lunedì 7 gennaio 2013

La speranza ai tempi della crisi



 
Voglio cominciare questa settimana sulla scia di come ho cominciato l'anno, con una caparbia attenzione alle cose buone che mi circondano, cercando la bellezza nelle piccole cose che accadono nel quotidiano.

Per questo voglio condividere con voi due frasi: una mi si  è adagiata fra le mani  una volta aperto un pacchettino natalizio, perché era il biglietto che lo corredava, inserito dentro la busta dorata, più preziosa nel contenuto dentro che nel packaging fuori.

L'altra l'ho incontrata sospesa, all'altezza degli occhi, appesa alla porta dell'ufficio al piano terra del palazzo dove in questi mesi ho svolto un progetto di sostegno e formazione di molte persone, che con le loro storie ed emozioni contrastanti mi hanno accompagnata lungo il filo del tempo,  dalla torrida estate al gelido inverno.

In entrambi i casi le persone che hanno messo su carta questi pensieri e poi li hanno  donati, fanno parte di due cooperative sociali, nucleo di risorse indispensabili in questo nostro paese dove tutto è difficile e burocratizzato, dove vengono tagliati sempre più fondi, dove chi si vuole dedicare ad aiutare viene sempre più lasciato solo da uno stato che solo sempre più in via teorica può essere definito “sociale” (se volete saperne di più trovate info qui   e qui  )

Nonostante queste attuali constatazioni, ritengo che chi si lavora in queste realtà sia per natura portato ad avere un occhio orientato alla speranza, una sorta di benefica deformazione professionale che spinge a vedere la risorsa, la possibilità di portare sempre il proprio contributo per modificare situazioni all'apparenza improbabili.

Ed ecco che veniamo alla prima frase:

Ci impegniamo noi e non gli altri,
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto, né chi sta in basso,
né chi crede, né chi non crede.

Ci impegniamo
senza pretendere che altri s'impegnino,
con noi o per suo conto,
come noi o in altro modo.

Ci impegniamo
senza giudicare chi non s'impegna,
senza accusare chi non s'impegna,
senza condannare chi non s'impegna,
senza disimpegnarci perché altri non s'impegna.

Ci impegniamo
perché non potremmo non impegnarci.
C'è qualcuno o qualche cosa in noi,
un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia,
più forte di noi stessi.

Ci impegniamo per trovare un senso alla vita,
a questa vita, alla nostra vita,
una ragione che non sia una delle tante ragioni
che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore.
Si vive una volta sola
e non vogliamo essere "giocati"
in nome di nessun piccolo interesse.

Non ci interessa la carriera,
non ci interessa il denaro,
non ci interessa la donna o l'uomo
se presentati come sesso soltanto,
non ci interessa il successo né di noi né delle nostre idee,
non ci interessa passare alla storia.

Ci interessa perderci
per qualche cosa o per qualcuno
che rimarrà anche dopo che noi saremo passati
e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.

Ci impegniamo
a portare un destino eterno nel tempo,
a sentirci responsabili di tutto e di tutti,
ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare,
verso l'amore.

Ci impegniamo
non per riordinare il mondo,
non per rifarlo su misura, ma per amarlo;
per amare
anche quello che non possiamo accettare,
anche quello che non è amabile,
anche quello che pare rifiutarsi all'amore,
poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore
c'è insieme a una grande sete d'amore,
il volto e il cuore dell'amore.

Ci impegniamo
perché noi crediamo all'amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta per impegnarci perpetuamente.

                                                                                                                             (Primo Mazzolari)

 Continuo con l'altra frase, di un altro uomo sopra le righe, che ha fatto scoperte sconvolgenti perché non si è fermato dove altri hanno rinunciato, ha saputo vedere oltre il limite stabilito dagli orizzonti fermi di chi diceva che la realtà poteva essere solo quella e tutto quello che c'era da indagare era stato trovato...    

"Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché
la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.

Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio
talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni.

La vera crisi è l'incompetenza.

Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni

è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi.
Senza crisi non ci sono sfide,

senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno,
perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi
significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro.
Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa,

che è la tragedia di non voler lottare per superarla."
                                                                                                         (Albert Einstein)

 
Tutte le maggiori scoperte dell'uomo sono state fatte in tempi di crisi e di timore.

Se l'uomo non avesse avuto paura del buio non avrebbe trovato la luce, se non avesse avuto paura della morte non avrebbe creato i rimedi della medicina...

Ogni crisi porta con sé milioni di possibilità: divertiamoci ogni giorno a scoprire quali.

E poi impegniamoci a realizzarle mosse dall'energia della passione e dell'amore. 


Buona settimana

virginia

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