Ieri la mia amica Sara ha pubblicato un post sui dettagli di cui amiamo circondarci nelle nostre case (lo trovi qui).
Come
lei ha notato, i dettagli sono delle forti connotazioni della nostra
personalità e unicità che mostriamo anche semplicemente adornando
le abitazioni.
Leggendo
il suo post (e forse influenzata dal tema delle parole per l'anima di giovedi - qui) mi è venuto in mente un fondamentale passaggio del
magistrale libro “L'insostenibile leggerezza dell'essere”
(1985), in cui Kundera descrive il “criterio” con cui Tomàš
cerca in maniera coatta di fare sesso con moltissime donne:
Non
è ossessionato dalle donne, ma da quello che in ciascuna di esse c'è
di inimmaginabile, in altre parole, è ossessionato da quel
milionesimo di diversità che distingue una donna dalle altre donne.
[…]
e poi, l'inseguimento dell'inimmaginabile non termina con la scoperta
della nudità, va oltre: come si comporterà con lui quando l'avrà
spogliata? Che cosa dirà facendo l'amore? Che tono avranno i suoi
sospiri? Che spasmo contrarrà il suo viso nell'istante di piacere?
Ciò
che l'io ha di unico si cela appunto in ciò che l'uomo ha di
inimmaginabile. Noi possiamo immaginarci solo ciò che nelle persone
è uguale, ciò che è comune. L'io individuale è ciò che si
differenzia dal generale, quindi ciò che non si può indovinare o
calcolare in precedenza, ciò che nell'altro si deve svelare,
scoprire, conquistare.
(Milan
Kundera, op. cit. pag. 203-204)
Il
personaggio creato da Kundera vuole impadronirsi di questi dettagli
che fanno la differenza e diventa così un “collezionista di
curiosità” finendo per rendere oggetti le donne che le
posseggono.
L'unica
cui rimane legato è Tereza, ma solo perché ai suoi occhi apparirà
sempre come un cucciolo abbandonato, qualcuno da proteggere, arrivata
a lui grazie a sei stupide coincidenze, ma che comunque
umilierà per tutta la vita, tradendola ad ogni occasione.
Kundera
distingue in due categorie gli uomini che inseguono una moltitudine
di donne (oggi però, con la maggiore libertà di costumi, si
potrebbe ampliare il discorso anche al femminile):
gli
uni cercano in tutte le donne la donna dei loro sogni, un'idea
soggettiva e sempre uguale.
Gli
altri sono mossi dal desiderio di impadronirsi dell'infinita varietà
del mondo femminile oggettivo.
L'ossessione
dei primi è la lirica: nelle donne essi cercano se stessi, il
proprio ideale, e sono sempre e continuamente delusi perché
l'ideale, com'è noto, è ciò che non è mai possibile trovare.
[…]
l'altra
ossessione è un'ossessione epica e in essa le donne non trovano
nulla di commovente: l'uomo non proietta sulle donne alcun ideale
soggettivo, perciò ogni cosa lo interessa e nulla può deluderlo.
(op.
cit. pag. 205)
E'
chiaro che in entrambi i casi si tratta di modi per non scegliere mai
un oggetto d'amore esclusivo e appagante, riconosciuto e amato come
altro da sé.
Sono
due modalità attraverso le quali si esplica un aspetto narcisistico
della personalità.
Da
una parte la ricerca di un altro se stesso – proprio come capitato
al Narciso del mito, innamorato del suo riflesso sull'acqua – per
riconoscersi e amarsi attraverso di lui/lei e rinforzare la propria
vacillante autostima, e dall'altra l'impossessamento della diversità
altrui per avere l'illusione di poter essere e avere tutto, in una
versione più aggressiva e distruttiva dell'altro per poter placare
il proprio senso (inconscio) di impotenza.
La
nostra società, sta virando verso una narcisizzazione ( ne avevo
parlato anche qui) una corsa all'avere per essere, a impossessarsi di qualcosa o
qualcuno per riuscire a sentire di esistere, in una eterna corsa alla
(pseudo)libertà, all'eterna possibilità.
Mai
come oggi risulta attuale “l'insostenibile leggerezza dell'essere”,
perché nel nostro tempo si consuma il “dramma della leggerezza”,
del quale purtroppo la maggioranza degli attori resterà
inconsapevole.
Le
donne e gli uomini come Tomàš
generano vittime sulla loro strada, le uniche però che dopo un
lavoro su di sé possono uscire dalla condizione di oggetti e
recuperare per se stessi la consapevolezza di essere soggetti.
I
seduttori e le seduttrici epiche possono restare collezionisti per
tutta la loro vita, inseguendo, come su una ruota da criceti,
l'impossibile.
Una
persona può tradire i genitori, il marito, l'amore, la patria, ma
quando poi non ci sono più né genitori, né marito, né amore, né
patria, che cosa resterà da tradire?
(op.cit.
Pag. 128)
Vi
lascio continuare la riflessione con le parole di C.G. Jung
Ogni
amore vero e profondo è un sacrificio.
Si
sacrificano le proprie possibilità, o meglio, l'illusione di avere
delle possibilità.
Buona
settimana
virginia
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