lunedì 20 giugno 2011

E' possibile migliorare i rapporti interpersonali al lavoro?



Sul posto di lavoro si intrecciano la dimensione delle competenze, delle conoscenze e dei saperi tecnici con quella delle relazioni interpersonali, delle emozioni, dei vissuti soggettivi, che non possono essere lasciati per magia fuori dalla porta.
Al lavoro si creano legami, amicizie o inimicizie, relazioni, che a volte prepotentemente interferiscono con lo svolgimento delle nostre mansioni.
Questi rapporti possono costituire una ricchezza così come un limite, dipende dal significato e dal peso che gli diamo.
Possono essere lo stimolo salvifico che ci permette di resistere ancora in quell'ambiente che non ci rispecchia e non vediamo l'ora di abbandonare, oppure, nonostante il lavoro sia quello che più ci calza a pennello, le persone che lo abitano, possono essere l'aspetto odioso di una realtà in sé appagante.
Come vi ho già detto nel post precedente (se lo hai perso lo trovi qui), l'ambiente – inteso come spazio – nel quale svolgiamo le nostre mansioni, ha un'importanza fondamentale nel farci sentire a nostro agio, ma ne ha ancora di più se lo intendiamo come clima relazionale che ci troviamo a respirare, soprattutto quando la qualità del nostro lavoro non è funzione solo di un'opera solitaria, bensì il frutto di una collaborazione e cooperazione fra varie persone.
I rapporti sereni e costruttivi sono una fortuna da coltivare e una risorsa davvero impagabile, sia sul piano personale che per il lavoro di squadra.
I rapporti critici e difficili invece, ostacolano la crescita individuale e quella di gruppo, ma neanche in questo caso dobbiamo disperare!
Risorsa numero 1: il dialogo.
Alcune di voi a questo punto penseranno “impossibile, ho provato in tutti i modi ma non ho ottenuto niente!”. Si, lo so, ci sono persone e situazioni davvero scoraggianti... però non è detto che non ci si possa riuscire. Qualche suggerimento in più sulle strategie comunicative le trovate qui, ma in generale, provate a fissare un obiettivo alla volta rispetto alla persona con la quale avete problemi a confrontarvi, partendo da quello che vi sta più a cuore, stilando una specie di scaletta di aspetti da cambiare, migliorare o risolvere.
Fate anche una lista di vostri bisogni rispetto a quella persona: in che cosa può aiutarvi e in che cosa esservi di ostacolo? Cosa dovrebbe fare per facilitarvi il lavoro? [mi spiace, l'opzione “sparire dalla faccia della terra” non è contemplata ;-) ] Cosa potete fare voi per facilitare lui/lei? Quali altre persone potrebbero aiutarvi per migliorare il dialogo con questa persona? Rispondendo a queste domande, vi permetterete di valutare diversi aspetti, nei quali anche voi potete fare la vostra parte.
Provate a considerare la possibilità che l'altro sappia affrontare certe questioni solo in un modo e fatevi promotrici di nuove soluzioni, coinvolgendolo, magari citando situazioni nelle quali la vostra idea è stata applicata con successo o ha dato vita a importanti svolte.
Se davvero avete già provato tutto il possibile senza successo, ecco che allora non vi resta che cercare il più possibile di non farvi suggestionare dalle sue azioni o commenti.
In ogni caso possiamo essere noi a decidere quanto e come farci influenzare.
L'attenzione consapevole ci può essere di aiuto.
Assagioli, nello spiegare le leggi che regolano il funzionamento psicologico ci dice che così come “l'attenzione, l'interesse, l'affermazione e la ripetizione rafforzano le idee, le immagini e le formazioni psicologiche su cui si accentrano” così possiamo “ritirare deliberatamente interesse e attenzione da un'immagine o idea sgradita, riducendone gradualmente l'energia e l'attività”.
Cosa significa questo nella nostra esperienza quotidiana?
Significa che in base al valore positivo o negativo che diamo a una persona (al suo giudizio, al suo supporto, alla sua presenza...) o a una situazione, possiamo liberamente scegliere di donargli attenzione e quindi relazione o fiducia, oppure di renderci immuni dalla sua cattiva influenza, distogliendo l'attenzione dalle sue parole, dall'ingerenza sul nostro operato ecc...
Questo non significa che se la persona in questione è il nostro capo, e ci rende la vita difficile, non teniamo più in nessun conto di quello che ci dice in generale... piuttosto significa dargli il giusto valore, limitatamente a ciò che stiamo facendo.
Gli errori più comuni in cui è facile incorrere, in base al diverso temperamento, sono:
  1. mettere in discussione tutta la nostra persona di fronte a una correzione o una critica altrui, (specialmente se viene da qualcuno che nella scala gerarchica del lavoro viene prima di noi) bloccandosi nell'investire energie in nuovi progetti per paura del fallimento.
  2. rischiare ogni giorno di generare liti furiose perché non ci si trova daccordo e si cerca di far valere in ogni modo il nostro punto di vista, sprecando energie preziose che potrebbero essere impiegate più costruttivamente.
Cerchiamo dunque di relativizzare il più possibile, e inoltre, vi suggerisco di usare un pensiero che su di me funziona sempre: quando qualcosa ci fa star male, sul momento ci sembra la cosa più grande del mondo, invece proviamo a immaginarci fra 5 o 10 anni... e immaginiamo di ripensare a quello stesso problema...improvvisamente ci sembrerà piccolo e lontano!
Un abbraccio a tutte e...buon lavoro!
virginia

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