Ne abbiamo già parlato varie volte quest'anno (qui, qui e qui) ma poiché non smetto mai nel mio lavoro di incontrare donne che finiscono nella tela del ragno narcisista, una volta in più voglio cogliere l'occasione per parlarne, per tentare di stimolare quell'intuito del pericolo che dovrebbe far scappare ogni volta che ne incontrate uno, e non finire intrappolate e divorate.
Voglio
però al solito fare una premessa: non si sta parlando di buoni o
cattivi.
Né
solo di vittime e carnefici o colpevoli e innocenti.
Voglio
che sia sviluppata la consapevolezza di una dinamica, un legame che è
fatto da due persone che in qualche modo “collaborano” pur se in
maniera disfunzionale a far si che il rapporto perduri nella
disfatta.
Come
metafora oggi userò il testo dell'ultima canzone di Carmen Consoli,
ascoltata in radio qualche giorno fa (trovi qui il video)
Già
il titolo evoca il nucleo fondamentale di questo personaggio:
“l'abitudine di tornare”.
Tornare
è un’abitudine
Per
quelli come te
Sommersi
e annoiati dai ritmi di sempre
Il
narcisista non chiude mai definitivamente una porta (per poter
tornare) e il/la partner è sempre pronto/a a riaprirla – perché
in ogni caso è a lui/lei che è deferita la responsabilità di ogni
decisione – per poi sentirsi dire “potevi anche fare a meno di
aprire, mica ti ho obbligato/a?”
Confesserai
mai a tua moglie
Che
sabato dormi con me
Da
circa dieci anni tra alti e bassi
[...]
Tornare
è un’abitudine
Per
quelli come te
Fedeli
ancorati, all’ovile di sempre
Il
bisogno di base è quello di avere conferme da più persone
possibili, per cui anche il non riuscire a lasciare la propria
famiglia o un/a compagno/a ufficiale – se ci sono – fa parte del
quadro disfunzionale.
A
volte va e torna anche da loro, oltre che dall'eventuale amante.
Cosa
lo fa tornare? La noia e la ricerca spasmodica di nuove emozioni, per
questo gli alti e bassi sono più una necessità che una contingenza.
Se
non c'è (il falso) addio plateale, come può esserci il ritorno
trionfale (per il suo ego)?
Ma
io non posso chiedere
Io
non devo chiedere
Sarai
tu a rispondere se vorrai
Ma
io non posso piangere
Io
non devo piangere
Sarai
tu a decidere se vorrai
Un'altra
costante è che il/la partner non deve chiedere.
È
solo il narcisista che dà, come e quando vuole, a suo piacimento.
È
capace di slanci che vengono (male) interpretati come manifestazioni
d'amore, mentre sono solo agiti che dimostrano a se stesso/a la sua
capacità di essere indispensabile e di specchiarsi negli occhi
adoranti dell'altro/a.
[...]
Sarai
tu a rispondere
Sai
sempre rispondere
Sarai
tu a rispondere
Sai
sempre rispondere.
Il/la
narcisista ha sempre una risposta pronta, ma non è mai quella che
servirebbe per chiarire definitivamente le cose.
Ricordate
le “Parole di burro” sempre della Consoli di tanti anni fa?
Narciso
parole di burro
Nascondono
proverbiale egoismo nelle intenzioni
Narciso
sublime apparenza
Ricoprimi
di eleganti premure e sontuosità.
Si
tratta di risposte funzionali a lasciare ulteriori interrogativi,
dubbi, incertezze nell'altro/a: “se farò come dice lui/lei forse
le cose andranno bene... in effetti ho esagerato, non si merita
questi miei comportamenti... riesco sempre a rovinare tutto con le
mie richieste pressanti... forse sono davvero io quello/a
sbagliato/a”
In
realtà lo sbaglio in sé non esiste.
Esiste
la possibilità di rendersi consapevoli della dinamica perversa che
porta inevitabilmente a cadere nella tela di quel ragno che fa il suo
lavoro, al di là del demonizzarlo o meno.
Il
ragno fa il ragno.
Ma
la farfalla può sempre imparare a riconoscere da lontano quello
scintillio della rete che inganna e decidere di volare altrove.
Come
nel video della canzone, versione moderna del Mago di Oz.
Si
può nel percorso riappropriarsi del proprio intuito/astuzia, del
cuore saggio e del coraggio di affrontare le paure e poi finalmente
tornare a casa, la propria, e smetterla di ospitare, rifocillare e
farsi predare dalle insicurezze altrui.
Buona
settimana
virginia
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