Uno
dei motti più celebri di Roberto Assagioli, padre della Psicosintesi
è il “conosci,
possiedi e trasforma te stesso”.
In
questa semplice frase è riassunto il senso di tutto il processo di
ri-armonizzazione delle nostre parti attorno a un centro unificatore,
il fare ordine nel disordine, il trovare un significato diverso agli
eventi, in vista di una crescita di tutta la nostra persona, in una
sola parola: evoluzione.
“il
nostro carattere lungi dall'essere rigido e immutabile, si modifica
ogni giorno per l'azione di innumerevoli influssi, sia che noi ne
siamo coscienti o no. Si tratta dunque di decidere se tali
modificazioni devono essere lasciate al caso, e quindi restare
contraddittorie, caotiche e spesso nocive, oppure venir prodotte
coscientemente, coordinate secondo un piano preciso e dirette a
liberarci dalle tendenze non desiderate ed a realizzare una vita
psichica più alta, più libera e più feconda.” (Assagioli, 1909)
Come
già abbiamo visto qualche tempo fa (se lo hai perso lo trovi qui),
il cambiamento fa parte della nostra vita, ma mentre ci sono
cambiamenti che accogliamo a braccia aperte, ce ne sono altri che ci
prendono alla sprovvista, per i quali ci sentiamo sprovvisti di
strumenti, impotenti di fronte alle avversità.
Questo
accade soprattutto di fronte a cambiamenti subiti, agli episodi
dolorosi che mettono alla prova le nostre risorse, azzerando tutto.
Di
questo tipo di eventi parla il nuovo libro di Chiara Gamberale (“Per
dieci minuti”
Feltrinelli):
L'unica
a non avercela più, una vita, ero io.
Al
suo posto una massa informe, sfilacciata, ferita, che come unico
perno su cui girare aveva lo smarrimento. (pag. 10)
Si
tratta di un diario autobiografico, frutto del “gioco” - che come
tutti i giochi sono per persone serie – propostole dalla sua
terapeuta:
Che
un giorno di dicembre – ispirata da Rudolf Steiner ed esasperata da
me – alla fine di una seduta, mi ha buttato lì, intensa e un po'
magica com'è: “Le va di fare un gioco?”
“...”
“per
un mese, a partire da subito, per dieci minuti al giorno, faccia una
cosa che non ha mai fatto.”
“cioè?”
“una
cosa qualunque. Basta che non l'abbia mai fatta in trentacinque
anni.”
“quasi
trentasei”
“quasi
trentasei. Una cosa qualunque. Nuova.”
“per
un mese”
“si”
“per
dieci minuti”
(pag.
11)
Ecco
il punto di partenza di Chiara per permettersi di sperimentare il
nuovo e riuscire attraverso di esso a donare diversi significati
anche al passato.
A
volte è necessario cambiare prospettiva per comprendere e integrare
certi eventi, perché insieme a loro, metabolizziamo anche parti di
noi, parti di cui magari non eravamo neppure consapevoli.
Non
ho potuto fare a meno di pensare a quanto accomuni il pensiero di
Steiner con quello di Assagioli.
Conosci
– significa proprio riuscire a vedere con altri occhi ciò che è
sempre stato lì di fronte. Riuscire a essere obiettivi e osservare,
semplicemente osservare quello che è, una volta usciti
dall'identificazione col problema, o vissuto o dolore che sia.
Possiedi
– significa percepire che possiamo avere un ruolo attivo nella
nostra vita, soprattutto nel modo di affrontare, scoprire, dirigere
le nostre energie; possedersi vuol dire fare esperienza della propria
ricchezza, cominciando a familiarizzare proprio con quelle qualità,
aspetti e caratteristiche che mai avremmo pensato di poter avere (e
che Chiara sperimenta nei dieci minuti).
Trasforma
– è apparentemente l'ultima tappa, perché in realtà il processo
una volta innescato non ha mai fine. Nel suo significato etimologico,
tras-formare significa andare oltre la forma che credevamo di avere,
quella identità uguale a se stessa che non voleva cambiamenti, che
era tutta centrata su di sé, sui suoi bisogni e necessità e che
progressivamente, con la crescita, si apre all'altro e a valori più
elevati che arricchiscono.
“è
come se per tutto il giorno si fosse rimasti fermi in una località,
considerando le singole parti una per una; e poi la sera, da
un'altura vicina, si desse uno sguardo d'insieme all'intera località.
Il
rapporto fra le diverse parti risulta allora ben diverso da quando si
era dentro.” (R. Steiner, 1999)
Proprio
Rudolf Steiner ci dice che
“in
un epoca portata alla critica come la nostra gli ideali si abbassano
e altri sentimenti subentrano al rispetto, alla venerazione, alla
devozione e all'ammirazione. Chi dunque cerca la conoscenza deve
creare in sé questi sentimenti, deve infonderli da solo alla propria
anima – e questo non si ottiene con lo studio, ma soltanto con la
vita.”
“chi
ha esperienza di queste cose sa che in ognuno di questi momenti si
destano nell'uomo forze che altrimenti resterebbero latenti e si
aprono gli occhi spirituali. Egli inizia così a vedere cose che
prima non poteva vedere, comincia a rendersi conto che prima vedeva
soltanto una parte del mondo circostante.”
(“Iniziazione
ai mondi superiori” Ed. Mediterranee 1999)
Autorizzandosi
a provare una novità, si esce dai circoli viziosi dei copioni di
vita, dai pensieri rimuginatori fini a se stessi e ci si concede una
dimensione altra, sconosciuta, che fa emergere riflessioni che aprono
possibilità piuttosto che chiudere tutte le speranze.
Ecco
cosa suggerisce in pratica Steiner:
“ogni
giorno […] isolarsi per breve tempo e occuparsi di cose del tutto
diverse da quelle che costituiscono la sua occupazione abituale”
“anche
il modo in cui se ne occupa deve essere completamente diverso da
quello che usa nelle abituali occupazioni”
“[...]
cinque minuti al giorno sarebbero sufficienti! Tutto dipende dal modo
in cui quei cinque minuti vengono utilizzati.
Durante
questo periodo la persona deve staccarsi completamente dalla sua vita
giornaliera. I suoi pensieri e i suoi sentimenti devono acquistare un
colorito diverso dal consueto.
Deve
passare in rassegna con l'anima le sue gioie, i suoi dolori, le sue
esperienze, le sue azioni e li deve considerare da un punto di vista
superiore, come se fossero esperienze di altri. […] se ci riesce,
le sue esperienze gli si riveleranno in una luce nuova.
Quando
si ottiene la calma interiore propria di una visione generale,
l'essenziale si separa dal non essenziale: dolore e gioia, pensieri,
azioni, propositi ci si rivelano diversi quando ci si pone in questo
modo di fronte ad essi.”
(R.
Steiner 1999)
Ovviamente
vi consiglio di leggere il libro-diario di Chiara, che schiude
piccoli miracoli quotidiani ad ogni pagina, aiutando a comprendere
che non è la vita che cambia, ma siamo noi che cambiamo rispetto ad
essa.
Come
ci dice ancora Steiner, “occorre
aver prima sperimentato il divino nella propria anima se lo si vuole
trovare nell'ambiente che ci circonda”.
Domani
è il 3 dicembre.
Un
anno fa Chiara cominciava il suo gioco dei dieci minuti.
Chi
di voi vuole cominciare di nuovo domani e vedere cosa accade?
Buona
settimana
virginia
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