venerdì 29 maggio 2015

parole per l'anima #17


Abbiamo due vite. 
La seconda inizia 
quando realizziamo 
che ne abbiamo solo una.

Ci sono momenti di consapevolezza profonda nei quali ti rendi conto che continuando così corri il rischio di scomparire e venire meno a te stessa.
A volte è necessario arrivare al limite per ricominciare.


Il tempo passa ed è importante attribuire valore e significato alle nostre esperienze


 Alleggerendosi di pesi inutili, ma facendo tesoro di tutto quello già vissuto


Per ripartire in una nuova vita, la stessa ma allo stesso tempo diversa


buon week end 
virginia

(fonte immagini: Pinterest)

lunedì 25 maggio 2015

Sfumature di femminilità



Fino al 19 luglio c'è una stupenda mostra a Ferrara, al Palazzo dei Diamanti: “La rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudì” (qui)

Le opere sono state suddivise nelle sale in un'alternanza simbolica di spazi pubblici e privati, gli esterni e gli interni, l'esteriorità e l'intimità.
Le figure femminili sono rappresentate lo stesso da diversi punti di vista che si susseguono con sfumature di significato tutte da scoprire.
Si passa dall'architettura vera e propria di Gaudì ai manifesti pubblicitari dell'art nouveau dove, grazie all'uso sapiente delle immagini delle Affiches, anche la tragicità della casa di cura per la sifilide acquista un'aria poetica e surreale.



Le donne erano già utilizzate come soggetto della pubblicità, eteree e seducenti figure che invogliavano ad acquistare sigarette e liquori



Mi ha colpita la differenza di espressioni del femminile, tra le invoglianti affiches e quelle delle donne vere, ritratte dai pittori all'interno degli spazi pubblici nei café, i cabaret o durante il carnevale.

Le donne di Santiago Rusinol al Gran Bal o all'Interno di un caffé, hanno volti amimici che virano alla tristezza, sembrano quasi rassegnate e relegate ai margini da quegli uomini che si trovano protagonisti dello spazio pubblico, pur se in un acquario...




E poi repentinamente si viene trasportati grazie a specchi e gioielli, nella dimensione domestica delle toilettes dove le protagoniste si ornavano i capelli e curavano il loro aspetto da mostrare al mondo.
Questa è una stanza di passaggio che apre al mondo privato dove la donna riacquistava la sua dignità e padronanza.
Significativa è l'opera di Rusinol che si chiama “Si può?” (1891) [purtroppo non ho trovato l'immagine] nella quale un uomo fa capolino in una stanza dove la protagonista è una signora composta che riempie lo spazio semplicemente standovi seduta in mezzo.
In tutta la sala 6 i quadri rappresentano scene di vita domestica dove i volti femminili riprendono energia e le emozioni sono a fior di pelle


Santiago Rusinol - Romanzo d'amore (1894)

e anche i corpi si appropriano del contesto con spontaneità, come è il caso di “Dopo il ballo” (1899) di Ramon Casas



mentre l'apice più elevato lo raggiunge sempre Rusinol con “La morfinomane” (1894) di fronte alla quale ci si chiede se sia davvero effetto della droga o piuttosto di un amplesso quell'espressione beata...



Dopo qualche sala dedicata alla natura, si torna a un altro tipo di femminile “le lucciole” che rappresentavano il modello della femme fatale tanto cara al decadentismo.
Si tratta di donne al centro di uno spazio pubblico, ma come dispensatrici di prestazioni, rappresentate con abiti vaporosi e appariscenti, ma con volti spettrali e occhi spiritati.


H. Anglada Camarasa "Champs Elysée" (1904)


H. Anglada Camarasa "Il pavone bianco" (1904)


Questo percorso nell'arte mi ha fatto riflettere su quante sfumature di donna possono esistere, anche all'interno della stessa persona.
Perché ciò che appare all'esterno non è sempre specchio esatto dell'interiorità e viceversa.
Ci sono rigogliose apparenze costruite sapientemente per nascondere dolorosi segreti.
E ci sono semplici esteriorità che celano profonde e nascoste ricchezze.
Il compito della vita di ciascuno diventa quello di riuscire ad esprimere con onestà ciò che ci appartiene, proprio come espresso dal curatore nella presentazione della “Ragazza in camicia” di Picasso (1904-05)



una straordinaria figura femminile appena delineata su un astratto fondo blu, che ha la forza assoluta di un simbolo universale.
Gracile eppure orgogliosa, è un'icona della fragilità e della dignità umana [...]”

Non ha bisogno di apparire, perché semplicemente "è". 

buona settimana
virginia 

giovedì 21 maggio 2015

parole per l'anima #16


Il più alto risultato 
dell'educazione 
è la tolleranza

Sulla scia del post di lunedì (qui) le parole per l'anima di oggi sono dedicate a coltivare il rispetto delle differenze di cui ciascuno di noi è portatore.
Siamo noi adulti che dobbiamo insegnare alle nuove generazioni che la diversità è una ricchezza, non un dramma.
E che l'amore può coniugarsi in infinite forme. 





Come invocato dal celebre Lou Reed, occorre avere il coraggio di "farsi un giro nella parte selvaggia" e scoprire così che dietro a ogni storia, anche la più strana, si nasconde un essere umano





ognuno è diverso
ognuno è umano




Un po' più gentilezza
un po' meno giudizio





“Di per se stessa, l’omosessualità è limitante quanto l’eterosessualità: 
l’ideale sarebbe essere capaci di amare una donna o un uomo; 
indifferentemente, un essere umano, senza provare paura, limiti, od obblighi.” 
(Simone De Beauvoir)



Buon week end 
virginia

(fonte immagini: Pinterest) 

lunedì 18 maggio 2015

L'amore non ha sesso



Ieri – 17 maggio – è stata la Giornata Internazionale contro l'Omofobia.
Mi preme spesso parlare di questo argomento, perché come già ho affermato anni fa, questo spazio di scrittura, pur se declinato al femminile, non vuole rappresentare una roccaforte di valori di genere, bensì un'occasione per entrare in contatto con altri mondi possibili, per avere ponti di riflessione che aprano porte invece che innalzare muri.
Questo vale sia per il confronto con il mondo maschile – forse non vi stupirà scoprire che sono molti anche gli uomini che leggono donneincontatto – e allo stesso tempo con tutte le altre realtà in cui si declina la nostra natura di esseri umani.
[Avevo già parlato di diritto all'amore senza distinzioni qui e del rispetto per le coppie omosessuali, lesbiche e transessuali qui].

La data scelta per la Giornata Internazionale non è casuale.
Il 17 maggio del 1990 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano".
Nel 1974 era stata rimossa dal DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) dall'elenco delle psicopatologie, anche se già a partire dal 1915 Freud stesso affermava

la ricerca psicoanalitica si oppone con molta determinazione a qualsiasi tentativo di considerare gli omosessuali distintamente separati dal resto dell'umanità quale gruppo a carattere speciale.
(in una nota a “Tre saggi sulla teoria della sessualità”)

concludendo che non si tratta di “risolvere” l'omosessuale, perché questa persona ha semplicemente fatto una scelta diversa dell'oggetto d'amore (infatti lui stesso si interessò ad indagare i meccanismi psichici che portavano a questo, senza nessuna pretesa di cura in senso stretto).

Questi tempi biblici del cambiamento, con scarti di tempo lunghissimo fra le definizioni della comunità scientifica e le trasformazioni sociali e politiche, ci fanno capire che sono la società e le persone che la compongono il principale ostacolo al rinnovamento e al benessere.

I più accaniti oppositori del riconoscimento di matrimonio e della famiglia per le coppie gay mi ricordano quei film anni '50 dove tutto l'accento della società perbenista era sulla “perversione” di un rapporto sessuale fra due persone dello stesso sesso.
In realtà – e per fortuna – l'essere umano è molto più complesso e ricco di sfumature, quindi non ci si può ridurre “solo” a osservare le cose dal punto di vista della sessualità.

Ogni persona ha in primis bisogno di amore e riconoscimento.
All'inizio dai genitori, poi dal gruppo dei pari e infine da un partner.

La sessualità è un necessario complemento e arricchimento di un rapporto che affonda le sue radici nel sentirsi amati, accettati e visti per quello che siamo da qualcuno, senza dover indossare maschere e dover rinunciare ad aspetti di sé.
È la mancanza di questa accettazione profonda che porta sofferenza e disagio.

Ogni trattamento psicoanalitico è un tentativo di liberare l'amore rimosso che ha trovato un misero sfogo nel compromesso di un sintomo. (S. Freud)

Di fronte alla carenza di amore siamo tutti uguali.
E le persone soffrono e vengono in terapia, non perché amano un uomo o una donna, ma perché provano dolore nel non sentirsi amate e accettate, di qualsiasi genere sia il loro partner.
Vengono anche perché la propria famiglia non li ama, perché diversi dalle aspettative che avevano su di loro (questo capita anche nelle “migliori” famiglie di figli eterosessuali).

Come ci ricorda il grande Tolstoj, nell'incipit di Anna Karenina (1887)

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.”

Per questo è importante che esistano Giornate come quella di ieri.
Perché le persone riflettano sull'importanza di modificare le cose nell'opinione pubblica, per avere famiglie più felici e per una società più sana e gioiosa.

Nella giornata di ieri sono andata a vedere il monumentale e meraviglioso David alla Galleria dell'Accademia di Firenze.

(trovi altre immagini sul mio profilo instagram qui)


Molti studiosi della vita di Michelangelo Buonarroti sostengono che fosse omosessuale.
Per questo finisco oggi con alcuni suoi versi del 1534, che nel denunciare l'abitudine del popolo di chiacchierare sui suoi rapporti, non fa altro che rivendicare il sano, sacrosanto e uguale per tutti, diritto all'amore.

« E se 'l vulgo malvagio, isciocco e rio,
di quel che sente, altrui segna e addita,
non è l'intensa voglia men gradita,
l'amor, la fede e l'onesto desìo»

( sonetto dedicato a Tommaso de' Cavalieri )

buona settimana
virginia 

giovedì 14 maggio 2015

parole per l'anima #15


Lunedì abbiamo parlato dell'eterno conflitto fra impulsi e razionalità (qui) quindi la frase di oggi dà il via a una riflessione sul processo di armonizzazione fra queste due funzioni della nostra psiche apparentemente inconciliabili. 

Immagino che ognuna di voi conosca quella sensazione di impulso impellente magari mosso da una ferita emotiva - che porterebbe a scrivere le lettere di ingiurie e addio di cui ci parla Cioran. 


A volte pure a immaginare cose inaudibili... 


No, inutile non voler vedere, sentire, provare... 
il dolore è lì e chiede di essere ascoltato.


Sono d' accordo che si tratta di un terreno delicato, come camminare sulle uova... 


Ma prima di fare qualsiasi cosa, di cui magari vi potreste pentire, meglio fermarsi un attimo. 
Sù, rilassate quelle spalle, però... 


Ricordiamoci che in alcuni casi siamo così brave nell'attesa


Invece di agire subito, fermatevi e cominciate a riflettere. 
A dove vi porteranno quegli agiti impulsivi: alle conseguenze per voi e per gli altri.
A cosa vi fanno ottenere adesso e quello che invece è il vostro obiettivo finale.
Quale parte di voi trova soddisfazione in quell'atto.
Quale altra non viene ascoltata. 


Rilassatevi e date spazio al vostro osservatore interiore, che è la parte obiettiva e riesce a vedere le cose da una prospettiva diversa. 


Magari dormiteci su... 


E poi rivalutate il tutto, a mente fresca. 
Tenendo conto di tutti i punti di vista.


Infine scegliete il da farsi.
Forse scriverete lo stesso lettere di ingiurie e di addio.
O forse no. 
Avrete trovato una modalità diversa di gestire il problema. 

Buon week end 
virginia 


lunedì 11 maggio 2015

Impulsiva o razionale?

J. Mirò "Donna nella notte" (1973)


Ho scelto questo titolo prendendo le mosse dalla mostra terminata a Mantova la scorsa settimana: Mirò, l'impulso creativo (qui).
Già dalla presentazione si capiva che il filo conduttore del percorso era quello di definire i termini del processo che ha condotto l'artista a sviluppare la sua opera tendendo sempre più alla semplicità e alla sintesi.

un impulso è una forza interiore che favorisce il movimento, ma è anche un desiderio che spinge chi lo prova a realizzare qualcosa in modo repentino. Questi due elementi, la forza interiore e il desiderio sono il filo conduttore del processo creativo di Joan Mirò nel corso di tutta la sua vita, insieme alla necessità di sperimentare ogni genere di materiali, tecniche e supporti”
(dall'Introduzione)

Leggendo queste parole del curatore ho pensato subito alla stella delle funzioni psichiche messa a punto da Roberto Assagioli, padre della Psicosintesi.
La stella rappresenta una mappa, una semplificazione, ma allo stesso tempo indica un apparato imprescindibile di ogni essere umano, il corredo – se mi permettete l'espressione – di energie di vario tipo che esistono in ciascuno e che devono essere espresse e canalizzate per un funzionamento sano di tutta la nostra persona.



Seguendo i numeri della figura, proverò a descrivervi di cosa si tratta.

Al numero 1 troviamo la funzione SENSAZIONI, ovvero il nostro modo di conoscere il mondo attraverso i cinque sensi (vista, gusto, olfatto, tatto e udito) che sono i mezzi primari con i quali impariamo a fare esperienza, fin dalla primissima infanzia. Man mano che cresciamo continuiamo ad utilizzarli, ma spesso non con la stessa consapevolezza di quando intenzionalmente ci poniamo attenzione: ad esempio, da quando apriamo gli occhi al mattino noi vediamo, ma quante volte guardiamo e osserviamo con l'intento di farlo?

Al numero 2 ci sono EMOZIONI e SENTIMENTI. Solo apparentemente simili, questi due contenuti sono legati da un rapporto speciale. Antonio Tallerini (socio e didatta S.i.p.t.) soleva dire che l'emozione è il calderone dell'energia primordiale mentre il sentimento è la specializzazione dell'emozione nell'interazione con il mondo, ovvero quella porzione di emozione che esce dal calderone e “si colora”, grazie all'interazione con gli altri, assumendo una connotazione precisa. Le emozioni infatti afferiscono all'improvviso, hanno una durata limitata, sono universali e assolute, mentre i sentimenti sono complessi, durano nel tempo, sono soggetti alle sfumature dell'esperienza e delle relazioni.

La terza punta è quella dell'IMPULSO - DESIDERIO : troviamo ancora insieme due tipi diversi di energie, ma sempre legate fra loro. Sono proprio quelle citate nell'introduzione alla mostra di Mirò.
L'impulso è un'energia che porta all'azione, qualcosa che nasce ed esige immediata espressione. Il desiderio a sua volta può svolgere una duplice funzione. Fa le veci di un carburante che mobilita l'energia, ma allo stesso tempo, quando ciò non è possibile, viene usato come una specie di area di sosta, in attesa che qualcosa possa accadere.
La funzione n.3 è alla base delle nostre motivazioni, di ciò che ci spinge ad agire, fondamentale per tendere verso una meta in maniera propulsiva.

Al numero 4 troviamo invece la funzione IMMAGINAZIONE, ovvero la nostra capacità di creare mondi altri, di recuperare informazioni che non sono attualmente presenti (un ricordo, una sensazione, una figura...) e di pensare in maniera alternativa ai soliti schemi. L'immagine è il canale privilegiato della nostra mente, ma anche l'inconscio lavora per immagini, per cui è fondamentale conoscere questa funzione e farne buon uso, per evitare che le immagini interiori prendano il sopravvento su di noi (magari condensandosi in convinzioni o false rappresentazioni di se e degli altri).

Al numero 5 invece sta il PENSIERO, la nostra capacità di porre in essere ragionamenti, di analizzare, riflettere. Questa funzione la conosciamo spesso nella sua modalità più anarchica, quando i frutti della nostra mente si affastellano l'uno sull'altro, diventando pensieri intrusivi, ripetitivi, in circoli viziosi senza fine. Quando invece è guidato dalla volontà, il pensare diventa funzione imprescindibile per praticare l'attenzione e la presenza mentale.

Al vertice della stella c'è l'INTUIZIONE (n.6) facoltà superiore perché opera attraverso una comprensione del mondo globale e inclusiva, coglie l'essenza delle cose, bypassando l'analisi deduttiva. Ogniqualvolta abbiamo una sorta di illuminazione improvvisa che ci aiuta a risolvere un problema, oppure arriva un'idea geniale, ecco, quello è il segno che c'è stata un'intuizione. Assagioli la paragonava al lampo che illumina per un istante la stanza buia, ma permette di avere un'immagine globale che consente di proseguire, grazie a ciò che si è visto prima.

Il numero 7 è la VOLONTA', meta-funzione, usata consapevolmente dall'Io (n.8) per affrontare le diverse situazioni. Secondo Assagioli, la volontà è stata la “Cenerentola della psicologia” perché la sua menzione rimanda a rigidi formalismi vittoriani, a imposizioni e costrizioni, mentre in psicosintesi se ne fa un uso di tutt'altro tipo: proprio perché caratteristica del nostro centro, è l'energia che permette alle altre di esprimersi ed essere canalizzate, dirette, un po' come succede alla freccia, che ha bisogno sia dell'arco che dell'occhio vigile dell'arciere per essere diretta verso il bersaglio.

Una volta che siamo coscienti dei diversi voltaggi che appartengono alle varie punte, ne diventiamo padroni e possiamo utilizzare il nostro bagaglio in maniera costruttiva, agire nel mondo piuttosto che lasciarsi agire dalle funzioni.
Non è un caso secondo me, che Assagioli abbia voluto usare il diagramma immaginandolo come una stella: ogni punta indica un energia direzionale e mobile, perché occorre subito dire che l'equidistanza delle punte è la situazione ideale, ovvero quella dove ogni funzione è perfettamente in armonia e in attività, mentre interrogandovi, rileverete che in ognuno, alcune funzioni psichiche possono essere involute, bloccate, ipo o iperflesse a seconda della storia delle nostre vite, delle modalità apprese per reagire alle situazioni.

Ecco che torniamo alla domanda iniziale del titolo, che una volta spiegata la stella delle funzioni, ci accorgiamo essere mal posta.
Non si tratta di scegliere fra l'essere impulsivi O razionali, bensì di riuscire a essere impulsivi E razionali, grazie all'uso sapiente di tutto il nostro bagaglio psichico.

Ancora una volta ci può essere di aiuto Mirò come testimonia questo video, una parte del quale è stato proiettato all'interno della mostra:




Come affermato dall'artista, prima ho lavorato d'istinto, poi ho cominciato a riflettere” perché l'ordine e l'armonia sono ottenuti dall'unione di impulso e intelligenza, e non dalla loro separazione.

[è necessaria] una grande disciplina nel lavoro ma allo stesso tempo passare ore e ore in contemplazione, espressione dell'anima”

Noi siamo abituati invece a mettere in contrapposizione la ragione e gli impulsi, pensando che si escludano a vicenda, invece è necessario esprimere entrambe queste energie fondamentali che caratterizzano la nostra identità.
Altrimenti si corre il rischio di non vivere e non fare esperienza di tutte le nostre parti.
Anche se non è possibile agire subito l'impulso, lo si può riconoscere e porsi domande circa la sua presenza.
Quale desiderio e bisogno sottintende?
Quale modalità può essere più accessibile per poterne fare esperienza senza reprimerlo?
Si tratta davvero di un impulso originario oppure è un'energia prepotente che nasce come compensazione di qualcosa di represso?
Ecco l'unione, l'inclusione.
L'intelligenza al servizio dell'atto.
Dove il pensiero non è più sterile rimuginazione ma diventa fecondo di riflessioni e spinta propulsiva alla trasformazione.

Buona settimana
virginia