Libro** magistrale e affascinante.
A partire dal titolo, che ti fa sentire già quella sensazione di simpatico pizzicorino sotto i piedi, fa nascere il sorrisetto sotto i baffi [nonostante ognuna di noi abbia provveduto a epilarli ben bene ;-)] tipico di quando da bambina combini una marachella e la passi liscia.
In questo titolo è condensata una bellissima verità: i libri possono essere la nostra più grande possibilità di libertà.
Come sottolinea Daria Bignardi nella prefazione “le donne che leggono sono pericolose perché non si annoiano mai e qualunque cosa accada hanno sempre una via di fuga: se ne infischiano se le fai troppo soffrire perché loro si innamorano di un'altro libro, di un'altra storia, e ti abbandonano”.
Come afferma Elke Heidenreich, una degli autori, “la questione femminile ha fatto la sua comparsa nel mondo quando una donna ha imparato a leggere – perché la donna che legge si fa domande, e così facendo distrugge delle regole saldamente radicate”.
E poi parole appassionate, quelle di Stefan Bollmann (l'altro autore) che racconta la storia della lettura, da semplice strumento di conoscenza e di sapere a vero e proprio “piacere” che ti fa scordare spazio e tempo, ti trascina inconsapevolmente in una dimensione intima, dove non c'è posto per altro che per la fantasia e la riflessione.
E dopo le parole, le immagini.
Mi sono lasciata trasportare dalle riproduzioni stupende di quadri famosi, che si susseguono una dopo l'altra, che raccontano senza dire, che provocano emozioni spontanee e fanno riflettere, immagini nelle quali ti puoi specchiare o nelle quali fai fatica a riconoscerti, ma ne vieni comunque magneticamente attratta...
La mia preferita è quella di Franz Eybl – Fanciulla che legge, 1850.
Franz Eybl - Fanciulla che legge (1850)
Mi piace perché la trovo moderna, fresca, senza epoca. Mi piace la semplicità che emana, e allo stesso tempo il trasporto testimoniato dalla mano appoggiata sul petto (starà leggendo qualcosa di commovente? Oppure sospeso e interrogativo? O forse intrigante?): è statica e dinamica in uno sguardo solo.
La giovane non è agghindata, vestita di crinoline e acconciata a festa come vediamo in altri quadri... e infatti per me la lettura è qualcosa di comodo e confortevole, una dimensione di beatitudine essenziale, priva di orpelli.
Il “fuori” è semplice ma non nudo (come negli stupendi quadri di Roussel, Marquet e Valadon) perché il “dentro”, l'espansione dell'immaginazione e del sogno, è ricca, ricchissima, creativa e produttiva all'ennesima potenza.
Théodore Roussel - Ragazza che legge (1886-1887)
La pagina fitta, le parole inghirlandate a formare storie, sono una porta su altri mondi, anche interiori, a volte conosciuti, a volte stupendamente scoperti e inaspettati.
Per me la lettura, soprattutto la narrativa, coi suoi meravigliosi personaggi, rappresenta da sempre un modo per conoscere l'animo umano, quello altrui ma soprattutto il proprio: ogni volta che mi identifico con un personaggio mi scopro diversa e nuova, mi faccio domande, provo a comprendere e sentire emozioni singolari, immagino, intuisco, ricordo...cerco di portare tutto questo nel mio mondo, per questo, a mio avviso, la lettura diventa anche relazionale.
Su questo aspetto mi discosto un po' dagli autori del testo: la lettura è sì, in un primo momento, un atto solitario, ma poi può diventare un potente strumento comunicativo di incontro con l'altro.
Mio marito mi dice che quando leggo sono così rapita che è inutile chiedermi o dirmi qualcosa... ma lui sa, e pazientemente attende, perché dopo essermi fatta fagocitare dalle pagine, scatta in me la voglia di condividerne i contenuti, il desiderio di scambiarsi opinioni, di cercare conferme o smentite, di esprimere paure o raccontarsi desideri e bisogni, in una sfera di intimità e complicità.
Un'amica tempo fa mi raccontava che lei e suo marito hanno gusti molto diversi di letture, ma poi, l'uno racconta all'altro frammenti o riassunti di testi a cui mai si sognerebbero di avvicinarsi, e questo comunque è un modo per sapere l'uno del mondo dell'altro, in maniera soft, filtrata, ma bella e costruttiva.
Quindi, amiche mie, al solito concludo con una sfumatura di possibilità e ottimismo: è vero che “le donne che leggono sono pericolose”, ma solo per coloro che non le capiscono e si mettono in competizione con la libertà interiore che i libri portano, piuttosto che esserne orgogliosi e goderne appieno insieme, per crescere.
virginia
** S. Bollan, E. Heidenreich (2007) "Le donne che leggono sono pericolose". Rizzoli
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