Scrivendo il post “la sofferenza necessaria: come attraversare il deserto della psiche” (se lo hai perso, lo trovi qui) ho riportato una frase del libro Donne che corrono coi lupi, che cita la possibilità di trovare nel deserto dell'anima, circondato da chilometri di nulla, anche un solo cactus, ma adornato di un unico fiore rosso vivo, sinonimo di speranza.
Questa immagine mi ha fatto inevitabilmente pensare a un rimedio della floriterapia australiana, lo Sturt Desert Pea.
Questo stupendo fiore, di un rosso intenso e vivificante, cresce proprio nelle zone desertiche dell'Australia meridionale, o in altre zone, ma sempre in condizioni climatiche molto secche e difficili, (come presso i laghi salati), per questo rappresenta un'essenza che rimanda al potenziale di forza, resistenza e presenza, nonostante le avversità.
Pensate che i suoi semi possono fiorire anche dopo quarant'anni!
La longevità di questa pianta ne spiega l'utilizzo nella cura di tutte le ferite del passato, soprattutto quelle serbate per molti anni: la sua proprietà principale è infatti quella di risolvere i dolori e i dispiaceri profondi.
Agisce efficacemente in quelle persone che tendono a reprimere la loro tristezza e piangere raramente, quindi rappresenta un rimedio fondamentale per tutte quelle di noi che hanno resistito al dolore per molto tempo, che hanno cercato di guardare avanti senza possibilità di elaborare la sofferenza (che magari si è presentata adesso tutta insieme, con gli interessi).
Ian White, il terapeuta che ha scoperto e divulgato i fiori del repertorio australiano narra una leggenda aborigena che spiega la nascita di questo fiore: curiosamente racconta del loro spuntare “al posto delle ossa” dopo un massacro perpetrato ingiustamente da una tribù su un'altra.
Ho trovato questa analogia con quanto suggerito dalla Pinkola Estes qualcosa in più di una semplice coincidenza. Che siano quelle degli aborigeni australiani o delle curandere sud americane, le storie popolari invitano a recuperare le ossa, il nostro dolore, la sconfitta, per poter poi risorgere.
A conferma di questo, cito ancora Ian White, il quale afferma che questo fiore è un potente rimedio che agisce molto in profondità, favorendo grandi cambiamenti nella vita delle persone.
La sofferenza profonda, quella che sembra annientarci, in realtà ci salva.
Quindi, care amiche, se vi accingete ad attraversare il deserto, Sturt Desert Pea, col suo rosso fiammante, può essere un prezioso e salvifico compagno di viaggio.
P.S. La posologia dei fiori australiani è diversa da quelli di Bach. Si assumono 7 gocce al mattino e 7 alla sera.
virginia
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