lunedì 20 febbraio 2012

La vendetta? ... è una forma di pigra sofferenza


Questa settimana ho partecipato ad un seminario sull'etica e devo dire che mi sono portata a casa alcuni spunti molto interessanti.
Il titolo di questo articolo è tratto dal film “The interpreter”.
Ad un certo punto nel film si racconta di una tradizione di un paese dell'Africa: quando accade un assassinio, dopo un anno dall'evento nel villaggio viene fatta una festa, al termine della quale la famiglia della vittima lega mani e piedi dell'assassino, lo trasporta su di una barca nel mezzo del fiume e lo getta in acqua. A quel punto può decidere di lasciarlo affogare oppure soccorrerlo e salvargli la vita. In soldoni, può decidere di vivere con un lutto nel cuore per tutta la vita o accettare quanto è accaduto e andare avanti, riprendendo in mano la propria esistenza. E questa immagine la riconduco alla vita di ciascuna di noi, fatta di momenti felici e di altri meno buoni; fatta di aspettative e di delusioni. Quante volte, presi da rabbia, tristezza, rassegnazione preferiamo lasciarci immergere nel dolore e sprofondare in esso. Ecco perchè, a mio avviso, pigra sofferenza: perchè implica un tempo sospeso, nel quale ci si aspetta che la prima mossa di riparazione venga fatta dall'altro e nel frattempo si rimane immobili e si sprofonda un poco per volta nel proprio dolore. Perchè, alla fine, rancore e rabbia altro non sono che espressione di una sofferenza che per essere espressa non può che essere agita. Quante volte, nella nostra vita chiediamo un tipo di giustizia che ci risarcisca. E nell'attesa che questo riscatto arrivi ci lasciamo affogare nelle acque di quel fiume che chiamiamo dolore, rassegnazione, solitudine. Quante opportunità ci lasciamo sfuggire. In questo gioco di pretesa dall'altro e di aumento di rabbia perchè il riscatto non arriva, non ci accorgiamo del tempo che passa e di quante opportunità di riscatto sono passate e che ci siamo persi, perchè troppo congelati dalla rassegnazione.

E vi saluto con una poesia di Pablo Neruda, augurando a ciascuna di noi di aver sempre il coraggio di guardare avanti senza perdere la speranza.

erika
 Ode alla speranza
 
Crepuscolo marino,
in mezzo
alla mia vita,
le onde come uve,
la solitudine del cielo,
mi colmi
e mi trabocchi,
tutto il mare,
tutto il cielo,
movimento
e spazio,
i battaglioni bianchi
della schiuma,
la terra color arancia,
la cintura
incendiata
dal sole in agonia,
tanti
doni e doni,
uccelli
che vanno verso i loro sogni,
e il mare, il mare,
aroma sospeso,
coro di sale sonoro,
e nel frattempo,
noi,
gli omini,
vicino all’acqua,
che lottiamo
e speriamo
vicino al mare,
speriamo.
Le onde dicono alla costa salda:
“Tutto sarà compiuto”.

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