Che
bella l'estate che rallenta i ritmi e permette ulteriori pause di
lettura!
È
un po' che non parliamo di libri interessanti...
Io
questo week end ne ho finito uno, che consiglio a chi è in vena di
riflessioni filosofiche e alla ricerca di significati esistenziali.
Ne
avevo letto la recensione mesi fa e l'ho subito acquistato, in quei
miei raptus dentro le librerie on line, dove faccio incetta di pagine
e pagine che affastello sul comodino e mi danno un non-so-che di
sicurezza dei saperi e allo stesso tempo incerta e trepidante
curiosità, perché si sa, dopo ogni libro non si è mai quelli di
prima, se ci si lascia trasportare nei suoi territori.
Che sia una necessità o una
condizione arbitraria, un dono, un bene, un diritto, un destino,
un'eccezione. Un pieno o un vuoto. Uno stato passeggero e plurale,
tutto sommato indefinibile perché troppo ampio, sfuggente e
soggettivo.
La vita è sporca perché è tutte
queste cose insieme e molto altro. È una condizione impura,
imperfetta. Questa è forse l'unica cosa dimostrabile della vita. Se
esiste una perfezione, non solo non è di questo mondo, ma certamente
non fa parte della vita.
[…]
la vita è sporca perché le foglie
sugli alberi spuntano, sono grandi e brillanti, poi scolorano e
nell'agonia cadono per terra, marcendo. La vita è sporca perché
sempre, anche sulla foglia più brillante e armoniosa, c'è una
macchia. Una sbavatura di colore, un ricamo asimmetrico sul bordo, un
buco smangiato, l'ombra di un insetto che l'ha violata, tracce di una
tela di ragno che opacizzano il tessuto.
La vita è sporca perché pone delle
domande che non hanno risposta, e già domandare costa una fatica
improba. La vita è sporca perché il futuro è incerto, anzi ignoto,
e il passato vago, sfigurato dalla memoria. Il presente invece sfugge
di mano, non esiste, e anche per questo la vita è sporca.
(tratto
da “Vita” di Elena
Loewenthal, pag. 116-117)
La frase che ho scelto come titolo non è dell'autrice, è una citazione tratta da un altro libro di Ugo Riccarelli (Ricucire la vita, 2012) che si interroga sul significato della vita a partire dall'esperienza di chi ha subito trapianti.
Ritengo
che le esperienze traumatiche o dolorose ci mettano sempre di fronte
alla ricerca di senso. Tante delle persone che incontro nella mia
stanza hanno bisogno di rimettere ordine dopo uno sconquasso, dopo un
frammento di tempo che ha cambiato tutto all'improvviso oppure dopo
anni di sofferenze che hanno dato il ritmo alle giornate.
Dopo
un abbandono, un lutto, ma anche dopo una rinascita.
Ognuno
ci arriva per la sua strada, il suo percorso.
Qualcuno
ha bisogno di un compagno di viaggio, altri intraprendono un cammino
solitario. Non importa.
L'importante
è fare il primo passo, che è sempre meglio dello stare fermi in
attesa.
Il
cambiamento è un processo, non un atto.
Perché
la vita è trasformazione, continua, necessaria e transitoria.
La vita è sporca anche, e
soprattutto, per questo.
Perché c'è il male e perché il male
è inafferrabile. Non è mai puro, così come i nostri sentimenti.
Non esiste l'amore perfetto, ma non esistono neanche l'odio assoluto,
la paura totale, la felicità non scalfita dal dubbio.
Ma la vita è sporca anche perché c'è
il bene. Che sia gratuito o esiga un contraccambio, anche il bene
pone delle domande. La materia non è né bene né male, il deserto
di Marte e quello sulla Terra se non ci fosse la vita non conoscono
il bene e il male.
La vita è sporca perché esige bene e
male in misure inique, perché il bene e il male sono soggettivi
almeno quanto la vita o forse esistono solo nella nostra
soggettività.
(op.cit. pag. 118)
Leggere questo tipo di libri apre alla possibilità di rendere relative le esperienze, cambiare prospettiva.
Siamo sempre così identificati in tutto
ciò che ci accade, sembra che siamo ciascuno il sole di un piccolo
sistema che ruota tutto intorno, unici portatori di bisogni e
desideri, attenti al ricevere al netto del valore, ribelli a tutto
ciò che limita, in una ricerca spasmodica di equilibri da tenere
immobili, perché il cambiamento ci spaventa.
“Voi (psicologi) vendete aria
fritta...” così mi hanno apostrofata qualche giorno fa.
Forse il fatto è che abbiamo a che fare
ogni giorno con vissuti che sono effimeri e granitici al tempo
stesso. Con persone che vogliono cambiare ma hanno il terrore del
cambiamento. Siamo tutti terribilmente affezionati alle nostre
idiosincrasie o, come affermava Alda Merini “ognuno è amico della
sua patologia”, forse perché – come riportato da Riccarelli –
“in fondo essere ammalato ti risparmia la paura di doverti
ammalare”.
Ogni volta in cui stiamo bene, siamo
soddisfatti, felici, c'è la possibilità che questo stato di grazia
termini, che non duri all'infinito come vorremmo.
Altre volte ci teniamo stretti le nostre
convinzioni per non venir meno a quei dictat familiari,
sociali, che abbiamo fatto propri, per adempiere a voleri altrui, che
non ci corrispondono, ma ci hanno dato una identità, pur se
dolorosa. Ma se poi ce ne liberiamo, siamo sicuri di poter essere
quello che vorremmo? Non è più sicuro rifugiarsi nel fastidio
conosciuto piuttosto che avventurarsi soli per il mondo?
La vita non ci dà queste risposte, o per
lo meno, non ce le dà in anticipo.
E nemmeno gli psicologi, come ci fa
capire Kopp nel suo illuminante libro:
Il cercatore spera di trovare qualcosa
di definito, di permanente, qualcosa di immutabile da cui poter
dipendere. Gli viene offerta invece la riflessione che la vita è
proprio così come sembra, cioè un fardello mutevole, ambiguo,
effimero, misto. […]
Ciò che si deve imparare è troppo
elusivamente semplice per poterlo afferrare senza lottare,
rinunciare, e sperimentare come è. […]
Iniziare non garantisce di per sé il
successo.
Bisogna sì iniziare, ma bisogna anche
perseverare, cioè ricominciare più e più volte.
(Tratto
da S.B.Kopp
“Se
incontri il budda per strada uccidilo” 1975,
pag.12-16)
Quindi,
La vita è sporca perché vivere
significa farsi sporcare da quello che non sei, o che non sei ancora.
È sporca perché ti pone davanti a
scelte impossibili e altre che invece sarebbero così semplici e
facili te le nega.
È sporca perché è incongrua, non ha
logica, è degna figlia del caso.
[…] la vita è sporca perché in
fondo resta un mistero.
(Loewenthal,
“Vita”pag.
121-122)
Non ci resta che viverla, scoprendola strada facendo.
Buona
settimana
virginia
2 commenti:
Molto significativo e molto bello.Spero di poterti vedere a Settembre a Fucecchio .
Saluti
Grazie mille, a presto!
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