martedì 31 maggio 2011

Caro diario...



Scrivere è spogliarsi di fronte a qualcuno, lasciarsi guardare così, nudi e in piedi, pieni di difetti di carne”: ho sbirciato questa frase l'altra sera, fra le righe di una pagina di un libro che in questo momento è sul comodino di mio marito, l'avevo preso io tempo fa, e poi dimenticato, e così adesso lo sta leggendo lui.
L'avevo preso perché è scritto sotto forma di diario, a due voci, fra una madre e una figlia. Non anticipo il titolo ma prometto che ve lo racconterò non appena passerà sul mio comodino e darà vita a riflessioni ad alta voce.
Adesso però mi interessa scrivere qualcosa sull'importanza che può rivestire questa forma di scrittura intima e confidenziale, dove diventa facile mettere a nudo aspetti celati, verità nascoste o emozioni scomode...
Ogni bambina comincia a scandagliare le profondità del suo cuore attraverso questo prezioso amico, alleato, compagno di mille avventure, con la certezza che quel piccolo lucchetto dorato, chiuso da quella, che a un'osservazione adulta pare un'improbabile chiave di sicurezza, sigillerà i segreti che vi sono custoditi con zelo e rispetto.
La voglia di avere un diario affonda le radici a volte nella casualità di un dono (il mio era fra i regali della prima comunione) altre dall'emulazione di un'eroina, di un'amica o di una figura significativa, altre volte nasce proprio da un intimo desiderio di mettere su carta piccoli frammenti di vita quotidiana, per ricordarli sempre...
E poi? Per quanto continua? Dipende... lo spazio di una settimana o il dilatarsi per tutta la vita, diventando una sana abitudine di conoscenza di sé.
Oggi forse per le bambine è ancora più difficile anche l'inizio di questa esperienza, sommerse come sono da stimoli multimediali: apprendono a scrivere sulla carta ma quasi subito prendono confidenza con la tastiera e il suo magico mondo virtuale... ma li vendono ancora i diari segreti con i loro lucchettini dorati nel 2011??
E poi, ci vuole coraggio a tenere un diario. C'è il rischio che venga scoperto, letto furtivamente da occhi che giudicano, e così i teneri boccioli dei nostri sentimenti, in timida attesa nel buio delle pagine, possono essere bruciati da quella luce accecante che li obbliga a uscire prematuramente, quando ancora non sanno chi sono.
È vero, scrivere è come spogliarsi... ma chi scrive un diario scrive per sé, e a volte è molto difficile farlo, perché le migliori frottole le raccontiamo proprio a noi stessi... tenere un diario ci obbliga a mettere nero su bianco un evento e ricordarlo, nel bene o nel male, e si sa, la penna può prendere la mano e scrivere qualcosa che mai ci saremmo aspettate.
In Psicosintesi, il diario è una delle tecniche di terapia, per permettere che l'inconscio ci parli attraverso parole fluide che escono, come l'inchiostro rotola giù dalla penna.
Riga dopo riga la semplice descrizione di eventi lascia il posto a vissuti, emozioni, ritrovando legami con radici di ricordi lontani, che prepotenti riemergono ed esigono spazio sul foglio.
Suggerisco spesso alle persone di tenere un diario, o al massimo, di trasferire su un qualsiasi pezzo di carta le loro riflessioni, ancorandole così alla gravità, perché si sa, i pensieri sono fatti di molecole d'aria, tendono a volar via come palloncini ingordi di elio e libertà.
Le emozioni sono invece fuoco che brucia, metterle sul foglio significa porsi a distanza di sicurezza, canalizzarle in un camino o una stufa... per farci scaldare e ottenere trasformazione, piuttosto che permettere loro di rovinare quel che lambiscono.
Quando scrivo mi disidentifico, posso osservare quella storia come se fosse di un altro, posso rileggerla a sorsi, dandomi il tempo per ulteriori spunti di significato.
Scrivendo posso mettere in fila gli eventi, posso dargli un ordine che nella realtà non c'è stato, posso creare un senso che mi aiuti a comprendere.
Insomma è importante fermare, rendere onore e dimora al tumulto di storie che ci accadono, perché si riesce a farle proprie, metabolizzare le cose e rendere noi stesse "libertà" una volta affrontate e intrecciatele come ricami preziosi, nella trama della nostra vita.

buona giornata,
virginia

1 commento:

Anonimo ha detto...

Le tue osservazioni sono sempre spunti interessanti e, oserei dire, "deliziosi".
Risvegliano dal torpore!
Grazie!