lunedì 14 aprile 2014

Di cosa sei prigioniera?




È stato un week end impegnativo, fitto di impegni col progetto Wonder Woman e inframezzato da una conferenza presso l'Associazione MadreLuna sull'arrivo del fratellino.
Oggi dunque sarò breve, non ho avuto molto tempo per scrivere – anche perché mi sono iscritta a uno stupendo corso di scrittura creativa (qui) e avevo anche i compiti per casa!

Tornando a casa venerdì sera riflettevo su un tema che mi capita spesso di affrontare con le persone che siedono sul mio divano.
I miei pensieri sono andati a pesca delle frasi che maggiormente si accavallano nell'aria rarefatta della stanza di terapia, dove le parole restano sospese più che altrove, in cerca di un luogo in cui approdare:
Vorrei fuggire lontano”... “mi sento egoista”... “vorrei lasciare tutto e tutti”... “non si può fare sempre tutto ciò che si desidera”... “sono stufa di fare ciò che gli altri vogliono”... “ho sempre negato i miei bisogni”... “cosa ne penseranno i miei genitori?”... “non so più chi sono...
Si tratta della Libertà.
Ambigua parola che apre ai più disparati sentimenti.
Il più frequente è la colpa. Altre volte la rabbia. Oppure la paura.
Troppo spesso la rassegnazione.
Molte persone la confondono con l'anarchia.
Altri, quando la scoprono la trasformano in trasgressione.

Parlando di approdi, non ho potuto fare a meno di associare il percorso che porta alla Libertà, con quello di Ulisse, che solo dopo aver provato molte esperienze ha potuto decidere di tornare a casa, perché era ciò che voleva.
In psicosintesi, è l'io ad essere libero. L'io come istanza obiettiva, centro di autocoscienza e volontà. (trovi qui un approfondimento)
Se siete identificati con una subpersonalità, ad esempio la “crocerossina” oppure la “ribelle”, in realtà non state scegliendo davvero.
Vi ritrovate ad agire sulla scia dei bisogni di una parte e non di tutta la vostra persona.
Resta il fatto che comunque conoscere e riconoscere quei bisogni rappresenta una tappa necessaria per poter scoprire cosa ha fondato i vostri passi fino ad ora e valutare cosa vi corrisponde nel profondo, oltre a quei percorsi “obbligati” cui vi siete sentite di obbedire (vedi anche qui).
Può essere normale anche una fase di sperimentazione di parti opposte, pari e contrarie a quelle conosciute, che porteranno gli altri intorno a osservarvi attoniti e smarriti.
Ma fa parte del processo.
La scelta di essere liberi non è mai un atto definitivo e immediato.
È l'integrazione di tutto ciò che si muove nella nostra psiche una volta scoperto che c'è una luce nuova che guida i nostri passi.
È la capacità di dare risposte nuove a vecchie domande.
E di sopportare che qualcuno non sarà d'accordo.
È diventare responsabili.
È accettare che si può sbagliare.
È accorgersi che avremmo milioni di possibilità ma ne preferiamo una.
È scegliere e non subire.

La libertà significa responsabilità:
ecco perché molti la temono.
(G.B. Shaw)

Non vale la pena avere la libertà
se questo non implica avere
la libertà di sbagliare
(Ghandi)

Nessuno può essere libero
se costretto ad essere
simile agli altri.
(O. Wilde)


buona settimana
virginia 

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