lunedì 9 maggio 2011

Il dialogo e i repertori discorsivi_1



“Dialogo” è una parola senza inflessioni di sorta: non definisce, non qualifica il tipo, esprime solo un flusso di informazioni, parole e contenuti da una fonte all'altra.
Ma quando si può dire che questo flusso raggiunge l'obiettivo che si è proposto?
Il dialogo è efficace quando ognuno dei due interlocutori è disponibile a modificare le proprie convinzioni iniziali per farle in parte proprie, mediante l’ascolto attivo.
Così scopriamo che in tale contesto di efficacia, è l’ascolto dell’altro ad essere fondamentale, più ancora della necessità di dire ed esprimere.
Molto spesso invece quando l’altro parla, noi nella nostra testa nemmeno lo ascoltiamo e continuiamo a rimuginare le nostre ragioni !
In realtà non lo ascoltiamo e continuiamo il nostro monologo interiore o cerchiamo appigli verbali per rafforzare le nostre convinzioni.
Questo atteggiamento piuttosto che avvicinare non fa altro che allontanare irrimediabilmente.
Quindi, ogniqualvolta accettiamo una conversazione, cerchiamo di essere nello spirito di ascoltare l’altro attivamente e di accettare di cambiare anche solo in parte il nostro punto di vista.
No, non è per niente semplice, perché occorre essere in uno spirito il più possibile obiettivo, e la maggior parte delle volte, non siamo in questo spirito quando, ad esempio, ci sentiamo emozionalmente turbati .
Un primo e importante passo potrebbe essere quello di riconoscere di non avere questo spazio neutrale e comunicarlo all’altro dicendogli semplicemente che non siamo in grado di affrontare una conversazione efficace e chiedondogli magari di rimandare qualsiasi discorso ad un momento successivo.
Se questo non viene fatto, il rischio è di sfociare nell'aperto conflitto.

Nella costruzione verbale del conflitto usiamo ciò che la scienza della comunicazione definisce “repertori discorsivi di scontro”, ossia delle frasi che invece di andare incontro al nostro interlocutore servono ad acutizzare la contesa, per affermare il nostro punto di vista.
I più utilizzati sono i seguenti:
1) Repertorio del sancire la realtà
Si riferisce a modalità discorsive che vanno a definire una realtà come data, certa, dunque non modificabile , a partire dall’interpretazione personale, non configurando la possibilità di scenari di trasformazione della realtà stessa . A livello formale si individua attraverso l’utilizzo di avverbi e/o congiunzioni che decretano uno stato di cose non modificabile (sempre, mai, nessuno, tutti, ogni, da sempre, troppo) o in verbi in terza persona o al presente.
2) Repertorio della valutazione
Si riferisce ad una modalità discorsiva che si caratterizza per offrire argomentazioni che esplicitano la propria posizione ed il valore che si attribuisce alla stessa ( pertanto con caratteristiche di assolutezza) . Tale valore si può basare su criteri di tipo morale, qualitativo ed etico.
A livello formale si individua l’utilizzo di avverbi che connotano la qualità di una persona e/o di un determinato evento ( es. particolarmente, adeguatamente)
3) Repertorio del giudizio
Si riferisce a modalità discorsive che connotano una persona o un evento esprimendo un giudizio rispetto a qualcosa o qualcuno in virtù di teorie personali, attestandosi perciò ad un livello non descrittivo, ma connotante un punto di vista o una valutazione personale.
La modalità del giudizio sottopone la legittimità in quanto posto ai criteri di morale e valore; pertanto viene presa una posizione precisa attraverso l’utilizzo di argomentazioni poco articolate e che assumono carattere di assoluto.
A livello formale è caratterizzato dall’utilizzo di espressioni quali “secondo me, ritengo che, sono dell’avviso che”, espressioni che pongono l’oggetto dell’argomentazione a un livello tale per cui la persona e/o l’evento può essere giudicato
4) Repertorio della giustificazione
Si riferisce a modalità discorsive che fanno riferimento alle ragioni che sono alla base di una situazione o comportamento. La pratica di tale modalità discorsiva comporta il mantenimento dello stato attuale delle cose, in quanto l’uso di giustificazioni legittima lo stato delle cose e non mette in campo altre modalità per gestire o modificare quanto accade.
La modalità della giustificazione si muove , contrariamente alle precedenti, a partire da un’implicita attribuzione di legittimità e valenza a quanto posto.Le argomentazioni poste non rappresentano in sé delle giustificazioni, ma lo diventano dell’operazione retorica che le sottende.
A livello formale si individuano locuzioni avverbiali utilizzate allo scopo di giustificare/ motivare il proprio operare/pensare ( ad es. in effetti, motivo, perché)
5) Repertorio della causa
Si riferisce a modalità discorsive che individuano/ stabiliscono un rapporto di causa ed effetto tra due argomentazioni /elementi del discorso. Comporta l’individuazione di un agente riconosciuto come causa della situazione attuale.
A livello formale si individua l’utilizzo di locuzioni avverbiali che indicano un rapporto causale tra proposizioni ( perché, poiché, in quanto)
6) Repertorio della definizione dell’altro
Si riferisce a modalità discorsive che forniscono una descrizione dell’altro a partire dall’attribuzione di tratti stabili, individuati come costitutivi della persona.
A livello formale è caratterizzato dall’utilizzo di aggettivi introdotti in genere dal verbo essere e/o avere coniugati nella forma indicativa.
7) Repertorio del commento
La modalità discorsiva del commento si caratterizza a partire dall’assunto che quanto richiesto o posto è privo di qualsiasi legittimità o valenza. Pertanto gli elementi argomentativi presenti nel testo possono anche non avere diretto riferimento con quanto chiesto e posto.
La modalità discorsiva del commento, non legittimando quanto viene posto dall’interlocutore, non consente la generazione di una realtà terza.

Sembrerebbe una situazione senza rimedio... tutti in una perenne lotta e diatriba senza limite??
No invece, ci sono soluzioni...vi chiedo di attendere il prossimo post per scoprirle (intanto provate a individuarle voi, se vi va, perché anche questo è esercitarsi all'incontro con l'altro, partendo dalle proprie risorse.. ;-)

evi

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