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Una
domenica in campagna.
Una
coperta a scacchi sotto un acero, davanti a un'aia di quelle di una
volta, libri e parole fra amici.
Questo
il contesto che mi ha dato spunto per il post di oggi.
Alle
cinque, merenda a base di cocomero fresco e un'amica che dice
“quest'anguria sa di qualcos'altro, quei sapori come da casolin”
e ci spiega come nei negozietti microscopici dei paesini di campagna
capiti che i prodotti freschi ed esposti all'atmosfera degli spazi
angusti – dove tutto è stipato per ottimizzarli – ci sia una
contaminazione di sapori, per cui ad esempio il prosciutto potrebbe
prendere un ricordo di sapone e l'anguria un'aria velata del
formaggio e via così...
Sul
momento noi non ce ne eravamo accorti, ma facendoci attenzione
l'abbiamo percepito.
Così
la mia mente non ha potuto fare a meno di rielaborare questo concetto
in chiave esistenziale e rilevare come a volte capiti anche alle
persone di farsi contaminare da soggetti con sapori più forti e
decisi dei propri – come processo naturale del convivere o perché
ci lasciamo sopraffare o perché cerchiamo di imitarli, pensando che
siano migliori o più “gustosi”.
Mi
è uscito fuori un ricordo di quando ero piccola e si andava al mare,
incontrando bambini di altre regioni che parlavano in maniera diversa
e curiosa, mettendo magari un articolo davanti ai nomi o usando
espressioni dialettali che subito si inserivano a pieno titolo nel
nostro nuovo vocabolario post-vacanziero. Era da una parte un modo
per sentirsi più vicini, per essere accettati e integrarsi in un
mese fra parentesi, lontano dagli amici di sempre e dall'altro, al
ritorno, ci sembrava di essere stati a contatto con persone
particolari, ci sentivamo diversi e unici in un contesto dove tutti
continuavano ad usare le stesse cadenze e parole, rendendoci un po'
speciali e al centro dell'attenzione.
A
volte capita anche fra amiche: la vicinanza emotiva e di esperienze
fa sentire simili, quando siamo giovani poi si tende anche ad
assomigliarsi, a voler quasi essere l'altra e integrarne le qualità
che amiamo...
Lo
stesso può accadere nella coppia, quando, dopo tanto vivere insieme,
si finisce per amare quelle piccole manie dell'altro, che diventano
un po' anche nostre, si impara a respirarci nel profondo e assimilare
particolari e dettagli.
Questi
processi possono essere spontanei e naturali, ma ci sono casi in cui
si tratta di vere imposizioni, proprie o altrui.
Quante
leggere e tenui angurie hanno dovuto assorbire loro malgrado il
sapore tenace di altri mondi, accettando che il loro non andava bene,
sforzandosi di diventare addirittura qualcos'altro e rinnegando la
loro natura? Non c'è niente di più triste di un'anguria che sa di
formaggio... perché essa perde la sua identità, ciò che la
caratterizza e la fa essere quella che è, semplicemente, senza
artifici.
Dobbiamo imparare che non è
possibile essere amati da tutti. Questa è un'ipotesi puramente
idealistica, difficilmente attuabile nella società umana. Possiamo
essere la prugna più succulenta del mondo, dolce, succosa, matura;
ed essere pronti offrirla a un altro, chiunque egli sia. Ma al tempo
stesso dobbiamo ricordare che non a tutti piacciono le prugne.
Dobbiamo capire che, se siamo la prugna più succosa e matura del
mondo e qualcuno che amiamo non apprezza le prugne, possiamo sempre
scegliere di diventare una banana. Certo, saremo sempre una banana,
ma niente ci impedisce di continuare ad essere la miglior prugna del
mondo. Dobbiamo tener presente che, se decidiamo di essere una banana
di seconda scelta, corriamo il rischio che la persona amata ci
consideri a sua volta di seconda scelta, e che, decisa ad avere
solamente il meglio, decida di scartarci piantandoci in asso. Ci
resta la possibilità di lottare tutta la vita per diventare la
miglior banana – cosa impossibile se siamo una prugna- oppure
possiamo continuare a sforzarci di essere la miglior prugna.
(Leo
Buscaglia - "Love")
quindi,
che siate prugne, banane o angurie, non rinunciate mai al vostro
sapore unico e inconfondibile, perché è ciò che vi rende
autentiche e inimitabili e vi permetterà di liberarvi del cuoco da
strapazzo che tenta di cammuffare il vostro gusto e di trovare sul
vostro cammino lo chef che lo esalterà, rendendolo straordinario.
Dedico
questo post allo chef del mio cuore.
Buona
settimana
virginia
2 commenti:
Ricordo ancora con gioia e stupore quello strano sapore di cocomero fresco che accompaganava il pane croccante, per una merenda diversa e gustosa da mangiare in pineta. La nonna Viola, d'estate al mare a Cecina, era solita prendere dalla bancherella del contadino che sempre stazionava all'ombra dei pini immensi, alla ricerca di un pò di soldi,una succosa etta di cocomero fresco da abbinare al pane. Se chiudo gli occhi sento ancora l'odore di resina dei pini, il sapore dolce e fresco inieme del cocomero, la voglia di correre e la gioia che da bambina nutrivo nel cuore. E' come ritornare in un posto conosciuto e magicamente rovarlo ancora uguale, pieno delle stesse emozioni e della stessa vita di allora, anche se nonna Viola non è più con me e di sicuro la pineta di Cecina è cambiata.
La nostra mente, il nostro cuore e la nostra voglia di emozioni buone ci danno tutto questo . Ringrazio la vita di questi doni e me li godo tutti
Emma
Grazie Emma della tua testimonianza, che ci ricorda l'importanza dei nostri sensi per accedere alle piccole gioie quotidiane, nascoste nella nostra memoria. virginia
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