Sul posto di lavoro si intrecciano la dimensione delle competenze, delle conoscenze e dei saperi tecnici con quella delle relazioni interpersonali, delle emozioni, dei vissuti soggettivi, che non possono essere lasciati per magia fuori dalla porta.
Al lavoro si creano legami, amicizie o inimicizie, relazioni, che a volte prepotentemente interferiscono con lo svolgimento delle nostre mansioni.
Questi rapporti possono costituire una ricchezza così come un limite, dipende dal significato e dal peso che gli diamo.
Possono essere lo stimolo salvifico che ci permette di resistere ancora in quell'ambiente che non ci rispecchia e non vediamo l'ora di abbandonare, oppure, nonostante il lavoro sia quello che più ci calza a pennello, le persone che lo abitano, possono essere l'aspetto odioso di una realtà in sé appagante.
Come vi ho già detto nel post precedente (se lo hai perso lo trovi qui), l'ambiente – inteso come spazio – nel quale svolgiamo le nostre mansioni, ha un'importanza fondamentale nel farci sentire a nostro agio, ma ne ha ancora di più se lo intendiamo come clima relazionale che ci troviamo a respirare, soprattutto quando la qualità del nostro lavoro non è funzione solo di un'opera solitaria, bensì il frutto di una collaborazione e cooperazione fra varie persone.
I rapporti sereni e costruttivi sono una fortuna da coltivare e una risorsa davvero impagabile, sia sul piano personale che per il lavoro di squadra.
I rapporti critici e difficili invece, ostacolano la crescita individuale e quella di gruppo, ma neanche in questo caso dobbiamo disperare!
Risorsa numero 1: il dialogo.
Alcune di voi a questo punto penseranno “impossibile, ho provato in tutti i modi ma non ho ottenuto niente!”. Si, lo so, ci sono persone e situazioni davvero scoraggianti... però non è detto che non ci si possa riuscire. Qualche suggerimento in più sulle strategie comunicative le trovate qui, ma in generale, provate a fissare un obiettivo alla volta rispetto alla persona con la quale avete problemi a confrontarvi, partendo da quello che vi sta più a cuore, stilando una specie di scaletta di aspetti da cambiare, migliorare o risolvere.
Fate anche una lista di vostri bisogni rispetto a quella persona: in che cosa può aiutarvi e in che cosa esservi di ostacolo? Cosa dovrebbe fare per facilitarvi il lavoro? [mi spiace, l'opzione “sparire dalla faccia della terra” non è contemplata ;-) ] Cosa potete fare voi per facilitare lui/lei? Quali altre persone potrebbero aiutarvi per migliorare il dialogo con questa persona? Rispondendo a queste domande, vi permetterete di valutare diversi aspetti, nei quali anche voi potete fare la vostra parte.
Provate a considerare la possibilità che l'altro sappia affrontare certe questioni solo in un modo e fatevi promotrici di nuove soluzioni, coinvolgendolo, magari citando situazioni nelle quali la vostra idea è stata applicata con successo o ha dato vita a importanti svolte.
Se davvero avete già provato tutto il possibile senza successo, ecco che allora non vi resta che cercare il più possibile di non farvi suggestionare dalle sue azioni o commenti.
In ogni caso possiamo essere noi a decidere quanto e come farci influenzare.
L'attenzione consapevole ci può essere di aiuto.
Assagioli, nello spiegare le leggi che regolano il funzionamento psicologico ci dice che così come “l'attenzione, l'interesse, l'affermazione e la ripetizione rafforzano le idee, le immagini e le formazioni psicologiche su cui si accentrano” così possiamo “ritirare deliberatamente interesse e attenzione da un'immagine o idea sgradita, riducendone gradualmente l'energia e l'attività”.
Cosa significa questo nella nostra esperienza quotidiana?
Significa che in base al valore positivo o negativo che diamo a una persona (al suo giudizio, al suo supporto, alla sua presenza...) o a una situazione, possiamo liberamente scegliere di donargli attenzione e quindi relazione o fiducia, oppure di renderci immuni dalla sua cattiva influenza, distogliendo l'attenzione dalle sue parole, dall'ingerenza sul nostro operato ecc...
Questo non significa che se la persona in questione è il nostro capo, e ci rende la vita difficile, non teniamo più in nessun conto di quello che ci dice in generale... piuttosto significa dargli il giusto valore, limitatamente a ciò che stiamo facendo.
Gli errori più comuni in cui è facile incorrere, in base al diverso temperamento, sono:
- mettere in discussione tutta la nostra persona di fronte a una correzione o una critica altrui, (specialmente se viene da qualcuno che nella scala gerarchica del lavoro viene prima di noi) bloccandosi nell'investire energie in nuovi progetti per paura del fallimento.
- rischiare ogni giorno di generare liti furiose perché non ci si trova daccordo e si cerca di far valere in ogni modo il nostro punto di vista, sprecando energie preziose che potrebbero essere impiegate più costruttivamente.
Cerchiamo dunque di relativizzare il più possibile, e inoltre, vi suggerisco di usare un pensiero che su di me funziona sempre: quando qualcosa ci fa star male, sul momento ci sembra la cosa più grande del mondo, invece proviamo a immaginarci fra 5 o 10 anni... e immaginiamo di ripensare a quello stesso problema...improvvisamente ci sembrerà piccolo e lontano!
Un abbraccio a tutte e...buon lavoro!
virginia
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