lunedì 18 maggio 2015

L'amore non ha sesso



Ieri – 17 maggio – è stata la Giornata Internazionale contro l'Omofobia.
Mi preme spesso parlare di questo argomento, perché come già ho affermato anni fa, questo spazio di scrittura, pur se declinato al femminile, non vuole rappresentare una roccaforte di valori di genere, bensì un'occasione per entrare in contatto con altri mondi possibili, per avere ponti di riflessione che aprano porte invece che innalzare muri.
Questo vale sia per il confronto con il mondo maschile – forse non vi stupirà scoprire che sono molti anche gli uomini che leggono donneincontatto – e allo stesso tempo con tutte le altre realtà in cui si declina la nostra natura di esseri umani.
[Avevo già parlato di diritto all'amore senza distinzioni qui e del rispetto per le coppie omosessuali, lesbiche e transessuali qui].

La data scelta per la Giornata Internazionale non è casuale.
Il 17 maggio del 1990 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano".
Nel 1974 era stata rimossa dal DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) dall'elenco delle psicopatologie, anche se già a partire dal 1915 Freud stesso affermava

la ricerca psicoanalitica si oppone con molta determinazione a qualsiasi tentativo di considerare gli omosessuali distintamente separati dal resto dell'umanità quale gruppo a carattere speciale.
(in una nota a “Tre saggi sulla teoria della sessualità”)

concludendo che non si tratta di “risolvere” l'omosessuale, perché questa persona ha semplicemente fatto una scelta diversa dell'oggetto d'amore (infatti lui stesso si interessò ad indagare i meccanismi psichici che portavano a questo, senza nessuna pretesa di cura in senso stretto).

Questi tempi biblici del cambiamento, con scarti di tempo lunghissimo fra le definizioni della comunità scientifica e le trasformazioni sociali e politiche, ci fanno capire che sono la società e le persone che la compongono il principale ostacolo al rinnovamento e al benessere.

I più accaniti oppositori del riconoscimento di matrimonio e della famiglia per le coppie gay mi ricordano quei film anni '50 dove tutto l'accento della società perbenista era sulla “perversione” di un rapporto sessuale fra due persone dello stesso sesso.
In realtà – e per fortuna – l'essere umano è molto più complesso e ricco di sfumature, quindi non ci si può ridurre “solo” a osservare le cose dal punto di vista della sessualità.

Ogni persona ha in primis bisogno di amore e riconoscimento.
All'inizio dai genitori, poi dal gruppo dei pari e infine da un partner.

La sessualità è un necessario complemento e arricchimento di un rapporto che affonda le sue radici nel sentirsi amati, accettati e visti per quello che siamo da qualcuno, senza dover indossare maschere e dover rinunciare ad aspetti di sé.
È la mancanza di questa accettazione profonda che porta sofferenza e disagio.

Ogni trattamento psicoanalitico è un tentativo di liberare l'amore rimosso che ha trovato un misero sfogo nel compromesso di un sintomo. (S. Freud)

Di fronte alla carenza di amore siamo tutti uguali.
E le persone soffrono e vengono in terapia, non perché amano un uomo o una donna, ma perché provano dolore nel non sentirsi amate e accettate, di qualsiasi genere sia il loro partner.
Vengono anche perché la propria famiglia non li ama, perché diversi dalle aspettative che avevano su di loro (questo capita anche nelle “migliori” famiglie di figli eterosessuali).

Come ci ricorda il grande Tolstoj, nell'incipit di Anna Karenina (1887)

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.”

Per questo è importante che esistano Giornate come quella di ieri.
Perché le persone riflettano sull'importanza di modificare le cose nell'opinione pubblica, per avere famiglie più felici e per una società più sana e gioiosa.

Nella giornata di ieri sono andata a vedere il monumentale e meraviglioso David alla Galleria dell'Accademia di Firenze.

(trovi altre immagini sul mio profilo instagram qui)


Molti studiosi della vita di Michelangelo Buonarroti sostengono che fosse omosessuale.
Per questo finisco oggi con alcuni suoi versi del 1534, che nel denunciare l'abitudine del popolo di chiacchierare sui suoi rapporti, non fa altro che rivendicare il sano, sacrosanto e uguale per tutti, diritto all'amore.

« E se 'l vulgo malvagio, isciocco e rio,
di quel che sente, altrui segna e addita,
non è l'intensa voglia men gradita,
l'amor, la fede e l'onesto desìo»

( sonetto dedicato a Tommaso de' Cavalieri )

buona settimana
virginia 

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