lunedì 21 ottobre 2013

La sindrome di Monna Lisa


 



Enigmatico sorriso che ci interroga da secoli.

Guardando l'opera non si può fare a meno di chiedersi quale emozione si celi dietro a quelle labbra appena schiuse, a quegli occhi che guardano altrove.

È una felicità inespressa o tristezza malcelata? È fuga in altri mondi o aggressività sotterranea?

Da uno studio del 1954, sembra che nella prima versione del dipinto (che si trova sotto l'originale), l'espressione del volto fosse stata cupa e malinconica, poi corretta successivamente.

Ute Ehrhardt nel suo famosissimo libro (“Le brave ragazze vanno in paradiso le cattive dappertutto”. (1996) Ed. Corbaccio: Milano) ci parla di questo sorriso come sottomesso, segnale identificativo di una temibile trappola in cui molte donne cadono, loro malgrado.

La mentalità di Monna Lisa, secondo lei si esprime in cinque modelli di rapporto, che le donne subiscono o determinano, ovvero:

  1. la comprensione – che avviene ogniqualvolta ci si sente in dovere di comprendere le difficoltà interiori di chi ci circonda, anche se si comporta male nei nostri confronti.
  2. la disponibilità – che si manifesta nel rendersi continuamente utili, affermando che lo si fa con piacere, o perché siamo fatte così... ma in realtà nasconde il desiderio inconscio di avere attenzione, dedizione e riconoscimento.
  3. il sacrificio – quando la vocazione a martirizzarsi per il bene altrui è più forte dell'autoconservazione
  4. la modestia – ovvero fare di necessità virtù quando si rinuncia alle proprie attitudini e aspettative, facendolo passare come un normale anteporre il benessere altrui al proprio.
  5. La compassione – esercita il suo potere quando si crede di poter essere l'unica a portare salvezza, ma allo stesso tempo non se ne è capaci perché ci si identifica con l'altro, deresponsabilizzandolo.

Come accorgersi se si è in trappola? Occorre fare attenzione se, nelle relazioni significative, si incorre ogni volta nella domanda “tu che cosa vuoi?” - chiedendolo direttamente o comunque tenendone conto prima di prendere una decisione – o addirittura se si tende ad anticipare i desideri dell'altro, ancor prima che li esprima (in entrambi i casi dimostrando di anteporre i suoi bisogni ai propri).

Diversi possono essere i motivi per cui questo modo di essere entra a far parte di un automatismo spesso inconsapevole: c'è chi vuole evitare il conflitto e chi vuole ricercare l'armonia a tutti i costi, chi è abituata da sempre a dover anteporre a sé le persone che ama , ad essere obbediente e non avere desideri.

In molti casi ciò che ha condotto al comportamento di oggi sono frasi condizionanti del passato di una bambina alla quale non era concesso essere sopra le righe.

Questo non sta bene... quello non puoi farlo … se gli altri lo facessero a te non piacerebbe... con questo atteggiamento non otterrai mai quello che vuoi... sembri una furia... ti rendi ridicola... guarda che figure mi fai fare... non sei una brava bambina...” e la peggiore: “se fai così non ti vorrà mai nessuno”.

Ecco che subdola nasce la convinzione limitante che fa cadere tutte le potenti energie, necessarie per portare avanti i propri bisogni. È così che l'impulso subisce una grave amputazione.

Dentro di noi può nascondersi la paura di non essere amate e riconosciute se solo osassimo manifestare la nostra opinione, far vedere che la pensiamo diversamente, col timore di essere considerate donne “cattive” o egoiste.

La “cattiva” è una subpersonalità che molte donne accompagnano come protagonista sul mio divano: la richiesta è di fare qualcosa per modificarla, per non farla più emergere con richieste assurde, chiedendomi di diventare in parte complice di chi ha già sentenziato che “così non va...”.

Io invece accolgo con gioia questa parte, lasciando perplesse la maggior parte delle persone che si rivolgono a me, identificate in quel momento con la “buona”, in attesa di essere lodata e riconosciuta dopo tanti sacrifici e azioni ineccepibili.

In quel momento forse leggono sul mio volto l'altra faccia di Monna Lisa, il suo sorriso beffardo che sembra dire: sei proprio sicura che tutta questa bontà sia sempre positiva? Chi lo ha detto?
 
Lascio anche voi con lo stesso interrogativo...
 
buona settimana
virginia

Scene dal film "Mona Lisa Smile" (2003) :

 
 
 
 
 

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