Il
23 aprile sarà la giornata mondiale del libro quindi questa
settimana la voglio dedicare al meraviglioso mondo della lettura,
alla possibilità che ogni libro ci dona, di viaggiare in modi
diversi, fuori da noi – in posti lontani e che magari non vedremo
mai – ma soprattutto dentro l'interiorità di ciascun essere umano,
grazie ai dialoghi, le riflessioni e le emozioni dei personaggi che
catturano la nostra attenzione pagina dopo pagina.
Molto
spesso nei miei post trovate rimandi a testi psicologici che possono
aiutare a comprendere quei meccanismi interiori che si attivano nelle
relazioni, oppure permettano di accedere a una conoscenza di sé più
consapevole e rinnovata.
Credo
però, che i libri che ci arricchiscono di più siano quelli di
narrativa, romanzi o racconti, dove possiamo vedere e seguire in modo
diretto il susseguirsi dei frammenti di vita dei protagonisti, a
volte lungo l'arco di tutta la loro esistenza, altre volte solo per
qualche ora (pensiamo al monumentale Ulysse
di
Joyce) oppure seguendo più generazioni (ad esempio Cent'anni
di solitudine
di Garcia Marquez).
Ogni
lettore è avido di conoscere le molte sfaccettature della
personalità di quegli uomini e donne che gli si svelano fra le
righe, perché?
In
primo luogo perché nella lettura noi ci immedesimiamo nelle
situazioni e dunque può succedere di identificarsi con un
personaggio che ci richiama qualcosa di conosciuto, che ci assomiglia
oppure che si trova a vivere esperienze simili alle nostre o distanti
anni luce ma che stimolano i nostri desideri più reconditi.
La
scienza ci dice che i neuroni
specchio
si attivano mentre compiamo un'azione ma anche mentre osserviamo
qualcuno che compie un'azione.
Quando
leggiamo, la maestria dello scrittore nel descrivere, ci permette di
costruire nella mente delle immagini corrispondenti alle scene
narrate, quindi possiamo ipotizzare che i nostri neuroni specchio si
attivino allo stesso modo, permettendoci di partecipare, risonando
emotivamente con quello che accade sulla pagina.
Il
bravo scrittore sa che in una trama degna di nota vanno intrecciati i
fili della complessità umana, dove ogni personaggio avrà
caratteristiche di pregi e difetti, desideri e aspirazioni, qualche
debolezza o limite, un vizio che risuoni con la nostra parte ombra,
un'imperfezione che ce lo faccia essere simpatico, o una piccola
ossessione...
Il
protagonista si troverà spesso di fronte a un dubbio, una scelta, un
conflitto interiore proprio come accade nella vita reale, che porta
poi il lettore a chiedersi: e io cosa avrei fatto al suo posto?
Ecco
perché leggendo facciamo esperienza di vita, ed ecco anche il motivo
per cui è molto importante far leggere i bambini fin da piccoli, per
farli appassionare al miracolo della natura umana e apprendere che le
differenze sono risorse e non dei problemi.
Qualche
anno fa un'amica mi ha regalato un libro che si chiama Sei
Biblioteche
(Zoran Zivkovic, 2011), nel quale l'autore immagina altrettanti
racconti di storie impossibili che hanno come protagonisti i libri.
Quella
che mi piace di più è “La
biblioteca notturna”
dove si trovano i testi delle vite vere
“Tutte,
letteralmente. Le vite di tutte le persone che siano mai esistite”
[…] “anche se ci sono così tante vite, ciascuna di loro è unica
e irripetibile. Preziosa. E proprio per questo merita di essere
registrata. E da qui i libri delle vite” (pag. 55-56)
Questa
storia mi piace perché mi ricorda un po' il mio lavoro.
A
volte anche il terapeuta diventa il lettore delle vite che gli si
dipanano davanti, perché ogni persona racconta una storia – la
sua, unica e irripetibile – di modo che ogni seduta diventi come un
capitolo, nel susseguirsi di una trama che giorno dopo giorno diventa
sempre più precisa e ricca di particolari.
Ogni
paziente/narratore ha la sua modalità di mettere insieme gli eventi,
c'è chi parte dal principio e chi dalla fine, chi decide che tutto
gira intorno a un giorno particolare e chi non si sofferma
apparentemente su nulla...
Ci
sono aspetti svelati fin da subito, altri che escono allo scoperto
all'improvviso, segreti rivelati ma anche episodi taciuti, che
aspettano il momento opportuno per emergere dallo sfondo.
La
cosa importante è il raccontarsi, rimettere insieme i tasselli del
tempo e dello spazio, trovare significati dove prima non ce n'erano e
ri-attribuire il giusto peso a situazioni irrisolte.
Al
terapeuta, testimone del processo, non resta che partecipare rapito
dalla sacralità di ogni storia, e come il lettore, rendere onore a
tutti i personaggi, ma soprattutto al protagonista, in questo caso
narratore di ciò che è stato e allo stesso tempo artefice creativo
di ciò che sarà.
Perché
“al
contrario dei pregiudizi diffusi, le vite vere sono di gran lunga più
eccitanti di quelle inventate” (
Zivkovic, 2011).
buona
settimana
virginia
Nessun commento:
Posta un commento