Nel
mio studio ho una lavagnetta, come quelle della scuola, dove si
scrive col gesso: per metà è nera e per metà ha uno spazio dove si
può inserire una foto. Al posto della foto ho messo una delle
cartoline con le parole evocatrici di Assagioli, con scritto “fiducia”.
Mentre sulla parte nera,
che ospita sempre nuove frasi su cui riflettere, questa settimana ho
scritto col gessetto queste parole: “talvolta
si deve essere indegni, per
riuscire
a vivere pienamente”.
Si
tratta di una frase di Jung, che suscita in chi legge delle
espressioni interrogative e molto perplesse... a nessuno piace la
parola “indegni” sembra una nota stonata in un brano armonico.
Rimanda
ad aspetti negativi, a immagini di sé da rinnegare, condannare e
nascondere.
Il
giudizio fa presto capolino e si impone, lasciando spazio poi al
sentirsi cattivi, egoisti e spregevoli.
Come
è possibile che si debba essere così per poter vivere pienamente?
Che cosa significa?
In
questa frase è racchiuso tutto il tema dell'integrazione dell'Ombra,
ovvero quella parte di noi di cui ci vergogniamo, che non riteniamo
degna di essere mostrata, né agita.
L'ombra
non è cattiva tout
court,
ma è formata da materiale grezzo, energeticamente potente ma
disorganizzato, frutto e conseguenza di tutto ciò che ci è stato
detto che non va bene, oppure che abbiamo dedotto non andasse bene,
perché non veniva accettato da chi stava intorno a noi, soprattutto
nei primi anni di vita.
Il
materiale psichico che va a costituire l'ombra, resta sepolto
nell'inconscio, ma allo stesso tempo esige espressione, perché
contiene un'energia che vista da altri punti di vista potrebbe essere
reimpiegata in modalità creative e costruttive per la nostra vita.
Se,
anche inconsapevolmente, la teniamo bloccata, essa comunque emerge,
magari sotto forma di sintomi emotivi ma anche fisici, reazioni
improvvise che ci lasciano sconcertati, oppure attraverso il rapporto
con gli altri, nel fenomeno della proiezione.
Proiettare
qualcosa significa attribuire all'altro un nostro pensiero,
un'emozione, un desiderio che non riconosciamo/accettiamo,
separandosene, perché il riconoscerlo metterebbe a repentaglio il
nostro senso di identità, facendo emergere parti che consideriamo
“pericolose”.
Un
esempio classico è quello usato da Freud per spiegare il
funzionamento paranoide: la persona che non si concede di riconoscere
in sé di odiare qualcuno, proietta su quel qualcuno il
sentimento di odio nei suoi confronti, che lo giustifica poi ad
odiarlo a sua volta.
Semplificando
ancora, se per esempio rinneghiamo dentro di noi pulsioni aggressive
(identificandoci in una persona molto mite e buona) può essere che
tenderemo a vivere gli altri come cattivi condannandoli, oppure
se ripudiamo la nostra parte sofferente e triste (magari
comportandoci nella nostra vita all'opposto), tenderemo a mal
sopportare le persone che ci ricordano la tristezza e la sofferenza,
allontanandocene.
Ovviamente
questo accade per quelle parti rifiutate in toto, quando ci
identifichiamo in una sola delle due polarità di cui il nostro animo
è popolato (es. buono/cattivo, corretto/scorretto,
allegro/triste...) tralasciando nell'ombra l'altra che diventa
energia ipotecata.
Uno
dei modi per capire quali sono le nostre parti Ombra (perché ce ne
sono varie sfaccettature!) è chiedersi “che
cosa ha a che fare con me?”
ogni qualvolta che una persona ci irrita col suo atteggiamento,
quando ci teniamo alla larga da certi tipi di comportamenti, quando
diventiamo giudicanti e intransigenti su certe posizioni, rifiutando
di mettersi in discussione...
Integrare
l'Ombra significa affrontare la possibilità che quella cosa che ci
rende così infastiditi sia parte della nostra energia rifiutata che
tenta di esprimersi come può attraverso le relazioni interpersonali,
per farsi vedere e sentire, per accedere alla coscienza in maniera
alternativa, visto che noi la riteniamo “indegna” di
appartenerci.
Il
primo passo per riappropriarsi di questa energia è riuscire ad
ammettere che siamo fatti anche della sua materia, che il suo
voltaggio psichico non ci è estraneo (rimanendo negli esempi, che
anche noi siamo aggressivi, che siamo anche tristi e sofferenti
ecc..), occorre vederla all'opera dentro di noi, donandogli un
contesto, un oggetto, e anche scoprendo i motivi che ci hanno portato
– spesso nostro malgrado – a doverla reprimere.
Ogni
volta che sentiamo che una parte è “indegna” occorre chiedersi:
“per chi?” "per me o per qualcuno che me l'ha fatta credere tale?" e magari scoprire che non siamo stati noi ad
attribuirle quel valore.
Recuperare
l'ombra significa sentire ciò che si prova e in maniera sincera
vedere quello che c'è nel nostro animo. Al di là del bene e del
male, oltre al giudizio e il pregiudizio.
Poi
pian piano permettere a quelle parti di entrare a far parte del
quotidiano, donandogli un posto, una direzione e un contesto, di modo
che non abbiano più bisogno di uscire in modo maldestro e irruento;
tutto questo serve per poterci vivere a pieno, senza privarci a
priori di una ricchezza di risposte creative e alternative, proprio
come auspicato da Jung.
Buona
settimana
virginia
Nessun commento:
Posta un commento