domenica 13 gennaio 2013

Avventura o stabilità: tu cosa scegli?




Con questo titolo provocatorio inizia un post sulle relazioni, che mi accingo a scrivere ispirata dalla lettura di un capitolo del libro “Le cose dell'amore” di Umberto Galimberti (Feltrinelli, 2004).


Quello della coppia è il territorio più misterioso che ci sia, perché i legami che portano due persone a stare insieme non sono mai solo evidenti, ma possono essere sotterranei e inconsci, complesse connessioni che affondano radici nel terreno dei bisogni inconfessati o inconfessabili.

L'essere innamorati è solo la punta di un iceberg, mentre l'amore che dura ha bisogno di riuscire a vedere anche oltre il limite della superficie e inabissarsi nelle profondità, esplorando la vastità di ciò che sta sotto, per poter restituire un senso anche a ciò che sta sopra. Il tutto avviene nello scorrere paziente del tempo, durante un percorso, ancora sconosciuto, nel mare della vita.


Chissà quante coppie si saranno chieste: se non fosse successo questo o quest'altro saremmo ancora insieme? Se avessi detto o fatto quest'altra cosa ancora, saremmo separati da allora?

Gli eventi che accadono provocano reazioni, generano a volte confronti, altre volte conflitti. Certe cose avvicinano mentre altre allontanano.

Ciascuno reagisce e prende delle decisioni oppure lascia perdere e prova a mantenere a fatica uno status quo che dona apparentemente più sicurezze.

Troppo spesso poi, in una routine di giorni che si susseguono inesorabili, qualcosa si incrina, si perde (o si nasconde, chissà...) e allora è possibile che vi sia la ricerca di qualcosa di diverso, che ravvivi un desiderio ormai sopito, ancora ardente sotto la cenere grigia dell'abitudine.


Un antico proverbio recita “il matrimonio è la tomba dell'amore”.

Quando nascono nella tradizione popolare certi detti, è perché nell'avvicendarsi delle stagioni si è assistito a situazioni che, lungi dalla conferma scientifica, hanno provato però il fondo di verità di quelle parole.


Galimberti cita Freud: “dove amiamo non proviamo desiderio, e dove lo proviamo non possiamo amare”.

Duro colpo per i fautori dell'amore eterno.

Ma cosa c'è dietro a questa frase?

Per capirlo occorre andare dentro al significato dei termini e sapere che per definizione ciò che è desiderio è una tensione verso qualcosa che ancora sfugge, un movimento intrinseco che muove alla ricerca di quello che non c'è, addirittura privo di obiettivo.

L'amore invece ricerca stabilità, sicurezza ed eternità, una contraddizione quindi rispetto al volitivo desiderare.

Amore e desiderio si incontrano per un frammento, quando si passa dall'innamoramento al solido sentimento, in un abbraccio che vede la persona come fine e come mezzo del processo che ci avvicina.


Da lì in poi l'opposizione.

Il desiderio è scorretto, l'amore è corretto.

Il desiderio è disordine, l'amore è ordine.

Il desiderio è avventura, l'amore è nido.

Il desiderio è problema, l'amore è soluzione.

Ma entrambi ci appartengono.

Eppure li teniamo separati.

E quello che all'inizio sembra così appagante e definitivo infine appare stancante e ripetitivo...


Proviamo però, per un attimo, a ribaltare la situazione.

E se non fossero le cose che accadono nel quotidiano a far morire l'amore, bensì proprio noi?


non sono la quotidianità, la familiarità, l'abitudine a estinguere nella casa la passione amorosa, ma siamo noi a usare la quotidianità, la familiarità, l'abitudine per estinguere nella casa la passione amorosa, allo scopo di difendere il nostro nido dal rischio destabilizzante dell'avventura, che potrebbe sottrarci la sicurezza e l'accoglienza, di cui, al pari dell'avventura, abbiamo un assoluto bisogno.” (Galimberti, pag. 68)


Per includere nell'appagante sicurezza la dimensione del desiderio è necessario rischiare, riconoscere e cogliere dentro di sé, ma - ancora più difficile - nell'altro, il bisogno di avventura e tensione verso qualcosa di diverso e sconosciuto, che faccia percepire ancora la dimensione della possibilità.

Come è possibile allora conciliare il bisogno di sicurezza e il desiderio di avventura?


una strada ci sarebbe, ed è quella di accorgersi ed accettare il cambiamento continuo a cui ogni abitante della casa va soggetto nel corso della sua vita giorno dopo giorno. Un cambiamento che riconfigura la quotidianità, sbilancia la familiarità, infrange abitudini, rende insolito e nuovo il tempo. […]

Quanta felicità barattiamo in cambio della sicurezza? Quanti cambiamenti dell'altro ignoriamo per garantirci un partner prevedibile?” (Galimberti, pag. 69)


Ecco svelato il segreto di questa scissione.

Il bisogno inconscio di tutelarci da una possibile perdita può far preferire di rendere l'altro noioso ma prevedibile, piuttosto che attraente ma imprevedibile.

Il tempo, ma anche tutto ciò che accade fuori dal nido, svela sempre nuove sfumature dentro la personalità di ogni suo abitante, piccole o grandi trasformazioni che troppo spesso passano inosservate, perché fanno sentire vulnerabili, aprono a fantasie di crisi, abbandono, fine.
...Vuole comprarsi quel vestito che mai avrebbe messo. E se la mia rassicurante mogliettina in pantofole nascondesse una affascinante donna che ama sedurre? ...Vuole iscriversi al corso di spagnolo ma non gli serve per lavoro. E se mio marito covasse la voglia di conoscere nuove persone? ...Mi ha rivelato una nuova fantasia sessuale. Non gli vado più bene?
Come le tre scimmiette si tende così a non voler ascoltare, vedere, parlare.
Infine ognuno dei due partner si nasconde dietro una maschera di recriminazioni e lamentele, per poi cercare fuori quello che non si accetta di trovare dentro le pareti di casa o cadere in uno stato di demoralizzazione che si espande a macchia d'olio.

E le conseguenze sono peggiori di ciò che si voleva evitare.


La buona notizia è che un amore desiderante e avventuroso è possibile.

Non esiste una ricetta, ma una buona dose di sincerità, complicità e coraggio possono bastare per partire.

Destinazione: felicità.

Rotta: tutta da scoprire, giorno per giorno.


Buona settimana

virginia

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