venerdì 3 febbraio 2012

Panni stesi ad asciugare e altre storie...

Pellestrina (VE)


Vi rivelo una mia piccola mania: non posso fare a meno di fotografare finestre con i panni stesi ad asciugare.
Guardate queste foto... Ci sono degli scorci che sono piccoli capolavori cromatici e di composizione! Non trovate?

Rovigno (Croazia)

Però, come al mio solito, non mi fermo lì.
È come se, fissandosi in quell'immagine, in un rettangolo di carta lucida, quegli indumenti lasciassero trapelare qualcosa...  narrano particolari di chi abita quelle finestre, ed è come se magicamente tutto intorno rispecchiasse la storia, un frammento di carattere, l'età, un vizio..
è la dimostrazione che tutto può raccontare di noi. Basta saper osservare.
Va bene, adesso vi propongo un gioco.
Che ne dite di provare a creare una storia a partire dall'immagine che vi attrae di più?
È un esercizio di scrittura creativa.
Scrivete per dieci minuti, senza riflettere troppo, senza preoccuparvi della punteggiatura, senza rileggere, senza pensare “non ci riuscirò mai”.  
Io l'ho fatto con questa foto
Pellestrina (VE)

ed ecco il risultato:

A ottant'anni non è facile resistere. Mi sento così anacronistica a volte, con tutte queste notizie da metabolizzare. Troppa tecnologia, troppi contatti, troppa invadenza. Mi rifugio qui, molto spesso. Una sottile lamiera che contiene gli attrezzi del giardinaggio. Freddissima in inverno, torrida in estate, ma deliziosa a primavera, come oggi. Qui dietro c'è il mio orto, la mia piccola oasi di felicità. È il segno tangibile della possibilità di entrare dentro di sé, con una vanghetta e piccole piante da curare. Io sono come alcune di loro. Mi sento cicoria a volte, tenera alla vista ma così amara quando la assaggi. Non sono una donna semplice, me lo diceva sempre mio marito, che adesso giace qua vicino, oltre quel muro monumentale, sotto un tappeto di erbetta soffice. Appaio come una donna mite, ma poi pretendo, divento scostante se qualcosa non va come dico io. Sono sempre stata così. Divento ciliegia, morbida e succosa, solo quando lo voglio io... una volta superata la mia reazione di ortica selvatica, se qualcuno di passaggio mi sfiora senza il mio permesso.
L'unico ad avermi davvero compreso è stato il mio caro Antonio, resistente albero di olivo, immune da tutte le intemperie emotive che mi hanno sempre abbattuta così tanto, che mi hanno resa germoglio distrutto da un acquazzone improvviso. A volte penso che se non avessi incontrato lui, sarei stata destinata alla solitudine. Che ci volete fare? Sono una donna schiva, ma accorta. Ho anch'io i miei piccoli vezzi. Coltivo cortesie interiori, non mi importa degli altri. Forse i miei piccoli gerani sono quelli che più mi rispecchiano adesso. Uno ad uno nel loro vasetto. In fila ordinati, vicini ma non troppo. Un fiore solitario incede e svetta, chissà cosa si crede. Che brutta bestia la solitudine.

Ecco, provando e riprovando, possono nascere dei racconti proprio carini!
Inoltre, ricordiamoci che scrivendo e inventando personaggi, possiamo sperimentare parti di noi, conoscere empaticamente gli altri e dare spazio all'integrazione di aspetti importanti per la nostra crescita.
Il grande Shakespeare amava dire che “ogni uomo è un attore e tutto il mondo è un palcoscenico”. Sono daccordo, ma aggiungo che possiamo essere i registi della nostra vita decidendo quali parti far agire, senza far prendere il sopravvento alle primedonne interiori!
Buona scrittura e buon week end
virginia

PS. vi metto un video di una canzone di Carmen Consoli, che cita nel testo i panni stesi... :-)


2 commenti:

Anonimo ha detto...

meraviglia delle meraviglie

donneincontatto ha detto...

grazie mille! :-)