Escher - vincolo di unione (1956)
Se leggendo il
titolo vi siete immaginate luci soffuse, scenari languidi e sensuali
siete sulla strada sbagliata ;-) : sto parlando di qualcosa di più
fondante e meno provvisorio, si tratta della stima di sé e della
stima dell'altro.
Questo week end mi
stavo preparando per un incontro di condivisione al femminile il cui
argomento questo mese era “la comunicazione nella coppia” e
rileggendo un vecchio libro (di quelli preziosi, scovati nei
mercatini che ormai sapete piacermi tanto) ho trovato delle citazioni
tratte da Virginia Satir, la terapeuta americana famosa per le sue
terapie con la coppia e la famiglia.
Questa donna
fantastica, che ha aperto la strada negli Stati Uniti a un nuovo modo
di stare insieme – lasciandosi contagiare dalla psicologia
umanistica e la ricerca di significato della vita, che va oltre la
mera trasformazione della relazioni disfunzionali – ha creato delle
dichiarazioni di stima, condensati di saggezza e riflessioni, da
leggere tutti d'un fiato e poi riprendere per sorseggiare riga per
riga, associando i propri interrogativi, le proprie affermazioni fino
ad ottenere le risposte che ristorano gli animi assetati di benessere
e pace nelle relazioni. Di qualsiasi tipo e tempo esse siano.
Perché è questo
il messaggio di Virginia: queste dichiarazioni sono dei veri e propri
“progetti”, ma anche mappe che possono aiutare durante il
percorso insieme, dal primo giorno, passando per le burrasche e le
crisi fino a tempi in cui è necessario il cambiamento approdando a
equilibri diversi e necessari.
Come afferma
l'autrice del libro da cui sono tratte “non sono specifiche
della coppia felice. Sono trampolino che ci lancia in avanti per
tutta la nostra vita in tutti i settori” (Sylvie Tenenbaum “Un
uomo, una donna. Come gestire la vita a due” Ed. Sei 1993).
Riguardano il “noi”
ma anche e soprattutto l'io e il tu che lo fondano.
La mia
dichiarazione di stima per me.
Io sono io. In
tutto il mondo non c'è una persona esattamente uguale a me. Alcuni
posseggono elementi simili ai miei, ma nessuno li organizza nello
stesso mio modo. Di conseguenza tutto ciò che proviene da me è
autenticamente mio, perché io solo l'ho scelto.
Riconosco come
mia l'intera mia persona: il mio corpo, compreso tutto ciò che fa;
la mia mente, compresi tutti i suoi pensieri e tutte le sue idee; i
miei occhi, comprese le immagini di tutto ciò che vedono; i miei
sentimenti, qualunque sia la loro natura – collera, frustrazione,
delusione, eccitazione, gioia, amore, ecc..; la mia bocca, e tutte le
parole che ne escono – gentili, volgari o cortesi, indecenti o
educate; la mia voce, dolce o sbraitante; e tutte le mie azioni
riguardanti gli altri o me stesso. Riconosco mie le mie paure e le
mie speranze, le mie illusioni, i miei sogni. Riconosco miei tutti i
miei insuccessi e gli errori, le mie vittorie e le mie conquiste.
Riconoscendo come mio tutto ciò che è mio, posso allora conoscermi
più intimamente. Così facendo posso amarmi ed essere in buoni
rapporti con ogni parte di me stesso. Posso allora far sì che tutto
me stesso lavori per il meglio dei miei interessi. So che in me vi
sono aspetti che mi interessano e altri che ignoro. Ma riservando da
molto tempo sentimenti amichevoli e affettuosi verso me stesso, posso
cercare, con coraggio e speranza, soluzioni ai miei problemi e modi
per saperne di più su di me. Poco importa l'aspetto che ho, ciò che
dico e ciò che faccio, ciò che penso e provo in un determinato
momento: tutto ciò sono io, autentico, e rappresenta dove sono in
quel preciso momento. Quando più tardi rivedo qual era il mio
aspetto, ciò che dicevo o facevo, ciò che pensavo e provavo, può
capitare che alcune mie parti mi appaiano non adatte. Posso scartare
ciò che non va, conservare ciò che si è rivelato adeguato, e
inventare qualcosa di nuovo per sostituire ciò che ho eliminato.
Posso vedere, capire, sentire, parlare e agire. Ho strumenti che mi
permettono di vivere bene, di essere vicino agli altri, di essere
utile, di dare un significato e un ordine al mondo di persone e di
cose esterne a me.
Mi riconosco
come mio e posso costruirmi da solo. Sono me stesso e posso
apprezzarmi come sono.
(V. Satir, in
Tenenbaum, 1993 – pag.110-111)
La mia
dichiarazione di stima per te.
È perché sei
te stesso, diverso da tutti gli altri e da me, che un bel giorno ti
ho scelto. Hai dei punti in comune con me, ma resti unico, e io amo
le tue differenze (a me basta uno specchio): mi interessano.
Certe mi
meravigliano, altre mi lasciano perplessa, altre ancora mi
affascinano. È perché sei te stesso – il tuo corpo, i tuoi
pensieri (che io rispetto scrupolosamente), i tuoi progetti (che
possono attirarmi o sorprendermi) le tue sensazioni (anche se non le
condivido in tutto), ciò che dici di te (con pudore e precisione,
perché osi parlare di te senza ostentazione), le tue azioni (anche
se trovo che a volte potresti fare in un altro modo, anche se hai
molte attività indipendenti da me), le tue creazioni (sei capace di
reinventare ogni giorno il quotidiano), i tuoi sogni, le tue
realizzazioni (anche se non ne faccio parte) – che io ti scelgo
ogni giorno.
È perché sei
te stesso – le tue scoperte, le tue conoscenze, le tue lacune; il
tuo passato, le tue esperienze, i tuoi desideri riguardo la vita; gli
elementi che contribuiscono a farti così come sei; il tuo modo di
vivere la vita, la tua curiosità, i tuoi rifiuti, le tue sfumature,
le tue attese – che io ti scelgo ogni giorno. È perché sei te
stesso, che nessuno avrebbe potuto immaginarti: non sei né un
prototipo, né un'immagine, né un mito. È perché sei semplicemente
te stesso e tutto te stesso che io scelgo te, ogni giorno, con gioia
e con stima.
(V. Satir, in
Tenenbaum, 1993 – pag.113)
Lasciatevi inondare
da queste parole, stampatele e tenetele con voi, possono schiudervi
nuovi orizzonti di consapevolezza e bellezza.
Allo stesso tempo
però, ricordate che queste affermazioni necessitano reciprocità per
donare i loro frutti, non possono essere a senso unico. Entrambi i
partner possono farle proprie, per una crescita che sia di coppia.
In caso contrario,
l'affermazione più idonea è invece quella di Fritz Perls, nella
famosa preghiera della Gestalt:
"Io
sono io. Tu sei tu.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo;
altrimenti non ci sarà stato niente da fare."
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo;
altrimenti non ci sarà stato niente da fare."
Buona
settimana
virginia
2 commenti:
Ciao! Volevo farti di nuovo i complimenti per il tuo blog, perché più ti seguo e più osservo che sei una rara eccezione di competenza e capacità di comunicazione, nel panorama degli " psy blogger". Continua così!
ciao Susanna! grazie mille, le tue parole sono portatrici di sorrisi :-) inserisco il tuo blog fra i nostri contatti perché le nostre lettrici possano beneficiare delle cose che scrivi anche tu
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