lunedì 7 novembre 2016

il coraggio di una vita autentica



Sarà perché sto leggendo il libro “Così è la vita” di Concita De Gregorio (che vi consiglio, perché parla in maniera lieve e poetica dell'argomento profondo e doloroso che è la morte) o forse perché non dimentico mai gli anni di lavoro nel reparto dei morenti quando mi trovo a fare i conti con tutte le altre sofferenze quotidiane dei viventi – non tralasciando mai di portare testimonianze di significato di ciò che ho appreso in quei giorni ospedalieri – o forse è solo per questo week end piovoso che mi porta a riflessioni sfumate di grigio, che mi trovo a scrivere oggi sul senso del vivere.

Spesso mi interrogo, se dietro all'apparente ricerca della soluzione di un problema o di un sintomo, in realtà la terapia non sia altro che un continuo tentativo di trovare un significato a quell'insieme di eventi, persone, vissuti e azioni che solo alla fine potremo chiamare la “nostra” unica e irripetibile vita.
Ritengo che l'obiettivo finale di qualsiasi terapia sia quello di riuscire a vivere più pienamente la propria identità, ovvero vivere riuscendo ad essere se stessi, senza lasciarsi bloccare o frenare da aspetti interiori boicottanti.
Vivere e non sopravvivere.

Se dovessi riassumere in tre frasi le parole che maggiormente ho ascoltato in quelle corsie ospedaliere di cui vi parlavo poco sopra, sarebbero:
  • Ho dedicato poco tempo a me e troppo agli altri, mettendo i miei bisogni sempre dopo i loro
  • Ho lavorato molto ma mi accorgo che ho perso tante altre cose importanti della vita
  • Non ho coltivato i miei rapporti come avrei desiderato: ci sono molte cose che non ho detto o non ho fatto, pensando di avere sempre tempo per farlo

Questi temi sono spesso oggetto di riflessione nella stanza di terapia, ma mai li ho trovati così importanti e urgenti come nel momento della malattia o della fine.
Quindi mi chiedo: perché dobbiamo necessariamente attendere il bilancio definitivo per rendersi conto che qualcosa sarebbe potuto essere altrimenti?
Non è possibile rendere oggi la nostra vita più piena e auto-realizzativa?
Per farlo è necessario operare delle scelte.
E quando dico questo alle persone che siedono davanti a me, mi ritrovo occhi perplessi e smarriti che mi fissano lasciando trapelare timori da cataclisma.
In realtà non mi riferisco a cambiamenti radicali o colpi di testa.

la vita vera è vissuta quando vengono fatte le piccole scelte. Ma è solo con i cambiamenti infinitesimali, quelli che nessun altro percepisce, che hai la speranza della trasformazione” (Lev Tolstoj)

Il cambiamento vero e duraturo è paziente e costante, è un processo, non un atto.
L'atto arriva solo quando tutto dentro è pronto per il grande passo, e in quel momento sarà così spontaneo e naturale che vi stupirà, perché quell'azione sarà il gesto della nuova persona che siete diventati, non quello disperato di chi eravate prima.
E se state facendo qualcosa di intimamente affine alla vostra anima, qualcosa che appaga profondamente i vostri desideri, anche il tempo sarà relativo.
L'importante è sentirsi vivi durante il viaggio, perché niente vada sprecato.

Non scegli come morire. O quando.
Puoi solo decidere come vivere. Ora.
(Joan Baez)

buona settimana
virginia 

Nessun commento: