Con
questo titolo provocatorio inizia un post sulle relazioni, che mi
accingo a scrivere ispirata dalla lettura di un capitolo del libro
“Le cose dell'amore” di Umberto Galimberti (Feltrinelli,
2004).
Quello
della coppia è il territorio più misterioso che ci sia, perché i
legami che portano due persone a stare insieme non sono mai solo
evidenti, ma possono essere sotterranei e inconsci, complesse
connessioni che affondano radici nel terreno dei bisogni inconfessati
o inconfessabili.
L'essere
innamorati è solo la punta di un iceberg, mentre l'amore che dura ha
bisogno di riuscire a vedere anche oltre il limite della superficie e
inabissarsi nelle profondità, esplorando la vastità di ciò che sta
sotto, per poter restituire un senso anche a ciò che sta sopra. Il
tutto avviene nello scorrere paziente del tempo, durante un percorso,
ancora sconosciuto, nel mare della vita.
Chissà
quante coppie si saranno chieste: se non fosse successo questo o
quest'altro saremmo ancora insieme? Se avessi detto o fatto
quest'altra cosa ancora, saremmo separati da allora?
Gli
eventi che accadono provocano reazioni, generano a volte confronti,
altre volte conflitti. Certe cose avvicinano mentre altre
allontanano.
Ciascuno
reagisce e prende delle decisioni oppure lascia perdere e prova a
mantenere a fatica uno status quo che dona apparentemente più
sicurezze.
Troppo
spesso poi, in una routine di giorni che si susseguono inesorabili,
qualcosa si incrina, si perde (o si nasconde, chissà...) e allora è
possibile che vi sia la ricerca di qualcosa di diverso, che ravvivi
un desiderio ormai sopito, ancora ardente sotto la cenere grigia
dell'abitudine.
Un antico proverbio recita “il matrimonio è la tomba dell'amore”.
Quando
nascono nella tradizione popolare certi detti, è perché
nell'avvicendarsi delle stagioni si è assistito a situazioni che,
lungi dalla conferma scientifica, hanno provato però il fondo di
verità di quelle parole.
Galimberti cita Freud: “dove amiamo non proviamo desiderio, e dove lo proviamo non possiamo amare”.
Duro
colpo per i fautori dell'amore eterno.
Ma
cosa c'è dietro a questa frase?
Per
capirlo occorre andare dentro al significato dei termini e sapere che
per definizione ciò che è desiderio è una tensione verso qualcosa
che ancora sfugge, un movimento intrinseco che muove alla ricerca di
quello che non c'è, addirittura privo di obiettivo.
L'amore
invece ricerca stabilità, sicurezza ed eternità, una contraddizione
quindi rispetto al volitivo desiderare.
Amore
e desiderio si incontrano per un frammento, quando si passa
dall'innamoramento al solido sentimento, in un abbraccio che vede la
persona come fine e come mezzo del processo che ci avvicina.
Da
lì in poi l'opposizione.
Il
desiderio è scorretto, l'amore è corretto.
Il
desiderio è disordine, l'amore è ordine.
Il
desiderio è avventura, l'amore è nido.
Il
desiderio è problema, l'amore è soluzione.
Ma
entrambi ci appartengono.
Eppure
li teniamo separati.
E
quello che all'inizio sembra così appagante e definitivo infine
appare stancante e ripetitivo...
Proviamo
però, per un attimo, a ribaltare la situazione.
E
se non fossero le cose che accadono nel quotidiano a far morire
l'amore, bensì proprio noi?
“non sono la
quotidianità, la familiarità, l'abitudine a estinguere nella casa
la passione amorosa, ma siamo noi a usare la quotidianità, la
familiarità, l'abitudine per estinguere nella casa la passione
amorosa, allo scopo di difendere il nostro nido dal rischio
destabilizzante dell'avventura, che potrebbe sottrarci la sicurezza e
l'accoglienza, di cui, al pari dell'avventura, abbiamo un assoluto
bisogno.” (Galimberti, pag. 68)
Per
includere nell'appagante sicurezza la dimensione del desiderio è
necessario rischiare, riconoscere e cogliere dentro di sé, ma -
ancora più difficile - nell'altro, il bisogno di avventura e
tensione verso qualcosa di diverso e sconosciuto, che faccia
percepire ancora la dimensione della possibilità.
Come
è possibile allora conciliare il bisogno di sicurezza e il desiderio
di avventura?
“una strada ci
sarebbe, ed è quella di accorgersi ed accettare il cambiamento
continuo a cui ogni abitante della casa va soggetto nel corso della
sua vita giorno dopo giorno. Un cambiamento che riconfigura la
quotidianità, sbilancia la familiarità, infrange abitudini, rende
insolito e nuovo il tempo. […]
Quanta felicità
barattiamo in cambio della sicurezza? Quanti cambiamenti dell'altro
ignoriamo per garantirci un partner prevedibile?” (Galimberti,
pag. 69)
Ecco svelato il segreto di questa scissione.
Il
bisogno inconscio di tutelarci da una possibile perdita può far
preferire di rendere l'altro noioso ma prevedibile, piuttosto che
attraente ma imprevedibile.
Il
tempo, ma anche tutto ciò che accade fuori dal nido, svela sempre
nuove sfumature dentro la personalità di ogni suo abitante, piccole
o grandi trasformazioni che troppo spesso passano inosservate, perché
fanno sentire vulnerabili, aprono a fantasie di crisi, abbandono,
fine.
...Vuole
comprarsi quel vestito che mai avrebbe messo. E se la mia
rassicurante mogliettina in pantofole nascondesse una affascinante
donna che ama sedurre? ...Vuole iscriversi al corso di spagnolo ma
non gli serve per lavoro. E se mio marito covasse la voglia di
conoscere nuove persone? ...Mi ha rivelato una nuova fantasia
sessuale. Non gli vado più bene?
Come
le tre scimmiette si tende così a non voler ascoltare, vedere,
parlare.
Infine
ognuno dei due partner si nasconde dietro una maschera di
recriminazioni e lamentele, per poi cercare fuori quello che non si
accetta di trovare dentro le pareti di casa o cadere in uno stato di
demoralizzazione che si espande a macchia d'olio.
E
le conseguenze sono peggiori di ciò che si voleva evitare.
La
buona notizia è che un amore desiderante e avventuroso è possibile.
Non
esiste una ricetta, ma una buona dose di sincerità, complicità e
coraggio possono bastare per partire.
Destinazione:
felicità.
Rotta:
tutta da scoprire, giorno per giorno.
Buona settimana
virginia
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