J. Mirò "Donna nella notte" (1973)
Ho
scelto questo titolo prendendo le mosse dalla mostra terminata a
Mantova la scorsa settimana: Mirò, l'impulso creativo (qui).
Già
dalla presentazione si capiva che il filo conduttore del percorso era
quello di definire i termini del processo che ha condotto l'artista a
sviluppare la sua opera tendendo sempre più alla semplicità e alla
sintesi.
“un
impulso è una forza interiore che favorisce il movimento, ma è
anche un desiderio che spinge chi lo prova a realizzare qualcosa in
modo repentino. Questi due elementi, la forza interiore e il
desiderio sono il filo conduttore del processo creativo di Joan Mirò
nel corso di tutta la sua vita, insieme alla necessità di
sperimentare ogni genere di materiali, tecniche e supporti”
(dall'Introduzione)
Leggendo
queste parole del curatore ho pensato subito alla stella delle
funzioni psichiche messa a punto da Roberto Assagioli, padre della
Psicosintesi.
La
stella rappresenta una mappa, una semplificazione, ma allo stesso
tempo indica un apparato imprescindibile di ogni essere umano, il
corredo – se mi permettete l'espressione – di energie di vario
tipo che esistono in ciascuno e che devono essere espresse e
canalizzate per un funzionamento sano di tutta la nostra persona.
Seguendo
i numeri della figura, proverò a descrivervi di cosa si tratta.
Al
numero 1 troviamo la funzione SENSAZIONI, ovvero il nostro modo di
conoscere il mondo attraverso i cinque sensi (vista, gusto, olfatto,
tatto e udito) che sono i mezzi primari con i quali impariamo a fare
esperienza, fin dalla primissima infanzia. Man mano che cresciamo
continuiamo ad utilizzarli, ma spesso non con la stessa
consapevolezza di quando intenzionalmente ci poniamo attenzione: ad
esempio, da quando apriamo gli occhi al mattino noi vediamo, ma
quante volte guardiamo e osserviamo con l'intento di farlo?
Al
numero 2 ci sono EMOZIONI e SENTIMENTI. Solo apparentemente simili,
questi due contenuti sono legati da un rapporto speciale. Antonio
Tallerini (socio e didatta S.i.p.t.) soleva dire che l'emozione è il
calderone dell'energia primordiale mentre il sentimento è la
specializzazione dell'emozione nell'interazione con il mondo,
ovvero quella porzione di emozione che esce dal calderone e “si
colora”, grazie all'interazione con gli altri, assumendo una
connotazione precisa. Le emozioni infatti afferiscono all'improvviso,
hanno una durata limitata, sono universali e assolute, mentre i
sentimenti sono complessi, durano nel tempo, sono soggetti alle
sfumature dell'esperienza e delle relazioni.
La
terza punta è quella dell'IMPULSO - DESIDERIO : troviamo ancora
insieme due tipi diversi di energie, ma sempre legate fra loro. Sono
proprio quelle citate nell'introduzione alla mostra di Mirò.
L'impulso
è un'energia che porta all'azione, qualcosa che nasce ed esige
immediata espressione. Il desiderio a sua volta può svolgere una
duplice funzione. Fa le veci di un carburante che mobilita l'energia,
ma allo stesso tempo, quando ciò non è possibile, viene usato come
una specie di area di sosta, in attesa che qualcosa possa accadere.
La
funzione n.3 è alla base delle nostre motivazioni, di ciò che ci
spinge ad agire, fondamentale per tendere verso una meta in maniera
propulsiva.
Al
numero 4 troviamo invece la funzione IMMAGINAZIONE, ovvero la nostra
capacità di creare mondi altri, di recuperare informazioni che non
sono attualmente presenti (un ricordo, una sensazione, una figura...)
e di pensare in maniera alternativa ai soliti schemi. L'immagine è
il canale privilegiato della nostra mente, ma anche l'inconscio
lavora per immagini, per cui è fondamentale conoscere questa
funzione e farne buon uso, per evitare che le immagini interiori
prendano il sopravvento su di noi (magari condensandosi in
convinzioni o false rappresentazioni di se e degli altri).
Al
numero 5 invece sta il PENSIERO, la nostra capacità di porre in
essere ragionamenti, di analizzare, riflettere. Questa funzione la
conosciamo spesso nella sua modalità più anarchica, quando i frutti
della nostra mente si affastellano l'uno sull'altro, diventando
pensieri intrusivi, ripetitivi, in circoli viziosi senza fine. Quando
invece è guidato dalla volontà, il pensare diventa funzione
imprescindibile per praticare l'attenzione e la presenza mentale.
Al
vertice della stella c'è l'INTUIZIONE (n.6) facoltà superiore
perché opera attraverso una comprensione del mondo globale e
inclusiva, coglie l'essenza delle cose, bypassando l'analisi
deduttiva. Ogniqualvolta abbiamo una sorta di illuminazione
improvvisa che ci aiuta a risolvere un problema, oppure arriva
un'idea geniale, ecco, quello è il segno che c'è stata
un'intuizione. Assagioli la paragonava al lampo che illumina per un
istante la stanza buia, ma permette di avere un'immagine globale che
consente di proseguire, grazie a ciò che si è visto prima.
Il
numero 7 è la VOLONTA', meta-funzione, usata consapevolmente dall'Io
(n.8) per affrontare le diverse situazioni. Secondo Assagioli, la
volontà è stata la “Cenerentola della psicologia” perché la
sua menzione rimanda a rigidi formalismi vittoriani, a imposizioni e
costrizioni, mentre in psicosintesi se ne fa un uso di tutt'altro
tipo: proprio perché caratteristica del nostro centro, è l'energia
che permette alle altre di esprimersi ed essere canalizzate, dirette,
un po' come succede alla freccia, che ha bisogno sia dell'arco che
dell'occhio vigile dell'arciere per essere diretta verso il
bersaglio.
Una
volta che siamo coscienti dei diversi voltaggi che appartengono alle
varie punte, ne diventiamo padroni e possiamo utilizzare il nostro
bagaglio in maniera costruttiva, agire nel mondo piuttosto che
lasciarsi agire dalle funzioni.
Non
è un caso secondo me, che Assagioli abbia voluto usare il diagramma
immaginandolo come una stella: ogni punta indica un energia
direzionale e mobile, perché occorre subito dire che l'equidistanza
delle punte è la situazione ideale, ovvero quella dove ogni funzione
è perfettamente in armonia e in attività, mentre interrogandovi,
rileverete che in ognuno, alcune funzioni psichiche possono essere
involute, bloccate, ipo o iperflesse a seconda della storia delle
nostre vite, delle modalità apprese per reagire alle situazioni.
Ecco
che torniamo alla domanda iniziale del titolo, che
una volta spiegata la stella delle funzioni, ci accorgiamo essere mal
posta.
Non
si tratta di scegliere fra l'essere impulsivi O razionali, bensì di
riuscire a essere impulsivi E razionali, grazie all'uso sapiente di
tutto il nostro bagaglio psichico.
Ancora
una volta ci può essere di aiuto Mirò come testimonia questo video,
una parte del quale è stato proiettato all'interno della mostra:
Come affermato dall'artista, “prima ho lavorato d'istinto, poi ho cominciato a riflettere” perché
l'ordine e l'armonia sono ottenuti dall'unione di impulso e
intelligenza, e non dalla loro separazione.
“[è
necessaria] una grande disciplina nel lavoro ma allo stesso tempo
passare ore e ore in contemplazione, espressione dell'anima”
Noi
siamo abituati invece a mettere in contrapposizione la ragione e gli
impulsi, pensando che si escludano a vicenda, invece è necessario esprimere entrambe queste energie
fondamentali che caratterizzano la nostra identità.
Altrimenti
si corre il rischio di non vivere e non fare esperienza di tutte le
nostre parti.
Anche
se non è possibile agire subito l'impulso, lo si può riconoscere e
porsi domande circa la sua presenza.
Quale
desiderio e bisogno sottintende?
Quale
modalità può essere più accessibile per poterne fare esperienza
senza reprimerlo?
Si
tratta davvero di un impulso originario oppure è un'energia
prepotente che nasce come compensazione di qualcosa di represso?
Ecco
l'unione, l'inclusione.
L'intelligenza
al servizio dell'atto.
Dove
il pensiero non è più sterile rimuginazione ma diventa fecondo di riflessioni e
spinta propulsiva alla trasformazione.
Buona
settimana
virginia
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