martedì 16 aprile 2013

i preliminari necessari per qualsiasi rapporto


Escher - vincolo di unione (1956)
 
Se leggendo il titolo vi siete immaginate luci soffuse, scenari languidi e sensuali siete sulla strada sbagliata ;-) : sto parlando di qualcosa di più fondante e meno provvisorio, si tratta della stima di sé e della stima dell'altro.
Questo week end mi stavo preparando per un incontro di condivisione al femminile il cui argomento questo mese era “la comunicazione nella coppia” e rileggendo un vecchio libro (di quelli preziosi, scovati nei mercatini che ormai sapete piacermi tanto) ho trovato delle citazioni tratte da Virginia Satir, la terapeuta americana famosa per le sue terapie con la coppia e la famiglia.

Questa donna fantastica, che ha aperto la strada negli Stati Uniti a un nuovo modo di stare insieme – lasciandosi contagiare dalla psicologia umanistica e la ricerca di significato della vita, che va oltre la mera trasformazione della relazioni disfunzionali – ha creato delle dichiarazioni di stima, condensati di saggezza e riflessioni, da leggere tutti d'un fiato e poi riprendere per sorseggiare riga per riga, associando i propri interrogativi, le proprie affermazioni fino ad ottenere le risposte che ristorano gli animi assetati di benessere e pace nelle relazioni.  Di qualsiasi tipo e tempo esse siano.

Perché è questo il messaggio di Virginia: queste dichiarazioni sono dei veri e propri “progetti”, ma anche mappe che possono aiutare durante il percorso insieme, dal primo giorno, passando per le burrasche e le crisi fino a tempi in cui è necessario il cambiamento approdando a equilibri diversi e necessari.

Come afferma l'autrice del libro da cui sono tratte “non sono specifiche della coppia felice. Sono trampolino che ci lancia in avanti per tutta la nostra vita in tutti i settori” (Sylvie Tenenbaum “Un uomo, una donna. Come gestire la vita a due” Ed. Sei 1993).

Riguardano il “noi” ma anche e soprattutto l'io e il tu che lo fondano.
La mia dichiarazione di stima per me.
Io sono io. In tutto il mondo non c'è una persona esattamente uguale a me. Alcuni posseggono elementi simili ai miei, ma nessuno li organizza nello stesso mio modo. Di conseguenza tutto ciò che proviene da me è autenticamente mio, perché io solo l'ho scelto.
Riconosco come mia l'intera mia persona: il mio corpo, compreso tutto ciò che fa; la mia mente, compresi tutti i suoi pensieri e tutte le sue idee; i miei occhi, comprese le immagini di tutto ciò che vedono; i miei sentimenti, qualunque sia la loro natura – collera, frustrazione, delusione, eccitazione, gioia, amore, ecc..; la mia bocca, e tutte le parole che ne escono – gentili, volgari o cortesi, indecenti o educate; la mia voce, dolce o sbraitante; e tutte le mie azioni riguardanti gli altri o me stesso. Riconosco mie le mie paure e le mie speranze, le mie illusioni, i miei sogni. Riconosco miei tutti i miei insuccessi e gli errori, le mie vittorie e le mie conquiste. Riconoscendo come mio tutto ciò che è mio, posso allora conoscermi più intimamente. Così facendo posso amarmi ed essere in buoni rapporti con ogni parte di me stesso. Posso allora far sì che tutto me stesso lavori per il meglio dei miei interessi. So che in me vi sono aspetti che mi interessano e altri che ignoro. Ma riservando da molto tempo sentimenti amichevoli e affettuosi verso me stesso, posso cercare, con coraggio e speranza, soluzioni ai miei problemi e modi per saperne di più su di me. Poco importa l'aspetto che ho, ciò che dico e ciò che faccio, ciò che penso e provo in un determinato momento: tutto ciò sono io, autentico, e rappresenta dove sono in quel preciso momento. Quando più tardi rivedo qual era il mio aspetto, ciò che dicevo o facevo, ciò che pensavo e provavo, può capitare che alcune mie parti mi appaiano non adatte. Posso scartare ciò che non va, conservare ciò che si è rivelato adeguato, e inventare qualcosa di nuovo per sostituire ciò che ho eliminato. Posso vedere, capire, sentire, parlare e agire. Ho strumenti che mi permettono di vivere bene, di essere vicino agli altri, di essere utile, di dare un significato e un ordine al mondo di persone e di cose esterne a me.

Mi riconosco come mio e posso costruirmi da solo. Sono me stesso e posso apprezzarmi come sono.
(V. Satir, in Tenenbaum, 1993 – pag.110-111)

La mia dichiarazione di stima per te.
È perché sei te stesso, diverso da tutti gli altri e da me, che un bel giorno ti ho scelto. Hai dei punti in comune con me, ma resti unico, e io amo le tue differenze (a me basta uno specchio): mi interessano.

Certe mi meravigliano, altre mi lasciano perplessa, altre ancora mi affascinano. È perché sei te stesso – il tuo corpo, i tuoi pensieri (che io rispetto scrupolosamente), i tuoi progetti (che possono attirarmi o sorprendermi) le tue sensazioni (anche se non le condivido in tutto), ciò che dici di te (con pudore e precisione, perché osi parlare di te senza ostentazione), le tue azioni (anche se trovo che a volte potresti fare in un altro modo, anche se hai molte attività indipendenti da me), le tue creazioni (sei capace di reinventare ogni giorno il quotidiano), i tuoi sogni, le tue realizzazioni (anche se non ne faccio parte) – che io ti scelgo ogni giorno.

È perché sei te stesso – le tue scoperte, le tue conoscenze, le tue lacune; il tuo passato, le tue esperienze, i tuoi desideri riguardo la vita; gli elementi che contribuiscono a farti così come sei; il tuo modo di vivere la vita, la tua curiosità, i tuoi rifiuti, le tue sfumature, le tue attese – che io ti scelgo ogni giorno. È perché sei te stesso, che nessuno avrebbe potuto immaginarti: non sei né un prototipo, né un'immagine, né un mito. È perché sei semplicemente te stesso e tutto te stesso che io scelgo te, ogni giorno, con gioia e con stima.
(V. Satir, in Tenenbaum, 1993 – pag.113)

 
Lasciatevi inondare da queste parole, stampatele e tenetele con voi, possono schiudervi nuovi orizzonti di consapevolezza e bellezza.

Allo stesso tempo però, ricordate che queste affermazioni necessitano reciprocità per donare i loro frutti, non possono essere a senso unico. Entrambi i partner possono farle proprie, per una crescita che sia di coppia.
In caso contrario, l'affermazione più idonea è invece quella di Fritz Perls, nella famosa preghiera della Gestalt:

"Io sono io. Tu sei tu.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.

Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo;
altrimenti non ci sarà stato niente da fare."


Buona settimana

virginia

2 commenti:

redazione ha detto...

Ciao! Volevo farti di nuovo i complimenti per il tuo blog, perché più ti seguo e più osservo che sei una rara eccezione di competenza e capacità di comunicazione, nel panorama degli " psy blogger". Continua così!

donneincontatto ha detto...

ciao Susanna! grazie mille, le tue parole sono portatrici di sorrisi :-) inserisco il tuo blog fra i nostri contatti perché le nostre lettrici possano beneficiare delle cose che scrivi anche tu