'onda, la depositano a terra su un prato fiorito dove il dio si trova in compagnia delle ninfe dei boschi.

È allora che avviene lo scambio di parole che condurrà Psiche a intraprendere il cammino di evoluzione di sé attraverso il superamento di numerose prove fino al ricongiungimento col suo compagno di vita.

L'intervento di Pan – testimoniato da questo quadro poetico – è fondamentale perché la protagonista, da ingenua fanciulla si trasformi in una donna consapevole e responsabile della sua vita.

Se qualcuna è interessata a tutta la storia, vi suggerisco la rilettura in chiave psicologica di Neumann in “Amore e Psiche” (Ed. Astrolabio).

Qui invece voglio partire proprio dal quadro.

La fanciulla è in piedi, guarda con un'espressione fra il mesto e il curioso questo strano essere, metà fauno e metà uomo e non sembra per niente spaventata dalle sue sembianze caprine, né tantomeno intimorita dall'essere seminuda di fronte a lui.

Lo ascolta come un maestro, un vecchio saggio a cui ci si rivolge per avere un consiglio sul da farsi. Lui d'altra parte sembra spiegarle qualcosa di molto serio e profondo, tende la mano verso di lei, nel modo che si usa quando in realtà si cerca di esprimere qualcosa di ovvio, di palese, mostrandolo nei gesti. Le mani di lei sono intrecciate, ferme ma nervose.

Psiche è rappresentata come una ragazzina, di una fisicità splendida, con ali appena abbozzate, che paiono aver bisogno di tempo per permettere di essere usate. Tutto in lei riluce di quel bianco abbagliante, smorzato però dalla sua espressione interrogativa, riluttante e triste. Si sostiene il velo in una posizione in piedi che denota un disagio lieve, rispetto all'ambiente che la circonda... di contrasto a Pan, pienamente a suo agio, seduto in quella natura che gli cinge addirittura la testa con rami di edera, intrecciati ai lunghi capelli e la barba.

Anche lei ha un drappo che le cinge il capo e tiene insieme la sua acconciatura, invece perfetta e raccolta.

Cosa potrà apprendere di tanto importante questa eterea ragazza da un essere animalesco come lui?

Ricordiamoci che Pan è il dio cui ci si riferisce indirettamente quando si parla di attacchi di pan-ico: una potente invasione di sensazioni ed emozioni che fanno provare mancanza di respiro, alterazione cardiaca, terrore di morire o di impazzire.

Il panico si presenta la prima volta senza avvertimenti, semplicemente irrompe nella quotidianità di un momento qualunque, senza apparenti ragioni. Proprio come avveniva nel mito, quando il dio Pan, abitante dei boschi, si divertiva a spaventare a morte con urla terrificanti coloro che si avventuravano nei suoi territori, o comunque come quando qualcuno lo incontrava e restava scioccato dal suo aspetto animale e dalla sua bruttezza.

In questo quadro per la prima volta si assiste all'incontro di una figura femminile che non scappa, bensì si lascia “consolare” dalla potenza numinosa del dio.

L'immagine ci racconta la necessità per la nostra psiche di entrare in contatto con gli aspetti più istintuali e considerati “brutti” nella nostra interiorità, quelli che troppo spesso vengono repressi e negati, relegati chissà dove nel nostro inconscio.

Può trattarsi di aspetti di sé che proprio malgrado si sono dovuti ripudiare, perché non accettati dal mondo intorno, oppure bisogni, desideri e necessità criticate e giudicate dal proprio censore interiore, o ancora reazioni di insoddisfazione misconosciute perché impossibili da far convivere con uno status quo duro a disfarsi...

Pan invece urla, picchia a terra gli zoccoli, se ne frega delle buone maniere, dei bisogni dell'altro, vuole, pretende, prende ciò che vuole in modo brusco e brutale, manda a quel paese chi non gli va a genio, ride a crepapelle, si diverte a scorrazzare libero per i boschi, senza conoscere il senso del dovere, vuole unirsi carnalmente per il puro piacere di godere, si libera di catene inutili che lo imprigionano, sa perdere la testa...

Quando a questi aspetti naturali e spontanei non viene dato spazio nella nostra vita, c'è la possibilità che reclamino espressione e lo facciano nella modalità più immediata, ovvero prorompano come energia vulcanica mandando in frantumi l'apparente ordine di quando in qualche modo ce la raccontiamo (spesso senza esserne neppure consapevoli).

Ecco, è tutto questo che Pan racconta a Psiche, consolandola e magari scusandosi per le modalità usate per risvegliarla dal torpore della sua vita “perfetta”: Pan invita a scompigliare i capelli, a intrecciare un fiore fra i ciuffi ribelli, a sporcare quel candore con la vita vera, invita ad osare, rischiare, sbagliare e riprovare, sbattere porte e riaprirle, allontanarsi da quello che inaridisce l'anima.

Mi ha colpito che sullo sfondo, dietro a Psiche ci sia un Iris.

Nel repertorio dei fiori californiani, l'essenza di questo bulbo viene suggerita per chi si sente oppresso dalle consuetudini sociali, quando si è incapaci di considerare il proprio Io e le proprie potenzialità con una nuova visione creativa, per recuperare il senso di bellezza ed artistico che ci abita.

È l'essenza per coloro che si sentono incapaci di agire in accordo con la loro ispirazione e intuizione.

Psiche, senza l'energia potente e trasformativa di Pan si inaridisce, si espone alla possibilità di rimanere intrappolata, perché contrariamente a quanto si pensa, il vero problema non è l'attacco di panico – che arriva come messaggio che qualcosa preme per essere espresso – ma la mancanza di coraggio nel seguire i propri bisogni e desideri, per rendere la vita più piena e creativa.

Lasciamo che un po' di sana follia ci scompigli i capelli ogni tanto...

Buona settimana

virginia

1 commento:

Anonimo ha detto...

Meraviglia !!