lunedì 8 luglio 2013

La vita è sporca


 
 
Che bella l'estate che rallenta i ritmi e permette ulteriori pause di lettura!

È un po' che non parliamo di libri interessanti...

Io questo week end ne ho finito uno, che consiglio a chi è in vena di riflessioni filosofiche e alla ricerca di significati esistenziali.

Ne avevo letto la recensione mesi fa e l'ho subito acquistato, in quei miei raptus dentro le librerie on line, dove faccio incetta di pagine e pagine che affastello sul comodino e mi danno un non-so-che di sicurezza dei saperi e allo stesso tempo incerta e trepidante curiosità, perché si sa, dopo ogni libro non si è mai quelli di prima, se ci si lascia trasportare nei suoi territori.

Che sia una necessità o una condizione arbitraria, un dono, un bene, un diritto, un destino, un'eccezione. Un pieno o un vuoto. Uno stato passeggero e plurale, tutto sommato indefinibile perché troppo ampio, sfuggente e soggettivo.

La vita è sporca perché è tutte queste cose insieme e molto altro. È una condizione impura, imperfetta. Questa è forse l'unica cosa dimostrabile della vita. Se esiste una perfezione, non solo non è di questo mondo, ma certamente non fa parte della vita.

[…]

la vita è sporca perché le foglie sugli alberi spuntano, sono grandi e brillanti, poi scolorano e nell'agonia cadono per terra, marcendo. La vita è sporca perché sempre, anche sulla foglia più brillante e armoniosa, c'è una macchia. Una sbavatura di colore, un ricamo asimmetrico sul bordo, un buco smangiato, l'ombra di un insetto che l'ha violata, tracce di una tela di ragno che opacizzano il tessuto.

La vita è sporca perché pone delle domande che non hanno risposta, e già domandare costa una fatica improba. La vita è sporca perché il futuro è incerto, anzi ignoto, e il passato vago, sfigurato dalla memoria. Il presente invece sfugge di mano, non esiste, e anche per questo la vita è sporca.

(tratto da “Vita” di Elena Loewenthal, pag. 116-117)

La frase che ho scelto come titolo non è dell'autrice, è una citazione tratta da un altro libro di Ugo Riccarelli (Ricucire la vita, 2012) che si interroga sul significato della vita a partire dall'esperienza di chi ha subito trapianti.

Ritengo che le esperienze traumatiche o dolorose ci mettano sempre di fronte alla ricerca di senso. Tante delle persone che incontro nella mia stanza hanno bisogno di rimettere ordine dopo uno sconquasso, dopo un frammento di tempo che ha cambiato tutto all'improvviso oppure dopo anni di sofferenze che hanno dato il ritmo alle giornate.

Dopo un abbandono, un lutto, ma anche dopo una rinascita.

Ognuno ci arriva per la sua strada, il suo percorso.

Qualcuno ha bisogno di un compagno di viaggio, altri intraprendono un cammino solitario. Non importa.

L'importante è fare il primo passo, che è sempre meglio dello stare fermi in attesa.

Il cambiamento è un processo, non un atto.

Perché la vita è trasformazione, continua, necessaria e transitoria.

 
La vita è sporca anche, e soprattutto, per questo.

Perché c'è il male e perché il male è inafferrabile. Non è mai puro, così come i nostri sentimenti. Non esiste l'amore perfetto, ma non esistono neanche l'odio assoluto, la paura totale, la felicità non scalfita dal dubbio.

Ma la vita è sporca anche perché c'è il bene. Che sia gratuito o esiga un contraccambio, anche il bene pone delle domande. La materia non è né bene né male, il deserto di Marte e quello sulla Terra se non ci fosse la vita non conoscono il bene e il male.

La vita è sporca perché esige bene e male in misure inique, perché il bene e il male sono soggettivi almeno quanto la vita o forse esistono solo nella nostra soggettività.

(op.cit. pag. 118) 

Leggere questo tipo di libri apre alla possibilità di rendere relative le esperienze, cambiare prospettiva.

Siamo sempre così identificati in tutto ciò che ci accade, sembra che siamo ciascuno il sole di un piccolo sistema che ruota tutto intorno, unici portatori di bisogni e desideri, attenti al ricevere al netto del valore, ribelli a tutto ciò che limita, in una ricerca spasmodica di equilibri da tenere immobili, perché il cambiamento ci spaventa.
“Voi (psicologi) vendete aria fritta...” così mi hanno apostrofata qualche giorno fa.

Forse il fatto è che abbiamo a che fare ogni giorno con vissuti che sono effimeri e granitici al tempo stesso. Con persone che vogliono cambiare ma hanno il terrore del cambiamento. Siamo tutti terribilmente affezionati alle nostre idiosincrasie o, come affermava Alda Merini “ognuno è amico della sua patologia”, forse perché – come riportato da Riccarelli – “in fondo essere ammalato ti risparmia la paura di doverti ammalare”.

Ogni volta in cui stiamo bene, siamo soddisfatti, felici, c'è la possibilità che questo stato di grazia termini, che non duri all'infinito come vorremmo.

Altre volte ci teniamo stretti le nostre convinzioni per non venir meno a quei dictat familiari, sociali, che abbiamo fatto propri, per adempiere a voleri altrui, che non ci corrispondono, ma ci hanno dato una identità, pur se dolorosa. Ma se poi ce ne liberiamo, siamo sicuri di poter essere quello che vorremmo? Non è più sicuro rifugiarsi nel fastidio conosciuto piuttosto che avventurarsi soli per il mondo?

La vita non ci dà queste risposte, o per lo meno, non ce le dà in anticipo.

E nemmeno gli psicologi, come ci fa capire Kopp nel suo illuminante libro:

 
Il cercatore spera di trovare qualcosa di definito, di permanente, qualcosa di immutabile da cui poter dipendere. Gli viene offerta invece la riflessione che la vita è proprio così come sembra, cioè un fardello mutevole, ambiguo, effimero, misto. […]

Ciò che si deve imparare è troppo elusivamente semplice per poterlo afferrare senza lottare, rinunciare, e sperimentare come è. […]

Iniziare non garantisce di per sé il successo.

Bisogna sì iniziare, ma bisogna anche perseverare, cioè ricominciare più e più volte.

(Tratto da S.B.Kopp
Se incontri il budda per strada uccidilo” 1975, pag.12-16)
Quindi,
La vita è sporca perché vivere significa farsi sporcare da quello che non sei, o che non sei ancora.

È sporca perché ti pone davanti a scelte impossibili e altre che invece sarebbero così semplici e facili te le nega.

È sporca perché è incongrua, non ha logica, è degna figlia del caso.

[…] la vita è sporca perché in fondo resta un mistero.

(Loewenthal, “Vita”pag. 121-122)

 

Non ci resta che viverla, scoprendola strada facendo.

Buona settimana

virginia

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto significativo e molto bello.Spero di poterti vedere a Settembre a Fucecchio .
Saluti

donneincontatto ha detto...

Grazie mille, a presto!