È stato un week end
impegnativo, fitto di impegni col progetto Wonder Woman e
inframezzato da una conferenza presso l'Associazione MadreLuna
sull'arrivo del fratellino.
Oggi dunque sarò breve, non
ho avuto molto tempo per scrivere – anche perché mi sono iscritta
a uno stupendo corso di scrittura creativa (qui) e avevo anche i
compiti per casa!
Tornando a casa venerdì
sera riflettevo su un tema che mi capita spesso di affrontare con le
persone che siedono sul mio divano.
I miei pensieri sono andati
a pesca delle frasi che maggiormente si accavallano nell'aria
rarefatta della stanza di terapia, dove le parole restano sospese più
che altrove, in cerca di un luogo in cui approdare:
“Vorrei fuggire
lontano”... “mi sento egoista”... “vorrei
lasciare tutto e tutti”... “non si può fare sempre
tutto ciò che si desidera”... “sono stufa di fare ciò
che gli altri vogliono”... “ho sempre negato i miei
bisogni”... “cosa ne penseranno i miei genitori?”...
“non so più chi sono...”
Si tratta della Libertà.
Ambigua parola che apre ai
più disparati sentimenti.
Il più frequente è la
colpa. Altre volte la rabbia. Oppure la paura.
Troppo spesso la
rassegnazione.
Molte persone la confondono
con l'anarchia.
Altri, quando la scoprono la
trasformano in trasgressione.
Parlando di approdi, non ho
potuto fare a meno di associare il percorso che porta alla Libertà,
con quello di Ulisse, che solo dopo aver provato molte esperienze ha
potuto decidere di tornare a casa, perché era ciò che voleva.
In psicosintesi, è l'io ad
essere libero. L'io come istanza obiettiva, centro di autocoscienza e
volontà. (trovi qui un approfondimento)
Se siete identificati con
una subpersonalità, ad esempio la “crocerossina” oppure la
“ribelle”, in realtà non state scegliendo davvero.
Vi ritrovate ad agire sulla
scia dei bisogni di una parte e non di tutta la vostra persona.
Resta il fatto che comunque
conoscere e riconoscere quei bisogni rappresenta una tappa necessaria
per poter scoprire cosa ha fondato i vostri passi fino ad ora e
valutare cosa vi corrisponde nel profondo, oltre a quei percorsi
“obbligati” cui vi siete sentite di obbedire (vedi anche qui).
Può essere normale anche
una fase di sperimentazione di parti opposte, pari e contrarie a
quelle conosciute, che porteranno gli altri intorno a osservarvi
attoniti e smarriti.
Ma fa parte del processo.
La scelta di essere liberi
non è mai un atto definitivo e immediato.
È l'integrazione di tutto
ciò che si muove nella nostra psiche una volta scoperto che c'è una
luce nuova che guida i nostri passi.
È la capacità di dare
risposte nuove a vecchie domande.
E di sopportare che qualcuno
non sarà d'accordo.
È diventare responsabili.
È accettare che si può
sbagliare.
È accorgersi che avremmo
milioni di possibilità ma ne preferiamo una.
È scegliere e non subire.
La
libertà significa responsabilità:
ecco
perché molti la temono.
(G.B.
Shaw)
Non
vale la pena avere la libertà
se
questo non implica avere
la
libertà di sbagliare
(Ghandi)
Nessuno
può essere libero
se
costretto ad essere
simile
agli altri.
(O.
Wilde)
buona settimana
virginia
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