A chi non farebbe paura un drago?
Nella simbologia archetipica, il drago rappresenta l'energia del materno castrante, della simbiosi uroborica, dalla quale occorre uscire per individuarsi e fondarsi come identità autoaffermativa.
In questo senso va interpretata la frase di Rilke.
Come il drago dell'immaginario sorveglia la grotta che cela un tesoro, così le nostre paure ci impediscono di accedere a contenuti interiori spaventosi ma che allo stesso tempo ci attraggono inspiegabilmente, ed è per questo che ci troviamo a spiarle da un posto sicuro: stiamo cercando un modo per metterci in contatto con loro.
Poi però, molto spesso ce ne difendiamo:
"è troppo tardi per dedicarmi a questa cosa che avrei tanto desiderato quando ero giovane..."
"Ne soffro ma devo frapporre fra me e il mondo una maschera che dimostri che va tutto bene"...
"Non si può mostrare la propria vulnerabilità"...
"Se non conosco dove mi porta questa strada non la inizio neppure..."
E potrei citare moltissime altre affermazioni che ciascuno di noi si racconta per riuscire a tollerare lo scarto fra la paura e il desiderio.
Ma che succederebbe se per un po' di tempo provassimo a tenere per mano quegli aspetti che temiamo di più? No, non dico ancora viverli, ma semplicemente sentire che effetto fa non combatterli, lasciare che almeno una parte di quella paura si trasformi in curiosità.
Qualora lo facessimo, ci accorgeremmo che quel terrore non è altro che una "chiamata" repressa.
La paura dell'ignoto, una tensione verso qualcosa di più evoluto che si manifesta.
Il blocco, un'energia congelata.
Rispondi a ogni chiamata che emoziona
la tua anima.
E come la sirena che è attirata dalla terraferma, sapremmo che nonostante ci siano molti aspetti che ci rassicurano, ce ne sono altri che ci portano altrove.
A dover fare delle scelte.
Si tratta di un sacrificio, ma nel senso di sacrum - facere rendere sacro qualcosa
di davvero importante.
Se infondo alla grotta c'è un aspetto di noi che vuole emergere, dobbiamo affrontare la realtà che non si può essere e avere tutto. O per lo meno, non si può lasciare tutto com'è e allo stesso tempo cambiare.
E' necessario rinunciare ad aspetti conosciuti.
Come in tutti i processi trasformativi chimici, qualcosa si perde e si distrugge,
ma quello che si ottiene è una sintesi completamente nuova che contiene in sé
anche ciò che è perduto.
La soluzione non è sconfiggere il drago uccidendolo,
bensì integrandolo nella propria vita in una visione più armonica e completa.
Scoprendone i lati gioiosi e vitali.
Con quale drago vuoi fare amicizia da domani?
Che i prossimi mesi possano essere un periodo
di meravigliosa trasformazione.
Buona settimana
virginia
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