Evi
qualche ora fa ha postato questa riflessione sulla pagina Facebook
del Progetto Wonder Woman (se non lo conosci, clicca sul banner fb nella colonna
qui a destra):
E
di queste serate quale mi è piaciuta di più e quale di meno? E in
quella che mi piaceva di meno cosa in specifico non mi è piaciuto?
Quello che non mi è piaciuto ha a che fare con i meccanismi di
difesa al mio cambiamento ? E se anche fosse stata " l'energia
del gruppo", se siamo tutte collegate, cosa mi risuona in
quell'energia?
L'ho
vista come una buona occasione per scrivere qualcosa sulla
paradossale tendenza a lasciare le cose così come sono, nonostante
tutti gli sforzi e le manifestazioni di desiderio di cambiare.
A
qualcuno sembrerà assurdo, ma la resistenza
è un fenomeno pervasivo, è ciò che ci porta a mantenere lo status
quo, anche se abbiamo voglia di trasformare ciò che percepiamo come
catene, anche se ci vogliamo liberare di inutili pesi che portiamo da
troppo tempo, e anche se con tutte noi stesse dichiariamo al mondo di
voler cambiare.
Già
Freud la definiva “il maggior ostacolo al lavoro terapeutico”,
dato che si strutturava come vera e propria difesa dal cambiamento.
Perché?
Cosa si cela dietro a questa insopprimibile tendenza?
Intanto
vediamo come si manifesta.
Non
solo in terapia ma nella nostra vita di tutti i giorni.
Negazione
e opposizione. Ogni volta in cui vi trovate a opporvi con tutte voi
stesse a una frase, un'affermazione o interpretazione di qualcuno su
di un vostro atteggiamento o comportamento, ecco, lì dietro potrebbe
celarsi una resistenza a vedere che anche quell'aspetto fa parte di
voi.
Mancato
ascolto. Quando all'improvviso vi ritrovate a pensare ad altro,
oppure non vi ricordate ciò che una persona vi stava dicendo,
soprattutto se si parlava di voi e di qualcosa che vi sta a cuore...
Perdita
di interesse. Se avviene un mutamento di prospettiva, quando tutta
l'attenzione che prima era verso una tematica, una persona, un'idea
viene meno senza un motivo particolare, ma sentite che la vostra
energia è sospinta altrove, può essere indizio di una resistenza in
atto...
Reazioni
emotive contro qualcosa o qualcuno. Inspiegabilmente vi trovate a
provare una forte irritazione, oppure noia mortale, o ancora sentite
l'inspiegabile impulso a fare qualcos'altro da ciò che state
facendo... ma non riuscite a stabilire un motivo preciso che vi porta
a comportarvi così. A volte questo modo di difendersi avviene
sentendo la necessità di criticare un sentimento o comportamento
altrui, quando ad esempio, un vissuto di un'amica ci porta ad
allontanarla da noi, perché magari allontanando lei, allontaniamo
anche il sentimento che rischia di risuonarci dentro...
Inoltre
vi sono maniere ancora più subdole in cui le nostre difese inconsce
filtrano furtive: magari attraverso sensi di colpa (“non posso
affrontare questo problema, so che starebbe male e poi non me lo
perdonerei”), ripetizione inconscia di copioni sempre uguali a
se stessi (“sono consapevole che dovrei lasciar perdere ma è
più forte di me, ci ricasco sempre...”) e infine con benefici
secondari ottenuti dal perpetrarsi del problema (semplificando –
che cosa ottenete dal permanere dello status quo? Qualcuno può avere
l'attenzione, altre l'affetto e la cura, altre ancora il non sentire
la solitudine ecc...)
Ogni
momento di consapevolezza porta una piccola o grande crisi di
identità.
Lo
scoprire di avere dentro di sé aspetti finora sconosciuti o per lo
più rimossi (proprio perché alcune persone ci hanno ferite in altri
tempi più remoti) porta a percepirsi di nuovo vulnerabili e
fragili, verità dalla quale tutti cerchiamo di salvarci attraverso
strategie che si stratificano in maniera originale negli anni della
nostra vita.
Pur di
non cadere di nuovo in quello stato di insicurezza siamo tentati di
esacerbare quegli aspetti difensivi conosciuti, pur se disastrosi,
perché il cambiamento ci fa più paura ancora.
In
natura tutto è trasformazione ed evoluzione continua, mentre noi
esseri umani ci arrocchiamo su convinzioni, atteggiamenti
stereotipati e rigidità emotive.
Piuttosto
che prendere in considerazione una via alternativa ci sediamo
imbronciati dicendo che l'altro è un brutto cattivo che vuole
ostacolarci.
Piuttosto
che accogliere nuove parti che, oltre allo shock iniziale, possono
portarci nuove forme di energia, preferiamo tenerci strette quelle
prosciugate dal tempo, che ormai non hanno più risorse da offrirci.
Io
non sono così.
Questo
non mi appartiene.
È
lui/lei quello sbagliato/a.
Non
voglio pesantezza nella mia vita. Voglio solo stare bene.
Sono
fatto/a così e non posso farci nulla...
potrei
andare avanti all'infinito, ma è giusto per citare alcune frasi
tipiche.
In realtà la stabilità è un'illusione.
Ma tutto
ciò che è nuovo ci destabilizza e ci fa sentire incerti.
Allo
stesso tempo ci costringe a lasciare emergere nuove forme di
interazione con l'ambiente e con gli altri, che mai avremmo scoperto
se tutto restasse sempre uguale a se stesso.
Se
utilizziamo il nostro sguardo critico per conoscere meglio noi
stessi, non sarà tempo speso invano, anche se abbiamo fatto una cosa
che all'apparenza sembra non piacerci, o corrisponderci come
vorremmo.
Non
è detto che tutto ciò che conosciamo e che ci piace sia per sua
natura buono e perenne.
Chiudo
lasciandovi con una citazione per riflettere:
“Gli
uccelli nati in una gabbia, pensano che volare sia una malattia”
(A.
Jodorowsky)
Buona
settimana
virginia
1 commento:
grazie Virginia!
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