lunedì 22 dicembre 2014

Ancora sul narcisismo patologico



Ne abbiamo già parlato varie volte quest'anno (qui, qui e qui) ma poiché non smetto mai nel mio lavoro di incontrare donne che finiscono nella tela del ragno narcisista, una volta in più voglio cogliere l'occasione per parlarne, per tentare di stimolare quell'intuito del pericolo che dovrebbe far scappare ogni volta che ne incontrate uno, e non finire intrappolate e divorate.
Voglio però al solito fare una premessa: non si sta parlando di buoni o cattivi.
Né solo di vittime e carnefici o colpevoli e innocenti.
Voglio che sia sviluppata la consapevolezza di una dinamica, un legame che è fatto da due persone che in qualche modo “collaborano” pur se in maniera disfunzionale a far si che il rapporto perduri nella disfatta.
Come metafora oggi userò il testo dell'ultima canzone di Carmen Consoli, ascoltata in radio qualche giorno fa (trovi qui il video) 

Già il titolo evoca il nucleo fondamentale di questo personaggio: “l'abitudine di tornare”.

Tornare è un’abitudine
Per quelli come te
Sommersi e annoiati dai ritmi di sempre

Il narcisista non chiude mai definitivamente una porta (per poter tornare) e il/la partner è sempre pronto/a a riaprirla – perché in ogni caso è a lui/lei che è deferita la responsabilità di ogni decisione – per poi sentirsi dire “potevi anche fare a meno di aprire, mica ti ho obbligato/a?”

Confesserai mai a tua moglie
Che sabato dormi con me
Da circa dieci anni tra alti e bassi
[...]
Tornare è un’abitudine
Per quelli come te
Fedeli ancorati, all’ovile di sempre

Il bisogno di base è quello di avere conferme da più persone possibili, per cui anche il non riuscire a lasciare la propria famiglia o un/a compagno/a ufficiale – se ci sono – fa parte del quadro disfunzionale.
A volte va e torna anche da loro, oltre che dall'eventuale amante.
Cosa lo fa tornare? La noia e la ricerca spasmodica di nuove emozioni, per questo gli alti e bassi sono più una necessità che una contingenza.
Se non c'è (il falso) addio plateale, come può esserci il ritorno trionfale (per il suo ego)?

Ma io non posso chiedere
Io non devo chiedere
Sarai tu a rispondere se vorrai

Ma io non posso piangere
Io non devo piangere
Sarai tu a decidere se vorrai

Un'altra costante è che il/la partner non deve chiedere.
È solo il narcisista che dà, come e quando vuole, a suo piacimento.
È capace di slanci che vengono (male) interpretati come manifestazioni d'amore, mentre sono solo agiti che dimostrano a se stesso/a la sua capacità di essere indispensabile e di specchiarsi negli occhi adoranti dell'altro/a.

[...]
Sarai tu a rispondere
Sai sempre rispondere
Sarai tu a rispondere
Sai sempre rispondere.

Il/la narcisista ha sempre una risposta pronta, ma non è mai quella che servirebbe per chiarire definitivamente le cose.
Ricordate le “Parole di burro” sempre della Consoli di tanti anni fa?

Narciso parole di burro
Nascondono proverbiale egoismo nelle intenzioni
Narciso sublime apparenza
Ricoprimi di eleganti premure e sontuosità.

Si tratta di risposte funzionali a lasciare ulteriori interrogativi, dubbi, incertezze nell'altro/a: “se farò come dice lui/lei forse le cose andranno bene... in effetti ho esagerato, non si merita questi miei comportamenti... riesco sempre a rovinare tutto con le mie richieste pressanti... forse sono davvero io quello/a sbagliato/a”

In realtà lo sbaglio in sé non esiste.
Esiste la possibilità di rendersi consapevoli della dinamica perversa che porta inevitabilmente a cadere nella tela di quel ragno che fa il suo lavoro, al di là del demonizzarlo o meno.
Il ragno fa il ragno.
Ma la farfalla può sempre imparare a riconoscere da lontano quello scintillio della rete che inganna e decidere di volare altrove.
Come nel video della canzone, versione moderna del Mago di Oz.
Si può nel percorso riappropriarsi del proprio intuito/astuzia, del cuore saggio e del coraggio di affrontare le paure e poi finalmente tornare a casa, la propria, e smetterla di ospitare, rifocillare e farsi predare dalle insicurezze altrui.

Buona settimana
virginia

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