lunedì 8 giugno 2015

“L'insostenibile leggerezza dell'essere” (ancora sul narcisismo patologico)



Ieri la mia amica Sara ha pubblicato un post sui dettagli di cui amiamo circondarci nelle nostre case (lo trovi qui).
Come lei ha notato, i dettagli sono delle forti connotazioni della nostra personalità e unicità che mostriamo anche semplicemente adornando le abitazioni.

Leggendo il suo post (e forse influenzata dal tema delle parole per l'anima di giovedi - qui) mi è venuto in mente un fondamentale passaggio del magistrale libro “L'insostenibile leggerezza dell'essere” (1985), in cui Kundera descrive il “criterio” con cui Tomàš cerca in maniera coatta di fare sesso con moltissime donne:

Non è ossessionato dalle donne, ma da quello che in ciascuna di esse c'è di inimmaginabile, in altre parole, è ossessionato da quel milionesimo di diversità che distingue una donna dalle altre donne.

[…] e poi, l'inseguimento dell'inimmaginabile non termina con la scoperta della nudità, va oltre: come si comporterà con lui quando l'avrà spogliata? Che cosa dirà facendo l'amore? Che tono avranno i suoi sospiri? Che spasmo contrarrà il suo viso nell'istante di piacere?
Ciò che l'io ha di unico si cela appunto in ciò che l'uomo ha di inimmaginabile. Noi possiamo immaginarci solo ciò che nelle persone è uguale, ciò che è comune. L'io individuale è ciò che si differenzia dal generale, quindi ciò che non si può indovinare o calcolare in precedenza, ciò che nell'altro si deve svelare, scoprire, conquistare.
(Milan Kundera, op. cit. pag. 203-204)


Il personaggio creato da Kundera vuole impadronirsi di questi dettagli che fanno la differenza e diventa così un “collezionista di curiosità” finendo per rendere oggetti le donne che le posseggono.
L'unica cui rimane legato è Tereza, ma solo perché ai suoi occhi apparirà sempre come un cucciolo abbandonato, qualcuno da proteggere, arrivata a lui grazie a sei stupide coincidenze, ma che comunque umilierà per tutta la vita, tradendola ad ogni occasione.

Kundera distingue in due categorie gli uomini che inseguono una moltitudine di donne (oggi però, con la maggiore libertà di costumi, si potrebbe ampliare il discorso anche al femminile):

gli uni cercano in tutte le donne la donna dei loro sogni, un'idea soggettiva e sempre uguale.
Gli altri sono mossi dal desiderio di impadronirsi dell'infinita varietà del mondo femminile oggettivo.
L'ossessione dei primi è la lirica: nelle donne essi cercano se stessi, il proprio ideale, e sono sempre e continuamente delusi perché l'ideale, com'è noto, è ciò che non è mai possibile trovare.
[…]
l'altra ossessione è un'ossessione epica e in essa le donne non trovano nulla di commovente: l'uomo non proietta sulle donne alcun ideale soggettivo, perciò ogni cosa lo interessa e nulla può deluderlo.
(op. cit. pag. 205)

E' chiaro che in entrambi i casi si tratta di modi per non scegliere mai un oggetto d'amore esclusivo e appagante, riconosciuto e amato come altro da sé.
Sono due modalità attraverso le quali si esplica un aspetto narcisistico della personalità.
Da una parte la ricerca di un altro se stesso – proprio come capitato al Narciso del mito, innamorato del suo riflesso sull'acqua – per riconoscersi e amarsi attraverso di lui/lei e rinforzare la propria vacillante autostima, e dall'altra l'impossessamento della diversità altrui per avere l'illusione di poter essere e avere tutto, in una versione più aggressiva e distruttiva dell'altro per poter placare il proprio senso (inconscio) di impotenza.

La nostra società, sta virando verso una narcisizzazione ( ne avevo parlato anche qui) una corsa all'avere per essere, a impossessarsi di qualcosa o qualcuno per riuscire a sentire di esistere, in una eterna corsa alla (pseudo)libertà, all'eterna possibilità.
Mai come oggi risulta attuale “l'insostenibile leggerezza dell'essere”, perché nel nostro tempo si consuma il “dramma della leggerezza”, del quale purtroppo la maggioranza degli attori resterà inconsapevole.
Le donne e gli uomini come Tomàš generano vittime sulla loro strada, le uniche però che dopo un lavoro su di sé possono uscire dalla condizione di oggetti e recuperare per se stessi la consapevolezza di essere soggetti.
I seduttori e le seduttrici epiche possono restare collezionisti per tutta la loro vita, inseguendo, come su una ruota da criceti, l'impossibile.

Una persona può tradire i genitori, il marito, l'amore, la patria, ma quando poi non ci sono più né genitori, né marito, né amore, né patria, che cosa resterà da tradire?
(op.cit. Pag. 128)
Vi lascio continuare la riflessione con le parole di C.G. Jung

Ogni amore vero e profondo è un sacrificio.
Si sacrificano le proprie possibilità, o meglio, l'illusione di avere delle possibilità.

Buona settimana
virginia

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